Questo è un film che lascia il segno perché, sebbene corresse l'anno 1962 e Totò fosse impiegato (spesso contemporaneamente) a recitare per numerosi altri lavori destinati ad un pubblico semplice ed al successo commerciale facile (registi e sceneggiatori ci marciavano molto), in questa commedia egli riesce comunque a dare il massimo. Come spesso accade, la trama non offre grandi spunti narrativi: un povero disgraziato emigrato in Germania viene scambiato per un pericoloso latitante nazista e, complice le proprie umili origini e la non conoscenza di lingue straniere, non riesce a dimostrare la propria innocenza se non dopo rocambolesche fughe e processi-farsa, istituiti dalle locali autorità giudiziarie.
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Questo è un film che lascia il segno perché, sebbene corresse l'anno 1962 e Totò fosse impiegato (spesso contemporaneamente) a recitare per numerosi altri lavori destinati ad un pubblico semplice ed al successo commerciale facile (registi e sceneggiatori ci marciavano molto), in questa commedia egli riesce comunque a dare il massimo. Come spesso accade, la trama non offre grandi spunti narrativi: un povero disgraziato emigrato in Germania viene scambiato per un pericoloso latitante nazista e, complice le proprie umili origini e la non conoscenza di lingue straniere, non riesce a dimostrare la propria innocenza se non dopo rocambolesche fughe e processi-farsa, istituiti dalle locali autorità giudiziarie. Gli anni '60 si erano aperti all'insegna dei film di spionaggio e controspionaggio incentrati sulla Guerra Fredda da poco iniziata tra U.S.A. e U.R.S.S., e "Totò e Peppino divisi a Berlino" si pone sulla scia di questo genere, volendone fare parodia. Il risultato è ottimale e questo si deve anche alla regia sapiente, che sceglie di ambientare la maggior parte delle scene in ambienti chiusi o notturni. Nonostante gli intermezzi comici dei due protagonisti (del resto, si tratta della rodata coppia di Totò e Peppino!) basati sull'ignorante esuberanza del personaggio interpretato da Totò e sulla goffa scontrosità di quello interpretato da Peppino, l'atmosfera che si respira è cupa, angosciante quasi quanto quella del lager di "Siamo uomini o caporali?". La commedia qui è ambientata nel 1961, la guerra è terminata da ben 16 anni, eppure si ha l'impressione che sia finita solo da poco, e che Berlino sia ancora tutta da ricostruire. Così, i due magliari si barcamenano tra un lavoro miserevole e abitazioni di fortuna, dentro a stabili mezzi crollati e gelidi, dove si raduna una little Italy - o meglio, una little Naples - tanto veloce a riunirsi quanto a svanire al dilucolo (o ai primi guai con la polizia di frontiera). E poi ci sono le sparatorie lungo il muro, i comunisti da un lato e gli americani dall'altro, e non esistono davvero i "buoni" o i "cattivi": è la grande disillusione dell'Europa postbellica: sconfitto il babau del nazismo, ecco che i "liberatori" si sono tolti la maschera, e sono diventati oppressori entrambi, chi in un modo e chi nell'altro. E a pagarne le conseguenze sono gli innocenti, e cioè chi reclama la sua libertà a cavallo del Muro della vergogna, e chi invece per pura sfortuna si trova tra i due fuochi, come Antonio La Puzza vedovo Nardecchia. Totò è fantastico in quest'interpretazione tutta cuore: lui, che nella vita vera tornava a Napoli soltanto di notte, partendo da Roma con il fido autista Scillone, sul set può ancora essere Napoletano al 100%, e mostrare le belle attitudini del popolo partenopeo: l'arte di arrangiarsi, la religiosità semplice, la superstizione radicata. E Peppino completa: con l'operosità e la comunicatività internazionale di gesti e parole straniere smozzicate. Insomma, questo è un film che è un affresco alla "napoletanità", ma anche una satira dei tempi moderni (cioè degli anni '60) dove al concetto di Europa unita non seguiva quello di appartenenza, e per un italiano, e ancor di più un meridionale, emigrante, l'aver "attraversato l'Alto Adige", significava trovarsi in balia di truffatori e pericoli di ogni specie, senz'altra difesa che il fare quadrato con altri emigranti compaesani, e condividere insieme gioie e dolori.
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