Oci ciornie |
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Un film di Nikita Mikhalkov.
Con Marthe Keller, Marcello Mastroianni, Silvana Mangano, Elena Safonova, Isabella Rossellini.
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Titolo originale Oci ciornie.
Commedia,
Ratings: Kids+16,
durata 117 min.
- Italia, URSS 1987.
MYMONETRO
Oci ciornie
valutazione media:
2,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'autentico nel fallimentodi lafcadioFeedback: 0 |
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sabato 10 maggio 2008 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un'ottima pellicola. Mastroianni, guidato da Mikalkov, eccelle. Brava la Keller, il suo personaggio, nella seconda parte della sua apparizione, esprime un intimismo coinvolgente. La storia può apparire come una delle tante, ma il messaggio è nel suo interno. Qui, il protagonista esce fuori dalla schermo protettivo (la sicurezza che il benessere della moglie gli procurava)in cui si crogiolava in un'esistenza falsata.Ma la sua natura di apparente pusillanime non gli consente di riuscire nel proposito di ricostruirsi un ruolo, quindi un nuovo rapporto con la donna per la quale pure provava un forte sentimento. "Apparente pusillanime", ho detto perché, in vero, l'autenticità fallisce al cospetto dell'ordinario della vita. Il senso dell'autentico si percepisce a sprazzi, come un segno che sfugge e la coda dell'occhio lo carpisce all'ultimo istante. Per alcuni ciò è così vero che non si sentono, malgrado la capacità o meno che possono avere di concettualizzare un tal segno,di farne una convenzione. Un rapporto accettato non può che convenzionarsi, rendersi abitudine, se dilatato oltre la misura del suo apparire: vivere di un ricordo può essere più intenso. Ma questo ricordo deve scaturire da sé, quando meno ci si aspetti di vederlo. La scena del ritorno, quando sul carro gli emerge nella memoria la nenia che sua mamma gli soleva cantare da bambino per farlo addormentare esprime il senso di ciò che si intende. Lì è l'autentico e non si provi a dilatarlo oltre quella misura perché se ne farebbe già altra cosa. Meglio apparire un farfallone, un pusillanime, consapevole di esserlo(e questo il personaggio lo esprime: nel finale quando il regista unisce il drammatico- la commozione del protagonista quando finisce di raccontare la sua storia proprio a colui che ha preso il suo posto con la donna di cui aveva sentito nella narrazione- al grottesco: la mimica pagliaccesca che richiama la danza zingaresca e quindi l'essere ridicolo con cui si maschera). Mikalkov, sapientemente fa coincidere l'alternanza, il passaggio dal dramma al grottesco, che, per contrasto, esprime tale consapevolezza insita nel personaggio: 1) al suo risveglio, dopo aver ricordato la nenia infantile (ciò che poteva essere e non è stato, l'Ormai che non torna, il trascorre) e l'incrocio del carro zingaresco;2) e alla fine del suo racconto. Non a caso lo stesso Regista ha girato Oblomov, dal romanzo di Concarov, dove l'inazione, è il caso di dirlo?,è sinonimo del seguente pensiero amletico:"L'incarnato della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero." E quindi il sentire di Oblomov è il sentire del Mastroianni mikalkoviano. La pellicola esprime ottimamente lo spirito russo: l'abbraccio, il bacio, l'espressione dei volti e quella verbale, per non dire della bella fotografia che risalta lo sfondo paesaggistico.
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