samanta
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martedì 29 luglio 2025
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mathieu e/o massu
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Il film è uscito nel 1966 di produzione franco/algerina, la regia è di Gillo Pontecorco (Queimada, Ogro) la colonna sonora è musicata da Ennio Moricone.
L'azione è ambientata ad Algeri essenzialmente nel periodo gennaio-ottobre 1957, con un prologo nel 1956, l'Algeria era stata conquistata nel 1830 dalla Francia diventandone una colonia, nel 1955 si costituì il F.P.L. (Fronte popolare di liberazione) composta dalla popolazione originale mussulmana (arabi e berberi) di ideologia nazionalista/socialista per ottenere l'indipendenza dell'Algeria, anche abitata da una minoranza (10%) di coloni francesi. Di fronte al rifiuto della Francia (unanimi le forze politiche) di concedere l'indipendenza F.
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Il film è uscito nel 1966 di produzione franco/algerina, la regia è di Gillo Pontecorco (Queimada, Ogro) la colonna sonora è musicata da Ennio Moricone.
L'azione è ambientata ad Algeri essenzialmente nel periodo gennaio-ottobre 1957, con un prologo nel 1956, l'Algeria era stata conquistata nel 1830 dalla Francia diventandone una colonia, nel 1955 si costituì il F.P.L. (Fronte popolare di liberazione) composta dalla popolazione originale mussulmana (arabi e berberi) di ideologia nazionalista/socialista per ottenere l'indipendenza dell'Algeria, anche abitata da una minoranza (10%) di coloni francesi. Di fronte al rifiuto della Francia (unanimi le forze politiche) di concedere l'indipendenza F.P.L. scatenò la guerriglia nelle montagne e decise di passare all'azione nel gennaio 1957 ad Algeri città in parte europea e in parte con una Casbah con 80.000 mussulmani, scatenando una serie numerosa di attentati. Per eliminare il terrorismo urbano non essendo sufficienti le forze di polizia, viene trasferita nella città la X divisione paracadutisti che operava nella Kabilia, la comanda il colonnello Mathieu (Jean Martin) eroe della resistenza e dell'esercito di De Gaulle contro i nazisti e combattente nel Viet Nam. Con metodo poliziesco Mathieu riesce a scoprire l'organizzazione terroristica: una piramide con cellule di 3 terroristi che culmina con una "testa" di 4 persone: un capo Kader (Yacef Saadi) e 3 capi settore tra cui il duro Alì La Pointe (Brahim Haggiag), pregiudicato convertito al nazionalismo. Alla fine Mathieu utilizzando sistematicamente la tortura, riesce a far sì che i terroristi vengano catturati o uccisi, l'ultimo a cadere è La Pointe che insieme a una donna , un giovane terrorista e un bambino si rifiuta di arrendersi e viene fatto saltare con la casa in cui si nasconde nella Casbah.
Il film è ben strutturato e tecnicamente perfetto, espone in modo chiaro e conciso, la dinamica di una battaglia che si svolse in un contesto urbanizzato, senza dubbio la vicenda è palesemente vista dalla parte algerina, ma è oggettivamente onesta: il comandante dei paracadutisti non è un criminale paranoico, ma è un soldato lucido che vede il problema non in termini militari ma bensì polizieschi, alle domande dei giornalisti circa l'utilizzo di torture da parte dei parà, francamente risponde: "non siamo nazisti abbiamo fatto la resistenza, alcuni di noi sono stati a Dachau e a Buchenwald, ma ogni terrorista arrestato ha l'ordine di resistere 24 ore, poi può dire tutto quello che del F.P.L. perché l'organizzazione ha proveduto a rimediare". E' un uomo intelligente ma anche accorto è la politica che deve decidere se restare in Algeria.
La vicenda è raccontata da Pontecorve (che era comunista) in modo partigiano omettendo la complessità della situazione, molti algerini musulmani i c.d. "harkis", non volevano l'indipendenza, circa 250.000 musulmani combatterono a fianco dell'esercito francese. Dopo l'indipendenza malgrado le promesse del F.L.P. 50.000 furono uccisi, quasi un milione fuggirono in Francia, dove vennero malamente trattati e solo negli ultimi tempi le autorità francesi hanno riconosciuto questo comportamento ingiusto. Quanto al finale del film viene omesso che il primo capo dell'Algeria Ben Bella venne esautorato con un colpo di stato nel 1965 e che F.P.L. aveva instaurato un regime a partito unico, che poi durò fino al 1994 quando indette le elezioni, queste diedero la vittoria agli islamisti che furono esautorati da un colpo di stato che provocò una guerra civile con 200.000 morti.
Il film è girato in modo esemplare quasi da manuale per capire i meccanismi sia del terrorismo che del controterrorismo: all'inzio si vede l'F.P.L.nel 1956 deciso di ripulire la Casbah abolendo con violenza il consumo e traffico di alcol e droga, la prostituzione, il gioco d'azzardo, ma non per un sussulto di puritanesimo islamista, ma per inpedire che persone fragili o equiovoche diventino delatori alla polizzia. Il ritmo del film è efficace, sottolineato dalla colonna sonosra incalzante di Morricone, ben diretti gli attori in gran parte algerini, molto bravo Jean Martin (già paracadutista) noto attore teatrale ha girato anche numerosi film (Il giorno dello sciacallo). Mathieu è in realtà il generale Massu che comandò la repressione in Algeri al comando della X divisione parà, nel 1962 quando in Algeria parte dell'esercito si sollevò contro De Gaulle prese le parti del presidente, nel 1968 quando la Francia fu sommersa dalla rivoluzione comandavo il corpo d'armata corazzato del Reno fece capire che sarebbe intervenuto se non fossero terminate le sommosse a Parigi, anni dopo confessò pubblicamente di avere usato la tortura per ottenere in tempo le informazioni.
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stefanocapasso
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martedì 21 agosto 2018
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il cambiamento inevitabile
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A metà degli anni ’50 nell’Algeri dominata dalla Francia che da oltre 100 anni colonizza il territorio, il Fronte di Liberazione Nazionale acquista sempre più forza e spinge per l’indipendenza. L’escalation di violenza induce il governo Francese ha spedire nei territori truppe di guerra specializzate. Il successo che otterranno, sgominando i capi dell’organizzazione sarà temporaneo: dopo qualche anno il movimento di liberazione rinascerà spontaneamente con maggiore forza e condurrà l’Algeria all’indipendenza nel 1962.
Gillo Pontecorvo firma un documento di eccezionale importanza storica mantenendo una narrazione sempre in bilico tra il tono documentaristico e la fiction.
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A metà degli anni ’50 nell’Algeri dominata dalla Francia che da oltre 100 anni colonizza il territorio, il Fronte di Liberazione Nazionale acquista sempre più forza e spinge per l’indipendenza. L’escalation di violenza induce il governo Francese ha spedire nei territori truppe di guerra specializzate. Il successo che otterranno, sgominando i capi dell’organizzazione sarà temporaneo: dopo qualche anno il movimento di liberazione rinascerà spontaneamente con maggiore forza e condurrà l’Algeria all’indipendenza nel 1962.
Gillo Pontecorvo firma un documento di eccezionale importanza storica mantenendo una narrazione sempre in bilico tra il tono documentaristico e la fiction. Non c’è una presa di posizione definita e univoca, gli eventi sono narrati per come accadono e danno spazio alle difficoltà di chi si trovò a vivere quegli anni drammatici, suo malgrado. I veri responsabili sono altrove e non sono mai mostrati pur essendo evidenti. La lotta per la sopravvivenza degli arabi che insorgono e dei francesi che si difendono è la conseguenza di un grande processo di cambiamento innescato dapprima in maniera clandestina per poi divenire esigenza consapevole di un popolo. Il cambiamento necessità di una spinta forte iniziale, anche di forzature, ma una volta iniziato è destinato a proseguire inevitabilmente; i toni forti sono tralasciati ed affiancati da quella consapevolezza necessaria affinché il processo si completi. Possiamo vedere questa lotta di indipendenza come una metafora di ogni processo umano di cambiamento.
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onufrio
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martedì 8 settembre 2015
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l'indipendenza algerina
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Cronistoria della battaglia algerina per conquistare la propria indipendenza dalla francia colonizzatrice per oltre cento anni, il tutto raccontato con toni quasi documentaristici il che rende la storia ancora più comprensibile e chiara. La vicenda si concentra in particolar modo su Ali La Pointe, uno dei capi rivoltosi algerini che perse la vita per la patria. Racconto tipico dei film di Francesco Rosi, Gillo Pontecorvo realizza così il suo capolavoro grazie ad un analisi fredda, realista ed esaustiva.
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domenico rizzi
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venerdì 15 maggio 2015
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l'indipendenza ad ogni costo
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Film anticolonialista di Gillo Pontecorvo, che tre anni dopo ne dirigerà un altro – “Queimada” – ambientato in un’immaginaria isola dei Caraibi oppressa dal dominio portoghese.
“La battaglia di Algeri”, girato in bianco e nero nel 1966, rappresenta una delle denunce più dure contro l’oppressione francese dell’Algeria, ma al tempo stesso mette in luce, oltre alle atrocità commesse dalle truppe di occupazione, lo spietato terrorismo del Fronte di Liberazione, che fa esplodere ordigni in negozi, bar, aeroporti, servendosi anche delle donne. La repressione attuata dal tenente colonnello Philippe Mathieu (Jean Martin) obbedisce alla logica dei militari che devono servire lo Stato: l’ufficiale è una medaglia d’oro della resistenza contro i nazisti e utilizza gli stessi sistemi, con torture, ricatti e delazioni, degli antichi invasori.
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Film anticolonialista di Gillo Pontecorvo, che tre anni dopo ne dirigerà un altro – “Queimada” – ambientato in un’immaginaria isola dei Caraibi oppressa dal dominio portoghese.
“La battaglia di Algeri”, girato in bianco e nero nel 1966, rappresenta una delle denunce più dure contro l’oppressione francese dell’Algeria, ma al tempo stesso mette in luce, oltre alle atrocità commesse dalle truppe di occupazione, lo spietato terrorismo del Fronte di Liberazione, che fa esplodere ordigni in negozi, bar, aeroporti, servendosi anche delle donne. La repressione attuata dal tenente colonnello Philippe Mathieu (Jean Martin) obbedisce alla logica dei militari che devono servire lo Stato: l’ufficiale è una medaglia d’oro della resistenza contro i nazisti e utilizza gli stessi sistemi, con torture, ricatti e delazioni, degli antichi invasori. La vicenda si svolge interamente nella capitale algerina, mentre la guerriglia in atto in altre sedi viene soltanto accennata. Forse una lacuna del film è quella di avere minimizzato il ruolo dell’OAS, l’organizzazione terroristica francese capeggiata da Said Boualam, Pierre Lagaillarde e Raoul Salan, che, volendo conservare l’Algeria alla Francia, rispondeva agli attentati arabi con gli stessi metodi. La sua reazione si sintetizza in un’unica azione condotta nella Casbah, abitata interamente da Algerini, molti dei quali votati alla causa dell’indipendenza. Pontecorvo si serve di diversi attori e figuranti di razza araba (Brahim Haggiag, Jacef Saadi – coproduttore insieme ad Antonio Musu - Mohammed Ben Kassen, la bella Fusia El Kader, la ragazza Samiah Kerbash) per conferire alla sua pellicola – la cui lavorazione si è svolta ad Algeri - una solida credibilità, riproducendo fedelmente l’ambiente della Casbah quanto quello della città europea. Polizia e militari francesi si trovano ad affrontare un problema sottovalutato e incomprensibile ai soldati più giovani (“Ma dove ci hanno mandati?”) che neppure la durezza dei paracadutisti di Mathieu riuscirà a risolvere. Stroncata temporaneamente l’ondata terroristica nel 1959, due anni dopo l’intero popolo algerino scenderà in piazza di nuovo per invocare il diritto all’autodeterminazione, convincendo il presidente francese, generale De Gaulle, a cedere. Le musiche sono del grande Ennio Morricone, che trasporta lo spettatore nell’arida atmosfera del deserto: ad essa ha collaborato lo stesso Pontecorvo. Il film venne vietato in Francia fino al 1971, essendo ancora troppo fresca la ferita lasciata dalla perdita della colonia.
Domenico Rizzi, scrittore.
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il befe
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sabato 28 febbraio 2015
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capolavoro
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Un film di grande rigore espressivo
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carlo trotalli
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sabato 15 ottobre 2011
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la costruzione del mito del terrorista eroe
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La battaglia di Algeri
un caso di apologetica cinematografica nella costruzione del mito del “terrorista eroe”
Il finale del film mi ha lasciato con 2 domande irrisolte: la prima riguarda i tema del film la seconda và oltre il film.
Premetto che non conosco la storia d'Algeria; il film pone in risalto in chiave quasi apologetica la lotta armata e terroristica per l'indipendenza dell'Algeria; in particolare si incentra sulla vita di un organizzazione terroristica che lotta per l'indipendenza del paese con attentati e agguati ai francesi occupanti.
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La battaglia di Algeri
un caso di apologetica cinematografica nella costruzione del mito del “terrorista eroe”
Il finale del film mi ha lasciato con 2 domande irrisolte: la prima riguarda i tema del film la seconda và oltre il film.
Premetto che non conosco la storia d'Algeria; il film pone in risalto in chiave quasi apologetica la lotta armata e terroristica per l'indipendenza dell'Algeria; in particolare si incentra sulla vita di un organizzazione terroristica che lotta per l'indipendenza del paese con attentati e agguati ai francesi occupanti... alla fine i vertici dell'organizzazione terroristica vengono individuati e stroncati dall'esercito francese...
il film chiosa sull'ottenimento dell'indipendenza dell'Algeria dicendo “dopo 2 anni di relativa calma... (dopo che è stata stroncata questa organizzazione terroristica) una sollevazione generale del Paese porta all'indipendenza” e la prima domanda irrisolta sorge spontanea, ed è la seguente: la sollevazione generale e l'ottenimento dell'indipendenza Algerina è stata possibile NONOSTANTE l'arresto dei vertici e la decapitazione di questa organizzazione terroristica o GRAZIE all'arresto e alla decapitazione dei vertici di questa organizzazione terroristica?
“I 2 anni di relativa calma” denotano una chiara e marcata diversità di strategia , di azione, di ambiente , rispetto alla strategia precedente di radicalizzazione nel terrore; mi chiedo se è stata proprio questa strategia diversa (e forse più efficace della precedente ) questo diverso clima reso possibile proprio dall'arresto della tattica terroristica a rendere possibile la sollevazione generale... ? Se le azioni terroristiche fossero continuate sarebbe stata possibile in egual misura una sollevazione del genere? Il film per la sua natura apologetica rimarca è dà per scontata (sia pur in forma implicita) la continuità fra l'azione terroristica e il successivo ottenimento dell'indipendenza, esaltando gli aspetti spettacolari e pirotecnici delle azioni terroristiche... in una visione della storia che definirei giacobino mazziniana; ma siamo proprio certi che le cose siano andate così? Il film non ci dice nulla su cosa sia avvenuto nel silenzio e nel quotidiano di quei “2 anni di relativa calma” dopo che la frangia più oltranzista e radicale dell'indipendentismo armato fu stroncata... è chiaro che in quei 2 anni una strategia sicuramente diversa da prima si è affermata... non è che proprio questi germogli diversi, che prima non potevano svilupparsi proprio per il monopolio terroristico e ideologico della lotta armata, abbiano potuto svilupparsi proprio grazie alla sconfitta del terrorismo, e questi germogli nuovi sono subito cresciuti appena anno trovato spazio sviluppando un azione di risveglio nazionale più efficace che ha portato all'indipendenza? Siamo così certi che il terrorismo sia stato il trampolino di lancio dell'indipendenza? O invece il freno ? L'indipendenza algerina è avvenuta GRAZIE al terrorismo, o NONOSTANTE il terrorismo? Fiorendo e sbocciano solo dopo la sconfitta del terrorismo?
Entrambe le 2 strategie avevano come obiettivo l'indipendenza nazionale , ma quale è stata la più efficace?
In America sia Martin Luter King che le pantere nere lottavano per l'emancipazione dei neri... ma siamo certi che le conquiste sociali di Martin Luter King sarebbero state le stesse si si fosse affermata invece la strategia delle Pantere Nere?
In Terra santa gli attentati Kamikaze palestinesi sono veramente una fonte di legittimità per il nascente stato Palestinese? o sono invece un monito alla comunità internazionale perché faccia di tutto per evitare la nascita di uno stato che si presenta prima ancora di nascere come uno stato terrorista... Il cui potere è Monopolizzato da elite terroriste?
Che i Kamikaze nelle loro intenzioni si sacrifichino e uccidano altre persone per ottenere (secondo loro) l'indipendenza della Palestina nessuno lo mette in dubbio... le mie perplessità sono sul fatto che con questo loro agire ottengano veramente quello che vogliono... o non invece il contrario.
Ma per tornare al tema del film, la seconda domanda che il film mi ha stimolato, e che va oltre il film è questa : negli anni scorsi e ancor oggi l'Algeria è un Paese, più che liberato, direi martirizzato dal terrorismo, dal fondamentalismo; … quale è la relazione fra le organizzazioni terroristiche attuali e quelle presentate nel film che sono state portatrici dell'indipendenza, attraverso quali relazioni e quale evoluzione i mali di oggi affondano radici nel passato ? e quanto, l'apologetica del terrorismo, che a giudicare dal film pare affondi le sue radici nella storia nazionale algerina, attraverso quel vulnus culturale, e anche cinematografico, che ammanta di eroismo la viltà di crimini orribili, contribuisce alla costruzione del mito del terrorista eroe?
Carlo Trotalli
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(di il cinefilo)
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tiamaster
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giovedì 29 settembre 2011
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capolavoro italiano.
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un film che ho visto ieri in tv,dal titolo non mi attirava molto ma...BAM!!!mi hanno sbattuto in faccia uno dei più bei film italiani di sempre,in quel periodo dove riuscivamo ancora a fare incetta di premi (un leone d'oro,tre nastri d'argento e un nastro rosso a new york)il film,ancora in bianco e nero,ti cattura subito coinvolgendoti,facendoti immedesimare nei personaggi come pochi film,i personaggi concepiti in maniera divina riescono quindi a valorizzare questo film di spessore,con una sceneggiatura da oscar,bella e compatta e con il sostegno di una fiera e prodigiosa colonna sonora.gli attori praticamente tutti sconosciuti recitano in maniera ammirevole in un cult del cinema nostrano,un film nobile che ogni cinema d'essaie dovrebbe conoscere,un capolavoro,uno dei mi
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un film che ho visto ieri in tv,dal titolo non mi attirava molto ma...BAM!!!mi hanno sbattuto in faccia uno dei più bei film italiani di sempre,in quel periodo dove riuscivamo ancora a fare incetta di premi (un leone d'oro,tre nastri d'argento e un nastro rosso a new york)il film,ancora in bianco e nero,ti cattura subito coinvolgendoti,facendoti immedesimare nei personaggi come pochi film,i personaggi concepiti in maniera divina riescono quindi a valorizzare questo film di spessore,con una sceneggiatura da oscar,bella e compatta e con il sostegno di una fiera e prodigiosa colonna sonora.gli attori praticamente tutti sconosciuti recitano in maniera ammirevole in un cult del cinema nostrano,un film nobile che ogni cinema d'essaie dovrebbe conoscere,un capolavoro,uno dei migliori film italiani di sempre e assolutamente indimenticabile!!!
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tommaso
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martedì 4 novembre 2008
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uno specchio sull'anima
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L'anima è quella malata della vecchia europa colonialista, non ancora totalmente sopita.
E' un film da vedere e rivedere: un vero capolavoro.
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superblanche
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venerdì 27 giugno 2008
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la rivolta è solo l'inizio
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Non ci sono parole. Una vera e propria impronta del cinema di qualsiasi tempo.
Fantasriche le immagini, la colonna sonora, i dialoghi.
Imperdibile.
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gianluca stanzani
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venerdì 27 giugno 2008
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la battaglia di gillo
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Algeri 1957: sullo sfondo di un perdurante colonialismo che non accetta di abbandonare le proprie manie di possesso sul continente africano, prendono corpo le nascenti ambizioni di liberazione del popolo algerino. Scaturisce così il sanguinoso scontro tra i parà francesi del colonnello Mathieu (Jean Martin) e la resistenza del Fronte di Liberazione Nazionale che ha base nella Casbah di Algeri; evocazione tuttora modernissima per le evidenti assonanze con l'odierna questione palestinese. Autore poco prolifico ma tra i più politicizzati del cinema nostrano, Pontecorvo rievoca con uno stile documentaristico, incentrato più sull'effetto degli attentati che sulla causa di questi, le ragioni inconciliabili insite da entrambe le parti.
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Algeri 1957: sullo sfondo di un perdurante colonialismo che non accetta di abbandonare le proprie manie di possesso sul continente africano, prendono corpo le nascenti ambizioni di liberazione del popolo algerino. Scaturisce così il sanguinoso scontro tra i parà francesi del colonnello Mathieu (Jean Martin) e la resistenza del Fronte di Liberazione Nazionale che ha base nella Casbah di Algeri; evocazione tuttora modernissima per le evidenti assonanze con l'odierna questione palestinese. Autore poco prolifico ma tra i più politicizzati del cinema nostrano, Pontecorvo rievoca con uno stile documentaristico, incentrato più sull'effetto degli attentati che sulla causa di questi, le ragioni inconciliabili insite da entrambe le parti. Scontentando così sia gli allora ambienti della sinistra progressista che quelli della destra tradizionalista, che ne consentiranno la proiezione in Francia, solamente nel 1971. Vincitore del Leone d'Oro a Venezia e quattro candidature agli Oscar, tra le quali spiccano quella per la miglior regia e sceneggiatura originale (Franco Solinas); “La battaglia di Algeri” (1966), “Queimada” (1969) e “Ogro” (1979), conformano una sorta di trilogia rivoluzionaria dal sapore anacronisticamente romantico.
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[+] hai visto un altro film
(di cristina)
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