I sette samurai |
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Un film di Akira Kurosawa.
Con Toshirô Mifune, Takashi Shimura, Yoshio Inaba, Seiji Miyaguchi, Minoru Chiaki.
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Titolo originale Shichi-nin no Samurai.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 95 min.
- Giappone 1954.
MYMONETRO
I sette samurai
valutazione media:
4,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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il più celebre capolavoro del cinema orientaledi jos dFeedback: 155 | altri commenti e recensioni di jos d |
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domenica 27 giugno 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nella seconda metà del XVI secolo il Giappone è in piena anarchia feudale e le masse contadine vivono indifese sotto la costante minaccia di guerrieri predatori che razziano periodicamente i villaggi. La rassegnazione è il sentimento più diffuso di fronte a tale stato di cose, ma c’è chi invece preferisce reagire come Rikichi (Yoshio Kasugi), un giovane e coraggioso contadino che convince la gente del suo villaggio a cercare una soluzione. Su consiglio del vecchio saggio, Rikichi si reca in città per reclutare dei samurai, ma è un’impresa ardua perché non ha molto da offrire. Per sua fortuna Rikichi incontra un anziano samurai di nome Kambei Shimada (Takashi Shimura), il quale non solo accetta di difendere il villaggio, quanto si impegna anche attivamente per il reclutamento degli altri samurai. Se questo film è considerato il capolavoro per eccellenza della cinematografia giapponese non è certamente solo per le grandi battaglie che lo animano, considerato peraltro che queste prendono piede soltanto nell’ultima ora della pellicola -la cui durata sfiora addirittura i 200’. Quello che rende I sette samurai uno dei più grandi capolavori di sempre è piuttosto la sua capacità di rappresentare con estrema efficacia e naturalezza un determinato contesto storico-sociale attraverso le interazioni fra una vasta gamma di protagonisti, alcuni dei quali particolarmente significativi; si pensi alla figura di Kikuchiyo (Toshiro Mifune): rozzo, rabbioso e sbruffone, in un primo momento non può che apparire come un personaggio piuttosto negativo, ma poi Kurosawa ci spiega le ragioni di questa sua indole ed allora cominciamo ad apprezzarlo per il suo coraggio e la sua schiettezza: a differenza degli altri Kikuchiyo non è un vero samurai; egli è figlio di contadini ma, rimasto orfano da bambino proprio per mano di una scorribanda di guerrieri, Kikuchiyo è cresciuto con l’unico ideale di reagire, di sottrarsi al suo destino di essere impotente ed è per questo che va in bestia quando vede nei contadini un atteggiamento arrendevole e rassegnato. Leone d’Argento a Venezia ex aequo con Fronte del porto di Kazan, La strada di Fellini e L’intendente Sansho, anch’esso di provenienza giapponese (regia di Kenji Mizoguchi). Nel 1960 il canovaccio del film verrà riproposto nel western hollywoodiano I magnifici sette, diretto da John Struges ed interpretato, fra gli altri, da Steve McQueen, James Coburn e Charles Bronson.
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