Nel 1968 in Italia il genere storico mitologico è ormai in disarmo, quasi spazzato via dal grande successo popolare del western all’italiana. A ridargli un’ultima scintilla di splendore ci si mette Robert Siodmak, tedesco di Dresda d’origine ebrea, fuggito negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni naziste, arrivato alla nomination all’Oscar nel 1946 con I gangsters e poi di nuovo esule in Europa perché messo al bando negli States dopo essere stato accusato di simpatie comuniste. Siodmack attinge per il soggetto al romanzo “Kaumpf um Rom” e costruisce un kolossal di sei ore chiamando a interpretarlo una lunga serie di stelle dell’epoca, a partire da quell’Orson Welles che veste con la consueta aria sorniona i panni dell’imperatore Giustiniano.
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Nel 1968 in Italia il genere storico mitologico è ormai in disarmo, quasi spazzato via dal grande successo popolare del western all’italiana. A ridargli un’ultima scintilla di splendore ci si mette Robert Siodmak, tedesco di Dresda d’origine ebrea, fuggito negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni naziste, arrivato alla nomination all’Oscar nel 1946 con I gangsters e poi di nuovo esule in Europa perché messo al bando negli States dopo essere stato accusato di simpatie comuniste. Siodmack attinge per il soggetto al romanzo “Kaumpf um Rom” e costruisce un kolossal di sei ore chiamando a interpretarlo una lunga serie di stelle dell’epoca, a partire da quell’Orson Welles che veste con la consueta aria sorniona i panni dell’imperatore Giustiniano. Per esigenze di produzione in fase di montaggio il film viene ulteriormente ridotto e diviso poi in due parti. In Italia le due parti vengono riunite in una sola con un’ulteriore riduzione della durata. Nonostante il cast importante e una buona campagna promozionale il film non conquista il pubblico italiano, ormai distratto e diffidente nei confronti del genere. Peccato perché visto oggi risulta tutt’altro che disprezzabile con buone scene di massa e una geniale caratterizzazione dei personaggi. È stato anche l'ultimo film di Robert Siodmak.
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