Film breve e molto semplice, ma bellissimo proprio per questo. Fin dai titoli di testa si respira profumo di romanzo classico, che grazie ai maestri del genere horror (Fisher, Lee, Cushing, con l’appoggio della Hammer Production) assume le tinte di una fiaba stile fumetto d’autore: la migliore versione del racconto di Conan Doyle. Ogni scena illustra la vicenda con un colore diverso, da gustare minuto per minuto, come una serie di quadretti che dipingono il poetico paesaggio della campagna inglese: il castello, la landa, le sabbie mobili, la miniera. La musica è essenziale quanto efficace. Peccato che il punto debole sia proprio il mastino, con quel monotono ululato che rischia di essere ridicolo (anche se di grande effetto nella scena della miniera) e che alla fine ci mette troppo tempo per sbranare l’erede dei Baskerville. Nel doppiaggio italiano c’è un errore temporale tra il mese di giugno (rintracciabile quando viene citata l’edizione della “Gazzetta del Devon”) e il mese di ottobre (l’ambientazione del libro, più adatta a creare l’atmosfera cupa della storia).
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