paolp78
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domenica 4 giugno 2023
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contraddittorio ma ben riuscito
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La geniale fantasia dei fratelli Farrelly partorisce questo film che si presenta come una commedia esilarante e dissacrante, ma che si rivela un’opera più complessa, capace di affrontare tematiche difficili, inducendo negli spettatori riflessioni profonde.
I Farrelly non rinunciano a proporre un umorismo politicamente scorretto, che prende di mira i difetti fisici, ma al contempo mettono in atto una critica lucida e ben costruita del pensiero superficiale dominante e dei canoni di bellezza imposti dai media e dalla società dell’apparire. L’opera che ne esce reca una certa carica di contraddittorietà, ma il risultato complessivo è assolutamente lodevole.
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La geniale fantasia dei fratelli Farrelly partorisce questo film che si presenta come una commedia esilarante e dissacrante, ma che si rivela un’opera più complessa, capace di affrontare tematiche difficili, inducendo negli spettatori riflessioni profonde.
I Farrelly non rinunciano a proporre un umorismo politicamente scorretto, che prende di mira i difetti fisici, ma al contempo mettono in atto una critica lucida e ben costruita del pensiero superficiale dominante e dei canoni di bellezza imposti dai media e dalla società dell’apparire. L’opera che ne esce reca una certa carica di contraddittorietà, ma il risultato complessivo è assolutamente lodevole.
Per paradosso la pellicola, che pure presenta battute cattive e scenette un po’ becere proprie di un umorismo elementare, finisce per sembrare persino buonista ed eccessivamente edulcorata per certi versi.
La parte comica del film viene superata da quella sentimentale che diviene preponderante: probabilmente parte del pubblico può essere rimasto deluso da tale inatteso risvolto, tuttavia deve dirsi che le dinamiche della storia d’amore sono messe in scena con grande sapienza e riescono a coinvolgere appieno lo spettatore.
La pellicola ha un buon ritmo, scorre piacevolmente e si lascia vedere senza particolari sforzi.
Come in “Tutti pazzi per Mary”, l’opera di maggior successo che i Farrelly hanno girato insieme, anche in questo caso la coppia protagonista è composta da un comico e un’attrice particolarmente avvenente: la prima casella viene riempita con l’ottimo Jack Black, perfetto per la parte; la protagonista femminile è invece Gwyneth Paltrow che oltre ad essere bellissima, conferma con questa performance il suo eccezionale talento. Tra gli altri attori una parte importante è affidata a Jason Alexander; si ricorda poi il simpatico caratterista Joe Viterelli. Infine il motivatore e guru mediatico Anthony Robbins interpreta sé stesso.
La trama è caratterizzata da un elemento “magico” che rende la storia surreale; si tratta di un a trovata azzeccatissima che i Farrelly sanno valorizzare e sviluppare nel migliore dei modi.
Una curiosità: la Paltrow recita il suo personaggio sia da magra che da grassa, ricorrendo in quest’ultimo caso ad un ampio trucco che prevedeva di indossare una tuta apposita.
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francesco2
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giovedì 1 aprile 2010
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i(l cinema dei) farrelly a una seconda vista
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Chi cerchi un approccio a questo film farebbe meglio a inquadrarlo in una panoramica più complessiva dei Farrelly,si valutino i fratelli due autori, o due artigiani del cinema, o due seguaci del kitsch che noi scambiamo per trash(Tarantino docet).
In questo senso, un approccio al ruolo dell'ANTAGONISTA in altri due film, "L'invidia del mio migliore amico" e il più discutibile dei tre, "Lo spaccacuori", potrebbe essere di aiuto.In quello di cui stiamo per parlare, il vero antagonista(inizialmente)non è una persona, ma l'INTERIORITA':per vedere "Dentro"qualcuno ha bisogno di un'ipnosi, di perdere coscienza di sé.
Riflettendoci meglio(?), questo avviene anche nell'"Invidia" dove la propria sbadataggine causa la morte di un malcapitato cavallo, e nello"Spaccacuori", dove in fondo l'intero del film è una lotta del protagonista con se stesso.
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Chi cerchi un approccio a questo film farebbe meglio a inquadrarlo in una panoramica più complessiva dei Farrelly,si valutino i fratelli due autori, o due artigiani del cinema, o due seguaci del kitsch che noi scambiamo per trash(Tarantino docet).
In questo senso, un approccio al ruolo dell'ANTAGONISTA in altri due film, "L'invidia del mio migliore amico" e il più discutibile dei tre, "Lo spaccacuori", potrebbe essere di aiuto.In quello di cui stiamo per parlare, il vero antagonista(inizialmente)non è una persona, ma l'INTERIORITA':per vedere "Dentro"qualcuno ha bisogno di un'ipnosi, di perdere coscienza di sé.
Riflettendoci meglio(?), questo avviene anche nell'"Invidia" dove la propria sbadataggine causa la morte di un malcapitato cavallo, e nello"Spaccacuori", dove in fondo l'intero del film è una lotta del protagonista con se stesso.
Paradossalmente, allor,a proprio chi ha realizato questo film che potrebbe essere accusato di "Politicamente corretto" sembra non credere per nulla al ruolo dell'"Utile idiota": Buccheri, riallacciandosi a "Forrest Gump" e a "Mister Hula Hop", ne parlava come del "Bon sauvage", anello forse indispensabile alla società.Per i Farrelly, invece, se il BRUTTO,ciccione, può e deve avere un ruolo suo, l'"Idiota" è,per l'appunto,uno"Spaccacuori", o come in questo film e nell'"Invidia", si può solo cercare di capirlo qualora ammetta onestamente la propria inettitudine.
In realtà, mentre scrivo queste righe ho la sensazione di elogiare i Farrelly anziché criticarli;se si accusa qualcuno di "Politicamente corretto", quale miglior modo per difenderlo che smontare certe accuse di buonismo o visione falsamente pacificatoria?Anche chi critichi questo film nella forma(Personaggi bozzettistici come il padre della Paltrow o l'innamorata svampita)o nella sostanza(E' macchinosa, per certi versi, la scena dell'ipnosi seguita da una "Liberazione"che avviene addirittura in assenza del protagonista),dovrebbe forse soffermarsi su una visione non così edulcorata(Si pensi aqll'accostamento con le coze quando si valutano ipotesi per niente plausibili,o alla reazione del protagonista, che cambia durante il film popolato di figure ciniche come gli infermieri, convinti che l'unico moticvo di interesse per la paltrow sia che è la figlia del"capo").
Ecco,al di là della morale un pò facile astratta(Rivalutiamo il "Diverso"; l'amore può non coincidere col sesso),"Amore a prima svista" ci insegna che le cose sono più soggettive di quanto non pensiamo(Il protagonista scorge qualcosa che non vedono gli altri), ed anche che loro, come l'ipnotizatore, possono guidarci verso un cambiamento che poi però dobbiamo fare nostro, tantopiù che(Come avviene) gli effetti potrebbero svanire da un momento all'altro.Il finale, magari, non convince del tutto, inserito in un contesto che, se non è realmente amaro, ha cercato(Anche troppo) di smontare i nostri luoghi comuni, così consolidati.Come dimostra la bellissima scena in cui il protagonista, guarito dalla sua visione"Anormale", scorge il male e la sofferenza sul viso di una bambina malata....Mostrare al regista di "Patch Adams", please.
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