great steven
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sabato 9 marzo 2019
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horror imperfetto ma capace di suscitar sensazioni
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INTERVISTA COL VAMPIRO (USA, 1994) di NEIL JORDAN. Con BRAD PITT, TOM CRUISE, KIRSTEN DUNST, ANTONIO BANDERAS, STEPHEN REA, CHRISTIAN SLATER, DOMIZIANA GIORDANO
Negli anni 1990 un giornalista a caccia di sensazioni s’imbatte, nella notte di San Francisco, nel vampiro Louis de Point du Lac, che gli racconta la propria vita, di come, nel 1791, a New Orleans, fu un proprietario terriero che aveva perduto moglie e figlio ancora giovanissimo e avesse dunque deciso di scialacquare tutti i propri averi; venne poco dopo vampirizzato da Lestat, malvagio essere immortale avviluppato in un’aura di maledettismo, senza però perdere il proprio desiderio di conservare brandelli di umanità, il che lo portò a preferire, almeno all’inizio, il sangue di topi e polli a quello umano; in seguito vi fu l’incontro con Claudia, orfanella pre-adolescente trasformata in vampiro da Louis, che se innamorò a prima vista, e la rottura dei rapporti d’amicizia con Lestat, ritenuto troppo opprimente e invasivo per la serenità cui Louis e Claudia anelavano; limitato fortemente il suo potere fin quasi ad ucciderlo, l’uomo e la bambina lasciarono gli Stati Uniti e, a bordo di una nave, si recarono nel Vecchio Mondo e si stabilirono a Parigi, dove conobbero, al Théâtre des Vampires il maestro Armand, possessore di segreti irrivelabili e di capitale importanza sul potere della sua specie, il quale, comprendendo la natura investigativa di Louis, lo salvò da un destino nefasto che altrimenti gli avrebbero inflitto i vampiri sotto la sua egida, condannando lui a vivere per l’eternità imprigionato in una bara e Claudia e la sua nuova compagna adulta alla visione del Sole dalle feritoie di un carcere sotterraneo, fatale per qualunque vampiro.
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INTERVISTA COL VAMPIRO (USA, 1994) di NEIL JORDAN. Con BRAD PITT, TOM CRUISE, KIRSTEN DUNST, ANTONIO BANDERAS, STEPHEN REA, CHRISTIAN SLATER, DOMIZIANA GIORDANO
Negli anni 1990 un giornalista a caccia di sensazioni s’imbatte, nella notte di San Francisco, nel vampiro Louis de Point du Lac, che gli racconta la propria vita, di come, nel 1791, a New Orleans, fu un proprietario terriero che aveva perduto moglie e figlio ancora giovanissimo e avesse dunque deciso di scialacquare tutti i propri averi; venne poco dopo vampirizzato da Lestat, malvagio essere immortale avviluppato in un’aura di maledettismo, senza però perdere il proprio desiderio di conservare brandelli di umanità, il che lo portò a preferire, almeno all’inizio, il sangue di topi e polli a quello umano; in seguito vi fu l’incontro con Claudia, orfanella pre-adolescente trasformata in vampiro da Louis, che se innamorò a prima vista, e la rottura dei rapporti d’amicizia con Lestat, ritenuto troppo opprimente e invasivo per la serenità cui Louis e Claudia anelavano; limitato fortemente il suo potere fin quasi ad ucciderlo, l’uomo e la bambina lasciarono gli Stati Uniti e, a bordo di una nave, si recarono nel Vecchio Mondo e si stabilirono a Parigi, dove conobbero, al Théâtre des Vampires il maestro Armand, possessore di segreti irrivelabili e di capitale importanza sul potere della sua specie, il quale, comprendendo la natura investigativa di Louis, lo salvò da un destino nefasto che altrimenti gli avrebbero inflitto i vampiri sotto la sua egida, condannando lui a vivere per l’eternità imprigionato in una bara e Claudia e la sua nuova compagna adulta alla visione del Sole dalle feritoie di un carcere sotterraneo, fatale per qualunque vampiro. Lasciatosi alle spalle la cruenta morte di Claudia, Louis si allontanò da Armand solo dopo averne appreso i fondamentali insegnamenti per continuare la sua vita errabonda e sanguinaria alla condizione sempiterna di non rinunciare alla sua quasi totale opposizione alla cattiveria. Un nuovo incontro con un indebolito Lestat avvenne nel 1988 all’interno di una casa insozzata e divorata quasi completamente dalle piante rampicanti. Il reporter resta talmente affascinato dalla cronaca del suo intervistato che desidererebbe essere anch’egli tramutato in un individuo immortale che si nutre succhiando il sangue, ma Louis lo avverte, instillandogli terrore, che non ha idea del pericolo cui va incontro. Suggestiva, per certi versi violenta e ambigua deriva vampiresca del genere horror, la pellicola di Jordan, tratta dal primo capitolo delle Vampire’s Chronicles, saga cult romanzesca dell’autrice americana Anne Rice (che ha anche curato l’adattamento della sceneggiatura in prima persona) inaugurata nel 1976, detiene una struttura narrativa (San Francisco; New Orleans; Parigi; di nuovo la città sul Mississippi; e infine si ritorna a San Francisco) capace di catturare e coinvolgere lo spettatore in un gotico affresco che ripristina la tradizionale figura del mostro immaginario che s’alimenta di sangue, donandole nuove e profonde sfumature. Come anche accadde nel Dracula di Bram Stoker (1992) di Francis Ford Coppola, anche in quest’opera, attraverso il punto di vista di una creatura notturna, il cinema riflette poeticamente su sé stesso e sulla magia della propria finzione: in una sublime sequenza Louis, abbandonato il Vecchio Mondo per tornare nella sua America, scopre una meravigliosa invenzione tecnica – il cinematografo – che gli permette di ammirare l’alba per la prima volta da duecento anni, dopo che era emerso dalle acque fangose del Mississippi conclusa la metamorfosi che lo consacrò all’eternità. Le creature che Jordan ci racconta sono giovani, belle, omosessuali ma anche bisessuali o pedofili, da un lato condannate a una giovinezza macabra e a un fiume di sangue che non trova interruzione e dall’altro una spasmodica ricerca che spinge a non abbandonare del tutto un ragionevole livello di coscienza e consapevolezza, malgrado due secoli di orrori e peripezie di cui Louis narra il resoconto a un ignaro ma interessatissimo uditore. È un prodotto di costo elevato, realizzato col concorso di un’agguerrita squadra di tecnici (scene: Dante Ferretti; fotografia: Philippe Rousselot; musiche: Elliot Goldenthal). L’ottava pellicola di Jordan risulta tuttavia diseguale e ingorgata, troppo affastellata di temi e ossessioni, in dati momenti ripetitiva nella sua orgia di veemenza e tenebra e in altri folgorante per ricchezza di soluzioni narrative e figurative, specie nel secondo tempo. L’articolata scena del Théâtre des Vampires rappresenta un colpo d’ala che trasporta nella sua dimensione fantastica di romanzo popolare un film inquinato da una malattia febbrile che tocca le corde vibranti del sentimento poetico e drammatico. La recitazione di B. Pitt supera di una spanna quella di Cruise per maggiore verosimiglianza e un guizzo in più di carisma caratterizzato dalla presenza scenica, e non a caso Pitt è stato imposto da A. Rice per il ruolo che ha ricoperto. Una 12enne K. Dunst offre una prova credibile nei panni d’una fanciulla molto arguta e intelligente per la sua età, nonostante la divori una passione amorosa che sfocia nel morboso, mentre Banderas interpreta il suo personaggio alla maniera di un viveur che conosce le regole del suo ambiente e vive nel mondo accettandone soprattutto le peggiori velleità. Generalmente più apprezzato dalla critica europea che da quella statunitense.
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stefano94
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mercoledì 29 agosto 2012
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ritratto affascinante di un mondo vampiresco, a cavallo tra il fantasy e l'horror
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San Francisco, 1991. Louis (Pitt) racconta a un giornalista la storia di come diventò vampiro tramite Lestat (Cruise).
Film scorrevole, ben interpretato, con Tom Cruise molto calato nella parte, e anche se Brad Pitt appare un po' spaesato il tutto non stona.
Film romantico, violento, a tratti erotico ma senza compiacimento. Jordan sta molto attento a non eccedere mai, e centra il segno.
L'unico difetto è quello di apparire troppo tetrale a volte. Da notare anche come abbatta gli stereotipi del vampiro tradizionale, ma senza involgarirlo come la saga di Twilight.
Da vedere.
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shiningeyes
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sabato 2 marzo 2013
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belle scenografie, ma poco interessante
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Tratto dall'omonimo romanzo, "Intervista col Vampiro" è certamente un film girato bene e molto curato, lo si capisce dalla fedeltà degli ambienti del XVIII e IXX secolo oltre che i costumi molto elaborati.
Solo che, ci sta solo quello, il film non attrae nella sua essenza, è solo la vita sofferta di un vampiro, la quale può essere simile a quella raccontata da un uomo, se non fosse che l'arco temporale è decisamente troppo lungo per un uomo.
Insomma, non ci sono sbalzi nella sceneggiatura,la quale è appena sufficiente, il massimo di interesse che può offrire è vedere un vampiro che prova sentimenti umani (espresso meglio con la serie "Buffy"), nel toto del film, alla fine, si sbadiglia molto, e l'ora e cinquantatré risulta un poco pesante.
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Tratto dall'omonimo romanzo, "Intervista col Vampiro" è certamente un film girato bene e molto curato, lo si capisce dalla fedeltà degli ambienti del XVIII e IXX secolo oltre che i costumi molto elaborati.
Solo che, ci sta solo quello, il film non attrae nella sua essenza, è solo la vita sofferta di un vampiro, la quale può essere simile a quella raccontata da un uomo, se non fosse che l'arco temporale è decisamente troppo lungo per un uomo.
Insomma, non ci sono sbalzi nella sceneggiatura,la quale è appena sufficiente, il massimo di interesse che può offrire è vedere un vampiro che prova sentimenti umani (espresso meglio con la serie "Buffy"), nel toto del film, alla fine, si sbadiglia molto, e l'ora e cinquantatré risulta un poco pesante.
E' un film freddo, più freddo dei vampiri della pellicola, ben realizzato, ma freddo. E non serve neanche una prova maiuscola della giovanissima Kirsten Dunst a risollevare la curiosità e bellezza della visione.
Pitt e Cruise in coppia non sono magnifici, ed onestamente, hanno fatto molto meglio nella loro carriera; Banderas poi... Ah, ma c'era anche Banderas?
Non ne capisco il successo e il consenso della critica, un film normalissimo con un'ottima scenografia e con delle belle luci, che comunque, almeno, non è da considerarsi scarso.
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tizianastanzani
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martedì 11 gennaio 2011
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meglio i libri della rice
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Molto carino e molto ben fatto, non c'è dubbio... Addirittura poetico. Ma nel complesso mi è sembrata una puntata troppo lunga della telenovela "belli e dannati", quasi un concorso per Mister Universo. Troppo erotico, poco eroico. I nostri fin troppo sensuali Brad, Tom e Antonio ci hanno così portato nel mondo della notte, un mondo senza amore ma pieno di emozioni; un mondo dove ogni donna sola può sognare il suo amore morto, nei secoli dei secoli. Amen.
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il tenente brook
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sabato 24 febbraio 2007
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vampiri per il cinema
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I titoli di testa partono. La San Francisco notturna si staglia sullo schermo mentre la telecamera passaggia a fianco dei passanti alla ricerca del Vampiro Louis, chiuso in casa con uno stereotipo di giornalista a caccia di scoop.
L'atmosfera è carica di aspettative e il film promette molto: cast stellare, premi oscar o nomi illustri in quanto a scenografia, fotografia e blablabla.
In meno di venti minuti le aspettative si dimezzano e il film si piccona alla base da solo, si autodistrugge.
I momenti profondamente coinvolgenti e spettacolari grazie anche alle succitate musiche e scenografie si alternano a patetici compromessi Holliwodiani, si va dalla bara in cui dormire alla sceneggiatura, vomitevole assai spesso.
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I titoli di testa partono. La San Francisco notturna si staglia sullo schermo mentre la telecamera passaggia a fianco dei passanti alla ricerca del Vampiro Louis, chiuso in casa con uno stereotipo di giornalista a caccia di scoop.
L'atmosfera è carica di aspettative e il film promette molto: cast stellare, premi oscar o nomi illustri in quanto a scenografia, fotografia e blablabla.
In meno di venti minuti le aspettative si dimezzano e il film si piccona alla base da solo, si autodistrugge.
I momenti profondamente coinvolgenti e spettacolari grazie anche alle succitate musiche e scenografie si alternano a patetici compromessi Holliwodiani, si va dalla bara in cui dormire alla sceneggiatura, vomitevole assai spesso. I due blasonati divi Cruise e Pitt non fanno altro che americanizzare e banalizzare la storia, causa la recitazione non certo spettacolare.
E così si va avanti, un tira e molla, spettacolare e squallido, bello e brutto, senza un preciso scopo narrativo; neanche la questione dell'immortalità dei vampiri è gran ché analizzata, più che altro è un insieme di luoghi comuni americani.
Sangue. Carne. Orrore. Sadismo. E il piatto è servito. Due e mezzo.
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(di lestat94)
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