patrizia raggi
|
mercoledì 9 febbraio 2011
|
racconto di natale intenso e magnifico
|
|
|
|
Ho scoperto un film commovente ed inteso. Ottime le interpretazioni di H. Hurt ed H. Keitel ed in particolare quest'ultimo, con il suo racconto di Natale e gli incredibili primi piani sul suo viso segnato, danno un notevole valore e spessore a tutto il film.
|
|
[+] lascia un commento a patrizia raggi »
[ - ] lascia un commento a patrizia raggi »
|
|
d'accordo? |
|
tomdoniphon
|
domenica 22 marzo 2015
|
uno dei film più originali degli anni '90
|
|
|
|
“Il raccontare è un vero talento. Per fare una bella storia devi sapere quali bottoni spingere: tu sei al pari dei maestri”. “Se non confidi i tuoi segreti agli amici allora che amico sei?”.
Ecco racchiuso, in sole due battute, il cuore di questo film indipendente ed umanissimo, in cui uomini e storie gravitano attorno alla tabaccheria di Auggie Wren (Keitel), a Brooklyn: il piacere puro del narrare e l’elogio dell'amicizia. Grazie a queste due componenti, il film riesce a catturare lo spettatore in un racconto che coglie alcuni momenti (all’apparenza anche insignificanti) nella vita dei protagonisti: un po’ come fa tutte le mattine il tabaccaio interpretato da Keitel, che da anni fotografa sempre la stessa posizione di marciapiede davanti al suo negozio.
[+]
“Il raccontare è un vero talento. Per fare una bella storia devi sapere quali bottoni spingere: tu sei al pari dei maestri”. “Se non confidi i tuoi segreti agli amici allora che amico sei?”.
Ecco racchiuso, in sole due battute, il cuore di questo film indipendente ed umanissimo, in cui uomini e storie gravitano attorno alla tabaccheria di Auggie Wren (Keitel), a Brooklyn: il piacere puro del narrare e l’elogio dell'amicizia. Grazie a queste due componenti, il film riesce a catturare lo spettatore in un racconto che coglie alcuni momenti (all’apparenza anche insignificanti) nella vita dei protagonisti: un po’ come fa tutte le mattine il tabaccaio interpretato da Keitel, che da anni fotografa sempre la stessa posizione di marciapiede davanti al suo negozio.
Un cinema d’autore - senza intellettualismi e senza paura di rivolgersi ad un pubblico più ampio – che sa trasmettere, come accade di raro, il buon umore e il desiderio di conoscersi meglio.
Tra le tante piccole storie, vanno citate la memorabile spiegazione di come si riesca a “pesare” il fumo e il racconto finale sul Natale, prima narrato e poi mostrato dalle immagini mute, con in sottofondo “Innocent when you dream” di Tom Waits.
Cast perfetto (Keitel sopra tutti).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tomdoniphon »
[ - ] lascia un commento a tomdoniphon »
|
|
d'accordo? |
|
kondor17
|
mercoledì 19 agosto 2015
|
uno squarcio di vita
|
|
|
|
Ho rivisto ieri il film a 4 mani di Wang e Auster, e ancora una volta a fatica. Secondo me eccede nella narrazione, violando quello "show, don't tell", che è già un must nella narrativa, rendendo a tratti il film soporifero e ripetitivo. C'è chi parla di oscar e invece neanche gli attori mi hanno convinto.
Interessanti alcune riflessioni sul punto di vista e l'idea della tabaccheria come centro del mondo, il peso del fumo e delle parole, la permeabilità tra bene e male, bugia e verità, da cui tutto trae origine in un fatalistico concatenarsi di eventi e di persone. Come ne "il casotto" di Citti o nella cioccolateria della Binoche, il mondo passa e si modifica con gli occhi di Auggie, Keitel, in quell'angolo sempre uguale e sempre diverso di new York, in quei 40.
[+]
Ho rivisto ieri il film a 4 mani di Wang e Auster, e ancora una volta a fatica. Secondo me eccede nella narrazione, violando quello "show, don't tell", che è già un must nella narrativa, rendendo a tratti il film soporifero e ripetitivo. C'è chi parla di oscar e invece neanche gli attori mi hanno convinto.
Interessanti alcune riflessioni sul punto di vista e l'idea della tabaccheria come centro del mondo, il peso del fumo e delle parole, la permeabilità tra bene e male, bugia e verità, da cui tutto trae origine in un fatalistico concatenarsi di eventi e di persone. Come ne "il casotto" di Citti o nella cioccolateria della Binoche, il mondo passa e si modifica con gli occhi di Auggie, Keitel, in quell'angolo sempre uguale e sempre diverso di new York, in quei 40.000 scatti tra le 8 e le 8.05 del mattino, con la macchina fotografica rubata a una nonna cieca di colore nel giorno di Natale, spacciandosi per un altro. Film pieno di simboli e allusioni. Una denuncia enigmatica della nostra società, un invito ad andare più piano, a godersi quel fumo, e il peso delle sue parole. Un film a suo modo misterioso e affascinante, pieno zeppo di simbologie e sentimenti, ma che non mi ha appassionato. Merito ai registi di aver comunque fatto un buon lavoro, un film che ha fatto scuola e che, oltre a Tarkowski, sarà sicuramente piaciuto anche a Tarantino e ai Cohen.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a kondor17 »
[ - ] lascia un commento a kondor17 »
|
|
d'accordo? |
|
jonnylogan
|
lunedì 6 maggio 2024
|
uno splendido racconto di natale
|
|
|
|
La recente scomparsa di Paul Auster, scrittore fra i più abili nel creare l’iconografia di New York a livello mondiale, ha gettato nello sconforto buona parte dei suoi ammiratori che l'avevano conosciuto anche grazie a questa pellicola datata 1995. Basata su un racconto dal titolo: Il racconto di Natale di Auggie Wren (Auggie Wren's Christmas Story; 1990) nato dal desiderio di Auster di esplorare le vite di un insieme di personaggi della metropoli accomunati dalla frequentazione di un negozio di quartiere.
[+]
La recente scomparsa di Paul Auster, scrittore fra i più abili nel creare l’iconografia di New York a livello mondiale, ha gettato nello sconforto buona parte dei suoi ammiratori che l'avevano conosciuto anche grazie a questa pellicola datata 1995. Basata su un racconto dal titolo: Il racconto di Natale di Auggie Wren (Auggie Wren's Christmas Story; 1990) nato dal desiderio di Auster di esplorare le vite di un insieme di personaggi della metropoli accomunati dalla frequentazione di un negozio di quartiere.
Il film portato in scena dal regista asiatico Wayne Wang, rappresenta ancora oggi una narrazione minimalista costruita su un'impalcatura fatta di chiacchiere e aneddoti, di storie che s'intrecciano ai bordi della 'grande mela', su un crocevia di strade situate ben distanti dai luoghi più noti della metropoli.
Un manipolo di comprimari di spessore con i loro discorsi che vanno dal Baseball alla politica locale, dai rapporti sentimentali e famigliari fino alla filosofia e ai legami con la storia del tabacco, quest'ultima alimentata dalla presenza di uno scrittore caduto in disgrazia, impersonato egregiamente dal premio Oscar William Hurt, sono la vera anima di un film che trasuda di vita vissuta, senza una trama precisa, ma che trova il proprio centro nevralgico nel fumo del titolo e nel negozio di proprietà di Auggie Wren, un altrettanto splendido Harvey Keitel, che per l'occasione non ha dovuto liberarsi delle proprie sembianze da 'duro' mettendo questa caratteristica al servizio di un uomo che sa racchiudere sia momenti di grande profondità psicologica, sia una scorza fatta di poche parole spesso molto ruvide.
Alla fine Smoke risulta essere la visione di uno scrittore post - moderno che prese a riflettere su come le vite degli avventori di un semplice drug store - tabaccheria possano diventare fonte d'ispirazione per una serie di intrecci narrativi senza particolari sbocchi, il cui inizio è già fissato nella mente di ognuno, perché ognuno si presenta con la propria storia già scritta. E la cui fine non si esaurisce con la conclusione del film o del libro, esattamente come nel caso della vita di ognuno di noi.
Quindi se anche voi, come noi, avete amato il negozio di Auggie Wren, vi consigliamo di recuperare sia l'opera omnia di Auster, con un particolare sguardo a Trilogia di New York (The New York Trilogy; 1985) e al racconto dal quale è stato tratto il film. Ma anche America Oggi (Short Cuts; 1993) di Robert Altman, altro inno al minimalismo americano fissato su celluloide.
Vincitrice dell'Orso d'Argento, Gran Premio della Giuria al Festival di Berlino, Smoke ebbe anche un ottimo e inatteso sequel dal titolo Blue In The Face (Id.; 1995) pellicola diretta da Wang con la partecipazione dello stesso Auster, e ricavata dalle improvvisazioni degli attori della pellicola capostipite desiderosi di non abbandonare la tabaccheria fra la terza e la settima strada.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jonnylogan »
[ - ] lascia un commento a jonnylogan »
|
|
d'accordo? |
|
|