elgatoloco
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martedì 5 giugno 2018
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la notte di manfredi?no
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Luigi(Gigi)Magni ha sempre dedicato gran parte della sua opere alla storia italiana e in specie a quella romana: ciò sia come regista sia come sceneggiatore, sia anche come scrittore. Qui, in"La notte di Pasquino"(2003), ultimo film inteprretato-o meglio uno degli ultimi, dato che lavorò fino alla fine- da Nino Manfredi, ma anche ultimo film di Magni(film TV, d'accordo, ma comunque sempre film, anche per la complessa narrazione che implica), Pasquino (Manfredi)è un cardinale-lo si scopre solo dopo-che aiuta un rabbino a ritrovare un bambino ebreo rapito a scopo per loschi motivi economici da un nobile spiantato-e...siamo nel 1870, alla vigilia della Breccia di Porta Pia, ossia di uno di quegli eventi che"rompono"l'unità tra clero e laicità(non diremo laicismo)a Roma e potenzialmente nel Regno d'italia.
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Luigi(Gigi)Magni ha sempre dedicato gran parte della sua opere alla storia italiana e in specie a quella romana: ciò sia come regista sia come sceneggiatore, sia anche come scrittore. Qui, in"La notte di Pasquino"(2003), ultimo film inteprretato-o meglio uno degli ultimi, dato che lavorò fino alla fine- da Nino Manfredi, ma anche ultimo film di Magni(film TV, d'accordo, ma comunque sempre film, anche per la complessa narrazione che implica), Pasquino (Manfredi)è un cardinale-lo si scopre solo dopo-che aiuta un rabbino a ritrovare un bambino ebreo rapito a scopo per loschi motivi economici da un nobile spiantato-e...siamo nel 1870, alla vigilia della Breccia di Porta Pia, ossia di uno di quegli eventi che"rompono"l'unità tra clero e laicità(non diremo laicismo)a Roma e potenzialmente nel Regno d'italia... per il rilievo simbolico che l'evento stesso assume. Manfredi, indubbiamente indebolito e invecchiato, regge ancora benissimo il ruolo(improponibile, credo, il confronto con opere precedenti, visto che le condizioni erano diverse, anche considerando la destinazione diversa, anche a livello di comunicazione che la TV implica. Film anche del dialoogo interreligioso, della collaborazione di una cardinale di Santa Romana Chiesa con la comunità ebraica, una delle più antiche comunità romane, ma da sempre osteggiata per via dei noti pregiudizi. Pasquino acitore di motti e di satire, Pasquino emblema della conciliazione tra"mondi"apparentemente lontanissimi, anche se parlanti la stessa lingua(intendendo come tale il romanesco), partecipi dello stesso"luogo", l'Urbs. Per motivi sia biografici sia , appunto, comunicativi, il TV-movie ha toni più dimessi, meno"fulgenti"che in altre occasioni. Un fillm triste e allegro, anzi meglio a tratti triste e a tratti allegro, con un'alternanza che sembra essere più tipica dela musica, in particoalre della sinfonia, dove i vari"tempi"si alternano in questo modo, senza in relatà contraddirsi, anzi completandosi. Film commovente e coinvolgente, completamente in linea con la poetica di Magni e anche di Manfredi, suo attore prediletto, ma à son tour sceneggiatore e regista in varie, anche molto fortunate occasioni, Tra gli altri si segnalano Fiorenzo Fiorentini, nella prte di Toto il cocchiere, discreto confidente di Pasquino, Elena Liskova, Eliana Miglio, Giacomo Gonnella. El Gato
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elgatoloco
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giovedì 19 novembre 2020
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comunque, essendo film tv, di grande efficacia sto
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Con questo"La notte di Pasquino"(2002, Luigi Magni, anche autore del soggetto e della sceneggiatura, scritta con Claudio Piersanti)Magni, sceneggiatore, regista, scrittore, storico della realtà romana ci dà la sua ultima opere, che è ancora una volta in omaggio commosso e vibrante alla storia moderna, nella quale appunto vibra la rivalutazione fondamentale dell'apporto dato a Roma dalla comunità ebraica(più antica di San Pietro, si ricorda,ossia presente prima dell'avvento del cristianesimo della città, id est a.C.), la polemica contro lìoccupazione clericale della città ad opere del dogma dell'infallibilitò papale, istituita, contro il parere di vari cardinali, peraltro, da Pio IX°e vari altri temi.
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Con questo"La notte di Pasquino"(2002, Luigi Magni, anche autore del soggetto e della sceneggiatura, scritta con Claudio Piersanti)Magni, sceneggiatore, regista, scrittore, storico della realtà romana ci dà la sua ultima opere, che è ancora una volta in omaggio commosso e vibrante alla storia moderna, nella quale appunto vibra la rivalutazione fondamentale dell'apporto dato a Roma dalla comunità ebraica(più antica di San Pietro, si ricorda,ossia presente prima dell'avvento del cristianesimo della città, id est a.C.), la polemica contro lìoccupazione clericale della città ad opere del dogma dell'infallibilitò papale, istituita, contro il parere di vari cardinali, peraltro, da Pio IX°e vari altri temi. Siamo all'epoca(1870)di Porta Pia, ossia dell'occupazione delle truppe italiane(piemontesi) di Roma, dove Magni mette intelligentemnete in bocca a Pasquino la battuta sulla"cultura"di Vittorio Emanuele, che si vantava di aver letto un solo libro, ossia(sic!)il"Regolamento militare"... Attraverso la vicenda"gialla"del depravato nobile romano che ruba un infante ebreo per fingere che sia suo figlio, solo a scopo di eredità(sacrica poi il bambino), Magni ci introduce, come aveva fatto con"Nell'anno del Signore", "In noime del popolo sovrano"e vari altri film, per es. quello su Pilato(con Montesano)e vari libri in un mondo che è quello suo , delle sue appassionate ricerche e lo fa in un modo comunque convincente, Non si saranno i colpi di scena di un film tipicamente"cimematografico", ma c'è tutta la tensione necessaria per un'opera a destinazione prioritariamente televisiva e il"messagio"(se vogliamo esprimerci così)"passa", mettendo in discussione quel po'di storia che molti italiani ricordnao dalla loro(magari scarsa e approssimativa)scolarizzazione, dove la storia è rimasta spesso una"cenerentola"rispetto ad altre materie, più utili e tecnologiche o comunque"immediatamente professionalizzanti"e non si dica che quest'opera è da poco. Nino Manfredi, reinterpretando,35 anni dopo"Nell'anno del Signore"il ruolo di Pasquino, che qui si rivelerà"essere", almneno in quel kairòs (momento storico)un cardinale non allineato con il dogma dell0infallibilità ci dà una delle sue ultime intepretazioni, commoessa, sofferta, comica ma non priva di tutta la passione civile di cui Manfredi, attore,regista, sceneggiatore, autore è sempre stato capace. Lo affiancano interpreti comunque di notevole spessore, come Fiorenzo Fiorentini, Anotnio Liskova, nella parte di una giovane americana, Giacomo Gonnella, che interpreta un rivoluzionario risorgimentale(quella è l'epoca, questa la denominazione storica del periodo), Giacomo PIperno, che dà voce e corpo al rabbino, Elena Miglio e altri, in un film, appunto televisivo che rimane tra le opere comunque più interessanti tra ciò che la sinergia tra cinema e TV ha saputo realizzare e la perdita di Magni, come quello di Manfredi, pesa su un mondo del cinema e in genere dello spettacolo e tout court dello spettacolo che oggi è una realtà deprivata, anche ben prima dell'avvento del Corona Virus. El Gato
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