fedeleto
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domenica 15 gennaio 2012
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la possiblita' dell'uguaglianza
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A Parigi vive Karol un parrucchiere che ha appena divorziato dalla moglie perche' non riesce a consumare il rapporto sessuale da quando sono sposati.Incontrera' un uomo(in crisi che vuole farsi uccidere da Karol stesso) che lo aiutera' a rintrare in Polonia dove si trova suo fratello e li comincera' a fare fortuna grazie ad alcuni affari,ma rimane ancora una cosa da fare ,vendicarsi della moglie e farle credere che e' morto portandola cosi in Polonia dandole l'eredita',ma in realta' passera' una notte d'amore con lei e la arresteranno per ipotesi di delitto sulla morte del marito che in realta' non e' mai avvenuta.Ma almeno Karol puo' andarla a vedere ogni volta che vuole dalla finestra della prigione quasi fosse una fotografia,la cosa certa e' che i due ora sono divisi materialmente ma non spiritualmente.
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A Parigi vive Karol un parrucchiere che ha appena divorziato dalla moglie perche' non riesce a consumare il rapporto sessuale da quando sono sposati.Incontrera' un uomo(in crisi che vuole farsi uccidere da Karol stesso) che lo aiutera' a rintrare in Polonia dove si trova suo fratello e li comincera' a fare fortuna grazie ad alcuni affari,ma rimane ancora una cosa da fare ,vendicarsi della moglie e farle credere che e' morto portandola cosi in Polonia dandole l'eredita',ma in realta' passera' una notte d'amore con lei e la arresteranno per ipotesi di delitto sulla morte del marito che in realta' non e' mai avvenuta.Ma almeno Karol puo' andarla a vedere ogni volta che vuole dalla finestra della prigione quasi fosse una fotografia,la cosa certa e' che i due ora sono divisi materialmente ma non spiritualmente.Kieslowski firma suo secondo capitolo sulla trilogia dei colori ispirata alla bandiera francese,e dopo il primo di FILM BLU(sulla liberta'),si sofferma sul FILM BIANCO(sull'uguaglianza).Il bianco e' un colore puro da dove nascono tutti i colori,dunque un creatore e allo stesso tempo un trasformatore(rosso piu' bianco arancio,nero piu' bianco grigio,ecc...) e in questa pellicola Kieslowski dimostra come un uomo come Karol ,un uomo sul lastrico e comunque apparentemente perduto dal comportamento insofferente della moglie perche' appunto non c'e' unione dei corpi,diventi in realta' successivamente un Homo Novus avendo inzialmente la possibilita' di rientrare in Polonia nascosto dentro una valigia e crearsi la sua fortuna fino a far provare alla moglie le stesse identiche frustazioni e sofferenze che provava appunto Karol ,anche se il finale non sprigiona piu' quell'uguaglianza ma quasi un contrappasso.I punti piu' importanti sono certamente 2,la scena dell'uomo che vuole farsi uccidere da Karol e appunto quest'ultimo spari prima un colpo a salve per vedere se l'uomo e' pronto a morire(una sequenza a rallentatore eccezionale),la morte dunque si annienta con l'idea dellla morte ,poiche' appunto l'uomo ha provato cosa significa morire.La seconda scena sta invece nel finale appunto dove Karol va trovare sua moglie alla prigione e la vede dalla finestra che si eprime attraverso gesti e lui si ferma a guardarla piangendo per un'immagine cosi vicino eppure cosi lontana.Karol in conclusione e' un uomo che partito da zero arriva a cento e con il suo pettine con cui suona a mo' di fisarmonica e' l'ennesima ricerca nella musica di salvezza(poiche' appunto l'uomo che l'aiutera' lo fara' per aver ascoltato la musica suonata con quello strumento).Il bianco presente nella Polonia fredda e gelida e' la possibilita' di mischiare il tutto e riportarsi alla purezza o meglio appunto all'uguaglianza.Kieslowski non sbaglia un film e' questa la verita'.
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giacomo j.k.
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lunedì 30 settembre 2013
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fra (dis)eguaglianza e ri(s)catto
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Con Film Bianco prosegue il viaggio visivo di Kieslowski tra i colori e i motti della rivoluzione francese. Il secondo appuntamento è quello con l’Egalité: Karol, parrucchiere di Varsavia emigrato a Parigi per amore, si ritrova per la strada con un divorzio non voluto e privato dall’ex moglie Veronique di soldi e documenti.
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Con Film Bianco prosegue il viaggio visivo di Kieslowski tra i colori e i motti della rivoluzione francese. Il secondo appuntamento è quello con l’Egalité: Karol, parrucchiere di Varsavia emigrato a Parigi per amore, si ritrova per la strada con un divorzio non voluto e privato dall’ex moglie Veronique di soldi e documenti. È così costretto a ritornare clandestinamente in Polonia, dove tenterà con ogni mezzo di rifarsi una vita e di vendicarsi dei torti subiti dalla moglie.
“Gli uomini non sono e non vogliono essere uguali”, afferma il regista in un’intervista, invertendo così il punto di vista su un film che da pellicola sull’uguaglianza vorrebbe piuttosto essere una testimonianza di disuguaglianza. Il principio di eguaglianza, scolpito insieme agli altri sulla facciata del tribunale dove Karol si reca per la causa di divorzio, è richiamato dallo stesso Karol poco dopo di fronte al giudice: “Dov’è l’uguaglianza? Solo perché non parlo francese non ascoltate ciò che ho da dire?”. La scena – che per inciso compare di sfuggita anche nel Film Blu vista attraverso gli occhi di Julie, che in quel momento si trovava a passare per la stessa aula – pone l’accento sulle barriere linguistiche come strumento di disuguaglianza, e non a caso si presenta come un negativo di quella nell’appartamento di Varsavia al termine del film, con protagonista Veronique.
Fin dal principio l’eroe è ritratto come un pesce fuor d’acqua, che però aspira a qualcosa di più alto, di più bello, di più leggiadro, con un’ingenuità nei confronti della vita e della società che lo porterà dapprima alla rovina e infine ad una rivalsa pianificata con diabolica sagacia. In questo senso, come afferma Kieslowski, la scena iniziale del piccione “riassume in sé il significato di tutto il film”, a riprova di come il regista si diverta a nascondere nelle sue opere richiami interni o trasversali a tutta la trilogia: l’esempio più banale si ritrova nella scena del tribunale, già richiamata più sopra.
Il meno famoso dei tre film di Kieslowski risulta forse il più godibile al grande pubblico. Film Bianco, infatti, è ad un tempo film introspettivo, drammatico, e commedia; una “commedia triste”, come la definisce il suo autore, ma pur sempre una commedia, ovvero un film in cui l’occhio della telecamera si sofferma sulle disavventure del suo eroe con malcelata ironia. Un’ironia amara, che ci porta a riflettere al legame che il successo da sempre ha con i soldi e con il sesso – non è un caso che la disgrazia come il riscatto di Karol siano collegate nel film a due sue prestazioni sessuali.
Un’ironia, nondimeno, che dà vita ad un finale altamente problematico: Karol riesce infatti a completare il suo piano di vendetta, recuperando così l’”uguaglianza” perduta con Veronique. Tuttavia, si ritrova ancora una volta separato da lei e costretto ad andarsene, ma questa volta per sempre, e per sua colpa.
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molenga
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martedì 20 marzo 2012
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uguaglianza
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Carol è stato lasciato dalla moglie perché è impotente, ha perso il lavoro e l'alloggio, è polacco e non sa il francese; nella metropolitana di Parigi incontra un conterraneo Nikolaj, che con uno stratagemma lo fa toprnare in patria; a varsavia, usando l'ingegno e un inghippo, mette su una florida impresa: ma il ricordo torna sempre alla bella moglie.
Il più polacco dei tre film sui colori, il più"decalogico": musiche fantastiche e alcune scene d'intensità unica (su tutte quella in cui carol e NiKolaj , dopo che il rpimo ha"restituito la vita" al secondo, si buttano sul ghiaccio con il palazzo della cultura sullo sfondo), un ottimo protagonista e una Varsavia irriconoscibile per chi, come me, all'inizio degli anni'90 era solo un bambino e ha visitato solo negli ultimi anni la capitale polacca.
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Carol è stato lasciato dalla moglie perché è impotente, ha perso il lavoro e l'alloggio, è polacco e non sa il francese; nella metropolitana di Parigi incontra un conterraneo Nikolaj, che con uno stratagemma lo fa toprnare in patria; a varsavia, usando l'ingegno e un inghippo, mette su una florida impresa: ma il ricordo torna sempre alla bella moglie.
Il più polacco dei tre film sui colori, il più"decalogico": musiche fantastiche e alcune scene d'intensità unica (su tutte quella in cui carol e NiKolaj , dopo che il rpimo ha"restituito la vita" al secondo, si buttano sul ghiaccio con il palazzo della cultura sullo sfondo), un ottimo protagonista e una Varsavia irriconoscibile per chi, come me, all'inizio degli anni'90 era solo un bambino e ha visitato solo negli ultimi anni la capitale polacca. Min è molto piaciuto, forse più degli altri due, ma non mi ha suggerito particolari riflessioni sull'uguaglianza. Che questo sia il limite di" film bianco"?
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lucaguar
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lunedì 9 dicembre 2019
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grandioso e "popolare"
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Il secondo film della trilogia dei colori è dedicato all' uguaglianza. Stranamente questo film è stato considerato da molta critica il più debole dei tre, invece risulta oltrechè di una profondità importantissima, di una godibilità che a stento lo si catalogherebbe nei cosiddetti "film d'autore". Karol Karol, parrucchiere polacco, divorzia dalla moglie francese per stessa volontà della donna e finisce al verde e in mezzo ad una strada. Mentre mendica in una stazione un uomo di nome Mikolaj, suo connazionale, gli propone un lavoro: uccidere un uomo che vuole farla finita. Tutto ciò però non prima di essersi trasferito nel suo paese natale.
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Il secondo film della trilogia dei colori è dedicato all' uguaglianza. Stranamente questo film è stato considerato da molta critica il più debole dei tre, invece risulta oltrechè di una profondità importantissima, di una godibilità che a stento lo si catalogherebbe nei cosiddetti "film d'autore". Karol Karol, parrucchiere polacco, divorzia dalla moglie francese per stessa volontà della donna e finisce al verde e in mezzo ad una strada. Mentre mendica in una stazione un uomo di nome Mikolaj, suo connazionale, gli propone un lavoro: uccidere un uomo che vuole farla finita. Tutto ciò però non prima di essersi trasferito nel suo paese natale. Mikolaj riesce così a portare Karol clandestinamente in Polonia: qui l'uomo alloggia dal fratello e, parallelamente al suo mestiere di parrucchiere, inizia a intessere affari astuti e anche poco limpidi, guadagnando una buona somma di denaro. Nel frattempo scopre che l'uomo che doveva uccidere è lo stesso Mikolaj, cui Karol spara però un proiettile a salve, in una scena splendida, certamente la più bella di tutto il film, resa magnificamente al rallentatore. Mikolaj, venuto faccia a faccia con la morte decide di non voler più morire, ritrova la gioia della vita, e torna addirittura a giocare sul ghiaccio con l'amico (che poteva però essere il suo assassino) Karol. Per riavere la moglie ma allo stesso tempo forse anche per vendicarsi, Karol simula la sua morte: in una sequenza chiaramente pirandelliana Karol "muore" e lascia tutti i suoi averi, che nel frattempo sono divenuti ingenti grazie all'apertura di un'attività, alla moglie, la quale piangerà sulla sua tomba con il "morto" che la osserva da lontano. La donna, dopo che si è unita sessualmente un'ultima volta con Karol, verrà arrestata per il suo sospetto coinvolgimento nella "morte" del marito. Kieslowski ci presenta qui un'opera profonda, in cui l'uguaglianza non è mai raggiunta a pieno e risulta più una vendetta, una retribuzione amara, che però mostra la mancanza della vita stessa, mostra come l'equità non sia mai raggiunta o se è raggiunta lo è ad un prezzo altissimo per l'altro (la miseria per l'uomo, la prigione per la donna). C'è sempre una disarmonia nella mancanza d'amore, una bruttezza che non genera se non sofferenza e che peggiora l'essere umano, che lo relega alla rabbia, al desiderio di potere, di denaro, di vendetta. Kieslowski ci presenta un' opera godibile, fluente, che pur essendo complessa e abissale può essere anche popolare ed è questa la sua forza più grande. Interessante e da discutere sarebbe anche l'ambientazione storica nella Polonia poco dopo la caduta del muro, vista in modo non certo ottimistico dal regista che ce la presenta come fredda e spietata, dove è fortemente presente la malavita e la prevaricazione. Insomma un film grandioso, forse con un tono un po' pessimistico e disincantato della vita e delle relazioni umane, ma che in fondo è molto aderente a ciò che l'uomo è molto spesso e che comunque, questo sembra anche dirci Kieslowski, può anche non essere: le lacrime finali di Karol e la moglie che fa il gesto della fede al dito sembrano dare una speranza.
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stefano capasso
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martedì 13 ottobre 2020
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l''uguaglianza e la vendetta
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Karol Karol è un uomo polacco che sposato una donna francese, Dominque. La donna ha intentato una causa di divorzio perché il matrimonio non è stato consumato. Nonostante Karol continui a dichiarare il suo amore a Dominque e a ricordarle che prima che si trasferissero in Francia la loro sessualità funzionava bene, si arriva al divorzio. Messo in seria difficoltà dalla ex moglie Karol finisce sulla strada e poi riesce a tornare in Polonia con l’aiuto di un uomo incontrato in strada. In Polonia Karol grazie ad un una serie di iniziative spregiudicate diventa ricco e comincia tramare per vendicarsi.
In questo secondo film della trilogia dei colori, Krzysztof Kieslowski mette in scena una storia che ha tratti fortemente narrativi, fino a toccare momenti di suspance.
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Karol Karol è un uomo polacco che sposato una donna francese, Dominque. La donna ha intentato una causa di divorzio perché il matrimonio non è stato consumato. Nonostante Karol continui a dichiarare il suo amore a Dominque e a ricordarle che prima che si trasferissero in Francia la loro sessualità funzionava bene, si arriva al divorzio. Messo in seria difficoltà dalla ex moglie Karol finisce sulla strada e poi riesce a tornare in Polonia con l’aiuto di un uomo incontrato in strada. In Polonia Karol grazie ad un una serie di iniziative spregiudicate diventa ricco e comincia tramare per vendicarsi.
In questo secondo film della trilogia dei colori, Krzysztof Kieslowski mette in scena una storia che ha tratti fortemente narrativi, fino a toccare momenti di suspance. Rimane la consueta abilità di indagare in modo dettagliato nella psicologia dei personaggi, semplicemente con l’uso consapevole della macchina da presa. Il tema dell’uguaglianza è sviluppato su due binari paralleli. Quello dell’amicizia tra i due uomini, che condividono una situazione di sofferenza e che riescono a rimanere sulla stessa lunghezza d’onda fino aa essere di aiuto reciproco. Dall’altra parte abbiamo l’uguaglianza che non c’è tra l’uomo e la donna e che alternatamente prima l’uomo poi la donna cercano di raggiungere. Lo stato di debolezza iniziale dell’uomo consente alla donna di schiacciarlo e quando l’uomo ritrova il suo potere riesce a trovare il modo per mettere la donna in condizione di inferiorità. Si tratta quindi di un processo vendicativo che non solo riesce a stabilire quell’uguaglianza utile ad entrambi, come nel caso dell’amicizia con l’uomo, ma diventa qualcosa che finirà per ritorcersi contro il protagonista, impossibilitato, nonostante tutto, a tornare ad amare la sua ex moglie. Se in film blu il colore generale delle scene, in questo film prevale il bianco
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dounia
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venerdì 10 febbraio 2012
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una nuova vita
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Un parrucchiere è costretto a dichiarare il divorzio voluto dalla moglie, ma non da lui, e di fronte al giudice dice che non c'è "égalité". Si trova così a Parigi, senza soldi, perché il suo bancomat è scaduto, con una valigia vuota, un pettine, un paio di forbici e gli attestati del suo lavoro. Torna in Polonia, da dove proviene, si reca alla stazione della metropolitana e suona dei motivi musicali con il pettine coperto da un fazzoletto. Un connazionale si ferma ad ascoltarlo, capisce che viene dalla Polonia e lo aiuta a tornare... in modo strano! Inoltre gli fa capire che la moglie sta con un altro. Gli dice che un uomo deve morire in Polonia e se lui lo farà verrà pagato bene, ma lui non accetta.
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Un parrucchiere è costretto a dichiarare il divorzio voluto dalla moglie, ma non da lui, e di fronte al giudice dice che non c'è "égalité". Si trova così a Parigi, senza soldi, perché il suo bancomat è scaduto, con una valigia vuota, un pettine, un paio di forbici e gli attestati del suo lavoro. Torna in Polonia, da dove proviene, si reca alla stazione della metropolitana e suona dei motivi musicali con il pettine coperto da un fazzoletto. Un connazionale si ferma ad ascoltarlo, capisce che viene dalla Polonia e lo aiuta a tornare... in modo strano! Inoltre gli fa capire che la moglie sta con un altro. Gli dice che un uomo deve morire in Polonia e se lui lo farà verrà pagato bene, ma lui non accetta. La valigia viene rubata e lui torna a Varsavia dopo varie peripezie. Ha la possibilità di arricchirsi perché accetta la proposta fatta dall'amico di uccidere un uomo. Scopre poi che quell'uomo è il suo amico. Gli spara a salve il primo colpo e dopo quello il suo amico non ne vuole più perché ha conosciuto la sensazione che voleva provare. Diventano molto amici, istituiscono una società per azioni e il suo amico lo aiuta nel suo intento: riscattarsi di ciò che ha subito a Parigi. Si spaccia per morto, fa capire e vedere alla moglie che non lo è e fa in modo che lei vada in prigione. Questo film è meno vivo degli altri due: "Film blu" e "Film rosso", ma il regista presenta il tema importante dell'uguaglianza. E'presente la scena della vecchietta che cerca di gettare la bottiglia nella campana di vetro, come negli altri tre film dello stesso regista. In "La doppia vita di Veronica", la ragazza polacca Weronika vuole aiutare la vecchietta dicendoglielo dalla finestra, in "Film rosso" Valentin l'aiuta di persona, in questo film, la vecchietta agisce mentre il parrucchiere telefona. L'amore di un uomo verso sua moglie è tanto, ma la sua umiliazione è forte e l'uomo vuole far pagare alla moglie ciò che ha subito. Il suo modo di architettare la vendetta è particolare, ma lo ripagherà delle offese ricevute. Il film mette anche in primo piano l'amicizia e la capacità di adattarsi a tutto.
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filippomazz
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venerdì 22 ottobre 2010
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riscrivere il proprio destino
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Cacciato dalla moglie parigina perchè non riesce a soddisfarla sessualmente il polacco Karol si ritrova sulle strade di parigi, con in valigia solamente i suoi diplomi di parrucchiere e si vede costretto ad elemosinare per pochi spiccioli. Sembra che il fato gli abbia voltato le spalle e che per lui non ci sia più alcuna speranza di riscatto. Grazie ad un fortuito incontro egli riesce però a tornare in patria (Polonia) e a ribaltare completamente la sua sventura.
Nonostante l'ottima intepretazione del protagonista (Julie Delpy invece è piuttosto insipida), ed una regia, come al solito, di altissimo livello, Film Bianco non è all'altezza di Film Blu e Film Rosso.
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Cacciato dalla moglie parigina perchè non riesce a soddisfarla sessualmente il polacco Karol si ritrova sulle strade di parigi, con in valigia solamente i suoi diplomi di parrucchiere e si vede costretto ad elemosinare per pochi spiccioli. Sembra che il fato gli abbia voltato le spalle e che per lui non ci sia più alcuna speranza di riscatto. Grazie ad un fortuito incontro egli riesce però a tornare in patria (Polonia) e a ribaltare completamente la sua sventura.
Nonostante l'ottima intepretazione del protagonista (Julie Delpy invece è piuttosto insipida), ed una regia, come al solito, di altissimo livello, Film Bianco non è all'altezza di Film Blu e Film Rosso..forse perchè questi ultimi sono davvero capolavori assoluti o forse perchè Bianco non è un dramma impegnato come gli altri. Anche se stona un poco Film Bianco è comunque intrigante e nel complesso una gran bella pellicola.
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teofrasto
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domenica 28 agosto 2011
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l'intellettualismo di kieslowski
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Kieslowski reinterpreta il valore dell'uguaglianza e sembra trovarla nell'unica possibilità di far vivere all'altro quello che questi ha fatto vivere a noi. Visione molto pessimistica e nera sia di questo valore che dell'amore, che in questo film viene visto come qualcosa che ti soggioga e ti imprigiona. L'uguaglianza nell'amore ha così un esito necessariamente negativo. Il tema non è banale e se si vuole potrebbe essere anche coraggioso ma, come spesso capita a Kieslowski, il simbolismo è troppo scoperto e il film risulta pesante. Peccato perché dal punto di vista registico poteva essere un capolavoro, bellissime le scene, i tempi, perfetta come al solito la colonna sonora nella sua bellezza e nella capacità di uso.
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Kieslowski reinterpreta il valore dell'uguaglianza e sembra trovarla nell'unica possibilità di far vivere all'altro quello che questi ha fatto vivere a noi. Visione molto pessimistica e nera sia di questo valore che dell'amore, che in questo film viene visto come qualcosa che ti soggioga e ti imprigiona. L'uguaglianza nell'amore ha così un esito necessariamente negativo. Il tema non è banale e se si vuole potrebbe essere anche coraggioso ma, come spesso capita a Kieslowski, il simbolismo è troppo scoperto e il film risulta pesante. Peccato perché dal punto di vista registico poteva essere un capolavoro, bellissime le scene, i tempi, perfetta come al solito la colonna sonora nella sua bellezza e nella capacità di uso. Ma tutti questi elementi stupendi si perdono nel solito intellettualismo. Kieslowski avrebbe bisogno di soggetti che ridimensionino il suo portato simbolico e intellettuale.
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