alessandro
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sabato 14 luglio 2007
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senza doversene vergognare
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Cesare Pavase diceva che la grandezza sta nello "sfrondare",nel togliere sino a raggiungere la semplicità con cui si può parlare con leggerezza persino di temi profondi o terreni insidiosi.Lo ha dimostrato per esempio Benigni:in grado di farci ridere e piangere contemporaneamente con leggerezza e drammaticità al tempo stesso.. Ma per fare ciò occore un dono:la semplicitàappunto ,la capacità di sintitezzare e codicare un tumulto di passioni e idee in un frammento apparentemente semplice e banale, il cui messaggio semantico completo verrà poi recepito da tutti coloro che hanno una sensibilità in grado di coglierne ogni aspetto più remoto.Tutto ciò è un po' quanto avviene con le metafore della poesia,nonchè in questa pellicola dalla trama sfacciatamente semplice,a tratti persino prevedibile ma mai melensa e retorica.
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Cesare Pavase diceva che la grandezza sta nello "sfrondare",nel togliere sino a raggiungere la semplicità con cui si può parlare con leggerezza persino di temi profondi o terreni insidiosi.Lo ha dimostrato per esempio Benigni:in grado di farci ridere e piangere contemporaneamente con leggerezza e drammaticità al tempo stesso.. Ma per fare ciò occore un dono:la semplicitàappunto ,la capacità di sintitezzare e codicare un tumulto di passioni e idee in un frammento apparentemente semplice e banale, il cui messaggio semantico completo verrà poi recepito da tutti coloro che hanno una sensibilità in grado di coglierne ogni aspetto più remoto.Tutto ciò è un po' quanto avviene con le metafore della poesia,nonchè in questa pellicola dalla trama sfacciatamente semplice,a tratti persino prevedibile ma mai melensa e retorica.
una storia dolce e penetrante come una scheggia,rimarrà li: nello scrigno dei tuoi sentimenti irrazionali una volta terminata la visione.Uno spaccato di vita reale, l'amore che tutti sognano quello più puro e incontaminato, ma che come nella realtà del vissuto è lontano dalle forzature patinate del "e vissero felici e contenti". Un misto di dolceamaro unico,candore e crudeltà del fato veri come solo il vivere può esserlo.
Se tutto questo è "fuori moda",in una società che ci vorrebbe tutti "inpenetrabili e vincenti" o dove la bellezza della fragilità umana del commuoversi è etichettabile in "padagogico" o "adolescenziale", beh, allora io resto con orgoglio nella nicchia di chi pur crescendo, diventando un uomo alle prese con tutto ciò che è il senso partico quotidiano,non dimentica il fanciullo (il senso buono) che per fortuna, se lo si vuole, rimane in ognuno di noi.
Ecco il mio commento a questo film, lo consiglio a chi nonostante tutto, al termine di una giornata sente ancora il desiderio forte di fermarsi per un attimo, scendere dalla giostra e sentire il petto che batte forte per un film delicato,una parola pronunciata dalla sua compagna o compagna di vita e perchè no ridere di una lacrima che gli è sfuggita dal controllo senza doversene minimamente vergognare.
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daniele'80
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sabato 26 marzo 2005
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prototype
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Era il 1970:Love Story,un film a basso costo con due attori protagonisti praticamente sconosciuti usciva nelle sale ed otteneva un grandissimo successo di critica e soprattutto di pubblico in tutto il mondo.Con il passare degli anni il prototipo è stato più volte riproposto in diverse salse:Qualcuno da amare è la versione (in parte) riveduta e corretta di quel film all'inizio degli anni '90.Si tratta di una storia d'amore dal sapore spiccatamente invernale o meglio ancora natalizio che,nonostante qualche forzatura nella costruzione del protagonista maschile e nonostante non sia un soggetto che brilli certo per originalità,possiede un grande pregio:quello di non scadere mai nel sentimentalismo languido ed autocompiaciuto;insomma,è un film che non si prende troppo sul serio e che non pretende assolutamente di essere quello che non è.
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Era il 1970:Love Story,un film a basso costo con due attori protagonisti praticamente sconosciuti usciva nelle sale ed otteneva un grandissimo successo di critica e soprattutto di pubblico in tutto il mondo.Con il passare degli anni il prototipo è stato più volte riproposto in diverse salse:Qualcuno da amare è la versione (in parte) riveduta e corretta di quel film all'inizio degli anni '90.Si tratta di una storia d'amore dal sapore spiccatamente invernale o meglio ancora natalizio che,nonostante qualche forzatura nella costruzione del protagonista maschile e nonostante non sia un soggetto che brilli certo per originalità,possiede un grande pregio:quello di non scadere mai nel sentimentalismo languido ed autocompiaciuto;insomma,è un film che non si prende troppo sul serio e che non pretende assolutamente di essere quello che non è.Tutto questo grazie alla sensibile interpretazione dei due protagonisti:Christian Slater e Marisa Tomei non sono due divi 'consumati'del panorama hollywoodiano e proprio per questo risultano carini,spontanei e 'normali' nel senso che ognuno di noi si può riconoscere nella quotidianità delle loro vite,dei loro gesti e dei loro sentimenti.Non sembrano affatto personaggi finti e artefatti usciti dalla copertina di 'Vanity Fair' come Richard Gere e Winona Ryder o Keanu Reeves e Charlize Theron,protagonisti oltremodo stucchevoli e 'fastidiosi' delle assai deludenti rivisitazioni del genere realizzate all'inizio del nuovo secolo(rispettivamente 'Autumn in New York' e 'Sweet November'...due pellicole che non si differenziano troppo nemmeno dal titolo!).Complimenti soprattutto alla Tomei la cui interpretazione risulta credibile e convincente:peccato che dopo l'Oscar per 'Mio cugino Vincenzo' la sua carriera abbia stentato a decollare definitivamente nonostante sia comparsa anche in film di qualità come 'In the bedroom'.Nel complesso quindi,una piacevole favoletta,tra l'altro giarata anche bene:Tony Bill sa usare la telecamera e con poche inquadrature e con movimenti di macchina interessanti è in grado di definire con precisione ambienti e personaggi.Scena-cult:lei sta salendo la scala mobile di un centro commerciale e senza che se ne accorga,lui,salendo la scala nella direzione opposta,le prende la mano.E' una sequenza molto breve ma molto intensa: 30 secondi che colpiscono direttamente al cuore.Forse un pò banale,direte voi...ma va bene così:erano gli inizi degli anni '90 e ancora ce lo si poteva permettere.Oggi no.Voto:sette.
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luigi chierico
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domenica 30 giugno 2013
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natura non facit saltus
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Un inizio molto promettente, poi un lungo salto ed eccoci portati a tanti anni dopo. Non si conosce nulla dei dolori, degli incubi che hanno accompagnato il bambino alla giovinezza, prima, e alla maturità dopo. Si passa ad un altro film, ancora il silenzio è protagonista, infatti c’è un innamorato silenzioso che tace sempre ( è sordo e muto?? ). Poi, bene o male, arriva l’amore, dapprima testimoniato e molto tempo dopo confessato. Oramai è tardi, il passato taciuto presenta il conto.
Ma vi sono altri vuoti, altri salti nel film, che non dirò per rispetto di chi ancora deve andarlo a vedere.
Il film non è male nelle sue intenzioni, ma manca il trasporto ed il coinvolgimento degli interpreti e quindi degli spettatori.
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Un inizio molto promettente, poi un lungo salto ed eccoci portati a tanti anni dopo. Non si conosce nulla dei dolori, degli incubi che hanno accompagnato il bambino alla giovinezza, prima, e alla maturità dopo. Si passa ad un altro film, ancora il silenzio è protagonista, infatti c’è un innamorato silenzioso che tace sempre ( è sordo e muto?? ). Poi, bene o male, arriva l’amore, dapprima testimoniato e molto tempo dopo confessato. Oramai è tardi, il passato taciuto presenta il conto.
Ma vi sono altri vuoti, altri salti nel film, che non dirò per rispetto di chi ancora deve andarlo a vedere.
Il film non è male nelle sue intenzioni, ma manca il trasporto ed il coinvolgimento degli interpreti e quindi degli spettatori. Christian Slater è patinato, anche spettinato se vogliamo. ma questo lo ha imposto il regista, non riporta a nessuna figura classica degli anni 50-60, né degli anni 80-90.
Marisa Tomei c’è, ma non basta, amor con amor si paga e tutto somma di amore ce n’è poco, poco sofferto poco vissuto.
Il finale è scontato ed atteso, sentite le premesse, tuttavia in certi film è meglio lasciare l’amaro in bocca e la lacrima sul viso ricordando ai vivi più che ai morti che “L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa.”(i Corinzi 13).
chigi
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