Il mucchio selvaggio

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Un film di Sam Peckinpah. Con William Holden, Ernest Borgnine, Warren Oates, Robert Ryan, Edmond O'Brien.
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Titolo originale The Wild Bunch. Western, durata 134 min. - USA 1969. MYMONETRO Il mucchio selvaggio * * * * - valutazione media: 4,25 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

L''ultima cavalcata di fuorilegge senza viltà. Valutazione 5 stelle su cinque

di Great Steven


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mercoledì 4 maggio 2022

 IL MUCCHIO SELVAGGIO (USA, 1969) diretto da SAM PECKINPAH. Interpretato da WILLIAM HOLDEN, ERNEST BORGNINE, ROBERT RYAN, EDMOND O'BRIEN, JAIME SáNCHEZ, WARREN OATES, BEN JOHNSON, EMILIO FERNáNDEZ, ALFONSO ARAU, ALBERT DEKKER, STROTHER MARTIN, L. Q. JONES, BO HOPKINS ● Nel 1914 un gruppo di banditi disperati e assetati di ricchezza, capeggiati da Pike Bishop, rapina la banca di un paesino del Texas nello stesso giorno in cui i sette malviventi sono a tale scopo attesi per un’imboscata della compagnia ferroviaria, messasi d’accordo con le forze dell’ordine locali per catturarli. Nel corso dell’impresa – che si risolve in un’autentica carneficina, soprattutto di civili –, due membri della banda rimangono uccisi, ma il resto degli uomini riesce a fuggire, scoprendo in seguito di aver rubato rondelle d’acciaio anziché l’oro della banca. Lo sceriffo mette di malavoglia sulle loro tracce un ex galeotto, Dick Thornton, ben deciso a dare una svolta alla propria vita, affidandogli al contempo una truppa di venti reclute. Nel frattempo i banditi sostano per qualche giorno in un villaggio al confine col Messico, dal quale proviene uno di loro, Angelo. In Messico è peraltro in corso la rivoluzione di Pancho Villa e Pike e i suoi uomini, mentre valicano il confine, capiscono che potrebbero trarre vantaggio da un’alleanza temporanea col generale Mapache, militare fellone che opprime impunemente il suo popolo, organizzando una rapina ad un treno che trasporta armi e munizioni; l’accordo ha perciò luogo e viene anche decisa la spartizione del bottino. Il treno viene assaltato con successo; nemmeno l’intervento (tardivo) del gruppo capitanato da Thornton in questo frangente riesce a neutralizzare il colpo. Ma Mapache vuole giocare sporco: desideroso di vendicare la morte di Teresa, giovane donna che, per incapricciarsi del generale, ha rotto la sua relazione amorosa con Angelo, l’uomo rivela a tutti che Angelo ha sottratto parte del carico di armi che la banda di Pike aveva promesso ai messicani. Il povero giovane, reo di aver violato l’accordo seppur con un obiettivo nobile (quello di consegnare le armi per la legittima difesa ai suoi compaesani del villaggio), viene però punito troppo selvaggiamente dai soldati di Mapache, i quali, fra atroci bestialità, lo riducono in fin di vita. Consapevole che Thornton non tarderà a raggiungerli e determinato a comprare la libertà di Angelo, Pike convince i suoi uomini ad affrontare Mapache a muso duro, senza patti né condizioni. Sarà per tutti quanti loro l’ultima battaglia.
Un western sul tramonto del genere western? È l’opinione che si trovarono a sostenere contemporaneamente moltissimi critici che nel luglio 1969 assisterono per la prima volta alla proiezione di questo indimenticabile capolavoro, soprattutto allora più attuale che mai perché raccontava nel suo significato profondo il termine di un’epoca. Il Movimento Studentesco era scoppiato da un anno, le convenzioni socio-politiche vigenti negli USA venivano rimesse in discussione dagli strati meno abbienti della popolazione, i costumi e la percezione di innumerevoli aspetti della quotidianità stavano subendo un drastico cambiamento… in un’atmosfera tanto arroventata e piena di contraddizioni, quale film migliore di un western revisionista (perché Il mucchio selvaggio lo fu eccome, anzi: fu apripista e capostipite del nuovo modo di intendere questo genere cinematografico) poteva spiegare l’andamento dei tempi? S. Peckinpah, romantico che negò sempre di esserlo, ricevette aspre critiche per la rappresentazione di una violenza così esplicita come quella che vediamo nelle tre sequenze d’azioni principali – il massacro negli esterni della banca, la fuga pirotecnica dopo l’assalto al treno, la sanguinosa sparatoria finale nel forte –, eppure una scelta comune e abituale per il suo repertorio registico si rivelò una carta vincente per l’ottimo funzionamento della narrazione, poiché negli intervalli di quiete lo spettatore si immerge in ritempranti momenti di elegia malinconica, sostenuti dai canti tradizionali dei peones e in misura quasi eguale da intermezzi umoristici qua e là coloriti. L’altro aspetto che non va assolutamente messo in secondo piano è il valore che la sceneggiatura di Walon Green (poi riscritta da Peckinpah) attribuisce allo spirito di corpo dei personaggi: inizialmente questi ladri e assassini non si fidano molto l’uno dell’altro e non hanno il minimo scrupolo a dimostrarselo a vicenda, poi il corso degli eventi li fa maturare finché capiscono che il bisogno di una robusta solidarietà nel loro gruppo gli permetterà di "usare" una causa (quella della rivoluzione messicana) in cui non credono per un riscatto profondamente utile alla riabilitazione delle loro esistenze, finora vissute all’insegna del ludibrio e della mancanza di rispetto per il prossimo. Una coesione del genere si era già vista due anni prima in Quella sporca dozzina (1967), ma nell’opera di Aldrich mancavano la costruzione di una fiducia reciproca e gli ideali ammirevoli per cui vale la pena combattere. Il regista ha dipinto un affresco anticonformista parlando di miseria, crudeltà e desolazione, un contraltare perfetto e credibilissimo per la nostalgia e la tenerezza dell’altro importante western USA uscito quell’anno, Butch Cassidy. Infine, sempre per fare riferimenti ad altri autori del cinema internazionale, Il mucchio selvaggio è anche la risposta alla cinica retorica del western all’italiana, e costituì probabilmente una lezione importante per Sergio Leone quando dovette girare Giù la testa (1971). Il film ottenne due candidature agli Oscar per la sceneggiatura e le musiche di Jerry Fielding. Fotografia del superbo Lucien Ballard.

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