rongiu
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venerdì 26 novembre 2010
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il bivio.
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Gli accadimenti umani hanno sempre una logica. Quando il nostro intelletto smette di essere tale, diventa istintuale, illogico; e con esso il comportamento. Allo stesso modo, la capacità di giudizio dell’osservatore, di fronte a tale condotta è offuscata. Schierarsi, diventa così, un gioco da ragazzi; troppo facile. Il giudizio dell’uomo non può e non deve essere affrettato. Perché? Perché ci sono momenti della vita, in cui l’uomo, è maledettamente solo con se stesso. Non ci sono mani tese, non ci sono consiglieri, niente amici, affetti e compagnia bella. Anche il proprio Dio, sembra essere assente o vaga chissà dove.
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Gli accadimenti umani hanno sempre una logica. Quando il nostro intelletto smette di essere tale, diventa istintuale, illogico; e con esso il comportamento. Allo stesso modo, la capacità di giudizio dell’osservatore, di fronte a tale condotta è offuscata. Schierarsi, diventa così, un gioco da ragazzi; troppo facile. Il giudizio dell’uomo non può e non deve essere affrettato. Perché? Perché ci sono momenti della vita, in cui l’uomo, è maledettamente solo con se stesso. Non ci sono mani tese, non ci sono consiglieri, niente amici, affetti e compagnia bella. Anche il proprio Dio, sembra essere assente o vaga chissà dove. E, per chi questi momenti li vive sulla propria pelle, qual è la scelta giusta da farsi?
Ognuno ha la sua scelta. Discutibilissima, ma non è la tua scelta.
Pertanto, se ascolto un istintuale affermare: \ Io, sono nel giusto/ diffido e non poco. Bent Hamer, regista, ci propone un lavoro che sembra essere in un primo momento stagnante, non è così. Ad esempio, riflettendo sulle scene di nudo, Hamer ci presenta una nudità che è, a mio parere, paradossale; solo fisica, del tutto priva di vigore spirituale. I corpi sono assenti, sospesi nel nulla, nonostante l’ampolloso amplesso.
Chi andrà a vedere il film, parteciperà al racconto di diverse storie, con protagonisti diversi ed epiloghi diversi. Ognuno, ha fatto la propria scelta. Unico ed ineludibile denominatore comune: il bivio. Di fronte a questo bivio, che si presenta nel bel mezzo di un Natale, rigido e non conformista, con un filo di lucidità maggiore, i protagonisti probabilmente …
Good Ciak!
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laulilla
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venerdì 26 novembre 2010
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un natale norvegese
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E' un bel film questo norvegese, Tornando a casa per Natale: film a episodi, in cui sono raccontate le vicende di alcuni personaggi molto veri e umani, lontanissimi dal nostro Natale dei consumi, dell'ostentazione e dello spreco.
Le storie narrate sono connotate dagli elementi tradizionali del Natale: la neve, che è comune a molti episodi, l'albero illuminato; la nascita di un bambino, simbolo della vita che continua anche nelle più difficili condizioni, la cui presenza apre i cuori alla speranza, ma anche e soprattutto alla comprensione e all'ascolto delle persone che, per quanto vicine, non riusciamo più a vedere nel loro urgente bisogno di calore e di affetto.
Sotto questo aspetto, è emblematica la vicenda del medico, che ha fatto venire alla luce quel bambino, grazie al quale finalmente comprende la solitudine della moglie, la sua voglia di maternità e di affetto.
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E' un bel film questo norvegese, Tornando a casa per Natale: film a episodi, in cui sono raccontate le vicende di alcuni personaggi molto veri e umani, lontanissimi dal nostro Natale dei consumi, dell'ostentazione e dello spreco.
Le storie narrate sono connotate dagli elementi tradizionali del Natale: la neve, che è comune a molti episodi, l'albero illuminato; la nascita di un bambino, simbolo della vita che continua anche nelle più difficili condizioni, la cui presenza apre i cuori alla speranza, ma anche e soprattutto alla comprensione e all'ascolto delle persone che, per quanto vicine, non riusciamo più a vedere nel loro urgente bisogno di calore e di affetto.
Sotto questo aspetto, è emblematica la vicenda del medico, che ha fatto venire alla luce quel bambino, grazie al quale finalmente comprende la solitudine della moglie, la sua voglia di maternità e di affetto. Nel film, però, il patetico non è il solo registro narrativo: è amaramente ironico, ma ci dà anche modo di divertirci, l'episodio della donna che, avendo compreso come l'uomo che ama se ne stia perfettamente a suo agio nel ruolo di bigamo, decide di vendicarsi, rovinandogli la festa durante la messa natalizia, con signorile imperturbabilità, mentre è delicatamente elegiaco l'episodio dei due anziani coniugi che rimangono uniti presso l'albero a celebrare un Natale di solidarietà reciproca, nella quale, ora, dopo tanti anni, si è trasformato l'amore che li ha uniti.
Un Natale che si rispetti, però, non può essere senza stella: qui è l'apparizione della luminosissima e affascinante Sirio, scoperta attraverso il telescopio della graziosa adolescente musulmana, che orienta il comportamento del giovane norvegese, atteso in famiglia per il cenone tradizionale
Il film è supportato da essenziali e antiretorici dialoghi fra i personaggi e da una splendida fotografia, che sottolinea i grandi spazi innevati e gelidi, in cui la solitudine è maggiormente avvertibile , in cui la lunga notte dei paesi nordici è improvvisamente e quasi magicamente squarciata dalle luci dell'aurora boreale.
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luca scialò
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giovedì 25 novembre 2010
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dal freddo norvegese 6 storie che scaldano il cuor
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E’ la vigilia di Natale e in una piccola cittadina della Norvegia che tanto ricorda le ambientazioni in cui vive Santa Claus, si alternano le vicende dei suoi abitanti. Tante piccole storie semplici, quanto umane e toccanti: un padre divorziato che si traveste da Babbo Natale per rivedere i figli; un ex asso del calcio ormai caduto in disgrazia tra alcolismo e vagabondaggio; una donna che si illude che l’uomo con cui ha rapporti sessuali lasci la moglie dopo Natale; una coppia di anziani che ci ricorda quanto può durare un amore; un ragazzino che pur di stare con la compagna di classe musulmana finge di non festeggiare il Natale; una coppia serbo-albanese che per l’assurda questione kossovara si rifugia in una baita perché non può rientrare in patria.
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E’ la vigilia di Natale e in una piccola cittadina della Norvegia che tanto ricorda le ambientazioni in cui vive Santa Claus, si alternano le vicende dei suoi abitanti. Tante piccole storie semplici, quanto umane e toccanti: un padre divorziato che si traveste da Babbo Natale per rivedere i figli; un ex asso del calcio ormai caduto in disgrazia tra alcolismo e vagabondaggio; una donna che si illude che l’uomo con cui ha rapporti sessuali lasci la moglie dopo Natale; una coppia di anziani che ci ricorda quanto può durare un amore; un ragazzino che pur di stare con la compagna di classe musulmana finge di non festeggiare il Natale; una coppia serbo-albanese che per l’assurda questione kossovara si rifugia in una baita perché non può rientrare in patria.
Quest’ultima forse è la storia che trascina il film dall’inizio alla fine, rievocando in chiave moderna quella che in fondo è la storia del Natale: la coppia ha appena avuto un figlio e fuggono da un tragico destino.
Le storie sono tratte da un libro di racconti brevi del norvegese Levi Henriksen, dal titolo “Only soft presents under the tree”, e trasposte con maestria dal regista norvegese Bent Hamer. Regista che vanta all’attivo altri tre film, e una serie di cortometraggi e documentari.
“Tornando a casa per Natale” ha ottenuto la sua première internazionale nel 2010 al Toronto Film Festival e la sua anteprima Europea al Festival di San Sebastian, dove ha vinto meritatamente il "Premio della Giuria per la Miglior Sceneggiatura".
Dal freddo norvegese dunque 6 semplici storie che scaldano il cuore, vuoi perché drammatiche, vuoi perché tenere, vuoi perché frustrate, vuoi perché colme di speranza. Un film “natalizio” non può non averne, ma Hamer non scade mai nella banalità e nella scontatezza.
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algernon
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giovedì 25 novembre 2010
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magia nordica
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un bel film, che descrive un intreccio di storie in un piccolo villaggio norvegese. belle storie piene di sentimento, di persone in cerca dei loro cari, figli, mogli, amanti. o in cerca di qualcuno da aiutare. con la magia della neve, della notte, dell'aurora boreale. e con il natale a legare tutto questo, anche se non lo festeggiamo.
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nino quincampoix
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lunedì 29 novembre 2010
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a natale tutto può accadere...o forse no!
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Un film delicatamente natalizio che racconta le vicende di alcune persone che transitano per una poco conosciuta, gelida e innevata cittadina norvegese. Le storie (semplici, comuni, ma soprattutto terribilmente umane) non vengono a contatto tra di loro se non nella scena finale all'interno della chiesa nella quale si celebra la messa natalizia. La lentezza è funzionale alla storia e non annoia mai lo spettatore che è ipnotizzato dalla bella fotografia e dai paesaggi nordici.
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molenga
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mercoledì 27 luglio 2011
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un' unica speranza nel grigio natale di hamer
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Vari spaccati di vita s'incrociano nel Natale norvegese del regista Hamer, noto per "factotum" e "il mondo di Horten"; di un medico che aiuta due clandestini a partorire e a raggiungere la Svezia, un bambino sceglie di non festeggiare il natale con la famiglia per non lasciare sola una sua compagnetta musulmana, un uomo si barcamena tra la moglie e l'amante, un ex calciatore-ricordato come l'unica gloria della formazione locale- è ridotto a senzatetto mentre un altro non ha modo di rivedere i propri figli se non che travestendosi da babbo natale.
Non c'è gioia in questo film sull'obbligo di festeggiare e stare insieme per le feste, che spesso acuisce il senso di solitudine di chi non ha niente da celebrare o nessuno con cui dividere un piatto caldo.
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Vari spaccati di vita s'incrociano nel Natale norvegese del regista Hamer, noto per "factotum" e "il mondo di Horten"; di un medico che aiuta due clandestini a partorire e a raggiungere la Svezia, un bambino sceglie di non festeggiare il natale con la famiglia per non lasciare sola una sua compagnetta musulmana, un uomo si barcamena tra la moglie e l'amante, un ex calciatore-ricordato come l'unica gloria della formazione locale- è ridotto a senzatetto mentre un altro non ha modo di rivedere i propri figli se non che travestendosi da babbo natale.
Non c'è gioia in questo film sull'obbligo di festeggiare e stare insieme per le feste, che spesso acuisce il senso di solitudine di chi non ha niente da celebrare o nessuno con cui dividere un piatto caldo. Solo la nascita del bambino della coppia clandestina, una musumana e un serbo provenienti dal kosovo, ricollegandosi alla prima scena-della quale non parlo, godetevi il fil dall'inizio alla fine!- sembra lasciare un messaggio di speranza, una possibilità che, come spesso accade nelle società che si avviano a divenire multiculturali, viene dalle generazioni future.
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peperita_patty
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giovedì 25 novembre 2010
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drammatico ma dolcissimo.
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Un film un po' lento.Ma la lentezza si apprezza per il contenuto drammatico del film. In un contesto di velocità il film non avrebbe avuto senso di esistere giacché non si sarebbero creati e consolidati i rapporti tra i vari personaggi.Fa riflettere sull'importanza della solidarietà.Ottimo film.
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angelo umana
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venerdì 26 novembre 2010
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ognuno ha il suo natale
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Natale cade sempre lo stesso periodo dell’anno e coglie le famiglie più o meno pronte a festeggiare, le coglie prese dalla loro vita e dalle loro storie, momenti sì momenti no. Del resto non si può festeggiarlo ognuno quando vuole. Così vediamo nel film dei “Natale” diversi, molto personali, di solitudine, ognuno all’insaputa degli altri. La neve che c’è fuori fa sentire ancora più freddo a chi di famiglia non ne ha, e non ha nemmeno tavole imbandite e con le candeline accese; un papà separato resta fuori pure dalla chiesa. I possibili drammi delle vite che il regista racconta ci giungono ovattati come è ovattato di neve il paesaggio norvegese ("only soft presents" .
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Natale cade sempre lo stesso periodo dell’anno e coglie le famiglie più o meno pronte a festeggiare, le coglie prese dalla loro vita e dalle loro storie, momenti sì momenti no. Del resto non si può festeggiarlo ognuno quando vuole. Così vediamo nel film dei “Natale” diversi, molto personali, di solitudine, ognuno all’insaputa degli altri. La neve che c’è fuori fa sentire ancora più freddo a chi di famiglia non ne ha, e non ha nemmeno tavole imbandite e con le candeline accese; un papà separato resta fuori pure dalla chiesa. I possibili drammi delle vite che il regista racconta ci giungono ovattati come è ovattato di neve il paesaggio norvegese ("only soft presents" ... please). Sono quasi tutti dei “Natale” che lasciano sperare quelli rappresentati: quello del ragazzino protestante che lo passa a guardare le stelle con la sua amica musulmana, i due si donano momenti solo per sé stessi e il primo rifugge la cena convenzionale dei genitori; quello dell’ex calciatore, ora clochard, che reincontra un’antico amore ed ottiene l'ultimo calore prima di morire sereno nel treno, con la visione di un regalo tardivo, uno splendido albero illuminato che passa dal finestrino; quello del medico che fa nascere il bimbo della coppia profuga kossovaro-albanese, lui che un bambino ancora non ce l’ha. All’inizio del film la neo mamma ci viene mostrata mentre sta per premere il grilletto di un fucile mirando un ragazzino “nemico” nella ex Iugoslavia, il rilasciare quel grilletto deve averle dato il dono di diventare mamma. Per associazione di idee mi fa venire in mente: Grand Canyon, Short Cuts e L’aria serena dell’ovest.
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