jlkbest72
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martedì 25 febbraio 2014
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una commedia italiana brillante ed innovativa
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Finalmente un po' di creatività e dialogo in quella che può essere la risposta alle solite pellicole da cine-panettone.
Se vogliamo amara per il contesto in cui viene calata, ovvero che i laureati non trovano che lavori di basso profilo, ma brillantissima sotto l'aspetto della trama e sorprendente per i dialoghi studiati e poco banali.
Il finale è geniale!!!!
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flyanto
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mercoledì 12 febbraio 2014
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a cosa può portare la mancanza di lavoro
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Film in cui si racconta di sette uomini laureati nelle discipline più difficili che cercano di sbarcare il lunario accettando dei lavoretti che non certamente all'altezza della propria preparazione e titolo di studio. Quanto mai stanchi del proprio triste destino, su suggerimento di uno di loro, essi decidono di riunirsi al fine di dedicarsi alla preparazione di una pastiglia stupefacente, alla sua distribuzione tra gli estimatori del genere ed al suo conseguente e proficuo commercio. Essi riusciranno con grandioso successo nella loro singolare impresa, suscitando la collera e l'indignazione del boss del clan che precedentemente deteneva il traffico delle droghe. Il finale, com' è prevedibile, è "politically correct" ed ognuno pertanto dovrà affrontare le giuste e meritate conseguenze di questo agire all'insegna dell' illegalità.
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Film in cui si racconta di sette uomini laureati nelle discipline più difficili che cercano di sbarcare il lunario accettando dei lavoretti che non certamente all'altezza della propria preparazione e titolo di studio. Quanto mai stanchi del proprio triste destino, su suggerimento di uno di loro, essi decidono di riunirsi al fine di dedicarsi alla preparazione di una pastiglia stupefacente, alla sua distribuzione tra gli estimatori del genere ed al suo conseguente e proficuo commercio. Essi riusciranno con grandioso successo nella loro singolare impresa, suscitando la collera e l'indignazione del boss del clan che precedentemente deteneva il traffico delle droghe. Il finale, com' è prevedibile, è "politically correct" ed ognuno pertanto dovrà affrontare le giuste e meritate conseguenze di questo agire all'insegna dell' illegalità.
Questa pellicola costituisce l'opera prima del giovane regista Sidney Sibilia che si rivela essere già molto dotato e spigliato in questo mestiere. Infatti, la commedia, dopo un inizio un pò banale e lento (ma di introduzione), acquista poi un vivace ritmo e la giusta dose di vicende interessanti nel corso della narrazione, il tutto accompagnato anche da un'ironia calzante e garbata che la rendono assai piacevole e dunque altamente apprezzabile. In chiave comica viene così affrontato il serio problema della crisi dei tempi che genera la mancanza di posti di lavoro adeguati al proprio titolo di studio o preparazione, come purtroppo anche quelli in generale, e costringono la gioventù contemporanea, dotata o meno di talento ma sicuramente provvista di tanta buona volontà, ad adoperarsi in ogni modo e con ogni mezzo a cercare una qualsiasi tipo di mansione lavorativa. E' fin troppo evidente che la soluzione non risiede nel ricorrere all'illegalità ed infatti tutti i protagonisti verranno puniti per essere ricorsi a ciò, nè Sibilia vuole sostenere ed approvare alcun sistema ed espediente concernente l'illegalità, bensì creare solo un pretesto per raccontare serenamente una storia che risulti divertente e, sebbene poco credibile, nel suo complesso accettabile.
Bravi e perfettamente calati nei propri ruoli tutti gli attori.
Per trascorrere spensieratamente due ore circa e per non pensare troppo alla reale e difficile crisi di questa società.
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pepito1948
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domenica 9 febbraio 2014
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non solo loach
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Quindici anni fa, dall’Inghilterra piagata da una crisi industriale di gravi proporzioni, si diffuse il successo di un film “rivoluzionario” nel taglio brioso come Full Monty di Peter Cattaneo, nel quale un gruppo di disoccupati squattrinati ed oberati dai debiti decide di sbarcare il lunario ricorrendo ad un’attività insolita per gente non del settore: lo streap-tease.
Il poco più che trentenne Sibilia, cresciuto nel mondo cinematografico dei corti, realizza con Smetto quando voglio il suo primo lungometraggio, che riprende il tema della crisi del lavoro adeguandolo all’attuale dimensione italiana. Il lavoro sicuro è solo un miraggio, il precariato una triste realtà, la laurea addirittura un titolo da nascondere, perché ritenuto inadatto per le micro-occupazioni che arrivano e passano come saette.
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Quindici anni fa, dall’Inghilterra piagata da una crisi industriale di gravi proporzioni, si diffuse il successo di un film “rivoluzionario” nel taglio brioso come Full Monty di Peter Cattaneo, nel quale un gruppo di disoccupati squattrinati ed oberati dai debiti decide di sbarcare il lunario ricorrendo ad un’attività insolita per gente non del settore: lo streap-tease.
Il poco più che trentenne Sibilia, cresciuto nel mondo cinematografico dei corti, realizza con Smetto quando voglio il suo primo lungometraggio, che riprende il tema della crisi del lavoro adeguandolo all’attuale dimensione italiana. Il lavoro sicuro è solo un miraggio, il precariato una triste realtà, la laurea addirittura un titolo da nascondere, perché ritenuto inadatto per le micro-occupazioni che arrivano e passano come saette. Come fare per far soldi presto e in corposa quantità, senza trasgredire il codice penale? Un gruppo di amici cervelloni, matematici, latinisti, chimici, antropologi, tutti dis(o sotto)occupati, decidono di mettere insieme i loro patrimoni neuronali per trovare una soluzione comune. Grazie all’intuizione del loro leader, ed all’avventuroso reperimento degli ingredienti indispensabili, riescono a sintetizzare una sostanza stupefacente non compresa nella lista delle sostanze vietate per legge. Ignari di risvolti tutt’altro che trascurabili, ad iniziare da quelli morali e sanitari, parte il nuovo business, che prevede una meticolosa spartizione dei compiti e la messa a frutto dei contributi personali di ciascuno. La nuova pillola è molto gradita dal mercato e produce una valanga di denaro cash, ma quando l’affare straripa e diventa incontrollabile, la fragile costruzione si sbriciola ed gli improvvisati malfattori, ridimensionati a più miti pretese, si troveranno a seguire strade diverse, non senza aver dato una meritata legnata al malfattore di professione con cui erano entrati in collisione. Che con loro rivela una certa familiarità….
Come in Full Monty, un dramma sociale viene affrontato con ironia ed umorismo, e l’evidente ricorso al paradosso smussa ma non cancella la percezione di una situazione reale che attanaglia migliaia di famiglie in difficoltà e costrette a soluzioni di fortuna, a volte al limite del lecito . L’idea di base viene sviluppata con intelligenza, i personaggi sono delineati con accuratezza e la sceneggiatura è ricca di trovate divertenti (esilaranti i duetti tra i due benzinai-latinisti o la progressiva metamorfosi del timido grassone in uno strafatto gaudente), il cast, tra cui un insolito Marcorè in veste di delinquente, è all’altezza, il ritmo non concede pause, la fotografia è sobria ma raffinata. Insomma un piccolo film coraggioso, che cerca di rinverdire la vecchia commedia all’italiana, abbandonando obsoleti luoghi comuni e stereotipi antropologici grazie all’innesto di idee e temi nuovi, in linea con l’evoluzione della realtà sociale di riferimento. A dimostrazione che talvolta, come ci ha insegnato Cattaneo, anche da noi si può riuscire a mettere in risalto nei suoi effetti destabilizzanti un problema grosso come una casa come la mancanza del lavoro anche attraverso la lente dell’ironia e della leggerezza. Con tutto il rispetto per il grande Ken Loach, naturalmente.
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anne bonny
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martedì 11 marzo 2014
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ottima commedia
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Davvero un bell'esordio quello di Sydney Sibilia che con un materiale di partenza sicuramente non originalissimo se non addirittura derivativo riesce a costruire una commedia ben riuscita e divertente in bilico tra la denuncia della condizione precaria dei giovani italiani di oggi e i film di puro intrattenimento alla Ocean's eleven (giusto per dirne una).
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Davvero un bell'esordio quello di Sydney Sibilia che con un materiale di partenza sicuramente non originalissimo se non addirittura derivativo riesce a costruire una commedia ben riuscita e divertente in bilico tra la denuncia della condizione precaria dei giovani italiani di oggi e i film di puro intrattenimento alla Ocean's eleven (giusto per dirne una). I primi minuti della pellicola catapultano lo spettatore nel giusto mood per affrontare la visione grazie alla musica degli Offspring che cantano assolutamente in tema I won't pay e alle riprese dall'alto di una Roma in procinto di conoscere la next big thing nel campo delle droghe sintetiche.
Università La Sapienza. Pietro (Edoardo Leo) è un ricercatore precario in attesa di rinnovo contrattuale, lavora per un professore che gli sventola sotto il naso il miraggio del tempo indeterminato e che vanta agganci in commissione in virtù di vecchie simpatie politiche, tra l'altro campate per aria. Pietro, sfruttato, costretto a dare ripetizioni a studenti figli di papà che non lo pagano con la scusa della crisi, aspetta. Giulia (Valeria Solarino), ragazza di Pietro che lavora per il recupero dei tossicodipendenti, aspetta e fa pressione. Questo contratto a tempo indeterminato arriva o non arriva? Non arriva. Pietro, varcata da molto la soglia dei trenta, rimane a piedi. Ma chi glielo dice a Giulia? Nessuno. Infatti Pietro mente e, colto da rabbia e disperazione, decide di mettere insieme una banda per produrre e spacciare una nuova sostanza stupefacente usando molecole ancora non vietate dal ministero della salute.
Insieme a lui un gruppo di amici, tutti universitari laureati, dei veri geni ognuno nel proprio campo di specializzazione, tutti umiliati e ridotti ai lavori più generici e sottopagati che la nostra società possa offrire. Un archeologo, due chimici, un antropologo, un economista e due latinisti coi controcoglioni tutti uniti nel folle piano di produrre la nuova droga (legale) e spacciarla ai giovani nelle discoteche (un po' meno legale). Ovviamente la nuova impresa genererà sorprese, introiti e molte complicazioni fino a far innervosire la gente sbagliata. L'inesperienza nel campo farà sì che le cose sfuggano di mano alla banda dei laureati.
Nonostante molti degli episodi più divertenti del film vengano proposti nel trailer, come ormai succede sempre più spesso, la pellicola tiene bene per l'intera durata sia nello sviluppo, comprese le chiusure finali all'apparenza un pochino frettolose ma comunque funzionanti, sia nella freschezza e nel divertimento. Si ride molto, spesso con gusto, per tutto l'arco della vicenda. Sibilia assesta diversi colpi bassi e duri alla società imbruttita che abbiamo in qualche modo contribuito a creare, senza mai far perdere il sorriso allo spettatore, comunque costretto a riflettere sulla deriva del paese.
Tanto di cappello a un cast che funziona davvero bene e che gestisce situazioni spesso grottesche e improbabili con una grande capacità di non andare troppo sopra le righe e senza mai cadere nel macchiettismo. Nonostante alcuni sviluppi portati in un contesto reale risultino appunto improbabili, Edoardo Leo rappresenta in modo credibile il bistrattato d'oggi in cerca di rivalsa con una recitazione in equilibrio pressoché perfetta. E' con grande piacere che ritroviamo una parte del cast di Boris, un sempre più simpatico Sermonti (l'antropologo, forse un po' troppo italiano) insieme a Paolo Calabresi (archeologo) e Valerio Aprea (latinista). Menzione particolare per Stefano Fresi (chimico) e Libero De Rienzo (economista), un pizzico sopra agli altri. E' anche l'occasione per vedere un Neri Marcorè in veste di fetente.
Niente da dire, Smetto quando voglio è stata una piacevole sorpresa per un genere di commedia italiana da sostenere. Speriamo Sibilia non la smetta qui.
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supersantos
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venerdì 4 agosto 2017
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non smetto se guadagno
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Prodotto tutto sommato gradevole,non certo una capolavoro,ma indubbiamente originale.
Fa molta simpatia questo gruppo di spacciatori,laureati, stanchi dei soliti lavori sottopagati o purtroppo disoccupati,che inventano un nuovo "prodotto" da introdurre sul mercato.
Ed il loro Business sembra funzionare alla grande.
Tuttavia,La brillante idea del fondo del regista,ad un certo punto,sfocia nel caos narrativo e trascende in momenti piuttosto pittoreschi ed inclini al surreale,laddove "la banda degli onesti"viene colta da momenti di pura follia,ci si imbatte in strani matrimoni e rapimenti, e dove il finale non è proprio dei migliori.
Inoltre,il cattivo di turno detto "Er Murena" non ha la forza scenica dei nostri "pusher",che già mostravano un livello di criminalità sui generis.
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Prodotto tutto sommato gradevole,non certo una capolavoro,ma indubbiamente originale.
Fa molta simpatia questo gruppo di spacciatori,laureati, stanchi dei soliti lavori sottopagati o purtroppo disoccupati,che inventano un nuovo "prodotto" da introdurre sul mercato.
Ed il loro Business sembra funzionare alla grande.
Tuttavia,La brillante idea del fondo del regista,ad un certo punto,sfocia nel caos narrativo e trascende in momenti piuttosto pittoreschi ed inclini al surreale,laddove "la banda degli onesti"viene colta da momenti di pura follia,ci si imbatte in strani matrimoni e rapimenti, e dove il finale non è proprio dei migliori.
Inoltre,il cattivo di turno detto "Er Murena" non ha la forza scenica dei nostri "pusher",che già mostravano un livello di criminalità sui generis.
Tuttavia ci passiamo sopra,ammaliati dalla bravura degli attori e da una certa sensazione di freschezza,e poi,oggettivamente non è la solita commedia dai toni scontati e dagli avvenimenti accademici.
Lodevole Sydney.
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beatrice
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mercoledì 5 febbraio 2014
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inizio perché devo, ma "smetto quando voglio"
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Esilarante e più che mai attuale affresco della precarietà in cui annaspa un variegato gruppo di sette ricercatori universitari, "le migliori menti in circolazione" costrette "ai margini della società". La svolta nelle loro vite segue a un'idea del neurobiologo Pietro Zinni: mettere sul mercato una "nuova droga che per la legge italiana è perfettamente legale" e reclutare gli amici accademici più valenti (e più disperati) per farne una banda di spacciatori di primo livello; l'obiettivo di guadagnare soldi, tanti e subito, si accompagna alla sicurezza che "inizio perché devo", ma "smetto quando voglio".
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Esilarante e più che mai attuale affresco della precarietà in cui annaspa un variegato gruppo di sette ricercatori universitari, "le migliori menti in circolazione" costrette "ai margini della società". La svolta nelle loro vite segue a un'idea del neurobiologo Pietro Zinni: mettere sul mercato una "nuova droga che per la legge italiana è perfettamente legale" e reclutare gli amici accademici più valenti (e più disperati) per farne una banda di spacciatori di primo livello; l'obiettivo di guadagnare soldi, tanti e subito, si accompagna alla sicurezza che "inizio perché devo", ma "smetto quando voglio". Tuttavia presto la loro attività prende una piega diversa dal previsto e di qui la commedia regala allo spettatore minuti di sincere risate, col contrappeso di un profondo senso d'amarezza per una situazione che l'ironia alleggerisce, ma inquadra in tutta la sua critica autenticità.
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il beppe nazionale
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domenica 9 febbraio 2014
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una realtà contemporanea tragicomica
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Pietro Zinni, neurobiologo di elevatissimo spessore, è un ricercatore universitario che conta sul finanziamento della sua ricerca per mantenere casa e compagna. Associato a un vecchio barone dell'università che gli promette mari e monti, Pietro compie uno studio rivoluzionario ma non viene preso in considerazione dalla commissione, ritrovandosi così con un dottorato e zero euro in tasca. Come lui due benzinai, un aspirante meccanico, un lavapiatti, un archeologo e un genio della matematica che conta le carte a poker. Umiliato nella dignità e col peso di tanti anni di sacrifici, Pietro dedice di utilizzare l'algoritmo della sua ricerca per sintetizzare la migliore droga psicotropa e guadagnare così i soldi che gli spettano.
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Pietro Zinni, neurobiologo di elevatissimo spessore, è un ricercatore universitario che conta sul finanziamento della sua ricerca per mantenere casa e compagna. Associato a un vecchio barone dell'università che gli promette mari e monti, Pietro compie uno studio rivoluzionario ma non viene preso in considerazione dalla commissione, ritrovandosi così con un dottorato e zero euro in tasca. Come lui due benzinai, un aspirante meccanico, un lavapiatti, un archeologo e un genio della matematica che conta le carte a poker. Umiliato nella dignità e col peso di tanti anni di sacrifici, Pietro dedice di utilizzare l'algoritmo della sua ricerca per sintetizzare la migliore droga psicotropa e guadagnare così i soldi che gli spettano. Il gruppo si riunisce, si organizza, a ognuno è assegnata una mansione ben precisa e comincia il tour nelle discoteche. I soldi arrivano a fiumi, Alberto (il lavapiatti) decide di far uso della sostanza da lui creata e entra nel tunnel della dipendenza. Dal canto suo Pietro deve fare i conti con la compagna Giulia la quale, paradossalmente, lavora nelle comunità di recupero proprio con i tossicodipendenti.
Le cose sembrano procede bene fin quando Giulia non scopre l'attività di Pietro e quest'ultimo non viene contattato dal Murena (Marcorè), ovvero il boss che gestisce il giro di droghe a Roma. Murena, ex ingegnere navale, vuole il monopolio assoluto dello spaccio, per questo rapisce Giulia e chiede in cambio dieci kili della nuova droga. Giulia sarà liberata, ma la polizia scoprirà presto il giro illecito per colpa di Alberto e della sua dipendenza.
Smetto quando voglio si può suddividere in tre parti. La prima parte, che dura più o meno fino alla messa in commercio della droga e relativo test, introduce i personaggi e la situazione italiana con grande acume. I baroni universitari che si disinteressano degli studenti non sono una novità, così come la poca considerazione che viene data ai ricercatori in generale, che si traduce in stipendi irrisori. Sibilia esaspera questo aspetto proponendoci sette cervelloni che dalla vita hanno avuto solo una mortificazione lavorativa, cosa se volgiamo contestabile in quanto il vero genio, di solito, riesce in qualche modo a scamparla. La simpatia e la naturalezza di un ambiente giovane viene riprodotta fedelmente e domina in tutta questa prima parte del film. Nell'ambiente discotecaro viene messo in evidenza lo stordimento di massa dei ragazzi, la falsità, così come l'inciviltà nella scena in cui un uomo urina sulla tavoletta di un gabinetto.
Nella seconda parte i toni cambiano, i ricercatori fanno un mucchio di soldi, cambiano stile di vita, entrano in giri di escort e festini. La simpatia perde colore mentre prende sempre più piede la perdita del controllo, fino ad arrivare all'incontro col Murena che mette in scacco tutti con pistola e pugni.
La terza parte del film è quella conclusiva: il finale accellera, Pietro formula un buon piano per far arrestare Murena ma finisce comunque in galera, dove però potrà fare lezioni e guadagnare qualche soldo per la famiglia (Giulia è incinta). Qui ritorna lo spirito dell'inizio, tragicomico, in cui Giulia spinge il compagno a restare in carcere per portare a casa il denaro che serve.
Insomma, tanti spunti interessanti, tanta simpatia, un'iperbolica trattazione della questione dei ricercatori e una più realistica presa di coscienza riguardo l'attrattiva della droga. Stefano Fresi ricorda quasi un Galifianakis romano che fa le sue notti da leoni assieme ai compagni, Leo fa il suo mestiere con una certa spontaneità mentre Calabresi resta un po' in penombra. Irresistibili i latinisti Mattia e Andrea, capaci di essere pesanti solo come un laureato in Lettere può esserlo.
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melvin ii
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giovedì 20 marzo 2014
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un sorriso precario ma deciso
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“Smetto quando voglio” è un film di Sidney Sibilia, prodotto dalla Fandago di Domenico Procacci e da Matteo Rovere e distribuito dalla 01 Distribution.
Interpreti: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Neri Marcorè
Sceneggiatura: Andrea Garello, Valerio Attanasio, Sydney Sibilia.
Ogni intanto il cinema italiano batte un colpo di creatività.
Esistono quindi registi e sceneggiatori di talento nel nostro Paese: bisogna solo cercarli e, soprattutto, crederci.
Un plauso alla Fandago e a Rovere per il fiuto che hanno avuto come talent scout
“Smetto quando voglio” è un film attuale, amaro, divertente, ironico.
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“Smetto quando voglio” è un film di Sidney Sibilia, prodotto dalla Fandago di Domenico Procacci e da Matteo Rovere e distribuito dalla 01 Distribution.
Interpreti: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Neri Marcorè
Sceneggiatura: Andrea Garello, Valerio Attanasio, Sydney Sibilia.
Ogni intanto il cinema italiano batte un colpo di creatività.
Esistono quindi registi e sceneggiatori di talento nel nostro Paese: bisogna solo cercarli e, soprattutto, crederci.
Un plauso alla Fandago e a Rovere per il fiuto che hanno avuto come talent scout
“Smetto quando voglio” è un film attuale, amaro, divertente, ironico.
L’esordiente Sibilia riesce a mescolare tutti questi ingredienti con naturalezza , semplicità e talento.
La sceneggiatura è fluida e coerente con la storia, mai banale.
I dialoghi strappano più di una risata allo spettatore in sala.
Unico rilievo, forse, nella seconda parte il film perde un pò di ritmo.
Vi chiederete se è possibile ridere del dramma del precariato e dell’atavico ritardo italico nella ricerca e innovazione, Sibilia ci dimostra che è possibile.
Sette ricercatori brillanti rifiutati dall’Università e costretti a umili lavori per sopravvivere si inventano “spacciatori” per cambiare vita.
Tutto il cast è meritevole d’elogio.
Di Leo e soci raccontano con bravura la figura del “Cervello in bolletta”.
Azzecata la scelta di Marcorè, nel ruolo del “cattivo”
Mi permetto una menzione in più per Valeria Solarino .
Brava e bella allo stesso tempo. E’ maturata come donna ed attrice.
Convincente il finale, forse amaro, ma con quella giusta dose d’ironia che lascia allo spettatore la convinzione che un tempo la laurea spalancava le porte del mondo, oggi al massimo spalanca le porte di un call center.
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ilaria pasqua
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martedì 25 marzo 2014
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finalmente
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Pietro è un ricercatore universitario, un neurobiologo che dopo anni e anni di sacrifici viene completamente tagliato fuori dall’ambiente. E non ci vede più. Decide di mettersi in proprio creando un proprio business: spaccio di droga, ma non una droga qualsiasi, qualcosa di nuovo, creato ad hoc per il momento, e ovviamente cercando di aggirare la legge con sostanze non iscritte nell’elenco del Ministero. Senza dire nulla alla sua fidanzata che invece crede abbia ricevuto il finanziamento tanto agognato.
Nell’impresa trascinerà altri sei ricercatori universitari che ormai si sono arrangiati in altra maniera: Mattia e Giorgio, i latinisti diventati benzinai, Bartolomeo, economista che cerca di sfruttare le sue capacità al gioco senza riuscirci, Arturo, un archelogo che lavora per l'università, Andrea, un antropologo che cerca impiego come manovale, e infine, ultimo ma non per importanza, Alberto, un chimico che fa il lavapiatti in un ristorante cinese, che si occuperà di sintetizzare la sostanza e creare le pasticche.
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Pietro è un ricercatore universitario, un neurobiologo che dopo anni e anni di sacrifici viene completamente tagliato fuori dall’ambiente. E non ci vede più. Decide di mettersi in proprio creando un proprio business: spaccio di droga, ma non una droga qualsiasi, qualcosa di nuovo, creato ad hoc per il momento, e ovviamente cercando di aggirare la legge con sostanze non iscritte nell’elenco del Ministero. Senza dire nulla alla sua fidanzata che invece crede abbia ricevuto il finanziamento tanto agognato.
Nell’impresa trascinerà altri sei ricercatori universitari che ormai si sono arrangiati in altra maniera: Mattia e Giorgio, i latinisti diventati benzinai, Bartolomeo, economista che cerca di sfruttare le sue capacità al gioco senza riuscirci, Arturo, un archelogo che lavora per l'università, Andrea, un antropologo che cerca impiego come manovale, e infine, ultimo ma non per importanza, Alberto, un chimico che fa il lavapiatti in un ristorante cinese, che si occuperà di sintetizzare la sostanza e creare le pasticche. I sette formeranno un'improbabilissima banda criminale in cui ognuno avrà il suo ruolo.
Inutile dire che l’operazione porterà delle complicazioni belle grosse.
Finalmente. Finalmente una commedia italiana che valga veramente qualcosa. Un’opera prima che fa passare due ore divertenti senza tirare solo fuori parolacce su parolacce e situazioni banali a ripetizione. Il film ha una più che buona sceneggiatura con alla base un'idea stuzzicante e intelligente, i personaggi sono ben descritti, stessa cosa per i dialoghi frizzanti ma soprattutto la storia prosegue cercando di non ricalcare stereotipi, e questo lo dimostra anche il finale, abbastanza inaspettato, quanto raro.
Altro finalmente. Un cast di attori conosciuti/sconosciuti, gente che bazzica il piccolo schermo soprattutto, ma non il piccolo schermo indecente, quello che ci piace (molti degli attori sono presi da Boris, per intenderci), insomma, non le solite facce, un bel gruppo simpatico e affiatato. Complimenti anche per queste scelte, per nulla scontate. Che dire? Non voglio rovinarvi il gusto di scoprire le situazioni in cui si andranno a cacciare questo gruppetto sgangerato, basti sapere che ne vale la pena.
In conclusione davvero un ottimo esordio questo, un film non banale che si affaccia sul politically uncorrect, con una sceneggiatura intelligente, una bella ironia di fondo e tante risate sentite, con uno sguardo al futuro. Una sorpresa e soprattutto un grande sospiro di sollievo.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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trammina93
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sabato 30 agosto 2014
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una commedia intelligente
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Film veramente sorprendente! Dal trailer neanche mi ispirava e invece a fine film sono rimasta molto contenta per averlo visto. Non è un film eccezionale nè tantomeno molto divertente ma ho apprezzato lo sforzo di creare una trama elaborata ed originale. Più che una commedia basata su gag divertenti e battute, il regista Sydney Sibilla ci presenta una satira pungente ed anche intelligente perchè con l'ironia fa una critica allo Stato. La trama del film tratta di vari ricercatori universitari che sono dei falliti a causa del Paese in cui vivono, quindi pur avendo tanto talento sono costretti ad umili lavori. Vi è il protagonista (Edoardo Leo) che è un ricercatore di neurobiologia e presenta ad una commissione un progetto rivoluzionario su delle molecole così avanzato che nessuno lo prende sul serio, anzi peggio, come gli spiega il professore che supervisiona il lavoro nessuno lo capisce e così non gli rinnovano il contratto.
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Film veramente sorprendente! Dal trailer neanche mi ispirava e invece a fine film sono rimasta molto contenta per averlo visto. Non è un film eccezionale nè tantomeno molto divertente ma ho apprezzato lo sforzo di creare una trama elaborata ed originale. Più che una commedia basata su gag divertenti e battute, il regista Sydney Sibilla ci presenta una satira pungente ed anche intelligente perchè con l'ironia fa una critica allo Stato. La trama del film tratta di vari ricercatori universitari che sono dei falliti a causa del Paese in cui vivono, quindi pur avendo tanto talento sono costretti ad umili lavori. Vi è il protagonista (Edoardo Leo) che è un ricercatore di neurobiologia e presenta ad una commissione un progetto rivoluzionario su delle molecole così avanzato che nessuno lo prende sul serio, anzi peggio, come gli spiega il professore che supervisiona il lavoro nessuno lo capisce e così non gli rinnovano il contratto. Poi ci stanno i due più grandi latinisti che parlano latino tra loro ma sono costretti a lavorare da un benzinaio senegalese e a parlare senegalese con lui. Alberto è un grande chimico che però lavora come lavapiatti ad un ristorante cinese. Bartolomeo è un giovane economista che utilizza le sue capacità nei calcoli matematici per il poker. Andrea è il più grande antropologo costretto a fingersi un ignorante non laureato pur di ottenere un lavoro ma finisce per farsi scoprire col suo linguaggio colto. Infine c'è Arturo un archeologo che visiona i lavori stradali. Quando Pietro perde il lavoro ha la brillante idea di chiamare i suoi amici e proporgli di produrre e spacciare smart drugs. L'idea risulta vincente perchè da subito cominciano a fare soldi a palate, anzi ne fanno così tanti che la situazione gli sfugge di mano perchè sebbene non vogliano dare nell'occhio e tenere lo stesso stile di vita di prima, il loro tenore di vita cambia in modo precipitoso. Il finale sarà molto incasinato e ci saranno vari colpi di scena, ci sarà un piano elaborato che dovranno architettare per risollevare la situazione intrigata in cui si troveranno ma che non vi spiego per ovvi motivi. Mi è piaciuto molto il finale, anche il finale sarà molto satirico. Il cast è stato ben scelto e mi sono tutti piaciuti, ma in particolare mi complimento con Edoardo Leo che è sempre più bravo ma anche con Neri Marcorè nel ruolo del cattivo del film. Complimenti anche al regista che per essere all'esordio ha mostrato tanta creatività e stimo la sua comicità basata su una sottile ironia piuttosto che su battute banali e volgari. Almeno si spera che film come questi con una simile satira facciano fare due conti a chi sta ai piani alti del potere su come ci stanno facendo fallire e come il nostro Paese sta sempre più cadendo in basso.
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