hanniballectar
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domenica 16 febbraio 2014
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una commedia italiana esordiente
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"Smetto quando voglio" è una commedia italiana, con accenni al cinema americano appena sfumati di un esordiente regista salernitano. La storia è di attualità pura: un trentasettenne ricercatore universitario, interpretato dal bravo Eduardo Leo, viene licenziato a causa di un assegno universitario non rinnovato. Si ritrova così disoccupato con una fidanzata e una casa da portare avanti e l'unica cosa che sa fare davvero è studiare. Frustrato da questa situazione organizza una strategia di sopravvivenza, coinvolgendo i suoi amici più cari, che si trovano nella sua stessa situazione. Il progetto è quello di creare una droga ai limiti della legalità da mettere in commercio per riscattarsi di tutte le ingiustizie subite ed ottenere una situazione economica finalmente adeguata.
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"Smetto quando voglio" è una commedia italiana, con accenni al cinema americano appena sfumati di un esordiente regista salernitano. La storia è di attualità pura: un trentasettenne ricercatore universitario, interpretato dal bravo Eduardo Leo, viene licenziato a causa di un assegno universitario non rinnovato. Si ritrova così disoccupato con una fidanzata e una casa da portare avanti e l'unica cosa che sa fare davvero è studiare. Frustrato da questa situazione organizza una strategia di sopravvivenza, coinvolgendo i suoi amici più cari, che si trovano nella sua stessa situazione. Il progetto è quello di creare una droga ai limiti della legalità da mettere in commercio per riscattarsi di tutte le ingiustizie subite ed ottenere una situazione economica finalmente adeguata.
La storia è divertente ed intelligente in quanto mette in risalto l'assurdità del nostro tempo e del nostro paese, avere una laurea è quasi una colpa e per "noi" non c'è posto. E' tuttavia un prodotto ancora acerbo, il film infatti scorre in modo molto veloce in alcuni punti e tende a dare per scontato troppi elementi in particolare sul finale. Buona la caratterizzazione dei personaggi, che sanno coinvolgere il pubblico nel lolro mondo.
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pincenzo
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mercoledì 12 febbraio 2014
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risate e luoghi comuni
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Dopo le risate, meritate e gustose, qualche riflessione. La disoccupazione dei giovani ricercatori è un problema reale, ma non a questi livelli. Se è difficile entrare nel mondo della ricerca, per una persona con un ottimo curriculum c'è molto di meglio che fare il lavapiatti o il benzinaio a nero. Lo spaccio della droga è un'attività molto pericolosa, in un mondo rigorosamente e spietatamente controllato dalla malavita. Pensare di entrare in questo mondo senza ricorrere alla violenza è un'eccessiva semplificazione. Sintetizzare droghe chimiche richiede molto di più di un laboratorio universitario, usato la notte quando non c'è nessuno.
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Dopo le risate, meritate e gustose, qualche riflessione. La disoccupazione dei giovani ricercatori è un problema reale, ma non a questi livelli. Se è difficile entrare nel mondo della ricerca, per una persona con un ottimo curriculum c'è molto di meglio che fare il lavapiatti o il benzinaio a nero. Lo spaccio della droga è un'attività molto pericolosa, in un mondo rigorosamente e spietatamente controllato dalla malavita. Pensare di entrare in questo mondo senza ricorrere alla violenza è un'eccessiva semplificazione. Sintetizzare droghe chimiche richiede molto di più di un laboratorio universitario, usato la notte quando non c'è nessuno. Spacciare su larga scala senza essere intercettati dalla narcotici è impensabile: la polizia può essere distratta ma non fino a questo punto. Tutto sbagliato, allora? No, è proprio l'assurdità della trama a rendere piacevole questo film, a veicolare temi che, pur sotto traccia, ne costituiscono l'ossatura ideologica: il crimine non paga o, almeno, non deve pagare; lo Stato è presente e vigila su di noi, aiutandoci quando ne abbiamo bisogno (ad esempio, con gli assistenti sociali); la famiglia è importante e viene prima di tutto, specialmente quando sta per nascere un nuovo figlio; l'università non funziona ma è capace di trasmettere conoscenza e di farla avanzare. Un quadro conformista pieno di luoghi comuni.
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mauro
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domenica 2 marzo 2014
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speriamo smettano presto, allora!
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Le idee ci sarebbero anche in questo film, gli spunti di riflessione non mancano,i personaggi sono ben caratterizzati e definiti, ma come spesso succede ultimamente si vanifica gran parte delle idee in una sceneggiatura dalle mille falle.
Esisono cose demenziali che fanno ridere, ne esistono altre che non hanno senso, bisogna essere in grado di dividere ciò che è demenziale da ciò che sia esclusivamente assurdo e quindi improponibile. La scena portante di come venga a conoscenza il protagonista col mondo delle discoteche e dello sballo giovanile, dalla quale poi scaturirà l'idea di produrre la nuova droga è un inseguimeno in bicicletta di un suv che dura troppo, che è improponibile che a sua volta introduce malamente la scena in discoteca.
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Le idee ci sarebbero anche in questo film, gli spunti di riflessione non mancano,i personaggi sono ben caratterizzati e definiti, ma come spesso succede ultimamente si vanifica gran parte delle idee in una sceneggiatura dalle mille falle.
Esisono cose demenziali che fanno ridere, ne esistono altre che non hanno senso, bisogna essere in grado di dividere ciò che è demenziale da ciò che sia esclusivamente assurdo e quindi improponibile. La scena portante di come venga a conoscenza il protagonista col mondo delle discoteche e dello sballo giovanile, dalla quale poi scaturirà l'idea di produrre la nuova droga è un inseguimeno in bicicletta di un suv che dura troppo, che è improponibile che a sua volta introduce malamente la scena in discoteca. Stesso vale per il personaggio "Il Murena", sostanzialmente un personaggio quasi da fumetto, troppo debole per ciò che deve rappresentare. Il film si muove costantemente proprio portandosi appresso questo enorme limite: di trattare argomenti seri, attuali, in una realtà talmente improbabile e fittizia da rendere sì più divertente il film, ma anche da scaricarlo quasi totalmente della sua funzione culturale. Tutto ciò viene fatto con situazioni improponibili, dialoghi altrettanto assurdi, storie di rapporti impossibili. Non mi piace nemmeno l'idea del film che presenta questi laureati sì vittime di un sistema che sostanzialmente non li voglia, non ne abbia bisogno, anche se non è vero, i geni li vogliono eccome! Ma ci dice "Queste persone hanno solo imparato a studiare, in realtà non sanno applicare nulla e sono bamboccioni". Non va bene sempre banalizzare in questo modo, credo sia messo molto peggio chi ora non abbia un titolo di studio, poi certo ci sono anche i bamboccioni, ci sono anche i figli di papà, ma quelli sostanzialmente non hanno problemi di lavoro hanno problemi psicologici. Film molto debole, all'apparenza intelligente, all'apparenza divertente, nella realtà nè l'una, nè l'altra cosa, allineato a ciò che viene proposto oggi in molti ambienti, una bella scatola con poco all'interno.
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