fedeleto
|
domenica 3 aprile 2016
|
neorealismo desichiano
|
|
|
|
Nella Roma del dopoguerra,Antonio ha ricevuto un posto di lavoro come attacchino dei manifesti del cinema.Dopo aver comprato una bicicletta grazie al sacrifico della moglie,inizia felicemente il suo lavoro.Quando la bicicletta sarà rubata,per Antonio incomincia la paura di perdere il posto è si prodighera' insieme al figlio per ritrovarla.Ma senza esito positivo deciderà di rubare un'altra,ma non andrà come previsto.Vittorio De Sica (sciuscia',I bambini ci guardano) gira un capolavoro del neorealismo.Tratto dal romanzo di Luigi Bartolini e sceneggiato a più mani da Zavattini,Biancoli,D'amico,De Sica,Franci,Gherardi e Guerrieri,il film mostra la realtà del dopoguerra.
[+]
Nella Roma del dopoguerra,Antonio ha ricevuto un posto di lavoro come attacchino dei manifesti del cinema.Dopo aver comprato una bicicletta grazie al sacrifico della moglie,inizia felicemente il suo lavoro.Quando la bicicletta sarà rubata,per Antonio incomincia la paura di perdere il posto è si prodighera' insieme al figlio per ritrovarla.Ma senza esito positivo deciderà di rubare un'altra,ma non andrà come previsto.Vittorio De Sica (sciuscia',I bambini ci guardano) gira un capolavoro del neorealismo.Tratto dal romanzo di Luigi Bartolini e sceneggiato a più mani da Zavattini,Biancoli,D'amico,De Sica,Franci,Gherardi e Guerrieri,il film mostra la realtà del dopoguerra.Molteplici sono gli aspetti doverosi di nota dove è necessario soffermarsi.Il personaggio principale di Antonio Ricci,attore non professionista,appare come un uomo lacerato da questa speranza del lavoro,che combatte in una Roma alveare del caos urbano che si è creato.Il peregrinare con suo figlio sembra apparire come il percorso della salvezza,alla ricerca del mezzo indispensabile.De Sica si sofferma dunque sulla descrizione di una classe proletaria allacciata ad una sofferenza inconsolabile carica di emozione e pathos,che senza dubbio trascina lo spettatore nella profondità.Ad ogni modo il personaggio di Antonio diventa un ladro poiché ha subito il furto,questo miasma maligno dilaga e distorce la personalità dell'uomo che si improvvisa ladro ma chiaramente non lo è.Antonio è una vittima,un predestinato,di una società povera senza speranza. Non manca anche un leggero simbolismo (la partita di calcio con le urla dei tifosi mentre Antonio ruba la bicicletta come fosse una partita con sé stesso).La grandezza del film sta nel rappresentare un documento della classe sociale disagiata vittima di una stratificazione sociale indifferente.Impossibile non ammirare la bravura tecnica del regista di Sora,che con i movimenti della mdp pedina l'attore e tenta di passare dal soggettivo all'oggettivo.Non trascurabile l'evidenza del contesto classista (a pranzo nel ristorante la famiglia borghese che ordina il dolce).Un capolavoro necessario al cinema,vincitore di premi ovunque,dai 6 nastri d argento all'oscar del 1949.Da vedere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fedeleto »
[ - ] lascia un commento a fedeleto »
|
|
d'accordo? |
|
stefanocapasso
|
martedì 3 aprile 2018
|
un seme di speranza nelle difficoltà esistenziali
|
|
|
|
Nella Roma affamata del primo dopoguerra, Antonio Ricci vive con la sua famiglia in una borgata dove tutti aspettano un lavoro. Quando viene chiamato per fare l’attacchino a condizione di possedere una bicicletta, Antonio si mette in moto con la moglie per disimpegnare la sua. Dopo aver impegnato lenzuola e coperte rientra in possesso del suo mezzo e può iniziare a lavorare. Ma il primo giorno un ladro ruba la sua bici e da quel momento per Antonio e il figlio Bruno comincia una lunga ricerca per la città.
Grande capolavoro del cinema realista ad opera di Vittorio De Sica, Ladri di Biciclette è un trattato sulle periferie romane. Il binomio padre figlio, diventa il nucleo narrativo che ci permette di entrare in contatto e conoscere tante diverse realtà che accadono quasi per caso ai due durante la ricerca, e che ci dicono molto della vita dei tempi.
[+]
Nella Roma affamata del primo dopoguerra, Antonio Ricci vive con la sua famiglia in una borgata dove tutti aspettano un lavoro. Quando viene chiamato per fare l’attacchino a condizione di possedere una bicicletta, Antonio si mette in moto con la moglie per disimpegnare la sua. Dopo aver impegnato lenzuola e coperte rientra in possesso del suo mezzo e può iniziare a lavorare. Ma il primo giorno un ladro ruba la sua bici e da quel momento per Antonio e il figlio Bruno comincia una lunga ricerca per la città.
Grande capolavoro del cinema realista ad opera di Vittorio De Sica, Ladri di Biciclette è un trattato sulle periferie romane. Il binomio padre figlio, diventa il nucleo narrativo che ci permette di entrare in contatto e conoscere tante diverse realtà che accadono quasi per caso ai due durante la ricerca, e che ci dicono molto della vita dei tempi. Non si può rimanere indifferenti alle vicende questi due essere umani che sembrano non trovare pace, e che in particolar modo al bambino, la vita sembra aver negato ogni possibilità.
L’ultima cosa che ancora rimaneva loro, l’onestà, viene messa in discussione nel finale quando Antonio tenta di rubare a sua volta una biciletta. Rubare non è il suo mestiere viene subito preso e anche graziato dal proprietario che all’ultimo momento preferisce non consegnarlo alla polizia. Un gesto di solidarietà e di speranza in un mondo che sembra faticare a trovarne.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefanocapasso »
[ - ] lascia un commento a stefanocapasso »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
domenica 24 febbraio 2019
|
l'attacchino alla ricerca della dovuta salvezza.
|
|
|
|
LADRI DI BICICLETTE (IT, 1948) diretto da VITTORIO DE SICA. Interpretato da LAMBERTO MAGGIORANI, ENZO STAIOLA
Nella Roma dell’immediato dopoguerra, al disoccupato Antonio Ricci, sposato con Maria da cui ha avuto il figlio Bruno, viene offerto un impiego di attacchino, per il quale è però necessario possedere una bicicletta, e lui non l’ha. Dunque la moglie impegna le lenzuola del loro letto e dal banco dei pegni ottiene il denaro occorrente affinché Antonio compri il velocipede. Purtroppo, proprio il primo giorno di lavoro, la bicicletta gli viene rubata da un losco individuo di cui fa in tempo a scorgere il volto, ma il suo palo depista volontariamente lo sfortunato derubato e perciò Antonio, privato del mezzo, non può lavorare.
[+]
LADRI DI BICICLETTE (IT, 1948) diretto da VITTORIO DE SICA. Interpretato da LAMBERTO MAGGIORANI, ENZO STAIOLA
Nella Roma dell’immediato dopoguerra, al disoccupato Antonio Ricci, sposato con Maria da cui ha avuto il figlio Bruno, viene offerto un impiego di attacchino, per il quale è però necessario possedere una bicicletta, e lui non l’ha. Dunque la moglie impegna le lenzuola del loro letto e dal banco dei pegni ottiene il denaro occorrente affinché Antonio compri il velocipede. Purtroppo, proprio il primo giorno di lavoro, la bicicletta gli viene rubata da un losco individuo di cui fa in tempo a scorgere il volto, ma il suo palo depista volontariamente lo sfortunato derubato e perciò Antonio, privato del mezzo, non può lavorare. Fa una denuncia contro ignoti nonostante il parere poco convinto del questore e si trascina dietro Bruno in una spasmodica ricerca per ritrovarla. Ma ogni cosa va per il verso sbagliato: sospettando che il ladro possa averla smontata per poi rivenderla a pezzi al mercato rionale, dapprima padre, figlio e brigadiere della polizia si recano là per fare un tentativo, ma è tutto un buco nell’acqua; dopodiché, a Porta Portese, vedono da lontano un vecchio mendicante che intrallazza con colui che ha sottratto ad Antonio la bicicletta, lo inseguono fin dentro una chiesa mentre è in corso un’Eucaristia e una distribuzione dei pasti e riescono a strappargli l’indirizzo del giovane malvivente; in seguito, Antonio e Bruno, mangiata una mozzarella in carrozza dentro un’osteria, provano a ricevere un responso da una medium cui si era rivolta anche la moglie di lui, la quale non fa altro che fornirgli una risposta che sa di malaugurio («O la trovi subito o non la trovi più»). Sempre più disperato, Antonio, recatosi col pargolo nella via in cui abita il ladro, lo riconosce e lo strattona, finché quello non ha un violento attacco epilettico. Circondato dai beceri famigliari del giovane, Antonio chiede aiuto ad un poliziotto e lo mette al corrente del fatto che ha denunciato il furto, ma il gendarme gli risponde che, in mancanza di testimoni, non s’ha nulla da fare. Infine il pover’uomo tenta maldestramente di rubare una bicicletta, ma in molti lo colgono in flagrante, lo fanno scendere, lo malmenano e sono pronti a portarlo alla centrale di polizia, senonché interviene Bruno in lacrime a evitare che quegli uomini lo separino dal padre. Esausti e definitivamente sconfitti, padre e figlio si incamminano verso casa. Considerato il capolavoro del neorealismo italiano, racconta la realtà sociale della Roma del 1948 tramutandola in autentica, superba e sublime poesia del quotidiano. La capitale non si accontenta di fare da mero sfondo alla vicenda, bensì ne diventa la protagonista assieme all’uomo e al frugoletto che si muovono al suo interno come viandanti man mano più scoraggiati e avviliti, ma che non han intenzione di arrendersi finché un obiettivo importante come quello di restituire il lavoro all’attacchino non sia stato conseguito. Un bianconero di notevole intensità, una fotografia tenuamente sobria, una colonna sonora che sottolinea al pari dei movimenti di una sinfonia i passaggi e il climax ascendente della drammaticità di codesta storia semplice che tuttavia narra, con gradevolissima precisione, una testa che si rialza a fatica dopo i bombardamenti bellici e recupera poco a poco la sua dignità parimenti al benessere di un tempo. La coppia De Sica-Zavattini, col primo alla regia (mai data una prova così egregia!) e il secondo alla sceneggiatura (un copione da incorniciare, non c’è che dire), consegna al pubblico un documento sociologico di una comunità dove i delinquenti riescono puntualmente a trionfare a discapito delle forze dell’ordine, le brave persone vengono calpestate, ridotte al silenzio e messe all’angolo a furia di botte massacranti sul piano emotivo e la verità, seppur incontestabile, rimane assopita sotto uno strato di impudica omertà giacché non sussistono i capi d’accusa per incriminare chi la tiene nascosta con spudorata vigliaccheria. Un perfetto e assai equilibrato rapporto adulto-bambino fra Maggiorani e Staiola (memorabili le battute talora filosofanti e talaltra auto-commiseranti del primo, ad esempio: «Ma chi c’o fa’ fa’ de star a tribolà!», «Mica la ritrovamo co’ li santi…»). Il ruolo di Maggiorani, in origine, era stato proposto a Gary Cooper. Tra i film più premiati di tutte le epoche, compreso un riconoscimento come miglior film straniero (l’Oscar della categoria in questione ancora non esisteva) agli Academy Awards 1949. Due camei da sottolineare: Alberto Sordi che dà la voce a un tinteggiatore di telai al mercato rionale e un 19enne Sergio Leone vestito da seminarista nell’andito della chiesa. Uno dei frammenti di storia del cinema più consistenti e fondamentali che ha toccato una vetta oramai irraggiungibile per i film di oggigiorno, tanto è realistico, commovente e lancinante. L’abilità di De Sica nello stendere i tratti di un’opera clamorosa per estetica e significato travalica i limiti della perizia registica per addentrarsi nei meandri del poeta professionista della settima arte, lanciato a rotta di collo su un tema per lui carissimo e, a quei tempi, ancora piuttosto caldo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
antitarantola
|
lunedì 27 agosto 2007
|
mamma mi hanno fottuto la bici
|
|
|
|
Sto film è "i malavoglia", reso appetibile/comprensibile per il popolo ignorante. IN BREVE: sparita la bicicletta(nel libro invece è un carro dei lupini)il protagonista viene risucchiato nella spirale autodistruttiva della sfiga più nera, rigorosamente targata ITALY.
Questo film è un remake d'altri tempi...hahahahahaha
Orson riscriveva le regole del cinema mondiale e noi piangevamo perchè ci hanno fottuto la bicicletta. L'Italia e il cinema sono sempre stati "8" cose diverse.
Il cinema italiano nasce negli anni 60 e muore negli 80.
Prima e dopo, tutta monnezza... e non venite a parlarmi di QUATTRINI o situazione sociale:john ford non aveva i miliardi(all'inizio), e guarda checcazzo ti ha cacciato fuori.
[+]
Sto film è "i malavoglia", reso appetibile/comprensibile per il popolo ignorante. IN BREVE: sparita la bicicletta(nel libro invece è un carro dei lupini)il protagonista viene risucchiato nella spirale autodistruttiva della sfiga più nera, rigorosamente targata ITALY.
Questo film è un remake d'altri tempi...hahahahahaha
Orson riscriveva le regole del cinema mondiale e noi piangevamo perchè ci hanno fottuto la bicicletta. L'Italia e il cinema sono sempre stati "8" cose diverse.
Il cinema italiano nasce negli anni 60 e muore negli 80.
Prima e dopo, tutta monnezza... e non venite a parlarmi di QUATTRINI o situazione sociale:john ford non aveva i miliardi(all'inizio), e guarda checcazzo ti ha cacciato fuori. "Ombre rosse", quello si che è un film". Lo so, non c'entra na mazza... eppure!!!
Sono italiano al 100%; il nostro è un popolo che si piange addosso, sempre e comunque.
John ti osannava il mito dei cow boy, il che può essere fascista e conservatore quanto cazzo vi pare, ma ogni ripresa e ogni dialogo non facevano una piega.
"Il neorealismo": perchè la gente doveva spendere i soldi per vedere una realtà che poteva gustarsi gratuitamente, semplicemente affacciandosi dalla finestra?!?!?!?.
Cinema inutile; zero scusanti.
Regia piatta e storie di tutti i giorni... zero fantasia, zero voglia di evasione. Siamo nella merda? No, non dobbiamo uscirne fuori; dobbiamo crogiolarci.
Sarebbe come essere depressi e ascoltare Masini a raffica.
...quanto siamo autolesionisti!!!
Il primo primo film realizzato in Italia è del 1911.
E' "L'inferno" di Dante.
Andatevelo a vedere... quella è roba di cui andare fieri, non sta porcata.
[-]
[+] ma che diavolo dici??
(di @lien)
[ - ] ma che diavolo dici??
[+] smettila di drogarti
(di tarantola)
[ - ] smettila di drogarti
[+] hai capito tutto
(di leon hard)
[ - ] hai capito tutto
[+] ma k sta a di!!
(di joforever1)
[ - ] ma k sta a di!!
[+] ma come parli
(di echse)
[ - ] ma come parli
[+] stai n'guaiat
(di cia)
[ - ] stai n'guaiat
[+] ma ke stai a dire?
(di mary 93)
[ - ] ma ke stai a dire?
[+] errore
(di mary 93)
[ - ] errore
[+] vai antita!
(di zikutomo)
[ - ] vai antita!
[+] morso
(di castelmagno)
[ - ] morso
|
|
[+] lascia un commento a antitarantola »
[ - ] lascia un commento a antitarantola »
|
|
d'accordo? |
|
|