wetman
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sabato 12 aprile 2014
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estate. autunno. inverno
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"Requiem for a dream" è sicuramente un film che rimarrà negli albi della storia del cinema, nonostante sia stato poco pubblicizzato. Il film racconta di vari personaggi che possono rappresentare il degrado di due diverse generazioni. La vecchia madre del protagonista rappresenta, infatti, l'oramai grosso e dilagante problema della televisione, la quale diventerà poi l'unica ragione di vita della donna fino a farla arrivare alla pazzia e alla "morte spirituale". Suo figlio, interpretato da un magistrale Jared Leto, insieme alla propria ragazza e al suo amico Tyrone, cercherà di fare un immenso mucchio di soldi con una serie di spacci di una rara e preziosa droga.
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"Requiem for a dream" è sicuramente un film che rimarrà negli albi della storia del cinema, nonostante sia stato poco pubblicizzato. Il film racconta di vari personaggi che possono rappresentare il degrado di due diverse generazioni. La vecchia madre del protagonista rappresenta, infatti, l'oramai grosso e dilagante problema della televisione, la quale diventerà poi l'unica ragione di vita della donna fino a farla arrivare alla pazzia e alla "morte spirituale". Suo figlio, interpretato da un magistrale Jared Leto, insieme alla propria ragazza e al suo amico Tyrone, cercherà di fare un immenso mucchio di soldi con una serie di spacci di una rara e preziosa droga. La cosa degenererà quando la droga verrà tolta dal giro e diverrà un'impresa per i nostri protagonisti procurarsela. Il film è diviso in tre parti: "Summer", l'estate, il momento in cui i protagonisti sembrano inarrestabili, la vecchia donna è stata chiamata in TV e si prepara per l'evento, i ragazzi cominciano il giro di spacci facendo tantissimi soldi; "Fall", l'autunno, gioco di parole perchè in inglese la parola "fall" vuol dire anche caduta, in cui comincia il declino dei protagonisti; e per ultimo "Winter", dove arriveremo all'apice del film, in cui i protagonisti arrivano ad autodistruggersi. Il film ha un'ottima regia, una sceneggiatura da brivido, degli attori veramente magnifici il tutto compensato dalla musica azzeccatissima. L'unica "pecca" è forse che non è un film molto digeribile da chi ha altri pensieri per la testa o per chi è un tipo impressionabile.
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iankenobi
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venerdì 25 ottobre 2013
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capolavoro
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una visione totalmente indedita delle dipendenze e della solitudine
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evildevin87
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domenica 13 ottobre 2013
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bellissimo e devastante
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Darren Aronofsky fa di tutto per farti affezionare a dei personaggi che, come si può intuire già fin dall'inizio, incorreranno in un crudele destino e che vedranno non solo i propri sogni in frantumi, ma le loro stesse vite alla completa rovina. E ci riesce dannatamente bene. Quello che ne fuori esce nel complesso è un film devastante, crudo e toccante, io sinceramente non avrei mai pensato che un film potesse arrivare a tali livelli di drammaticità (nota personale, sono arrivato alla fine del film che stavo male da quanto è tragica questa pellicola). E' tutto ingiusto, i personaggi si ritrovano da soli nella propria sofferenza e il mondo che li circonda è freddo e indifferente nei loro confronti (anche se in maniera esagerata e quasi irreale).
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Darren Aronofsky fa di tutto per farti affezionare a dei personaggi che, come si può intuire già fin dall'inizio, incorreranno in un crudele destino e che vedranno non solo i propri sogni in frantumi, ma le loro stesse vite alla completa rovina. E ci riesce dannatamente bene. Quello che ne fuori esce nel complesso è un film devastante, crudo e toccante, io sinceramente non avrei mai pensato che un film potesse arrivare a tali livelli di drammaticità (nota personale, sono arrivato alla fine del film che stavo male da quanto è tragica questa pellicola). E' tutto ingiusto, i personaggi si ritrovano da soli nella propria sofferenza e il mondo che li circonda è freddo e indifferente nei loro confronti (anche se in maniera esagerata e quasi irreale). E tu che guardi il film, ti ritrovi assorbito da esso e soffri con loro. In special modo per Sara (interpretata da un eccelsa Ellen Burstyn), totalmente indifesa, passiva e nel pallone più completo a causa delle anfetamine. In conclusione, un capolavoro, da tutti i punti di vista. Una dura e cruda denuncia nei confronti non tanto della droga e della televisione, ma di qualsiasi dipendenza. E' un film che shocka e coinvolge lo spettatore, che fa riflettere su tanti aspetti della società e perfetto sotto ogni aspetto tecnico (regia, recitazione, effetti speciali, ecc.). E, infine, un plauso all'eccezionale colonna sonora di Clint Mansell (il cui titolo originale sarebbe Lux Aeterna, dai più ora conosciuta col titolo del film).
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shiningeyes
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giovedì 3 ottobre 2013
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originale e sconvolgente
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Di film sulla droga se ne son fatti tanti, sempre molto esaustivi sugli effetti che crea la dipendenza da essa. Mi sento di dover dire pero, che “Requiem for a Dream”( tratto dall'omonimo romanzo di Hubert Selby Jr.) è il film sulla droga più sperimentale e sconvolgente mai fatto.
La stilistica di Aronofsky è sempre quella un po' sullo stile documentario, ma vedendo il film sembra che il documentario si inoltri veramente a fondo nelle tristi vicende dei quattro protagonisti coinvolti, grazie ad alcune tecniche cinematografiche che sanno ben inquadrare gli effetti subiti dai personaggi. L'anziana Sara (Ellen Burstyn) è una signora teledipendente che sostituirà tragicamente la dipendenza dalla tv per quella delle anfetamine, che comincia a prendersi per dimagrire dopo esser stata invitata a comparire in televisione dal suo show preferito; il figlio Harry (Jared Leto), insieme al suo amico Tyrone (Marlon Wayans), tenterà di alzare un giro di spaccio di eroina finendone in un tunnel devastante e coinvolgendo la sua ragazza Marion (Jennifer Connelly), che cadrà in un vortice di prostituzione per avere le dosi.
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Di film sulla droga se ne son fatti tanti, sempre molto esaustivi sugli effetti che crea la dipendenza da essa. Mi sento di dover dire pero, che “Requiem for a Dream”( tratto dall'omonimo romanzo di Hubert Selby Jr.) è il film sulla droga più sperimentale e sconvolgente mai fatto.
La stilistica di Aronofsky è sempre quella un po' sullo stile documentario, ma vedendo il film sembra che il documentario si inoltri veramente a fondo nelle tristi vicende dei quattro protagonisti coinvolti, grazie ad alcune tecniche cinematografiche che sanno ben inquadrare gli effetti subiti dai personaggi. L'anziana Sara (Ellen Burstyn) è una signora teledipendente che sostituirà tragicamente la dipendenza dalla tv per quella delle anfetamine, che comincia a prendersi per dimagrire dopo esser stata invitata a comparire in televisione dal suo show preferito; il figlio Harry (Jared Leto), insieme al suo amico Tyrone (Marlon Wayans), tenterà di alzare un giro di spaccio di eroina finendone in un tunnel devastante e coinvolgendo la sua ragazza Marion (Jennifer Connelly), che cadrà in un vortice di prostituzione per avere le dosi.
Il film si suddivide in tre capitoli, che indicheranno le fasi di ascesa, declino e caduta causate dal consumo di stupefacenti. Il tutto, segnato da un montaggio frenetico e confusionario, come lo stato psichico dei protagonisti sempre più compromesso nel proseguire della pellicola, fino ad arrivare ad una caduta decisamente sofferente ben ripresa da Aronofsky, con scene molto forti che vi faranno mettere le mani in faccia.
Risulterà una visione difficile che sicuramente vi turberà, ma sicuramente vi insegnerà anche a cosa si può andare incontro cadendo in questo brutto giro.
Per quanto riguarda l'aspetto recitativo, bé, tutto quanto il cast fa il suo lavoro benissimo, in particolare una strepitosa Ellen Burstyn, la cui età avanzata poteva essergli d'ostacolo per una prova così difficile, ma la caratura di una attrice come lei è ben dimostrata.
“Requiem for a Dream” vi renderà certamente un poco più sofferenti e sconvolti, ma non lasciatevi trarre inganno dai toni un po' funesti di questo film, perché è uno di quelli di cui vale la pena vedere.
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critichetti
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giovedì 29 agosto 2013
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agghiacciante,ma non in senso negativo
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Premessa:di questo stesso regista avevo visto anche "Il cigno nero" e l'avevo odiato.Quando quindi venni a sapere che era lui ad aver diretto questo film che avevo sentito decantare più volte,onestamente mi sembrava strano.Ma questo aumentò in me la curiosità,tanto che alla fine mi convinsi a guardarlo.Se nei primi 10 minuti già me ne stavo pentendo,per tutto il resto del film sono rimasto veramente affascinato.Finalmente ho trovato un film che parlando di droga è capace di osare alla grande,sbattendo lo spettatore sullo schermo per fargli vedere violentemente gli effetti della droga anche nei suoi aspetti più negativi e crudeli,Regia grandiosa che mi ha fatto rivalutare Aronofsky,grandissima recitazione (soprattutto Ellen Burstyn)e finale agghiacciante,ma non nel senso che è brutto,bensì nel senso che è un finale atroce,crudele e maestoso.
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Premessa:di questo stesso regista avevo visto anche "Il cigno nero" e l'avevo odiato.Quando quindi venni a sapere che era lui ad aver diretto questo film che avevo sentito decantare più volte,onestamente mi sembrava strano.Ma questo aumentò in me la curiosità,tanto che alla fine mi convinsi a guardarlo.Se nei primi 10 minuti già me ne stavo pentendo,per tutto il resto del film sono rimasto veramente affascinato.Finalmente ho trovato un film che parlando di droga è capace di osare alla grande,sbattendo lo spettatore sullo schermo per fargli vedere violentemente gli effetti della droga anche nei suoi aspetti più negativi e crudeli,Regia grandiosa che mi ha fatto rivalutare Aronofsky,grandissima recitazione (soprattutto Ellen Burstyn)e finale agghiacciante,ma non nel senso che è brutto,bensì nel senso che è un finale atroce,crudele e maestoso.Da vedere assolutamente e personalmente ne consiglierei la visione anche nelle scuole (logico,dal liceo in su,perchè prima rischi di sconvolgere troppo i ragazzi)
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the hooded man
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martedì 30 luglio 2013
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magistrale e indescrivibile, un cult silenzioso
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Premetto che non sono riuscito a non voltarmi durante alcune scene... C'è qualcosa di travolgente, di tremendamente efficace, nel modo di catturare lo spettatore, di farlo entrare nel vortice degli eventi e nel fargli quasi fisicamente sentire cosa stia avvenendo nei corpi dei protagonisti.
Arte allo stato puro la fotografia. Ripresa e montaggio a mio modo di vedere unici. Al limite delle perfezione umana la colonna sonora. Traspare il Genio...
Mentre lo guardi, soffri e lo odi; è fatto troppo bene. Colpisce proprio dove sai non vorresti essere colpito, e lo odi per questo. Un film straziante, crudo, che marchia.
Silenzioso, aspetta tutti noi; aspetta di essere visto, sapendo che non potrà essere dimenticato.
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Premetto che non sono riuscito a non voltarmi durante alcune scene... C'è qualcosa di travolgente, di tremendamente efficace, nel modo di catturare lo spettatore, di farlo entrare nel vortice degli eventi e nel fargli quasi fisicamente sentire cosa stia avvenendo nei corpi dei protagonisti.
Arte allo stato puro la fotografia. Ripresa e montaggio a mio modo di vedere unici. Al limite delle perfezione umana la colonna sonora. Traspare il Genio...
Mentre lo guardi, soffri e lo odi; è fatto troppo bene. Colpisce proprio dove sai non vorresti essere colpito, e lo odi per questo. Un film straziante, crudo, che marchia.
Silenzioso, aspetta tutti noi; aspetta di essere visto, sapendo che non potrà essere dimenticato.
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sylya
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lunedì 28 gennaio 2013
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magistrale..solo per metà
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Forse perchè me ne hanno parlato in molti e a lungo come un film davvero bello e davvero commovente, davvero intenso, mi sono preparata psicologicamente fin troppo per affrontarlo, ed un po' mi ha delusa. La parte della storia che interessa Jared Leto e la compagna di lui, nel film, eccezion fatta per il pezzo iniziale, quello della tv, a mio parere è banale, davvero poco approfondita, e non aggiunge nulla a tutto quello che già sappiamo tutti sulla tossicodipendenza.
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Forse perchè me ne hanno parlato in molti e a lungo come un film davvero bello e davvero commovente, davvero intenso, mi sono preparata psicologicamente fin troppo per affrontarlo, ed un po' mi ha delusa. La parte della storia che interessa Jared Leto e la compagna di lui, nel film, eccezion fatta per il pezzo iniziale, quello della tv, a mio parere è banale, davvero poco approfondita, e non aggiunge nulla a tutto quello che già sappiamo tutti sulla tossicodipendenza. Nel guardare quella parte di film, si avverte una trama debole, che più che altro fa leva su delle scelte registiche interessanti ed originali, come le immagini ripetute e mostrate rapidamente una dopo l'altra, che indubbiamente riescono a dare al tutto un tono suggestivo, e tuttavia non possono certo sostituire la storia in sè. La parte relativa, invece, alla madre del protagonista, l'ho trovata interessante, ben fatta, intensa, originale e drammaticamente efficace: ci troviamo ad osservare un aspetto della tossicodipendenza che, per quel che mi riguarda, non mi risulta sia mai stato esplorato in modo così forte e con questi colori, parallelamente al sentimento di solitudine che porta con sè non solo questo tipo di disturbo, ma la stessa vecchiaia, oltre che alcuni aspetti della tecnologia e comunicazione. Mi è sembrato davvero magistrale. Ma solo quella parte. Nel complesso, è un film da vedere, indubbiamente, ma non rientra di certo tra i migliori film che abbia visto fino ad ora, nè tra i più drammatici.
Se avessero approfondito e reso meno banale la parte di lui, sarebbe stato di sicuro migliore.
Darei due stelline e mezza.
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(di dpiktor)
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vanderzart
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mercoledì 19 dicembre 2012
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un tema d'attualità che strappa sempre consensi
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Premetto che non amo i film che trattano di droga, penso già di star per visionare una quantità di scene di trip allucinanti e scene confuse, ma comunque in film come Trainspotting qualche buona frase mi è rimasta nella testa.
Com è giusto che sia è sempre sbagliato valutare con il pregiudizio, quindi ho guardato questa pellicola.
Un inizio ok, nonostante abbia trovato buffa la storia del vendere il televisore ogni volta; visto che la madre lo sapeva non poteva dargli direttamente lei i soldi?
Comunque non voletemene ma io riassumo la trama in questo modo- Dei giovani fanno uso di droghe per sballarsi credendo di potersi controllare, e finisce male. In contemporanea la madre di uno dei ragazzi inizia a imbottirsi di pillole per dimagrire ed entrare in un vestito per partecipare ad un programma televisivo, il figlio le dice di smettere( la solita retorica del fumatore o drogato che sia che consiglia di non iniziare a nessuno) lei ovviamente non smette perchè è gia drogata e non se ne rende conto, e finisce male.
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Premetto che non amo i film che trattano di droga, penso già di star per visionare una quantità di scene di trip allucinanti e scene confuse, ma comunque in film come Trainspotting qualche buona frase mi è rimasta nella testa.
Com è giusto che sia è sempre sbagliato valutare con il pregiudizio, quindi ho guardato questa pellicola.
Un inizio ok, nonostante abbia trovato buffa la storia del vendere il televisore ogni volta; visto che la madre lo sapeva non poteva dargli direttamente lei i soldi?
Comunque non voletemene ma io riassumo la trama in questo modo- Dei giovani fanno uso di droghe per sballarsi credendo di potersi controllare, e finisce male. In contemporanea la madre di uno dei ragazzi inizia a imbottirsi di pillole per dimagrire ed entrare in un vestito per partecipare ad un programma televisivo, il figlio le dice di smettere( la solita retorica del fumatore o drogato che sia che consiglia di non iniziare a nessuno) lei ovviamente non smette perchè è gia drogata e non se ne rende conto, e finisce male. Bene.
Dopo poco la mia testa ha completamente messo da parte le vicende dei ragazzi,trovandole veramente povere di contenuto. Ho concentrato la mia attenzione sulla madre, e pensavo "Alla signora è arrivata la lettera in cui le dicono che parteciperà al programma, chissà che succede adesso!".
Bè,la risposta è nulla. Che finisce come loro, da lì in poi per me il film è finito, diventa una drogata di medicinali e il finale è banalmente già scritto. Da quel punto in poi il film è diventato quello che io più temevo : un'accozzaglia di scene di viaggi mentali di tutti i protagonisti, mi ha fatto letteralmente venire mal di testa.
Questo film è stato guardato come un quadro astratto, che è più o meno quello che è. Un regista emergente, una fotografia innovativa, e alle scene di cui non capivamo il senso abbiamo dato spiegazioni da critici esperti. La verità è che è il tema che ci tocca, perchè la storia, questa storia, poteva scriverla ognuno di voi, forse anche meglio.
Non voletemene, so che non condivide quasi nessuno la mia idea, ma non sono la classica persona che deve andare controcorrente per dare fastidio. Sono veramente di bocca buona per quanto riguarda i film, do loro una possibiltà anche se è già passata la metà, ma questo film per me è stato veramente un'agonia da guardare. Buona la musica.
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norman_joker
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venerdì 9 novembre 2012
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un requiem desolante
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Requiem for a dream (2000) è il dramma definitivo sull’esistenzialismo, un film dalle premesse precariamente aggrappate a certezze fallaci e speranze corrose dal germe del reale che sprofonda claustrofobicamente in un abisso senza direzionalità, che ruota senza sosta attorno al proprio asse intriso di marciume, un senso della vita perduto e il vano tentativo per riappropriarsi della propria linfa vitale o per scorgere una parvenza di senso nella desolazione che impera con accanimento impetuoso.
La tecnica cinematografica è asservita alla vicenda, all’ipnotica corsa senza tempo e senza spazio verso traguardi inesistenti e all’apnea di colori slavati e soffusi.
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Requiem for a dream (2000) è il dramma definitivo sull’esistenzialismo, un film dalle premesse precariamente aggrappate a certezze fallaci e speranze corrose dal germe del reale che sprofonda claustrofobicamente in un abisso senza direzionalità, che ruota senza sosta attorno al proprio asse intriso di marciume, un senso della vita perduto e il vano tentativo per riappropriarsi della propria linfa vitale o per scorgere una parvenza di senso nella desolazione che impera con accanimento impetuoso.
La tecnica cinematografica è asservita alla vicenda, all’ipnotica corsa senza tempo e senza spazio verso traguardi inesistenti e all’apnea di colori slavati e soffusi. La musica incalzante induce all’attesa, all’ansia che esita nel martellante senso di abbandono, alla drammatica sequenza di immagini che, più che raccontare la vicenda, raccontano l’anima dei personaggi. Inquadrature fugaci, sequenze ripetitive, violente, che esistono soltanto nella mente di coloro che sullo schermo le vivono, regalandoci scorci di introspezione che vengono filtrati dall’occhio in maniera tanto accattivante quanto disturbante. Allucinazioni, descrizioni visive di fobie, psicosi, deliri da astinenza da droga, sia essa cocaina o anfetamina, portate sullo schermo con un taglio tecnico magistrale ed un preciso scopo registico.
A cosa ha mirato l’americano Darren Aronofsky? Guardare con lo stesso sguardo allucinato dei protagonisti il degrado della realtà, che in potenza avrebbe potuto essere degna di essere vissuta ma che si è man mano macchiata di atrocità e di desolata apatia fino a giungere al nulla, al vuoto interiore. L’impronta cinematografica dell’esistenzialismo tratto dal libro di Hubert Selby Jr è qui riproposta con sconcertante realismo, da fruire per coloro che desiderano le singole verità dell’abisso complesso della mente umana e non una ben curata riproposizione, smussandone gli angoli più cruenti. Qui l’oscurità è frastagliata, senza abbellimenti, senza moralismi, senza compromessi o discolpe. Questa è l’anima, nient’altro.
Uniteci un montaggio perfetto nel suo essere convulsivo e la fotografia vivida e cruda di Matthew Libatique e avrete la cornice perfetta per le vicende che ruotano nella pellicolo soffocate dalla gravità che le spinge alla tragica impotenza. A ciò aggiungete l’amara riflessione, che non risulta mai annoiata o intrisa di banalità, sulla società e sulle ripercussioni a livello della vita dell’uomo e sulla propria psicologia, ed otterrete un film estremamente toccante sulla solitudine, l’incomprensione e la mancata realizzazione dei sogni.
Lasciatevi allora coinvolgere da Sarah (Ellen Busrstyn), vedova in avanti con gli anni e madre distratta dalla videointossicazione, afflitta da un profondo senso di solitudine che l’ha condotta alla depressione. Riesce a trovare un impulso vitale soltanto dopo aver ricevuto un invito alla partecipazione ad un quiz televisivo. Vivrete allora con lei la sua discesa nell’abisso della dipendenza da anfetamine nel disperato tentativo di dimagrire per poter apparire in forma perfetta in televisione.
In parallelo, il figlio Harry (Jared Leto), tossicodipendente, cerca in tutti i modi di diventare uno spacciatore di alto rango insieme all’amico Tyrone (Marlon Wayans), per non deludere la sua fidanzata Marion (Jennifer Connelly), che rappresenta l’unico punto di riferimento, tanto apparentemente saldo quanto privo di alcuna logica, in quanto la ragazza non vive una situazione migliore: operatrice d’abbigliamento disoccupata in cura dallo psicologo, si prostituisce e sprofonda con Harry nell’incubo della tossicodipendenza, attraversando la prima fase di esaltazione e di progetti audaci per poi ricadere, inevitabilmente, tra le maglie della solitudine del cuore, di un rapporto vuoto oltre il sesso e la droga e della desolazione totale.
E’ la rappresentazione dell’umanità perdente, quella di cui si professa di sapere tutto ma di cui si cerca di ignorare la vera, sinistra essenza, voltando lo sguardo altrove e noncuranti dei risvolti tragici di queste esistenze. E’ il trionfo della sfida senza regole che l’uomo non può vincere se non sostenuto dalla ferrea volontà. E’ il trionfo della perdita, della tortura, del disincanto. Della brutalità e dell’accanimento. Della sconfitta definitiva dell’uomo debole e dimenticato dalla distrazione della società.
Emblematico come il film venga diviso in tre sottosezione riferibili a tre stagioni, estate autunno e inverno, trascurando volutamente la primavera. Altrettanto intuitivo e riconducibile al senso del film come assistiamo all’ascesa, al declino e alla caduta dei personaggi. In questo panorama biecamente realistico non è contemplato il simbolo della rinascita e della vittoria: il destino dei protagonisti è ineluttabile.
E’ il film che tutti dovremmo guardare, come insegnamento e come arricchimento. Il cinema vive per questo soprattutto, non bisogna mai dimenticarlo. Buona visione!
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