luke_90
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sabato 22 settembre 2012
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un pugno nello stomaco
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Tutto sommato un film da vedere, ben strutturato e sicuramente di carattere, come del resto quasi tutti i film di Aronofsky. La sceneggiatura è semplice ma non lascia nulla in sospeso. Non sono necessari milioni di colpi di scena, per fare un buon film bastano pochi avvenimenti intensi, che si stampino in modo indelebile nella mente dello spettatore. Da apprezzare la decisione di dividere le vicende in tre parti. Geniale il paragone con le stagioni e la mancanza della primavera, intesa come speranza e rinascita. Per il resto la storia ha un andamento centrifugo. Inizialmente i personaggi sono convergenti verso un unico punto, più avanti divergono e si separano, per finire tutti in reltà diverse (ma in modo simile).
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Tutto sommato un film da vedere, ben strutturato e sicuramente di carattere, come del resto quasi tutti i film di Aronofsky. La sceneggiatura è semplice ma non lascia nulla in sospeso. Non sono necessari milioni di colpi di scena, per fare un buon film bastano pochi avvenimenti intensi, che si stampino in modo indelebile nella mente dello spettatore. Da apprezzare la decisione di dividere le vicende in tre parti. Geniale il paragone con le stagioni e la mancanza della primavera, intesa come speranza e rinascita. Per il resto la storia ha un andamento centrifugo. Inizialmente i personaggi sono convergenti verso un unico punto, più avanti divergono e si separano, per finire tutti in reltà diverse (ma in modo simile).
Certo non è un film da prendere alla leggera, tanto per la drammaticità quanto per il ricorso a tecniche di regia decisamente insolite. Forse è un bene ci sia ancora qualcuno che sperimenti e si metta alla prova, però, effettivamente, alcune trovate possono risultare pesanti allo spettatore. E' vero che l'intenzione era quella di rappresentare il mondo della droga "dall'interno" ma alcune riprese distorte, accelerate, psichedeliche possono rendere scarsamente digeribile l'intera pellicola.
Assolutamente soddisfacente la recitazione, da sottolineare i ruoli di Harry Goldfarb (Jared Leto) che Marion Silver (Jennifer Connelly). Nel primo caso il ruolo sembra cucito su misura per l'attore, non sbaglia un battito di ciglia, probabilmente il suo ruolo più riuscito. Il carisma di Jennifer Connelly, invece, crea un personaggio femminile di rara bellezza: profondo, complesso, indescrivibilmente intricato.
Sicuramente da citare anche la colonna sonora, perfetta, calza a pennello con il film.
Per cui un film che consiglio di vedere, se non altro per capire la forza espressiva di cui è capace questo regista. Certamente non un filmetto per passare il tempo, se vi piace il genere drammatico questo è decisamente pane per i vostri denti.
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[+] ok ok... ma
(di elia andreotti)
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boboskij
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mercoledì 8 agosto 2012
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...adesso sono importante.....
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Girare un'opera cinematografica che abbia come argomento la dipendenza dalla droga e trasformarla in un piccolo capolavoro artistico non è cosa da poco.Non è semplice per due precisi motivi: il primo è che sono innnumerevoli i film che hanno già trattatato e ritrattato questa tematica; alcuni lo hanno fatto in maniera a dir poco imbarazzante, altri invece sono stati capaci di fotografare il mondo delle sostanze e degli individui che gravitano intorno ad esse, con incredibile maestria artististica ed efficacia comunicativa, vedi Drugstore cowboy di Gus Van Sant o il più celebre Trainspotting di Danny Boyle.Il secondo motivo è che con un argomento del genere si corre sovente il rischio di cadere nello scontato, di inscenare uno squallido teatrino delle banalità, atto ad affliggere lo spettatore con triti e ritriti espedienti ricattatatori, intrisi di un marciscente pietismo.
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Girare un'opera cinematografica che abbia come argomento la dipendenza dalla droga e trasformarla in un piccolo capolavoro artistico non è cosa da poco.Non è semplice per due precisi motivi: il primo è che sono innnumerevoli i film che hanno già trattatato e ritrattato questa tematica; alcuni lo hanno fatto in maniera a dir poco imbarazzante, altri invece sono stati capaci di fotografare il mondo delle sostanze e degli individui che gravitano intorno ad esse, con incredibile maestria artististica ed efficacia comunicativa, vedi Drugstore cowboy di Gus Van Sant o il più celebre Trainspotting di Danny Boyle.Il secondo motivo è che con un argomento del genere si corre sovente il rischio di cadere nello scontato, di inscenare uno squallido teatrino delle banalità, atto ad affliggere lo spettatore con triti e ritriti espedienti ricattatatori, intrisi di un marciscente pietismo.Darren Aronofsky è riuscito a confezionare invece un 'opera cinematografica straordinaria, sia dal punto espressivo che da quello più prettamente tecnico.E le risorse che gli hanno permesso di costruire questo splendido esempio di capolavoro cinematografico non sono attriubuibili esclusivamente alle sue spiccate doti creative e visionarie, di cui già ci aveva dato prova nel suo precedente film Pi - Il terorema del delirio.La forza di questo film, tratto dal romanzo del '78 di Hubert Selby Jr (autore pulp, con problemi di dipendenza legati all'abuso di eroina) sta nella capacità di sfruttare l'argomento droga, per affrontare un 'analisi più completa sul tema della dipendenza( a prescindere dalla forma sotto cui questa si svilupppi)abbracciando poi il degrado di un'intera società alla deriva .La droga di per sè stessa è solo apparentemente l'elemento centrale del film, di fatti non verrà mai nominata il nome della sostanza che i protagonisti usano, si può solo supporre che sia eroina, anche se vi sono alcuni elementi che contraddicono fortemente questa ipotesi. Assistiamo ad esempio nei primi piani che ritraggono le pupille dei protagonisti dopo l'iniezione ad un fenomeno di midriasi (tipico delle sostanze eccitanti) e non di miosi.Ma come dicevamo pocanzi, a noi che sia eroina o metamfetamina poco importa perchè in realtà i veri demoni che attanagliano le vite dei protagonisti sono altri; sono la solitudine,la desolante frustrazione di vedere i propri sogni infrangersi nel vuoto , sono l'indifferenza e il degrado di un'intera società, di un sistema che li condurrà attraverso un macabro percorso di autodistruzione ad un progressivo ed alienante distacco dalla realtà e dalla vita.Le vicende narrate si svolgono a Coney Island e hanno come protagonista principale Harry(intepretato dal poliedrico Jared Leto) un giovane sconclusionato per cui la droga diventa un vero e proprio impiego a tempo pieno.Attorno alla figura di Henry ruotano quelle degli altri protagonisti, la fidanzata Maryon , una giovane spregiudicata, proveniente da una famiglia agiata di Manatthan, ma che in realtà sembra mantenere con essa rapporti di sola natura economica e il migliore amico Tyrone, giovane afro-americano, ossessionato dall'idea di arricchirsi.Diventare ricco non tanto per un bisogno di aderenza al sogno americano, ma poichè spinto da una necessità di colmare una sorta di problema irrisolto con la figura materna. Protagonista dell'altra macrostoria che si snoda dal personaggio di Henry e che in realtà sarà il fulcro di tutto il film è la madre di quest'ultimo, una donna rimasta sola dopo la morte del marito, incapace di accettare la desolazione del suo esistere e che di conseguenza ama rifugiarsi nel mondo patinato, ma sicuramente più confortante, offerto dalla televisioine, unica compagna di vita.Il film è diviso temporalmente e simbologicamente in tre parti corrispondenti alle tre stagioni estate, autunno e inverno.L'autunno, in inglese ''fall'' caduta, sarà il periodo in cui i protagonisti inizieranno ad incontrare le prime difficoltà ed a intravedere le prime avvisaglie di una quella fine catastrofica che preannunciavamo pocanzi.Durante l'estate Harry e Tyrone decidono di iniziare un attività di spaccio che permetta loro di procurarsi la droga senza troppe difficoltà, arrichendosi allo stesso tempo.Qui notiamo un aspetto ambivalente in Harry, che caratterizza la psiche di molto tossicodipendenti:il bisogno inconscio di una vita sana, di una rinuncia alla droga e alla dipendenza che il ragazzo spera si possa concretizzare con l'illusione di racimolare il denaro necessario ad aprire un negozio di abbigliamento con l'amata Maryon.E inizialmente le cose sembrano andare nel verso giusto per poi sprofondare improvvisamente in un vortice di distruzione e fallimenti che porterà i tre alla rovina: Tyrone in carcere, Henry all'amputazione del braccio a causa di un ascesso e Maryon a vendere il proprio corpo per mantenersi la droga.In realtà però questa non è la vera vicenda che inquieta e che annichilisce lo spettatore come ci si potrebbe aspettare.Sì perchè questo è un film carico di angoscia che disturba, che violenta l'anima dello spettatore, depredandolo di qualsiasi ottimismo e speranza nei confronti della vita. Sarà la vicenda della madre ad esplicitare il messaggio destabilizzante ed angosciante che Aronofsky vuole fare arrivare a chi sta dietro allo schermo ed osserva impotente.Madre che come dicevamo è assuefatta ad una vita fatta da poltrona, cioccolatini e televisione.Aronofsky è bravissimo a tradurre in immagini il potere alienante del mezzo televisivo, scandendo il tempo della donna atraverso l'accendersi e spegnersi frenetico del telecomando e con la ripetizione estenuante degli slogan ipnotici del presentatore televisivo.L'invito di partecipazione ad uno show in tv scuoterà l'anziana vedova da quello stato di torpore rinunciatario,illudendola per un attimo di avere ancora qualcosa per cui vivere,qualcosa per cui valga la fatica di alzarsi da letto la mattina .La donna verrà così presa dall'ossessione di apparire nel migliore dei modi e non potendo più vestire il suo miglior abito,un vestito da sera rosso(che diverrà poi il simbolo immaginifico della sua ossessione)a causa del sovrappeso deciderà di sottporsi ad una dieta.Così si affiderà ad un medico senza scrupoli che le prescriverà a sua insaputa delle anfetamine, delle quali abuserà inconsapevolmente.Anche quando verrà ammonita dal figlio sui problemi che possono derivare dall'uso di anfetamine la sentiremo rispondere come a volersi giustificare''ma adesso sono importante,adesso quando sono fuori al sole io sorrido'' .Si può notare dal tono avvilente della sua voce, che anch'essa si renda conto del disagio creato dalla sua dipendenza , ma che poco gli importi lo stesso, poichè fondamentalmente non ha nulla da perdere, non ha nient'altro che faccia da contraltare alla sua vita.Con questo dialogo angosciante fra madre e figlio ha inizio il climax di tensione e angoscia che avrà il suo fulcro con il ricovero in psichiatria della donna, completamente impazzita.L'intepretazione di Ellen Burstyn è veramente impressionante, struggente(candidata all'oscar, che poi purtroppo vincerà Julia Roberts con Erin Brockovic) e Arofonosky è superbo nell' amplificare la devastazione psichica della donna attraverso ad un ritmo incalzante dato da un montaggio ipercinetico ed dallo splendido e tenebroso tema sonoro ''lux aeterna'', tema che non poteva essere più calzante.La colonna sonora è curata infatti dall'inseparabile Colin Mansel.Tutto in questo film sembra essere ridisegnato ad arte per disturbare creando così quel clima d'angoscia: la fotografia surreale, straniata grazie all'utilizzo di filtri sporchi o seppiati, le immagini , i suoni distorti e le animazioni di forte impatto visivo a descrivere le fasi allucinatorie dei protagonisti,il montaggio convulso e frenetico, la telecamera fissata ad arte sulle spalle degli attori in alcune scene.Ma forse la cosa che lascia più sgomenti, che atterisce e che ti riempe le viscere di quel senso di malessere che anche alla fine del film sembra non volersene più andare, è dovuta quel senso di ''indifferenza'' di cui trasuda l'intera pellicola : l'indifferenza dei personaggi secondari in particolare, medici , poliziotti, le stesse amiche della donna a tratti, che sembrano assistere al declino dei protagonisti con assoluto freddezza e disinteresse, anzi forse anche con un pizzico di meschino sadismo .Questo indifferenza si fa così insopportabile agli occhi dello spettatore perchè è quantomai vera e riscontrabile anche nel mondo reale. e che anzi, sembra ormai palesarsi come elemento contraddistinguibile di una società alla deriva e sempre più alienata da sè stessa.
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aratos
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domenica 1 aprile 2012
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un capolavoro indipendente di aronofsky
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Un gran film. Aronofsky da oggi è diventato uno dei miei registi preferiti.. Il suo modo di raccontare la realtà che si cela "oltre gli schemi", è assolutamente inedito e strabiliante.. Immagini pazzesche trasmettono una valanga di emozioni allo spettatore.. (il resto lo metto in scuro perchè parlo del contenuto del film)
Fanno pensare e riflettere talmente tanto che quasi a volte servirebbe stoppare la pellicola per pensarci su.
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Un gran film. Aronofsky da oggi è diventato uno dei miei registi preferiti.. Il suo modo di raccontare la realtà che si cela "oltre gli schemi", è assolutamente inedito e strabiliante.. Immagini pazzesche trasmettono una valanga di emozioni allo spettatore.. (il resto lo metto in scuro perchè parlo del contenuto del film)
Fanno pensare e riflettere talmente tanto che quasi a volte servirebbe stoppare la pellicola per pensarci su.. Certe scene poi sono fantastiche, da antologia, come la vecchia che ha perso il senno e vaga nella metropolitana, oppure la ragazza che si stringe affettuosamente nel letto.. Con il sacchetto di droga.. O la telefonata tra i due innamorati totalmente distanti, tristi e.. Persi.. "Harry...... Can you come today?" "...................Yeah.......Yeah... I'll come........I'll come today.... You just wait for me, all right?" "....Ok Harry"
Attori fantastici, tutti, magnifici, incredibili.. Chi accidenti sono? Da dove arrivano? Interpretazioni magistrali dei 3 protagonisti, da oscar tutti e tre, prima di tutti la Burstyn.. Strepitosi anche tutti quelli di contorno.. I dottori, le vecchiette, le persone che si incontrano in giro... Un'opera pazzesca gente.
Ah, vogliamo parlare della colonna sonora? Mamma mia.. stupenda anche quella.. Ho finito gli aggettivi superlativi..
Insomma secondo me siamo di fronte a un vero artista, per dire genio vorrei prima guardare con attenzione un'altra sua opera almeno..
Nel frattempo, per quanto mi riguarda, sinceri applausi per Darren Aronofsky!
Ah, PER L'AMOR DI DIO! Ho ascoltato 2 minuti in Italiano, e guardarlo in Italiano è una bestemmia, un'eresia, una falsificazione, un gesto che rischierebbe di comprometterlo. Guardatelo in lingua originale.
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enniob
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martedì 28 febbraio 2012
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ti si stampa nel cervello
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Un racconto spietato di come l'abuso di droghe distrugga la vita delle persone, un film crudele in cui non c'è spazio per il lieto fine.Oserei dire anche un film didattico, che lancia un segnale forte a chi di certi argomenti a solo sentito vagamente parlare o a chi, magari per gioco, ha voluto provare certe "senzazioni", il messaggio è chiaro, in quel tunnel megio non entrarci!. Talmente "cattivo" e frenetico nel suo svolgimento che ti resta impresso nella mente nolente o volente. Bellissima la colonna sonora di Clint Mansell e da oscar l'interpretazione di Ellen Burstyn (quell'anno però bisogna dire che la concorrenza era molto agguerrita).
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armstrong
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mercoledì 7 dicembre 2011
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cosa vale davvero la pena inseguire, nella vita?
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Il film è purtroppo banalmente etichettato come riflessione sul triste mondo della tossicodipendenza, ma non è questo il suo scopo. La chiave di lettura è racchiusa nello spettacolo televisivo dal quale la povera Sara è assuefatta: è la scena d'apertura, ci perseguita per tutta la durata della pellicola, per poi chiudere il film, eppure non ha nessuna coerenza logica. Nessuna. Christopher McDonald ci promette Felicità, con la effe maiuscola, in soli trenta giorni. Una felicità semplice, veloce, eccitante e facilmente fruibile. Come può essere quella promessa dal sesso, del quale "Little John" è dipendente. Come può essere la volontà di aprire un nuovo negozio e vivere felici, idea che permane e "droga" la mente di Harry.
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Il film è purtroppo banalmente etichettato come riflessione sul triste mondo della tossicodipendenza, ma non è questo il suo scopo. La chiave di lettura è racchiusa nello spettacolo televisivo dal quale la povera Sara è assuefatta: è la scena d'apertura, ci perseguita per tutta la durata della pellicola, per poi chiudere il film, eppure non ha nessuna coerenza logica. Nessuna. Christopher McDonald ci promette Felicità, con la effe maiuscola, in soli trenta giorni. Una felicità semplice, veloce, eccitante e facilmente fruibile. Come può essere quella promessa dal sesso, del quale "Little John" è dipendente. Come può essere la volontà di aprire un nuovo negozio e vivere felici, idea che permane e "droga" la mente di Harry. Come può essere la "roba" per Marion. Come può essere il cibo ma soprattutto il profondo desiderio di essere amata per Sara, magistralmente rappresentata sia allegoricamente che letteralmente dalla Burstyn, la quale ci ha offerto una prestazione da doppia cornice.
Ogni desiderio è sincero, e ogni desiderio è visto come la chiave per arrivare alla felicità dai personaggi che lo inseguono. Ma il film ci fa capire che non è così che funziona.
L'obbiettivo della pellicola, capolavoro tecnico purtroppo incompreso, è portare lo spettatore ad una profonda riflessione sulle dipendenza che la vita ci offre, piaceri, come la Felicità dello show, semplici, veloci, eccitanti, facilmente fruibili, eppure così potentemente effimeri, finiti, limitati. Oltre ad essere un capolavoro esistenziale è anche un capolavoro artistico: questa continua ricerca per soddisfare il desiderio profondo dentro ogni personaggio che non si sente mai veramente soddisfatto è magistralmente rappresentata dalla velocità con cui le scene si susseguono, veloci, rapide, sequenziali, come la vita, che non lascia spazio a ripensamenti.
Certo è che il film ci fa riflettere: cosa vale davvero la pena inseguire, nella vita? Dante nella sua Commedia disse: nulla se non l'Amore, che dura per sempre. Aronofsky ribatte per le rime, dicendo: nemmeno quello. La pellicola infatti non lascia vincitori nel campo di battaglia, solo sconfitti e vinti. Il vero significato sta nella scena finale: la conclusione dello show, che vede una Sara felice e radiante. Eppure noi sappiamo che è un'illusione, che non è altro che una fantasia irreale. Questa è la vita: una mera illusione di felicità, che mai raggiungeremo se ci aggrappiamo a stupide ed inette dipendenze quali l'Amore, il sesso, i soldi, il desiderio di fama, che ci ostiniamo a ricercare senza mai trovare la verà felicità in esse. Cinico e letale.
Anche se non mi trovo del tutto d'accordo, merita quantomeno un grande applauso.
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armstrong
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sabato 5 novembre 2011
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capolavoro incompreso sulle dipendenze della vita
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Il film è tristemente e banalmente etichettato come riflessione sul triste mondo della tossicodipendenza, ma non è questo il suo scopo. La chiave di lettura è racchiusa nello spettacolo televisivo dal quale la povera Sara è assuefatta: è la scena d'apertura, ci perseguita per tutta la durata della pellicola, per poi chiudere il film, eppure non ha nessuna coerenza logica. Nessuna. Christopher McDonald ci promette Felicità, con la effe maiuscola, in soli trenta giorni. Una felicità semplice, veloce, eccitante e facilmente fruibile. Come può essere quella promessa dal sesso, del quale "Little John" è dipendente. Come può essere la volontà di aprire un nuovo negozio e vivere felici, idea che permane e "droga" la mente di Harry.
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Il film è tristemente e banalmente etichettato come riflessione sul triste mondo della tossicodipendenza, ma non è questo il suo scopo. La chiave di lettura è racchiusa nello spettacolo televisivo dal quale la povera Sara è assuefatta: è la scena d'apertura, ci perseguita per tutta la durata della pellicola, per poi chiudere il film, eppure non ha nessuna coerenza logica. Nessuna. Christopher McDonald ci promette Felicità, con la effe maiuscola, in soli trenta giorni. Una felicità semplice, veloce, eccitante e facilmente fruibile. Come può essere quella promessa dal sesso, del quale "Little John" è dipendente. Come può essere la volontà di aprire un nuovo negozio e vivere felici, idea che permane e "droga" la mente di Harry. Come può essere la "roba" per Marion. Come può essere il profondo desiderio di essere amata di Sara, magistralmente rappresentata sia allegoricamente che letteralmente dalla Burstyn, la quale ci ha offerto una prestazione da doppia cornice.
Ogni desiderio è sincero, e ogni desiderio è visto come la chiave per arrivare alla felicità dai personaggi che lo inseguono. Ma il film ci fa capire che non è così che funziona.
L'obbiettivo della pellicola, capolavoro tecnico purtroppo incompreso, è portare lo spettatore ad una profonda riflessione sulle dipendenza che la vita ci offre, piaceri, come la Felicità dello show, semplici, veloci, eccitanti, facilmente fruibili, eppure così potentemente effimeri, finiti, limitati. Oltre ad essere un capolavoro esistenziale è anche un capolavoro artistico: questa continua ricerca per soddisfare il desiderio profondo dentro ogni personaggio che non si sente mai veramente soddisfatto è magistralmente rappresentata dalla velocità con cui le scene si susseguono, veloci, rapide, sequenziali, come la vita, che non lascia spazio a ripensamenti.
Certo è che il film ci fa riflettere: cosa vale la pena inseguire, nella vita? Dante nella sua Commedia disse: nulla se non l'Amore, che dura per sempre. Aronofsky ribatte per le rime, dicendo: nemmeno quello. La pellicola infatti non lascia vincitori nel campo di battaglia, solo sconfitti e vinti. Il vero significato sta nella scena finale: la conclusione dello show, che vede una Sara felice e radiante. Eppure noi sappiamo che è un'illusione, che non è altro che una fantasia irreale. Questa è la vita: una mera illusione di felicità, che mai raggiungeremo se ci aggrappiamo a stupide ed inette dipendenze quali l'Amore, il sesso, i soldi, il desiderio di fama, che ci ostiniamo a ricercare senza mai trovare la verà felicità in esse. Cinico e letale.
Anche se non mi trovo del tutto d'accordo, merita quantomeno un grande applauso.
Gianluca
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giu/da(g)
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mercoledì 2 novembre 2011
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ma cos'è poi la droga?
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Polittico americano scandito dall'estate, l'autunno e l'inverno: ascesa e morte di un sogno. Harry Goldfarb e l'amico Tyrone sognano di potersi mantenere spacciando e consumando droga, i soldi serviranno a finanziare il negozio di moda di Marion, fidanzata di Harry, mentre parallelamente Sara Goldfarb sogna una vita felice per il figlio e di poter essere ospite nel suo show preferito, dove potrà finalmente sfoggiare il suo splendido abito rosso. In quanto film sulla droga e i giocani Requiem for a dream non aggiunge molto a quanto è già stato narrato in altre pellicole, cerca semmai di infarcire il tutto con dei sistemi cool per descrivere le sensazioni - un po' troppo manieristi? - e mantenere una sorta di macabro cinismo verso i protagonisti, quasi beandosi nella descrizione minuziosa della loro caduta.
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Polittico americano scandito dall'estate, l'autunno e l'inverno: ascesa e morte di un sogno. Harry Goldfarb e l'amico Tyrone sognano di potersi mantenere spacciando e consumando droga, i soldi serviranno a finanziare il negozio di moda di Marion, fidanzata di Harry, mentre parallelamente Sara Goldfarb sogna una vita felice per il figlio e di poter essere ospite nel suo show preferito, dove potrà finalmente sfoggiare il suo splendido abito rosso. In quanto film sulla droga e i giocani Requiem for a dream non aggiunge molto a quanto è già stato narrato in altre pellicole, cerca semmai di infarcire il tutto con dei sistemi cool per descrivere le sensazioni - un po' troppo manieristi? - e mantenere una sorta di macabro cinismo verso i protagonisti, quasi beandosi nella descrizione minuziosa della loro caduta. Tuttavia Harry, Tyrone e Marion non provocano alcun sentimento in quanto la loro adesione al circuito è totale: sanno di drogarsi e vogliono drogarsi, la fine è il conto che devono pagare. L'unico personaggio a dare una vera forma al racconto è invece Sara, perché in quel sistema ci entra inconsapevolmente, tradita dalla propria tenerissima ingenuità e dalla propria ignoranza. Chi rifiuterebbe la medicina di un medico? Non è forse lì per darci una mano? Contrariamente agli altri, Sara è l'indifesa e proprio per questo la sua fine genera rabbia e sconforto. La sua storia dovrebbe essere impugnata per liberare questa nostra società dalla schiavitù delle pillole, dei sogni isterici delle diete e dalla barbarie dell'elettroschock.
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andrea levorato
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giovedì 13 ottobre 2011
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la tragica e stonata sinfonia dell'autodistruzione
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Requiem for a dream ****
Produzione: USA 2000
Genere: Drammatico
Attori principali: Jared Leto, Ellen Burstyn, Jennifer Connely, Marlon Waynas
Regia: Darren Aronofsky
Trama:
Mini recensione:
Nella concezione di Aronofsky l’arte è violenza. “Requiem for a dream” è un film decisamente difficile. È angosciante, allucinante, ipercinetico e tragico. Ma è arte. È tecnicamente ottimo: interpretazioni e regia sopra la media. Le musiche sono sinfonie struggenti, ricercatamente ripetitive e stonate.
A volte è osannato come un capolavoro, a volte è demolito come spazzatura, ma siamo ben lontani dal compiacimento di Abel Ferrara (che dei buoni risultati li ha comunque raggiunti pure lui).
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Requiem for a dream ****
Produzione: USA 2000
Genere: Drammatico
Attori principali: Jared Leto, Ellen Burstyn, Jennifer Connely, Marlon Waynas
Regia: Darren Aronofsky
Trama:
Mini recensione:
Nella concezione di Aronofsky l’arte è violenza. “Requiem for a dream” è un film decisamente difficile. È angosciante, allucinante, ipercinetico e tragico. Ma è arte. È tecnicamente ottimo: interpretazioni e regia sopra la media. Le musiche sono sinfonie struggenti, ricercatamente ripetitive e stonate.
A volte è osannato come un capolavoro, a volte è demolito come spazzatura, ma siamo ben lontani dal compiacimento di Abel Ferrara (che dei buoni risultati li ha comunque raggiunti pure lui).
“Requiem for a dream” è violenza. L’arte della violenza per intimorire, far riflettere, insegnare.
Guardate e imparate.
Interpretazioni:
Jared Leto ***
Ellen Burstyn *****
Jennifer Connely ***
Marlon Waynas ***
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(di andrea levorato)
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oblivion7is
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martedì 30 agosto 2011
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disturba in una maniera innovativa.
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Vidi questo film in un'afosa giornata d'agosto. Ultima scena: avevo freddo.
Esistenzialismo potente più di qualsiasi altro droga movie, specie "Trainspotting" (che in realtà a tratti non mi convinse troppo), con un'ultima scena che m'ha fatto mettere le mani a pugno davanti alla bocca. Beh, è la tipica reazione ad un film di Aronofski (mi è successa la stessa cosa con l'altrettanto se non più bello "Il Cigno Nero", nella scena in cui la Ryder si trapana le guance con la lima per le unghie), penso. Quindi, partiamo dai meriti tecnici, anzi, ancora prima dagli attori: Leto, cantante che non sopporto, è in realtà un bravo attore, se si impegna; la Burstyn mi ha fatto venire dei veri brividi, penso di aver visto raramente se non mai un'attrice nata negli anni '30 interpretare così bene un ruolo tormentato in un film recente; Wayans è bravino ma il suo ruolo è piccolo (o meglio, è importante, ma dei 4 protagonisti è il meno cruciale), anche se comunque in alcune scene mi ha stupito; e infine un applauso alla Connelly che in questo film corona un ruolo molto personale e coraggioso che non tutte le attrici avrebbero scelto.
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Vidi questo film in un'afosa giornata d'agosto. Ultima scena: avevo freddo.
Esistenzialismo potente più di qualsiasi altro droga movie, specie "Trainspotting" (che in realtà a tratti non mi convinse troppo), con un'ultima scena che m'ha fatto mettere le mani a pugno davanti alla bocca. Beh, è la tipica reazione ad un film di Aronofski (mi è successa la stessa cosa con l'altrettanto se non più bello "Il Cigno Nero", nella scena in cui la Ryder si trapana le guance con la lima per le unghie), penso. Quindi, partiamo dai meriti tecnici, anzi, ancora prima dagli attori: Leto, cantante che non sopporto, è in realtà un bravo attore, se si impegna; la Burstyn mi ha fatto venire dei veri brividi, penso di aver visto raramente se non mai un'attrice nata negli anni '30 interpretare così bene un ruolo tormentato in un film recente; Wayans è bravino ma il suo ruolo è piccolo (o meglio, è importante, ma dei 4 protagonisti è il meno cruciale), anche se comunque in alcune scene mi ha stupito; e infine un applauso alla Connelly che in questo film corona un ruolo molto personale e coraggioso che non tutte le attrici avrebbero scelto... i suoi pianti verso la fine sono commoventi. La fotografia è a tratti calda e a tratti gelida, come il film stesso, che quindi rende bene. La regia idem, e sono agghiaccianti le continue riprese che ci sono quando i protagonisti si drogano (sniffata, occhio che si allarga, liquido che scorre nelle vene), come anche bella la scelta di fare tante scene così veloci (anche se quest'idea invece sarà venuta più che altro dalla sceneggiatura, un po' troppo volgare ma comunque bella). Ammetto che ai primi minuti ero leggermente deluso, ma piano piano ho notato sempre di più come le immagini stavano lentamente entrando nel mio cuore e mi stessero cambiando emotivamente. Perché è proprio questo che fa: scuore lo spettatore, lo cambia, lo fa pensare in modo diverso. La colonna sonora, uno dei punti più forti del film, dopo la visione rimane in testa per ore. Beh, giustamente ha avuto così successo che non mi stupirei se la vedessi in un video porno (battuta rubata a Yotobi). Il pessimismo finale è tale che la fine della Connelly (che si prostituisce per eroina) sembra la più solare delle 4, benché, e forse è questa la cosa peggiore, nessuno muoia. Questo film fa davvero impressione per le sue scene così assurdamente disturbanti senza che nessuno muoia. È per questo che penso che sia un'assoluta genialata. Non originale nel contesto o nella sostanza (del resto è tratto da un libro del '78, quindi più che una realtà è quasi un tributo alla 'beat' del passato facendo notare che è comunque molto attuale), e ciò lo sappiamo grazie ai precedenti droga-movie cult, quasi "Christiane F - Noi i ragazzi dello zoo di Berlino" e il già citato "Trainspotting" (che dei tre è il meno emozionante), bensì nella realizzazione frenetica, allucinogena (in modo diverso), pessimista ed esistenziale, come già detto. Il finale fa venire dei buonissimi brividi, che nemmeno un horror di Carpenter può dare. Quasi sicuramente nella mia top 35 dei migliori film, ma sicuramente nella top 50.
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fra007
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venerdì 29 luglio 2011
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presuntuoso
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MIx drammatico, horror, fantascienza in stile psichedelico e quasi grottesco. il regista esperimenta nuove tecniche di fotografia che ho trovato fastidiose. un film abbastanza strano che ha l'aria di un brutto sogno. è come una serie di tanti piccoli cortometraggi, qualcuno apprezzabile.
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(di nick92)
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