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giovedì 4 settembre 2008
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wag the dog
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Tralasciamo il titolo italiano ve ne prego. Scandaloso almeno quanto Se mi lasci ti cancello (ma quello è un’altra storia…). Facciamo così: io vi lascio qui il proverbio da cui è preso il titolo originale così lo capite e d’ora in poi userete quello. Va bene? Ok. Eccolo:
- Why does a dog wags its tail?
- Because a dog is smarter than its tail. If the tail was smarter, the tail would wag the dog.
E adesso il post.
Incredibilmente (din din din din din: sarcasmo!) mi devo dissociare da colui che ormai è divenuto la mia nemesi: Pino. Sì, è lui che scrive di Sesso & Potere come di “una storia che non riesce ad uscire dall’ovvio”. Mi viene da piangere.
Il succo è questo: il presidente degli Stati Uniti è coinvolto in uno scandalo sessuale (leggete la data del film e fate mente locale); il suo consulente d’immagine Conrad Brean (De Niro) ingaggia un produttore (Dustin Hoffman) e una squadra di artisti per inventare una guerra con l’Albania che distolga l’attenzione dei media.
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Tralasciamo il titolo italiano ve ne prego. Scandaloso almeno quanto Se mi lasci ti cancello (ma quello è un’altra storia…). Facciamo così: io vi lascio qui il proverbio da cui è preso il titolo originale così lo capite e d’ora in poi userete quello. Va bene? Ok. Eccolo:
- Why does a dog wags its tail?
- Because a dog is smarter than its tail. If the tail was smarter, the tail would wag the dog.
E adesso il post.
Incredibilmente (din din din din din: sarcasmo!) mi devo dissociare da colui che ormai è divenuto la mia nemesi: Pino. Sì, è lui che scrive di Sesso & Potere come di “una storia che non riesce ad uscire dall’ovvio”. Mi viene da piangere.
Il succo è questo: il presidente degli Stati Uniti è coinvolto in uno scandalo sessuale (leggete la data del film e fate mente locale); il suo consulente d’immagine Conrad Brean (De Niro) ingaggia un produttore (Dustin Hoffman) e una squadra di artisti per inventare una guerra con l’Albania che distolga l’attenzione dei media. E ci riuscirà anche.
L’attacco alla televisione è dichiarato, ma è anche efficace. Non basta dire colpa del governo o qualcuno ci osserva e gridare al complotto per fare un bel film. Sembra che ci sia gente che aspetta solo la polemica aperta per dire che un film è decoroso. In realtà sono solo modi diversi, e quello ottiene maggior successo, ma non significa che sia più efficace.
Perché io preferisco De Niro e Hoffman che si divertono come matti supportati da una sceneggiatura con i fiocchi (mi devo informare di più su Mamet), piuttosto che un Jfk di quell’acido di Oliver Stone, che sarà pure un film “che fa riflettere”, ma è una rottura di palle che non finisce più!
Che volete di più: ottimi attori, regia ordinata, sceneggiatura (già detto ma è la parte migliore) fantastica, argomenti di attualità. C’è tutto per divertirsi e per riflettere. Uno si vuole guardare un film leggero con una storia avvincente intorno alla Casa Bianca? Servito. Qualcun altro è più sofisticato e desidererebbe soffermarsi sul cancro sociale che è la televisione, che ci fa credere cose che neanche esistono e condiziona le nostre vite a piacimento? Servito. Il guaio è non volersi accontentare. Giudicare i film sulla base di quello che ognuno avrebbe fatto è un metodo miope che impedisce di scoprire nuovi modi di raccontare. La denuncia rimarrà sempre denuncia per quelli a cui piace la denuncia; la farsa rimarrà sempre farsa per quelli… insomma avete capito. La confusione dei generi spesso porta a confusione e basta… ma a volte si creano miscele inedite che non dispiacciono. Certo, nessuno potrà dire che è il suo film preferito (a dir la verità io per un bel po’ di tempo l’ho detto!), ma nessuno potrà neanche dire che è un film ingiudicabile, frutto di “un momento non perfettamente felice” del regista.
Povero Pino…
Bel film, comunque. Gran bel film.
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(di renata d.)
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gianni lucini
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venerdì 21 ottobre 2011
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lo scandalo sessuale è solo il pretesto
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Sesso & potere arriva nelle sale cinematografiche statunitensi il 9 gennaio 1998. Due giorni prima Monica Lewinsky ha depositato una propria memoria difensiva in cui smentisce di aver avuto rapporti sessuali con il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Proprio in quel periodo il capo del paese più potente del mondo è impegnato anche a difendersi da vaie accuse di molestie rivoltegli da Paula Jones, un’ex collaboratrice del periodo in cui era Governatore dell’Arkansas. Per più di un anno i media degli Stati Uniti si occuperanno più delle vicende sessuali del Presidente che delle sue scelte politiche. Sesso & potere però non è un instant movie e la sua coincidenza con le traversie di Clinton è poco più che casuale.
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Sesso & potere arriva nelle sale cinematografiche statunitensi il 9 gennaio 1998. Due giorni prima Monica Lewinsky ha depositato una propria memoria difensiva in cui smentisce di aver avuto rapporti sessuali con il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Proprio in quel periodo il capo del paese più potente del mondo è impegnato anche a difendersi da vaie accuse di molestie rivoltegli da Paula Jones, un’ex collaboratrice del periodo in cui era Governatore dell’Arkansas. Per più di un anno i media degli Stati Uniti si occuperanno più delle vicende sessuali del Presidente che delle sue scelte politiche. Sesso & potere però non è un instant movie e la sua coincidenza con le traversie di Clinton è poco più che casuale. La lavorazione inizia molto prima dell’esplodere degli scandali e il sesso non è il tema centrale della narrazione. Trasposizione cinematografica del romanzo “American hero” di Larry Beinhart racconta che cosa accade quando la finzione cinematografica si mette a disposizione del potere e della politica o, come scrive il critico Filiberto Molossi su “Duel” pochi giorndi dopo l’uscita del film, «..l'industria dei sogni incontra quella delle frottole...». Lo scandalo sessuale che coinvolge il Presidente degli Stati Uniti è solo un pretesto iniziale, l’elemento da cui parte la storia raccontata con la consueta disinvoltura da Barry Levinson. L’intenzione del regista è quello di mettere a nudo la capacità mistificatrice del potere e la terribile efficacia degli strumenti di manipolazione al suo servizio. Se non è funzionale agli scopi di chi detiene i comandi del sistema anche la verità diventa un orpello inutile, un errore che si può sempre correggere con l’aiuto di un buon produttore e uno staff adeguato. Sesso & potere racconta una duplice manipolazione. Da un lato c’è la capacità del potere di utilizzare mezzi sofisticati per regalare ai media una finta verità, inventata di sana pianta e, proprio per questo, addirittura più perfetta e più credibile della realtà, dall’altro la facilità con la quale gli strumenti di comunicazione riescono a diffonderla, amplificarla e trasformarla in emozione. Se però tutto si limitasse a questo non sarebbe una particolare novità. Molti film hanno raccontato il sottile legame tra il potere e l’informazione “creativa”. La specificità di Sesso & potere va ricercata nella leggerezza giocosa con la quale si muovono i protagonisti, sorprendente e decisamente più efficace della seriosità con la quale il tema è stato affrontato altre volte. Se la critica di tutto il mondo lo esalta, se la giuria del Festival di Berlino gli assegna l’Orso d’Argento, negli Stati Uniti viene accolto con una certa freddezza e accusato di “cinismo”. Forse negli States le riflessioni ironiche sulle guerre che emergono dai dialoghi tra De Niro e Hoffman non sono troppo apprezzate...
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filippo catani
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lunedì 10 dicembre 2012
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un caustico film su potere e informazione
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Alla vigilia delle elezioni presidenziali, il candidato uscente rimane impigliato in uno scandalo di natura sessuale. Lo staff della Csa Bianca pensa bene di ingaggiare un "addetto alle pulizie" capace di inventarsi un piano per distogliere l'attenzione dal fatto. Ovviamente questo piano avrà conseguenze tragicomiche e sarà quello di dichiarare una fantomatica guerra all'Albania.
Penso proprio che caustica sia l'espressione più giusta che si lega a questa pellicola. Ovviamente tutto o quasi si gioca sul paradosso e su evidenti forzature (nel senso che nessuno si prende mai la briga di controllare i fatti che vengono gettati in pasto ai media come accade di solito).
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Alla vigilia delle elezioni presidenziali, il candidato uscente rimane impigliato in uno scandalo di natura sessuale. Lo staff della Csa Bianca pensa bene di ingaggiare un "addetto alle pulizie" capace di inventarsi un piano per distogliere l'attenzione dal fatto. Ovviamente questo piano avrà conseguenze tragicomiche e sarà quello di dichiarare una fantomatica guerra all'Albania.
Penso proprio che caustica sia l'espressione più giusta che si lega a questa pellicola. Ovviamente tutto o quasi si gioca sul paradosso e su evidenti forzature (nel senso che nessuno si prende mai la briga di controllare i fatti che vengono gettati in pasto ai media come accade di solito). Il risultato è esilarante ma lascia nello spettatore una certa amarezza specialmente di fronte ad alcune scene su tutte quella in cui il capo dello staff presidenziale per nulla preoccupata dalla balla colossale della guerra tiene però scrupolosamente ad informarsi se l'attrice che recita nel video non sia un'immigrata clandestina (la solita visione puritana per cui si può sganciare bombe su un villaggio ma guai sulle questioni sentimentali). Certo anche le varie canzoni commissionate a un uomo che fa platealmente il verso al cantante classico falk o country che ricordano tanto We are the world (e in Italia ne sappiamo qualcosa di varie canzoncine) contribuiscono alla presa che il film ha sullo spettatore. Il tutto fino al delirio finale quando bisogna trasportare un uomo con evidenti problemi mentali nella capitale e che darà numerosi problemi (e anche quì non mancano saporite gag e battute). Insomma un film che affronta il problema della distorsione dei media e di quanto possano essere influenti specialmente nella corsa alla Casa Bianca. Certo il tema non sarebbe affatto inedito ma è il taglio offerto da Levinson che offre allo spettatore una prospettiva tragicomica da cui guardare. Certo l'impianto del film è supportato da due pesi massimi del calibro di De Niro nella parte della mente e Hoffman in quella del braccio organizzativo in qualità di produttore cinematografico che finirà per essere vittima della sua stessa (spettacolare) macchina da presa. L'unica pecca del film la troviamo nella distribuzione italiana in quanto, come avviene purtroppo troppo spesso, il titolo originale che fa da filo conduttore del film viene storpiato in Sesso e potere.
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fabal
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lunedì 25 aprile 2016
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perché un cane agita la coda?
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Conrad Brean è uno spin doctor, cioè colui che organizza l’immagine di un uomo politico tramite la comunicazione di massa, soprattutto in campagna elettorale. Quando, a pochi giorni dalle nuove elezioni che potrebbero valergli la riconferma, il presidente degli States viene denunciato per abusi sessuali da una ragazzina scout, Brean chiede a un esperto produttore cinematografico di inscenare una finta guerra contro cellule terroristiche in Albania per distrarre l’opinione pubblica. L’operazione riesce ma con un finale amaro.
Perché il titolo italiano Sesso e potere voglia confondere le idee con un altro lavoro di Levinson (Rivelazioni, Sesso è potere) rimane un mistero.
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Conrad Brean è uno spin doctor, cioè colui che organizza l’immagine di un uomo politico tramite la comunicazione di massa, soprattutto in campagna elettorale. Quando, a pochi giorni dalle nuove elezioni che potrebbero valergli la riconferma, il presidente degli States viene denunciato per abusi sessuali da una ragazzina scout, Brean chiede a un esperto produttore cinematografico di inscenare una finta guerra contro cellule terroristiche in Albania per distrarre l’opinione pubblica. L’operazione riesce ma con un finale amaro.
Perché il titolo italiano Sesso e potere voglia confondere le idee con un altro lavoro di Levinson (Rivelazioni, Sesso è potere) rimane un mistero. Il titolo originale Wag the Dog è omonimo di un album di Mark Knopfler che è colonna sonora del film e significa letteralmente “agita il cane”: una metafora illustrata nel film sul rapporto tra persona e potere e della comunicazione. E’ il cane a scodinzolare perché è più intelligente della coda, se fosse il contrario sarebbe, appunto, la coda ad agitare il cane.
Tratto dal romanzo American Hero di Larry Beinhart, da potenziale thriller politico il film diretto e prodotto da Barry Levinson è invece una commedia, con qualche tratto di humour nero forse frutto della mano di Mamet alla sceneggiatura. Ne risulta un film brillante, con diversi spunti geniali e trascinato dall’interpretazione istrionica di Dustin Hoffman nei panni dell’esperto uomo di cinema (con immancabile sciarpa), quasi produttore di se stesso e del sermone astioso sui pochi riconoscimenti che la voce “produzione” raccoglie: non esiste, ad esempio, il premio Oscar dedicato.
Nonostante alcune cadute di stile, come la menomazione mentale del sergente Schumann (Woody Harrelson), l’andamento leggero non intacca l’impegno del film che astutamente gioca con se stesso sul doppio filo di farsa e realtà. Il rischio di sembrare inverosimile viene scongiurato dalla stessa storia americana: ironia della sorte, Wag the Dog esce negli Usa subito dopo il Sexygate del 1997.
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