saix91
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giovedì 12 maggio 2011
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aronofsky, fra capolavoro e schifezza.
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Un regista interessante. Un film discreto (The Wrestler, 3 stelle per me), un ottimo film (Black Swan, 4 stelle). Due film con grandi performance di attori (Rourke/Tomei per il primo; Portman/Cassel/Kunis/Hershey per il secondo). Tutto ciò non può che spingere un amante del cinema a recuperare quello che è considerato il culto di Aronosfky, Requiem For A Dream, nel cui cast abbiamo l'anziana Burstyn in un ruolo che promette scintille. Questo, tuttavia, è il film più assurdo del regista: se The Wrestler era un film iperrealistico (e per questo banalotto), risollevato dai due attori; se Black Swan sfruttava abilmente la frenetica telecamera, gli effetti speciali e i claustrofobici primi piani per trasmettere angoscia e ansia della protagonista; questi erano tuttavia film molto lineari, nel complesso, ed uniformi.
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Un regista interessante. Un film discreto (The Wrestler, 3 stelle per me), un ottimo film (Black Swan, 4 stelle). Due film con grandi performance di attori (Rourke/Tomei per il primo; Portman/Cassel/Kunis/Hershey per il secondo). Tutto ciò non può che spingere un amante del cinema a recuperare quello che è considerato il culto di Aronosfky, Requiem For A Dream, nel cui cast abbiamo l'anziana Burstyn in un ruolo che promette scintille. Questo, tuttavia, è il film più assurdo del regista: se The Wrestler era un film iperrealistico (e per questo banalotto), risollevato dai due attori; se Black Swan sfruttava abilmente la frenetica telecamera, gli effetti speciali e i claustrofobici primi piani per trasmettere angoscia e ansia della protagonista; questi erano tuttavia film molto lineari, nel complesso, ed uniformi. Ovvero tutti gli elementi (Regia, Recitazione, Colonna Sonora, Effetti Speciali, Soggetto, Sceneggiatura...) si assestavano più o meno sullo stesso livello. Qui invece abbiamo: 1) Regia, Colonna Sonora, Effetti Speciali, Ellen Burstyn che porterebbero il film verso le 4-5 stelle e 2)Leto, Connelly, Wayans, Soggetto, Sceneggiatura che lo portano verso le 1-2. Tralasciando la recitazione (la Burstyn ha un tale mestiere e un tale personaggio da sminuire le già esili performance dei tre giovani), il soggetto è sconvolgente (ho capito che vuoi raccontare il disagio legato alla droga, ma qui tutti i tizi non hanno uno straccio di vita sociale, possibile che esistano persone del genere? Possibile che non ci siano piccoli momenti di felicità quotidiana? Troppo triste, scelta eccessivamente gigiona), e la sceneggiatura ha dei buchi pazzeschi (Un pusher che invece di fare soldi vende in cambio di sesso, Leto che si buca sempre, sempre, sempre nel solito punto, procurandosi un'infezione, il dottore che invece di curarlo lo sbatte in galera, le vecchiette che solo dopo tre mesi che la vicina non si vede più se ne avvedono e si disperano per lei). La scena del letto, poi (Sei bellissima - Quando me lo dicevano gli altri non aveva senso), potrebbe averla tranquillamente scritta Moccia. Alla fine tre e mezzo è il voto che si merita, dunque RFAD si piazza sopra il Leone D'Oro 2008, ma Black Swan rimane il migliore film di Aronosfky, che con il suo "Cult" ha buttato via una grande occasione.
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marghemiao
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domenica 13 marzo 2011
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meraviglia!
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film meraviglioso ! Consiglio caldamente di farlo vedere ai ragazzi a scuola!
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r. y.
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domenica 6 marzo 2011
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il vero volto della droga e del "sogno americano"
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Un capolavoro crudo come deve essere. Il vero volto della dipendenza, ma non tanto della droga quanto delle false speranze, della vecchiaia, del sogno americano, della prostituzione ed infine della droga che altro non è che un mezzo. L'assenza e l'essenza, l'assenza della primavera e l'essenza della cruda realtà. Un film e una colonna sonora forti, crudi e strazianti, un capolavoro.
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bebos
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mercoledì 23 febbraio 2011
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la droga: speranza di chi speranza non ne ha più
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Seconda pellicola per l'originale regista Darren Aronofsky, basata su un omonimo racconto di Hubert Selby Jr. Lucida ed angosciante analisi della moderna società (drogata forse più dai falsi miti della televisione che dall'eroina stessa), il film corre su diversi binari, raccontando le diverse dipendenze dei protagonisti: una vedova sola (Ellen Burstyn) in balia dello schermo e il figlio eroinomane Harry (interpretato dall'attore-rockstar Jared Leto). Il film è costruito secondo un climax decrescente di degrado fisico e morale, ed è a tal proposito emblematica la scelta dell'autore di dividerlo in 3 parti intitolate con i nomi delle stagioni escludendo la primavera,e con essa qualunque possibilità di "rinascita" per i protagonisti, dando vita ad amaro affresco di quella che è la condizione dell'uomo contemporaneo,sempre più solo e senza scampo.
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Seconda pellicola per l'originale regista Darren Aronofsky, basata su un omonimo racconto di Hubert Selby Jr. Lucida ed angosciante analisi della moderna società (drogata forse più dai falsi miti della televisione che dall'eroina stessa), il film corre su diversi binari, raccontando le diverse dipendenze dei protagonisti: una vedova sola (Ellen Burstyn) in balia dello schermo e il figlio eroinomane Harry (interpretato dall'attore-rockstar Jared Leto). Il film è costruito secondo un climax decrescente di degrado fisico e morale, ed è a tal proposito emblematica la scelta dell'autore di dividerlo in 3 parti intitolate con i nomi delle stagioni escludendo la primavera,e con essa qualunque possibilità di "rinascita" per i protagonisti, dando vita ad amaro affresco di quella che è la condizione dell'uomo contemporaneo,sempre più solo e senza scampo.
A ciò si aggiunge l'utilizzo sapiente di un montaggio originale e di una appropriata colonna sonora composta da Clint Mansell (coadiuvato dai Kronos Quartet), che creano l'angosciante atmosfera di un Requiem della speranza. D'altronde ,come spiega la protagonista, se l'inseguire i miti della televisione è "un motivo per alzarsi al mattino (...)per sorridere, per pensare che il domani sarà bello", come aspettarsi una primavera?
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tommaso battimiello
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domenica 6 febbraio 2011
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il viaggio senza ritorno di aronofsky
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Sara Goldfarb (Ellen Burstyn) è una casalinga vedova e sola, che passa le sue monotone giornate guardando programmi televisivi fin quando, durante una delle sue overdose da tubo catodico, tramite una telefonata, scopre di essere stata selezionata proprio per il suo show preferito. Subito Sara sente il bisogno di tirarsi a lucido, si sente grassa e fuori forma, non può certo presentarsi così. E’ l’inizio di un lungo incubo di tormento e angoscia al suono di diete dimagranti e anfetamine che la condurrà alla pazzia.
Harry (Jared Leto) è suo figlio, il classico tossicodipendente cronico, pronto a tutto pur di procurarsi una dose nel momento del bisogno e insieme alla sua ragazza Marion (Jennifer Connelly) e al suo “socio in affari” Tyrone (Marlon Wayans) sembra voler tentare la risalita con lo spaccio di stupefacenti.
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Sara Goldfarb (Ellen Burstyn) è una casalinga vedova e sola, che passa le sue monotone giornate guardando programmi televisivi fin quando, durante una delle sue overdose da tubo catodico, tramite una telefonata, scopre di essere stata selezionata proprio per il suo show preferito. Subito Sara sente il bisogno di tirarsi a lucido, si sente grassa e fuori forma, non può certo presentarsi così. E’ l’inizio di un lungo incubo di tormento e angoscia al suono di diete dimagranti e anfetamine che la condurrà alla pazzia.
Harry (Jared Leto) è suo figlio, il classico tossicodipendente cronico, pronto a tutto pur di procurarsi una dose nel momento del bisogno e insieme alla sua ragazza Marion (Jennifer Connelly) e al suo “socio in affari” Tyrone (Marlon Wayans) sembra voler tentare la risalita con lo spaccio di stupefacenti.
Non tutto però va come sperato e alla fine finiscono tutti e tre con l’essere risucchiati dalla spirale di droga e “sballo” che essi stessi hanno generato. Ad Harry dovrà essere amputato il braccio, entrato in cancrena per una siringa di troppo; Tyrone finirà con l’essere arrestato e Marion è costretta a vendere il proprio corpo in cambio della “roba”. Tutti, quindi, finiranno con l’essere vittima delle loro dipendenze, che siano queste trasmesse via cavo o iniettate dritte nelle vene, ma anche solo sussurrate dietro la costante sensazione di vivere guardando giù nel baratro.
Quello di Darren Aronofsky è un viaggio folle e allucinato nella disperazione e nella solitudine che solo l’uomo è capace di creare intorno a sé.
Diretto e co-sceneggiato dal giovane regista newyorkese, “Requiem for a dream” è uno splendido esempio di ottima pellicola, frutto di una produzione indipendente, che ha decisamente superato i confini statunitensi fino a diventare un piccolo “cult” per le nuove generazioni.
Il film punta senza esitazioni al cuore dello spettatore, mettendo in scena un dramma dei sentimenti che ha senz’altro gioco facile collocandosi quasi sul filone “strappalacrime”, ed è qui forse un grosso difetto del film: a differenza della scapigliata gioventù scozzese di Trainspotting, quella di Requiem for a Dream appare come mero specchio di una pars destruens. Non c’è l’amara riflessione sul senso della vita, la scelta di un’esistenza alternativa che non ha altra filosofia se non quella del “rifiuto” di quella convenzionale. Insomma, non c’è quel distacco nella pellicola di Aronofsky, che finisce per sfiorare quasi un fastidioso e puritano moralismo fine a se stesso. Ma quello che è il suo più grande difetto è altresì il suo più grande pregio: la caustica constatazione della “non-rinascita”, di aver toccato un baratro dal quale non si può più risalire, determina sicuramente emozioni forti che non possono che commuovere anche il più arcigno cuore di pietra.
Senz’altro quanto di più lontano ci possa essere da una storia “di formazione”.
Il gruppo dei quattro protagonisti è interpretato da più che ottimi attori, fra i quali spiccano le due figure femminili: una strepitosa Ellen Burstyn (pluripremiata come miglior attrice) e la magnifica Jennifer Connelly che solo un anno dopo si è aggiudicata il premio Oscar come non protagonista per “A Beautiful mind”. Un discorso a parte meriterebbe il fantastico montaggio a metà fra l’onirico e lo psichedelico e le particolari riprese utilizzate da Aronofsky.
Il film è diviso in tre sequenze: “Summer” (Estate), “Fall (Autunno, parola che però in inglese rappresenta anche la “caduta”, di qui in senso metonimico in riferimento alle foglie degli alberi) e “Winter” (Inverno), che corrispondono alle tre macrosequenze delle vite dei quattro personaggi principali. Da notare che manca una stagione, proprio “Spring” (la Primavera, la rinascita, l’uscita dal buio e gelido inverno) la cui assenza è quindi strutturale e funzionale al messaggio di oblio e disperazione lanciato da Aronofsky. Da un viaggio del genere non è ammesso ritorno.
Mark Renton e Co. “scelgono di “non scegliere la vita”. Sara, Harry, Tyrone e Marion “sognano” di sceglierla ma il loro sarà solo un brutto risveglio.
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dado1987
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mercoledì 2 febbraio 2011
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vaccata totale
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Una mamma depressa, un figlio con la fidanzata ed il migliore amico, tutti tossici. Film psichedelico e orribile, un incrocio tra assassini nati, traispotting e paradiso + inferno. La madre impazzisce e gli fanno l'elettroshock, al figlio gli amputano il braccio a causa di una necrosi per troppi buchi, il migliore amico va in galera, e la ragazza va a prostituirsi per rimediare altra droga, happy family!
Una pallosità tremenda, con una storia surreale ed esasperata, chi dice che parla di temi odierni e li approfondisce non ha capito una fava, almeno dalle mie parti situazioni del genere non si vedono, e se ci sono sono pochissime. Una sola cosa buona è presente, la colonna sonora, per il resto RFAD è da bocciare su tutta la linea.
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Una mamma depressa, un figlio con la fidanzata ed il migliore amico, tutti tossici. Film psichedelico e orribile, un incrocio tra assassini nati, traispotting e paradiso + inferno. La madre impazzisce e gli fanno l'elettroshock, al figlio gli amputano il braccio a causa di una necrosi per troppi buchi, il migliore amico va in galera, e la ragazza va a prostituirsi per rimediare altra droga, happy family!
Una pallosità tremenda, con una storia surreale ed esasperata, chi dice che parla di temi odierni e li approfondisce non ha capito una fava, almeno dalle mie parti situazioni del genere non si vedono, e se ci sono sono pochissime. Una sola cosa buona è presente, la colonna sonora, per il resto RFAD è da bocciare su tutta la linea. Sconsigliato, almeno per tutti i non drogati...
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(di __marti89__)
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joker 91
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mercoledì 22 dicembre 2010
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un capolavoro
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uno di quei pochi film che affronta l'argomento degnamente con una colonna sonora paurosa da parte di clint massel che è a dir poco fantastica. Il cast è di primo ordine,leto è bravo ma più di lui lo è la fantastica Jennifer connelly,la Burstyn è incredibile. Un film crudo,reale ed recitato benissimo in ogni parte, Aronofsky inizia a farsi conoscere alla grande culminando alla grande poi con The Wrestler che lo consacra. Da vedere e rivedere
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emouse
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domenica 5 dicembre 2010
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palloso... -.-"
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l'ho appena visto.... ormai sono già state elencate tutte le evidenti verità, conseguenze e angoscie sulle quali il film vuole fare riflettere, ma personalmente non mi è piaciuto! mi ha messo angoscia e fatto venire mal di testa.. ed è stato per di più palloso!! -.-"
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sofiefatale
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venerdì 26 novembre 2010
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senza retorica,solo realta'.
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Nudo,crudo,reale.drammaticamente reale...
Una storia sulla droga, e sulle sue conseguenze devastanti,o meglio ancora,distruttrici,che ha il grande merito di non scadere mai nel banale,nel ripetitivo e nel rifacimento privo di originalita'.Una sorta di climax della vita, con cui il regista mette in evidenza,con intensita' crescente, il carattere di un'esistenza segnata dalla droga, il cui crollo nell'abbisso si verifica non tanto in maniera subitanea quanto piuttosto progressivamente,ma non troppo,come un veleno che agisce lentamente nel corpo, ma il cui esito finale sara' sempre ed inesorabilmente la morte,intesa sotto questo profilo,come la fine.
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Nudo,crudo,reale.drammaticamente reale...
Una storia sulla droga, e sulle sue conseguenze devastanti,o meglio ancora,distruttrici,che ha il grande merito di non scadere mai nel banale,nel ripetitivo e nel rifacimento privo di originalita'.Una sorta di climax della vita, con cui il regista mette in evidenza,con intensita' crescente, il carattere di un'esistenza segnata dalla droga, il cui crollo nell'abbisso si verifica non tanto in maniera subitanea quanto piuttosto progressivamente,ma non troppo,come un veleno che agisce lentamente nel corpo, ma il cui esito finale sara' sempre ed inesorabilmente la morte,intesa sotto questo profilo,come la fine.
Un film di ammirevole potenza espressiva...eccellente in tutte le sue strutture:dalla sceneggiatura alla regia,dalle inquadrature alla musica che è incalzante, e riesce perfettamente a suggerire quella natura drammatica della storia e quindi dei personaggi che la popolano.Ma oltre alla riuscita di questo film da un punto di vista tecnico è ancora maggiore,a mio parere,la completa riuscita dal punto di vista contenutistico;con dei dialoghi formidabili ,ed in particolare quello che intrattengono harry(jared leto) e la madre sarah(Ellen Burstyn),dialogo che ad un certo punto vediamo tramutare in un monologo di una madre, con la disperazione e la solitudine nel cuore, che nell'illusione di poter assaporare, in qualche modo, il suo passato e la sua giovinezza ,crede di trovare un'ancora di salvezza e di speranza nella televisione che va a sostituire un marito defunto e un figlio che non puo' prendersi cura di sua madre,non perche' non voglia ma perchè la sua tossicodipendenza richiede, inevitabilmente, maggiori attenzioni.
Per quanto concerne, invece, l'interpretazione non ci sono parole.Tutti gli attori sono eccellenti e in maniera particolare Ellen Burstyn.
Mi stupisce abbastanza che il giudizio di alcuni critici non sia stato benevolo riguardo al film ma sopratutto mi stupisce il parere che questo sia un film all'insegna di una retorica dei cattivi sentimenti,per me del tutto inappropriato. Non c'è retorica in questo film ne' banalita' ne' puo' parlarsi di originalita'. vi è realta'. E non c'è nulla di retorico nel sviluppare un film, il cui tema è la droga, con un epilogo tragico. La bravura del regista sta nel proporci una visione di questo mondo vera e realistica,quasi tangibile.Proprio grazie a cio' lo spettatore riesce a cogliere la "drammaticita' che non è piu' del fim ,in se per se,ma di anime che non immaginano piu' di guardare viste amene sul mare,ma vivono e vedono realmente il loro crollo nel baratro dove,molto spesso,non c'è possibilta' di risalire xkè la primavera tarda ad arrivare.
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joey2202
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martedì 24 agosto 2010
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bel film!
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nn mi piace scrivere parole e parole per dire quello che penso di un film, preferisco essere sintetica per nn annoiare chi legge e per fer risparmiare tempo da dedicare alla visione di film!questo film è bello, fatto bene, realistico! forse anche per questo a molti nn piace...nn piace alla gente cieca che nn vuole rendersi conto di quello che realmente ci circonda.situazioni tristi. Jared Leto è bravissimo e anche in questo caso ha dimostrato di valere anche nella recitazione.
saluti.
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