Per il gusto di uccidere |
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Un film di Shelley Winters, Maureen O'Hara, Jackie Gleason, Rosemary Forsyth.
Con Rada Rassimov, Craig Hill, Piero Lulli, Fernando Sancho, Franco Ressel.
continua»
Western,
durata 94 min.
- Italia 1966.
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L’antieroe scommette su se stessodi Gianni LuciniFeedback: 29144 | altri commenti e recensioni di Gianni Lucini |
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venerdì 16 settembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
«Ve la sentite di puntare su di voi?» La domanda, che nel film viene rivolta da Collins a Lanky, è la chiave di lettura principale di un film che ripropone con qualche variante, ma senza modificarne i codici, il cinico e disincantato antieroe senza nome interpretato da Clint Eastwood nei film della “trilogia del dollaro” di Sergio Leone. Come lui anche Lanky non si fida di nessuno e, soprattutto, non si appassiona particolarmente a nessuna causa che non sia il proprio benessere o la propria sopravvivenza. Per questo se proprio deve scommettere su qualcuno o su qualcosa lo fa su di sé. Cinico al punto da assistere senza battere ciglio agli assalti dei convogli che trasportano oro lasciando che i banditi di turno massacrino tranquillamente gli uomini di scorta, tiene la realtà ancor più lontana da sé di quanto non facesse il protagonista dei film di Leone grazie al fatto di poterla vedere da un cannocchiale di grande potenza perennemente montato sul suo fucile. Lui non si mescola, anzi, fin dall’inizio la guarda dall’alto con una felice scelta della sceneggiatura di farlo costantemente muovere su un piano diverso da quello degli eventi dei quali è testimone e, occasionalmente, partecipe. A ben vedere c’è un’altra differenza il personaggio interpretato da Clint Eastwood e Lanky. Se il primo era cinismo e indifferenza allo stato puro, Lanky porta con sé una compagnia pericolosa come il desiderio di vendicare il fratello, che non diventa un’ossessione come per gli eroi tormentati dei western di Corbucci, ma ha il suo peso nella storia. Quando uccide Gus nel duello finale prova il piacere sottile della vendetta compiuta e, per la prima volta dall’inizio del film, non agisce con il distacco del professionista che dispensa la morte più per destino che per il piacere. Uccide per il gusto di uccidere, appunto..
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