paolo bisi
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giovedì 3 maggio 2012
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emozionante film di terrence malick
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Bill e Abby sono due giovani innamorati che lasciano Chicago per andare a lavorare come braccianti nel Texas. Quando il padrone della terra si innamora di Abby, Bill fa di tutto per convincerla a sposarlo. Epilogo drammatico. Il secondo film di Terrence Malick è un'opera affascinante ed emozionante, che già mostra al pubblico di tutto il mondo, 20 anni prima di "La sottile linea rossa", tutto il suo immenso talento. Una storia assolutamente affascinante, anche se magari già vista, narrata dalla voce di Linda (sorella di Bill), si inserisce in un quadro visivo-musicale straordinario, grazie all'indimenticabile fotografia di Nestor Almendros (premiato con l'Oscar) e alla suggestiva colonna musicale di Ennio Morricone.
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Bill e Abby sono due giovani innamorati che lasciano Chicago per andare a lavorare come braccianti nel Texas. Quando il padrone della terra si innamora di Abby, Bill fa di tutto per convincerla a sposarlo. Epilogo drammatico. Il secondo film di Terrence Malick è un'opera affascinante ed emozionante, che già mostra al pubblico di tutto il mondo, 20 anni prima di "La sottile linea rossa", tutto il suo immenso talento. Una storia assolutamente affascinante, anche se magari già vista, narrata dalla voce di Linda (sorella di Bill), si inserisce in un quadro visivo-musicale straordinario, grazie all'indimenticabile fotografia di Nestor Almendros (premiato con l'Oscar) e alla suggestiva colonna musicale di Ennio Morricone. Un modo diverso, un'altra prospettiva di vedere l'America, molto spesso ignorato o sminuito: il punto di vista rurale, dei lavoratori. Premio per la Regia a Cannes 1979. Imperdibile.
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luca scialò
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mercoledì 8 settembre 2010
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storia d'amore complicata, con scenari mozzafiato
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Dopo aver litigato con il suo capo in un'acciaieria di Chicago, Bill è costretto a cambiare lavoro e con la fidanzata Abby (che spaccia come sorella) e la piccola Linda (sorella reale) giungono in una vasta piantagione di grano nel Texas. Qui tra una giornata di duro lavoro e un'altra, scopre che l'ereditario di quella proprietà, Chuck, ha solo un anno di vita essendo afflitto da una malattia grave. Così, confidando nella sua breve vita, Bill fa sposare Chuck con Abby, cosicchè alla sua morte loro sarebbero entrati in possesso di tutto, e sarebbero passati ad una vita migliore di quella di braccianti fino a quel momento svolta. Ma dovranno fare i conti con il fato, che forse non è d'accordo con il loro crudele progetto.
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Dopo aver litigato con il suo capo in un'acciaieria di Chicago, Bill è costretto a cambiare lavoro e con la fidanzata Abby (che spaccia come sorella) e la piccola Linda (sorella reale) giungono in una vasta piantagione di grano nel Texas. Qui tra una giornata di duro lavoro e un'altra, scopre che l'ereditario di quella proprietà, Chuck, ha solo un anno di vita essendo afflitto da una malattia grave. Così, confidando nella sua breve vita, Bill fa sposare Chuck con Abby, cosicchè alla sua morte loro sarebbero entrati in possesso di tutto, e sarebbero passati ad una vita migliore di quella di braccianti fino a quel momento svolta. Ma dovranno fare i conti con il fato, che forse non è d'accordo con il loro crudele progetto...
Una storia d'amore complicata d'inizio '900, con una morale finale molto mirata. Bravi gli attori protagonisti, belle come sempre le musiche di Morricone, ma soprattutto, straordinari i paesaggi che offrono scenografie mozzafiato e variopinte alle scene. Come se la natura accompagnasse volutamente gli umori e i pensieri dei protagonisti, anche i loro gesti. L'arrivo delle cavallette ha un sapore d'apocalisse biblica che si scaglia sugli esseri umani e i loro diabolici progetti...
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enrico truffi
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giovedì 15 maggio 2008
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capolavoro
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Forse il miglior film di Terrence Malick insieme a La sottile linea rossa. Questo film parla dell'america contadina e rurale
durante la grande guerra. Un operaio ricercato,Bill, scappa insieme a sua sorella e alla sua amante Abby per trovare lavoro in campagna e spacciando Abby per sua sorella. Quando il proprietario della terra dove lavorano proporrà ad Abby di sposarlo,ci saranno tragiche conseguenze. Con un senso del paesaggio perfetto, grazie alla superba fotografia di Nestor Almenderos, Malick racconta questa storia con una leggerezza inconsueta, sapendo essere toccante senza mostrare un segno di commozione. La musica è di Ennio Morricone, con in aggiunta un pezzo classico. Anche gli attori, fra cui due giavani star, Richard Gere e Sam Shepard, sono all'altezza di un film assolutamente da non perdere.
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Forse il miglior film di Terrence Malick insieme a La sottile linea rossa. Questo film parla dell'america contadina e rurale
durante la grande guerra. Un operaio ricercato,Bill, scappa insieme a sua sorella e alla sua amante Abby per trovare lavoro in campagna e spacciando Abby per sua sorella. Quando il proprietario della terra dove lavorano proporrà ad Abby di sposarlo,ci saranno tragiche conseguenze. Con un senso del paesaggio perfetto, grazie alla superba fotografia di Nestor Almenderos, Malick racconta questa storia con una leggerezza inconsueta, sapendo essere toccante senza mostrare un segno di commozione. La musica è di Ennio Morricone, con in aggiunta un pezzo classico. Anche gli attori, fra cui due giavani star, Richard Gere e Sam Shepard, sono all'altezza di un film assolutamente da non perdere. Oscar alla fotografia.
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[+] commovente
(di francesca)
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el tronco
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mercoledì 2 marzo 2011
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la terra promessa (che non c'è) di malick
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Seconda opera del decisamente poco prolifico, ma geniale, Terrence Malick (4 film in 30 anni). Partendo da un incipit che sgorga spensieratezza e speranza, che sa tanto di ragazzotti alla ricerca della "promise land", la storia si incrina su una fosca, maestosa tragedia da Vecchio Testamento, incardinata su una storia d'amore che non annoia, e vibra perturbata. Non sono le spoglie interpretazioni a dare il persistente senso di catastrofe imminente, quanto la regia di Malick, che gioca con le ombre e le calde sfumature, e che si avvale di una superba fotografia (da Oscar) e delle musiche di Morricone. La narrazione affidata alla piccola Abby, ingenua ma allo stesso efferata, aggiunge pure un tocco di poesia, di filosofia.
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Seconda opera del decisamente poco prolifico, ma geniale, Terrence Malick (4 film in 30 anni). Partendo da un incipit che sgorga spensieratezza e speranza, che sa tanto di ragazzotti alla ricerca della "promise land", la storia si incrina su una fosca, maestosa tragedia da Vecchio Testamento, incardinata su una storia d'amore che non annoia, e vibra perturbata. Non sono le spoglie interpretazioni a dare il persistente senso di catastrofe imminente, quanto la regia di Malick, che gioca con le ombre e le calde sfumature, e che si avvale di una superba fotografia (da Oscar) e delle musiche di Morricone. La narrazione affidata alla piccola Abby, ingenua ma allo stesso efferata, aggiunge pure un tocco di poesia, di filosofia.
Il dramma infine si compie, scagliato quasi da una mano divina. Abby, macchiata di sangue, perde la purezza che la contraddistingueva e parte per l'ultimo viaggio, comodamente in treno, probabilmente verso un futuro tranquillo, un marito, dei figli. Linda è testimone, ma innocente: riprende il suo solito vagabondare con una nuova compagna, al lato dei binari ferroviari. Dei binari che sembrano non finire mai. troncocinema.blogspot.com
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filippo catani
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giovedì 14 luglio 2011
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anime dannate
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Stati Uniti all'inizio del XX secolo. Un uomo fugge con la propria ragazza e una bimba dalla fabbrica dove lavorava a Chicago. I tre trovano lavoro in una fattoria. Venuto a sapere che il figlio del proprietario ha davanti a se pochi mesi di vita, l'uomo convince la compagna a sposarsi con il figlio del proprietario per poterne ereditare le sostanze.
Triangolo di amore e dannazione per Malick che ottenne il premio alla regia a Cannes e l'Oscar (meritatissimo) per la fotografia. La 2solita" voce fuori campo dei film di Malick in questo caso è quello della bambina che racconta quello che le accade attorno condendolo con sue riflessioni personali. Il film inoltre mette in grande evidenza la durezza delle condizioni di lavoro dei braccianti agricoli del tempo che erano sfruttati e sottopagati.
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Stati Uniti all'inizio del XX secolo. Un uomo fugge con la propria ragazza e una bimba dalla fabbrica dove lavorava a Chicago. I tre trovano lavoro in una fattoria. Venuto a sapere che il figlio del proprietario ha davanti a se pochi mesi di vita, l'uomo convince la compagna a sposarsi con il figlio del proprietario per poterne ereditare le sostanze.
Triangolo di amore e dannazione per Malick che ottenne il premio alla regia a Cannes e l'Oscar (meritatissimo) per la fotografia. La 2solita" voce fuori campo dei film di Malick in questo caso è quello della bambina che racconta quello che le accade attorno condendolo con sue riflessioni personali. Il film inoltre mette in grande evidenza la durezza delle condizioni di lavoro dei braccianti agricoli del tempo che erano sfruttati e sottopagati. Meravigliosa colonna sonora di Ennio Morricone.
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domenico rizzi
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lunedì 16 dicembre 2013
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la fine del sogno del west
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"Vai all'Ovest, ragazzo, e diventa grande con il Paese!". La celebre frase attribuita a Horace Greeley sembra perdere il proprio significato cinquant'anni dopo (siamo intorno al 1916) quando Bill (Richard Gere) operaio di fonderia a Chicago con qualche problema nei riguardi della legge decide di partire per il Texas in cerca di un altro lavoro. Si porta dietro la ragazza Abby (Brooke Adams) e la sorellina Linda (Linda Manz) che è la narratrice della storia. Spaccerà la fidanzata per sorella e accetterà che si sposi con il giovane e ricco ranchero, confidando di continuare la relazione e senza prevedere che Abby finisca per innamorarsi del marito. Il lavoro va in malora quando sopravviene un'invasione di cavallette che fanno tabula rasa delle campagne e Bill è costretto ad uccidere il rivale.
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"Vai all'Ovest, ragazzo, e diventa grande con il Paese!". La celebre frase attribuita a Horace Greeley sembra perdere il proprio significato cinquant'anni dopo (siamo intorno al 1916) quando Bill (Richard Gere) operaio di fonderia a Chicago con qualche problema nei riguardi della legge decide di partire per il Texas in cerca di un altro lavoro. Si porta dietro la ragazza Abby (Brooke Adams) e la sorellina Linda (Linda Manz) che è la narratrice della storia. Spaccerà la fidanzata per sorella e accetterà che si sposi con il giovane e ricco ranchero, confidando di continuare la relazione e senza prevedere che Abby finisca per innamorarsi del marito. Il lavoro va in malora quando sopravviene un'invasione di cavallette che fanno tabula rasa delle campagne e Bill è costretto ad uccidere il rivale. Il trio fuggirà su un barcone, discendendo la corrente di un fiume fino a quando non incapperà nella polizia a cavallo. La conclusione è quella che ci si aspetta, con il protagonista abbattuto dalle carabine dei poliziotti e la giovane Linda che viene accompagnata in un collegio femminile. Si ribellerà calandosi dalla finestra con un lenzuolo per fuggire insieme ad una compagna: l'aspetta una vita improvvisata e senza scopo, che soltanto lo spirito di ribellione la spingerà ad affrontare. Quelli di Terence Malick, regista, sceneggiatore e autore del soggetto, sono personaggi che aderiscono perfettamente alla dura realtà del primo Novecento americano. Il West è soltanto un sogno nella mente della gente, l'illusione di cambiare una vita già predestinata. "I giorni del cielo" (traduzione letterale del titolo originale "Days of Heaven") ricorda, in molti passaggi, il più celebre "Furore" diretto da John Ford nel 1940, facendo riaffiorare le stesse angosce e le infantili speranze di gente che sembra nata solo per soffrire. Assistendo alla scena finale dell'uccisione di Bill, ci si accorge che la sua morte è ingiusta quanto la sofferenza che ha accompagnato la sua breve esistenza. La si accetta soltanto con la consapevolezza che la giustizia non appartiene a questo mondo. Splendido film, caratterizzato da una fotografia superlativa e da una colonna sonora incisiva come poche, non per niente composta da un grande musicista come Ennio Morricone. Giusto l'Oscar assegnato a Nestor Almendros (fotografia) e il premio alla regia consegnato al Festival di Cannes, ma forse Malick avrebbe meritato di più.
Domenico Rizzi
Scrittore.
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jacopo b98
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lunedì 23 settembre 2013
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opus n. 2 del genio di waco
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Nel primo novecento l’operaio Bill (Gere), con la fidanzata Abby (Adams) e la sorellina Linda (Manz), lascia Chicago e va in Texas, dove comincia a lavorare come bracciante per un proprietario terriero (Shepard, bravissimo e malinconico). Il fattore si innamora di Abby e Bill, che fa finta di essere suo fratello gliela dà in sposa. Ma la tragedia incombe. Opus n. 2 del texano Malick, è uno dei suoi capolavori. Scritto e diretto dal regista è una delle più emozionanti parabole sull’amore e la disperazione, come già nel precedente La rabbia giovane, infatti, i personaggi disperati, il senso del paesaggio, l’eccezionale capacità nel riprendere la natura (che qui deve molto alla fotografia eccellente di Nestor Almendros, premiata con l’Oscar), che qui, più che nel film precedente, si fa protagonista a tutti gli effetti.
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Nel primo novecento l’operaio Bill (Gere), con la fidanzata Abby (Adams) e la sorellina Linda (Manz), lascia Chicago e va in Texas, dove comincia a lavorare come bracciante per un proprietario terriero (Shepard, bravissimo e malinconico). Il fattore si innamora di Abby e Bill, che fa finta di essere suo fratello gliela dà in sposa. Ma la tragedia incombe. Opus n. 2 del texano Malick, è uno dei suoi capolavori. Scritto e diretto dal regista è una delle più emozionanti parabole sull’amore e la disperazione, come già nel precedente La rabbia giovane, infatti, i personaggi disperati, il senso del paesaggio, l’eccezionale capacità nel riprendere la natura (che qui deve molto alla fotografia eccellente di Nestor Almendros, premiata con l’Oscar), che qui, più che nel film precedente, si fa protagonista a tutti gli effetti. Parabola anche religiosa, ma non cattolica. Tutta la vicenda è filtrata dallo sguardo innocente di Linda, voce narrante del film, che avvolge la vicenda di una dimensione favolistica. Grandi musiche di Ennio Morricone.
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viola96
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martedì 16 agosto 2011
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ballata di anime dannate
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Non è il miglior film di Malick,nè è il più poetico e commovente e,seppur essendo accattivante,non esplora un'epopea melodrammatica col gusto dell'impresa."I Giorni del Cielo" è un melodramma rurale,incorniciato in una piantagione texana(ricreata in Canada),dove si svolge questa piccola storia di anime.Una mano autorevole,per dirigere un film privo del mordente necessario per entrare nell'albo dei migliori film della Storia.Eppure,le componenti per il successo,il film di Malick ce le avrebbe tutte:un giovane attore,già bravo;una fotografia meravigliosa,che ha vinto anche il premio Oscar;una colonna sonora geniale ed emozionante,di Ennio Morricone;la possibilità,per gioia del regista,di ricreare un mondo perduto,rivangare il passato,così da scoprire il presente.
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Non è il miglior film di Malick,nè è il più poetico e commovente e,seppur essendo accattivante,non esplora un'epopea melodrammatica col gusto dell'impresa."I Giorni del Cielo" è un melodramma rurale,incorniciato in una piantagione texana(ricreata in Canada),dove si svolge questa piccola storia di anime.Una mano autorevole,per dirigere un film privo del mordente necessario per entrare nell'albo dei migliori film della Storia.Eppure,le componenti per il successo,il film di Malick ce le avrebbe tutte:un giovane attore,già bravo;una fotografia meravigliosa,che ha vinto anche il premio Oscar;una colonna sonora geniale ed emozionante,di Ennio Morricone;la possibilità,per gioia del regista,di ricreare un mondo perduto,rivangare il passato,così da scoprire il presente.Ma il film non è il capolavoro che dicono:Nella parte centrale gira spesso a vuoto,prima di riprendere quota,e non semplifica uno sguardo,relativo che riprende un'opera-epoca,con la gioia di una nuova avventura.Malick,fa un passo indietro rispetto allo straordinario esordio con "La Rabbia Giovane",lancia un'altra icona per il futuro(Richard Gere) e rettifica il suo talento nel ricreare epopee del passato che sembrano (troppo)moderne.Una chiave di svolta nel film stà nella scelta,inconsapevole,di spedire l'amata in un turbinio di passione,una passione lungimirante e non ricreata perfettamente.L'atmosfera è quella da cinema classico,le pretese sono altissime,e Malick punta alto.Non fa un tonfo colossale:il melodramma intriga senza appassionare,il mondo da lui ricreato perfettamente è splendido nella sua finzione,il cast è superlativo.La storia non regge il confronto con le altre regie del maestro(a parte il non classificabile New World),e finisce per scivolare in un baratro di frivolezze e luoghi comuni,che dovrebbero essere estranei a Malick.Sopravvalutatissimo da tutti,a distanza di anni non è che un veicolo per passare una serata in compagnia,per vedere un film che distrae.Le ambizioni poetiche ed emozionanti sono abolite dal regista.Per concludere,gli anni de "I Giorni del cielo",purtroppo,non contano niente.L'opera,lirica,è moderna,anche se si attende un respiro di classicismo e un colpo di scena che non arriva.Tra le cose meno riuscite del maestro.
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francirano
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mercoledì 20 gennaio 2016
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la forza vibrante delle immagini
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Allora, diciamo pure che è un remake di badlands. Se vogliamo essere gentili diciamo che è un'ideale prosecuzione, di Badlands. Se poi vogliamo essere ancora più gentili e un po' intellettuali diciamo che Malick riprende i temi che gli sono stati cari nel film di esordio e li approfondisce arricchendoli. Resta il nichilismo di fondo che comincia, pero', ad avvicinarsi ad una forma di bellezza superiore e forza della vita che il regista affronterà poi in maniera più matura coi suoi lavori successivi.
La voce fuoricampo, pero', rischia di diventare abusata, e solo raramente risulta incisiva suggerendo qualcosa più di cio' che le semplici immagini mostrino già da sole.
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Allora, diciamo pure che è un remake di badlands. Se vogliamo essere gentili diciamo che è un'ideale prosecuzione, di Badlands. Se poi vogliamo essere ancora più gentili e un po' intellettuali diciamo che Malick riprende i temi che gli sono stati cari nel film di esordio e li approfondisce arricchendoli. Resta il nichilismo di fondo che comincia, pero', ad avvicinarsi ad una forma di bellezza superiore e forza della vita che il regista affronterà poi in maniera più matura coi suoi lavori successivi.
La voce fuoricampo, pero', rischia di diventare abusata, e solo raramente risulta incisiva suggerendo qualcosa più di cio' che le semplici immagini mostrino già da sole.
Cio' non esclude che alcune scene- come quella dell'incendio del campo di grano- siano di fortissimo impatto visivo e che la fotografia assurga a meraviglia pura. Quei paesaggi infiniti e quei colori, da soli, valgono l'intero film.
Resta l'enigma Richard Gere. Se Clint Eastwood aveva solo due espressioni- con cappello e senza cappello- Gere ne possiede una soltanto che lo accompagna per tutta la carriera, quella con gli occhi strizzati. Se è vero che l'arte è la capacità di sintesi direi che Gere ha raggiunto la perfezione. Dev'essere il fatto di essere buddista, vatti a sapere.
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luigi chierico
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lunedì 7 marzo 2016
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per il piacere degli occhi
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Premio Oscar per la fotografia e il regista Terrence Malick premiato a Cannes per la migliore regia, sono sufficienti ragioni per raccomandare questo spettacolo a chi non lo ha visto. Un film di movimento ed azione, una storia d’amore e tradimento, di tanto lavoro, di tanta fatica. Uno spettacolo continuo di immagini stupende, anche le foto d’epoca che presentano il film nella coda d’inizio sono eccezionali. Vedere il grano con la rugiada gocciolare dalla spiga, le nuvole ovattate, le cavallette devastare i campi e divorare tutto il raccolto, cavalli in libertà, grandi distese,treni colmi di operai in cerca di ingaggio, nuvole. Tutto è fotografato con arte. Alla buona regia di si accompagna una discreta sceneggiatura mentre la scenografia è veramente di rilievo.
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Premio Oscar per la fotografia e il regista Terrence Malick premiato a Cannes per la migliore regia, sono sufficienti ragioni per raccomandare questo spettacolo a chi non lo ha visto. Un film di movimento ed azione, una storia d’amore e tradimento, di tanto lavoro, di tanta fatica. Uno spettacolo continuo di immagini stupende, anche le foto d’epoca che presentano il film nella coda d’inizio sono eccezionali. Vedere il grano con la rugiada gocciolare dalla spiga, le nuvole ovattate, le cavallette devastare i campi e divorare tutto il raccolto, cavalli in libertà, grandi distese,treni colmi di operai in cerca di ingaggio, nuvole. Tutto è fotografato con arte. Alla buona regia di si accompagna una discreta sceneggiatura mentre la scenografia è veramente di rilievo.
L’interpretazione non richiede grandi doti per cui sono tutti nella parte ma senza particolare rilievo. Si distingue Richard Gere, ad una delle sue prime apparizioni, nella parte di Bill. La parte non gli si addice. L’ottima fotografia basta a farne un ottimo film. chibar22òlibero.it
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