Il pranzo di Babette |
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Un film di Gabriel Axel.
Con Bibi Andersson, Stéphane Audran, Jarl Kulle, Lisbeth Movin, Bendt Rothe.
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Titolo originale Babettes gaestebud.
Commedia,
Ratings: Kids+16,
durata 103 min.
- Danimarca 1987.
MYMONETRO
Il pranzo di Babette
valutazione media:
4,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Raffinata favola nordicadi HowlingfantodFeedback: 7986 | altri commenti e recensioni di Howlingfantod |
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giovedì 18 settembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Atmosfere Bergmaniane per una “Grande abbuffata nordica”, quindi grande abbuffata trattenuta, repressa grigio-scura e spirituale. In un lontano villaggio chiuso al mondo e al colore come una comunità monastica psicopatologica, irrompe Babette, una sorta di perturbante, il perturbante della luce, la cuoca in esilio, che porta la sua grazia e la gioia terrena, nella fattispecie del cibo, ma potrebbe essere il sesso, l’arte come Babette stessa suggerisce a far da tramite fra il mondo terreno e il mondo celeste che lì celeste non è. La cappa pesante e grigia del pietismo in un villaggio della Danimarca, la negazione del corpo e dell’amore terreno,(la mancata storia di amore di una vita fra Filippa e il generale). Il centro gravitazionale del film è il pranzo che Babette appronta come ospite della casa-villaggio che la ospita, tutto si svolge in sua attesa e sua “consequentia”. I colori si riscaldano e si fanno finanche vivaci al piccolo sermone da tavola del generale(rettitudine e felicità si sono incontrati) lui esemplificazione stessa di qualcosa di terreno fatto a gloria di Dio come nella tradizione della Chiesa riformata, (forse il suo stesso essere combattente, per una causa, forse un crociato proprio) il benchè raffinatissimo pranzo e arte culinaria francese sopraffina che da sola varrebbe il valore di un racconto, a gloria di quel Dio che non vuole essere solo negazione come tutti i volti scavati con la morte che sembra fare capolino degli ottuagenari comparse e protagonisti del pranzo nella loro fissa immobilità da ritratti di pittura fiamminga vorrebbero far credere. Una favola, un apologo morale ben narrato, con le lentezze di un cinema che facciamo fatica a riconoscere, una fotografia attenta e minuziosa per un piccolo capolavoro dal romanzo di Karen Blixen, da leggere e da vedere.
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