La leggenda del grande judo

Un film di Akira Kurosawa. Con Denjiro Okochi, Susumu Fujita, Yukiko Todoroki, Ryunosuke Tsukigata, Takashi Shimura.
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Titolo originale Sugata Sanshiro. Azione, durata 80 min. - Giappone 1943.
   
   
   

La via del Judo secondo Kurosawa Valutazione 3 stelle su cinque

di gianleo67


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martedì 31 luglio 2012

Storia del giovane Sugata Sanshiro e della sua maturazione da ingenuo e sprovveduto allievo di Judo ad imbattibile campione. L'opera prima del maestro Kurosawa è un classico film di arti marziali da cui filtra una sensibilità tematica ed una raffinatezza di sguardo che saranno gli aspetti peculiari di una produzione autoriale lunga circa mezzo secolo. L'origine del Judo dal Jujitsu (nella forma del percorso di formazione umana e tecnica del giovane e irruento Sugata) assume da subito il senso di un apologo morale sul senso della vita e sul valore delle virtù che ispirano e nobilitano la millenaria tradizione nipponica sospesa tra religiosità e cultura popolare. Il linguaggio cinematografico, pur nella sua sobrietà, esibisce senza ridondanza l'uso di eleganti metafore che oltre ad una immediata funzione narrativa (di mera scansione temporale o meno), qualificano un asciutto simbolismo tra lirismo e poesia. Una ricercatezza formale che si estende ed approfondisce nella cura delle inquadrature (spesso giocate sulla 'naturale' simmetria delle architetture tradizionali) bilanciando con studiata efficacia il confronto degli elementi in campo tra dialoghi essenziali quanto diretti (non privi di beffarda ironia) e la plasticità delle scene d'azione. I personaggi , prototipi di figure tradizionali delle scuole di lotta (il maestro, l'allievo, il bonzo,l'avversario, la figlia del maestro, etc.) richiamano una solida e definita dimensione sociale al di là di qualche inevitabile schematismo. Di suggestiva eleganza la scena dei sandali abbandonati da Sugata all'inizio del film e che subiscono la sorte che il caso o il destino assegna loro come quella che tocca al loro ingenuo ma determinato proprietario e la scena finale che evoca accorati accenti lirici (di chiara origine teatrale) nel canto di un guerriero che si prepara alla 'pugna' ed al suo tragico destino. Il film è riproposto dalla Toho Company nella versione rimontatta del 1952 dopo che la censura durante la guerra (esce nel Marzo del 1943) lo aveva decurtato di circa 500 mt, sostituiti dalla società produttrice con alcune didascalie esemplificative delle parti mancanti. Poesia a livello di tatami.

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