Raiz

Film 2013 | Drammatico 87 min.

Regia di Matías Rojas Valencia. Un film con Mercedes Mujica, Elsa Poblete, Cristóbal Ruiz (II), Celia Uribe, Eugenio Morales. Genere Drammatico - Cile, 2013, durata 87 minuti. - MYmonetro 3,17 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 21 maggio 2014

Dopo la scomparsa della madre, il piccolo Cristóbal parte con la ventiseienne Amalia alla ricerca di suo padre.

Consigliato sì!
3,17/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,33
CONSIGLIATO SÌ
Film che inizia con tono compassato per crescere lentamente a mano a mano che procede il viaggio alla ricerca del padre perduto.
Recensione di Gabriele Niola
Recensione di Gabriele Niola

Tornata nella casa materna per il funerale della loro storica donna di servizio Amalia vede rinfacciarsi da una madre burbera e scontrosa il fatto di non essere perfettamente indipendente nella sua vita in città. La stessa madre non ne vuole sapere di aiutare Cristòbal, bambino rimasto orfano della neodefunta a cui Amalia cerca di trovare una nuova casa. Scartate le ipotesi più scontate, sembra che nessuno voglia prendere a cuore il caso di questo bambino rimasto solo al mondo, così Amalia parte assieme a lui alla ricerca del padre.
Ci sono diversi sottotesti prettamente cileni nella storia di una figlia di coloni tedeschi alla ricerca del padre di un bambino colombiano (figlio della sua donna di servizio), tuttavia non è questa la parte più interessante di Raiz, film che inizia con tono compassato per crescere lentamente a mano a mano che procede il viaggio alla ricerca del padre perduto.
C'è infatti in Amalia, la protagonista, qualcosa che non torna, uno scarto dalle consuete ragazze di buona famiglia in vena di beneficienza, una malinconia e un senso di generale sconfitta che assumono toni così dimessi da avvicinarla a Cristòbal. E tutto comincia a generare un senso ancor più alto nel momento in cui Matias Rojas Valencia decide di sposare l'errare dei suoi personaggi non solo con una serie di paesaggi plumbei e mogi, ma anche con un post rock che pare l'accompagnamento perfetto per Amalia.
Intorno al suo fisico androgino e al suo apparire al tempo stesso coriacea e indifesa gira tutta la parte migliore del film, quella che rifiuta l'appuntamento con le scene madri (i momenti più attesi della storia non sono memorabili) ma riesce a sorpresa a svelare in extremis come quel che credevamo essere la personalità in negoziazione di tutta la storia non è in realtà quella che davvero ha qualcosa da rivelare, anzi! Il viaggio del film infatti non coincide con quello dei protagonisti così come la loro scoperta non coincide con quella che fanno gli spettatori. In questa maniera Raiz si distanzia immediatamente dal cinema del banale e della ripetizione del nuovo, stacca anche di una buona misura tutto il portato "politico" su cui la trama potrebbe comodamente adagiarsi e per giungere alla consueta indagine di un essere umano in transizione mette in piedi un complesso sistema di paesaggi, musica e confessioni (incredibile l'incontro con l'anziana contadina), svelando l'essenza stessa dello storytelling migliore.

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