enzo70
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martedì 13 ottobre 2015
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piccola delicata fiaba dell'italia quotidiana
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E vai così, con il cinema italiano che funziona, una fiaba raccontata lunga, oltre i cliché del qualunquismo, Soldini centra l’obiettivo e lo centra bene. Un idraulico vedovo, forse il miglior Mastrandrea di sempre accudisce amorevolmente i due figli, una ragazzina che si perde nella banalità del sesso per dovere ed un giovane adolescente pregno di cultura e per questa ragione inadeguato. Il suo amico è Amanzio, Battiston, un uomo che vive di poco e citazioni. E poi Diana, una giovane artista alla ricerca di un affermazione che, intanto, le consenta di pagare l’affitto di casa. E nella solita Italia dei furbi e furbetti Soldini ha il merito di volare alto e di cercare nella cicogna amica di Elia la chiave per disbrigare il tutto, per rinsaldare i rapporti e consentire alla moglie morte di Leo che ogni sera lo va a trovare per annusare il caffè di cercare la sua pace, perché la sua famiglia, con la cicogna, ha trovato il suo comandante.
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E vai così, con il cinema italiano che funziona, una fiaba raccontata lunga, oltre i cliché del qualunquismo, Soldini centra l’obiettivo e lo centra bene. Un idraulico vedovo, forse il miglior Mastrandrea di sempre accudisce amorevolmente i due figli, una ragazzina che si perde nella banalità del sesso per dovere ed un giovane adolescente pregno di cultura e per questa ragione inadeguato. Il suo amico è Amanzio, Battiston, un uomo che vive di poco e citazioni. E poi Diana, una giovane artista alla ricerca di un affermazione che, intanto, le consenta di pagare l’affitto di casa. E nella solita Italia dei furbi e furbetti Soldini ha il merito di volare alto e di cercare nella cicogna amica di Elia la chiave per disbrigare il tutto, per rinsaldare i rapporti e consentire alla moglie morte di Leo che ogni sera lo va a trovare per annusare il caffè di cercare la sua pace, perché la sua famiglia, con la cicogna, ha trovato il suo comandante. Nel mezzo una serie di invenzioni, non sono stilistiche, per cui l’unica cosa che rimane da fare è sedersi per vedere questo bellissimo lavoro.
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stefano bruzzone
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venerdì 8 novembre 2013
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incomprensibile
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soldini è un bravo regista anche se ha sempre girato film piuttosto noiosi. questo non è da meno. surreale, con un cast ampio, a tratti grottesco non riesce mai a coinvolgere lo spettatore e non spiega fino in fondo cosa volesse realmente raccontare una sceneggiatura che mischia diverse situazione saltellando quà e là tra un fantasma in bikini, la gerini,la Rohrwacher alle prese con l'affitto che non riesce a pagare, Battiston che in realtà non si capisce perchè stia nel film, Mastrandrea vedovo con 2 figli che gli danno problemi (nemmeno troppo gravi...) e i monumenti che parlano tra loro. in ultimo vorrei che qualcuno mi spiegasse come mai un film girato a torino non ha un solo protagonista che parla piemontese.
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soldini è un bravo regista anche se ha sempre girato film piuttosto noiosi. questo non è da meno. surreale, con un cast ampio, a tratti grottesco non riesce mai a coinvolgere lo spettatore e non spiega fino in fondo cosa volesse realmente raccontare una sceneggiatura che mischia diverse situazione saltellando quà e là tra un fantasma in bikini, la gerini,la Rohrwacher alle prese con l'affitto che non riesce a pagare, Battiston che in realtà non si capisce perchè stia nel film, Mastrandrea vedovo con 2 figli che gli danno problemi (nemmeno troppo gravi...) e i monumenti che parlano tra loro. in ultimo vorrei che qualcuno mi spiegasse come mai un film girato a torino non ha un solo protagonista che parla piemontese....la gerini in un osceno genovese (ma perchè???), mastrandrea in siciliano, penoso, zingaretti in milanese, per l'amor di dio..., battiston in triestino. e qui si chiude la farsa. io non l'ho capito, non so voi.
Voto: 5
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zia abby
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mercoledì 27 febbraio 2013
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soldini ha esaurito tutto quello che aveva da dire
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La poetica di Soldini in questa opera, davvero poco riuscita, latita tanto che questo film sta al miglior Soldini come Pappi Corsicato sta ad Almodovar. Essendo la storia meno plausibile e la magia svanita si fanno notare tutti i difetti che prima sembravano deliziosi vezzi. Sembra il sintomo di un amore finito tra pubblico e autore (e gli incassi lo confermano). Un romano che parla napoletano, una romana che parla genovese ( e in bikini) un Battiston sempre uguale a se stesso e una Alba Rohrwacher confinata ai soli ruoli da incompresa e incomprensibile al mondo. Resta la sapienza nelle immagini delle città, ma aspetto che il buon Soldini abbia una storia da raccontare la prossima volta perchè il voler farci vedere una Italia brutta così com'è, senza sogni e
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La poetica di Soldini in questa opera, davvero poco riuscita, latita tanto che questo film sta al miglior Soldini come Pappi Corsicato sta ad Almodovar. Essendo la storia meno plausibile e la magia svanita si fanno notare tutti i difetti che prima sembravano deliziosi vezzi. Sembra il sintomo di un amore finito tra pubblico e autore (e gli incassi lo confermano). Un romano che parla napoletano, una romana che parla genovese ( e in bikini) un Battiston sempre uguale a se stesso e una Alba Rohrwacher confinata ai soli ruoli da incompresa e incomprensibile al mondo. Resta la sapienza nelle immagini delle città, ma aspetto che il buon Soldini abbia una storia da raccontare la prossima volta perchè il voler farci vedere una Italia brutta così com'è, senza sogni e qualità, non è nelle sue corde!
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liuk!
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domenica 10 febbraio 2013
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pessimo
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Pellicola senza né capo né coda, mai interessante e mai divertente. Ottimo attori sprecati in un plot pessimo e caotico.
Film da evitare.
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pensierocivile
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martedì 5 febbraio 2013
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la furbizia di soldini
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Lo si potrebbe definire un film leggero, alimentare o opera minore, semplicemente per rispetto verso l'autore, ma il film in sè non è granchè. Che i Padri della Patria ci guardino con rammarico è stanca chiacchiera da bar e da Soldini ci si attenderebbe un approccio diverso dal pollaio; le storie non vanno da nessuna parte, ancora una volta la realtà brucia la finzione e di avvocati traffichini, angeli custodi della politica, senza scrupoli verso i deboli, francamente non se ne può più, soprattutto se lo sguardo è sempre lo stesso; la famiglia disastrata meritava una analisi e un punto di arrivo, piuttosto che la farsa e anche nella scelta degli attori i dubbi non mancano: perché non scegliere un attore meridionale invece di camuffare gli accenti? Tutto ciò pesa su quel poco di buono presente, perché il tocco surreale della cicogna è una bella idea, ma l'accumulo di elementi surreali, come il fantasma della Gerini, puzza un tantino di piccola furbizia alla ricerca della simpatia e, del resto, il personaggio di Battiston, peraltro ottimamente reso, è il solito personaggio delle commedie di Soldini, dalla citazione facile e dal vocabolario forbito.
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Lo si potrebbe definire un film leggero, alimentare o opera minore, semplicemente per rispetto verso l'autore, ma il film in sè non è granchè. Che i Padri della Patria ci guardino con rammarico è stanca chiacchiera da bar e da Soldini ci si attenderebbe un approccio diverso dal pollaio; le storie non vanno da nessuna parte, ancora una volta la realtà brucia la finzione e di avvocati traffichini, angeli custodi della politica, senza scrupoli verso i deboli, francamente non se ne può più, soprattutto se lo sguardo è sempre lo stesso; la famiglia disastrata meritava una analisi e un punto di arrivo, piuttosto che la farsa e anche nella scelta degli attori i dubbi non mancano: perché non scegliere un attore meridionale invece di camuffare gli accenti? Tutto ciò pesa su quel poco di buono presente, perché il tocco surreale della cicogna è una bella idea, ma l'accumulo di elementi surreali, come il fantasma della Gerini, puzza un tantino di piccola furbizia alla ricerca della simpatia e, del resto, il personaggio di Battiston, peraltro ottimamente reso, è il solito personaggio delle commedie di Soldini, dalla citazione facile e dal vocabolario forbito.
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francesco franceschini
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domenica 9 dicembre 2012
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soldini di speranza
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"Gli uccelli lo sanno che noi non sappiamo volare o pensano che non ne abbiamo voglia?" è la domanda fondamentale di questo sorprendente film di Silvio Soldini, Il comandante e la cicogna, dove il comandante è Giuseppe Garibaldi, o meglio la sua statua equestre, che contempla, assieme a quelle di Leonardo da Vinci, Giuseppe Verdi e Leopardi, le miserie morali dell'Italia di oggi e si chiede se non sarebbe stato meglio lasciar perdere tutto e rimanere sudditi dell'Austria. Una triste commedia fantastica, o se preferite una vivace tragedia allegra, quasi un film "alla Pasolini" per il regista di Pane e tulipani, un Uccellacci e uccelllini senza divagazioni cervellotiche, dove fantastico e quotidiano si fondono senza stridere l'uno con l'altro.
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"Gli uccelli lo sanno che noi non sappiamo volare o pensano che non ne abbiamo voglia?" è la domanda fondamentale di questo sorprendente film di Silvio Soldini, Il comandante e la cicogna, dove il comandante è Giuseppe Garibaldi, o meglio la sua statua equestre, che contempla, assieme a quelle di Leonardo da Vinci, Giuseppe Verdi e Leopardi, le miserie morali dell'Italia di oggi e si chiede se non sarebbe stato meglio lasciar perdere tutto e rimanere sudditi dell'Austria. Una triste commedia fantastica, o se preferite una vivace tragedia allegra, quasi un film "alla Pasolini" per il regista di Pane e tulipani, un Uccellacci e uccelllini senza divagazioni cervellotiche, dove fantastico e quotidiano si fondono senza stridere l'uno con l'altro. E dove il padre di due figli (Valerio Mastandrea), rimasto vedovo per un banale incidente in mare, deve fare i conti con le divertenti apparizioni in bikini della moglie morta (una sexi Claudia Gerini) che sniffa caffé, con la primogenita, protagonista suo malgrado di un filmato erotico finito in rete, e col figlio tredicenne, che ha come unici amici una cicogna (per cui ruba teste di pesce e rane impanate nei supermarket) e un fannullone sovrappeso (Giuseppe Battiston: sempre strepitoso) che dispensa aforismi e lotta contro le insegne dei negozi che imbruttiscono le città ma poi è odioso come padrone di casa. C'è il ritratto di un'Italia gravemente ammalata di nevrosi, cattiveria e indifferenza, in questo film. C'è il politico corrotto, l'avvocato sciacallo (Luca Zingaretti, con parrucca quasi alla D'Artagnan), l'artista precaria (Alba Rohrwacher) che fatica a pagare l'affitto e si rassegna a fare un orrendo murales per la megalomania del committente; ma ci sono anche le persone comuni, che si insultano e azzuffano per un parcheggio, rubano monetine dai parchimetri e gabbano, imbrogliano, aggirano le leggi appena è possibile. Poi c'è l'amore, che ricomincia quando tutto sembra finito, c'è la testardaggine di fare centinaia di chilometri solo per andare a salvare un animale, la volontà di volersi bene, nonostante lo sfacelo intorno. Nel film si aggirano pezzi d'Italia, quasi tutti ignobili e scellerati. La salvezza, ci dice alla fine il regista, è nelle cose piccole, negli amori sussurrati: andare in Svizzera a salvare una cicogna (simbolo elementare ma prezioso di maternità da recuperare) e rallegrarsi che il tuo uomo abbia finalmente superato il lutto e ha il coraggio di amare un'altra donna sono in fondo sintomi dello stesso sentimento di generosità. Che è l'unica speranza praticabile nella desolazione in cui viviamo.
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paola d. g. 81
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mercoledì 5 dicembre 2012
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geniale e delicato
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Ce ne fossero di film così! Da vedere!!!
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boccaccio2012
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lunedì 26 novembre 2012
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una noia mortale
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il solito valerio mastandrea con il suo solito, apatico atteggiamento, con un tono di voce, se è possibile, ancora più noioso, giusta rappresentazione di questo film di soldini che pretende, come spesso a questo regista capita, di essere troppo immaginifico - a tratti onirico- rispetto ai deboli soggetti e alle debolissime sceneggiature che realizza.
un'analisi che non è chiaro se vuole essere impietosa, solo critica piuttosto che distaccata dell'italia di oggi. più che la cicogna forse sarebbe stato più credibile un piccione deputato a disturbare con i suoi escrementi il disapppunto delle saccenti statue degli italiani di cui siamo fieri ed orgogliosi, ovviamente, tutti, non c'era bisogno della soldidniana riesumazione degli italici orgogli!
la storia si ripartisce nel classico dualismo bello/brutto o buono o cattivo.
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il solito valerio mastandrea con il suo solito, apatico atteggiamento, con un tono di voce, se è possibile, ancora più noioso, giusta rappresentazione di questo film di soldini che pretende, come spesso a questo regista capita, di essere troppo immaginifico - a tratti onirico- rispetto ai deboli soggetti e alle debolissime sceneggiature che realizza.
un'analisi che non è chiaro se vuole essere impietosa, solo critica piuttosto che distaccata dell'italia di oggi. più che la cicogna forse sarebbe stato più credibile un piccione deputato a disturbare con i suoi escrementi il disapppunto delle saccenti statue degli italiani di cui siamo fieri ed orgogliosi, ovviamente, tutti, non c'era bisogno della soldidniana riesumazione degli italici orgogli!
la storia si ripartisce nel classico dualismo bello/brutto o buono o cattivo. ma, probabilmente il primo dei due dualismi citati è troppo elevato per essere posto a fondamento di questo scadente fiml.
il buon mastandrea, che non riesce a salutare il fantasma della moglie, vorrebbe opporsi all'antiestetico avvocato Zingaretti (per verità molto poco credibile) in un confronto assolutamente insussistente. cosa hanno in comune o in opposizione un avvocato senza scrupoli e il più classico (oltre che sfigato) buon padre di famiglia? nulla.
questo film sembra un'opera inespressa. il regista non dice, neanche velatamente piuttosto che sottintendendolo il motivo che l'ispira.
c'è solo una confusione di personaggi destinati a confondersi in un brodo di buoni e cattivi tra i quali nessuno la spunta se non la minestra, ma dovrebbe dirsi il polpettone, di buonismo e semplice sentimento antiattualità di cui è condito tutto il lungometraggio.
soltanto il bravo battiston eleva il film da decisamente mediocre ad appena corretto.
noiosi fino al raccapriccio mastandrea e la rohrwacher sempre più costretti negli stessi ruoli, incapaci di connotare i personaggi che interpretano da qualcosa di diverso rispetto a loro stessi.
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gianbond
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sabato 24 novembre 2012
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immagini in libertà
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Ma di che cosa tratta questo film? Cominciamo dal titolo. La cicogna la si vede ogni tanto anche se non si capisce perchè, ma il comandante? Chi è? Forse Garibaldi rappresentato da una finta statua pensante collocata al fondo dell'omonima via di Torino? Qualche altro personaggio storico rappresentato da altre finte statue elucubranti sul triste presente della nostra patria? E Battiston è credibile nel suo personaggio tanto quanto Zingaretti coi capelli, cioè zero. La "defunta" Gerini appare e scompare in costume da bagno nella vita del povero Mastandrea, ormai definitivamente relegato a ruoli da patetico perdente che un giorno ce la farà perchè è l'unico buono rimasto in circolazione.
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Ma di che cosa tratta questo film? Cominciamo dal titolo. La cicogna la si vede ogni tanto anche se non si capisce perchè, ma il comandante? Chi è? Forse Garibaldi rappresentato da una finta statua pensante collocata al fondo dell'omonima via di Torino? Qualche altro personaggio storico rappresentato da altre finte statue elucubranti sul triste presente della nostra patria? E Battiston è credibile nel suo personaggio tanto quanto Zingaretti coi capelli, cioè zero. La "defunta" Gerini appare e scompare in costume da bagno nella vita del povero Mastandrea, ormai definitivamente relegato a ruoli da patetico perdente che un giorno ce la farà perchè è l'unico buono rimasto in circolazione.
Alba Rottweiler non si capisce da sempre perchè reciti (capisco che in giro c'è poco lavoro ma a tutto c'è un limite) e quindi in questo film non sfigura, anzi è al livello degli altri che comunque fanno miracoli, vista l'inesistente trama e la regia metafisica.
Forse è un film comico e me ne sto accorgendo solo adesso. Consiglio a Soldini di farsi un corso di cinema perchè dai tempi di "Pane e tulipani" si è dimenticato tutto.
Alla prossima.
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desgi
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lunedì 12 novembre 2012
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dialogo di garbaldi e cazzaniga
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Un'operetta morale sulle miserie dei nostri tempi corrotti. Con un tocco narrativo lieve e inventivo, Soldini ci regala una commedia ironica e poetica, non lontana dalla felice alchimia di Pane e Tulipani. Genova, da cui salpò Garibaldi per fare l'Italia, diventa l'osservatorio ideale per una riflessione disincantata sulla salute etica della nostra nazione. I dialoghi impossibili tra le statue di Garibaldi e Cazzaniga, i soliloqui del busto di Leopardi abbandonato malinconicamente in un giardinetto degradato, fanno da cornice ad una storia imperniata sulle vicende dei poveri protagonisti, candidi e soli, che cercano disperatamente di sopravvivere in un mondo di cinici cialtroni. In questa lotta tra candore e corruzione non c'è naturalmente alcun dubbio su chi sia destinato a soccombere: le anime candide potranno però consolarsi con la poesia e continuare così a mantenere in vita il sogno della cicogna.
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