Ferreri struttura i suoi film seguendo percorsi ciclici sovrapposti e paralleli. E' un uomo semplice, non un professionista del cinema e probabilmente ha sempre creduto che ogni cedimento, ogni variazione di orbita, potesse essere interpretata come un cedimento verso la trama, un compiacimento per 'la storia" o verso la struttura stessa, non più impassibile e atarassica rispetto al suo pubblico.
Per costruire questi percorsi ellittici ha sempre bisogno di un'ambientazione eccezionale, cioè luoghi che in sé hanno già la potenza della propria storia e a cui si può solo alludere; è un contorno strategico per i propri personaggi abbandonati alla loro interpretazione autistica che ricorda molto i giochi di ruolo.
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Ferreri struttura i suoi film seguendo percorsi ciclici sovrapposti e paralleli. E' un uomo semplice, non un professionista del cinema e probabilmente ha sempre creduto che ogni cedimento, ogni variazione di orbita, potesse essere interpretata come un cedimento verso la trama, un compiacimento per 'la storia" o verso la struttura stessa, non più impassibile e atarassica rispetto al suo pubblico.
Per costruire questi percorsi ellittici ha sempre bisogno di un'ambientazione eccezionale, cioè luoghi che in sé hanno già la potenza della propria storia e a cui si può solo alludere; è un contorno strategico per i propri personaggi abbandonati alla loro interpretazione autistica che ricorda molto i giochi di ruolo.
Ecco infatti l'isola di Lavezzi, e l'isola di Cavallo, la costa smeralda francese proprio nello stesso mare dove Vittorio Emanuele, sei anni più tardi, sparava proprio a un canotto, stessa causa scatenante della trasformazione di Catherine Deneuve in docile cane da compagnia.
Ma la metafora anarcoinsurrezionalista propro non decolla, l'appicicosa malinconia di Mastroianni non lo alza un metro da terra, così come il suo pessimo talento come disegnatore. Il teatrino rimane un cliché radical chic che non ha neanche un minuto di freschezza se non, forse, a Parigi, quando Piccoli e Mastroianni si misurano i baffi nei bicchieri di vino al Café Flore (e dove se no?). Una dose esagerata di narcisismo e autocompiacimento che non dà tregua, ma come sempre si può respirare nel paesaggio, negli animali, nella grande luce che illumina tutto, aspettando che passi.
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