Amiche e compagne di studi, Anna e Bianca si recano in treno nella casa di campagna di quest'ultima per preparare un esame nella tranquillità di un luogo isolato e lontano dalle distrazioni della città. In realtà questo è solo un pretesto per consentire a Bianca di corteggiare l'amato Cesare che le raggiungerà in macchina il giorno dopo. Cesare tarda ad arrivare ed al suo posto si presenta una ragazza svampita ed attraente che dice di essere la sua fidanzata...
Storia tutta al femminile, quella di Bertolucci è una delicata e talvolta ingenua indagine sul variopinto universo di fragilità emotive in cerca di una risposta ai propri dilemmi amorosi, in bilico tra una estemporanea favoletta conviviale e gioiosa e la purezza di uno sguardo che rivela l'intima verità di un inconfessabile sentimento. Articolando la fragile dialettica di una volontaria convivenza si attraversano gli stadi plausibili di un rapporto a due che parte dalla complicità di una sbarazzina amicizia, prosegue nella sigolar tenzone di una contesa amorosa e si stempera nel gioco sottile di una tenera intesa.
L'impianto teatrale di una commedia dei sentimenti giocata nei tre atti dell'inutile attesa di una agognata presenza maschile, il misterioso 'Godot' di un rendez vous al femminile, il pretestuoso convitato di pietra di una vezzosa schermaglia tra belle ragazze nella gaia trasferta di un tiepido rifugio autunnale, nell'accogliente magione di eremo agreste in cui coltivare la tenera amicizia di una sotterranea attrazione.
Il percorso accidentato di questa gioco malizioso e leggero si sviluppa lungo un sentiero lastricato di buoni propositi e sottili infingimenti, nella civettuola dissimulazione di una contesa amorosa tra le false rivali di una tacita intesa; il giusto complemento di anime gemelle tra la razionalità e il controllo di un'amazzone bruna e la dolce svagatezza di una bionda ninfetta.
Bertolucci si muove leggero sulla trama di una sceneggiatura allegramente verbosa, disseminata qua e là dal segno prezioso di un teneri slanci poetici, dalla inusitate parole di una rivelazione interiore che cresce pian piano come il tenero germoglio di un indecifrabile sentimento racchiuso nel cuore segreto di giovani donne.
Scritto a tre mani dal regista insieme a Lidia Ravera e Mimmo Rafele, si sposta con misurata accortezza tra gli interni di enormi stanzosi in cui risuonano gli echi di struggenti melodie della tradizione partenopea e gli ariosi esterni di un rasserenato paesaggio campestre, tra gracchianti rospi confusi col principe azzurro (prontamente sepolto nel festoso rituale di tragicomiche esequie) e l'allegra baldanza di una alcolica euforia. "Quest'Ottobre così mite, queste giornate infinite.Questa sera troppo chiara, questa ragazza così cara.Questo vino così forte, queste trappole della sorte." Tenera è la notte... nella Val Pessola.
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