Drammatico,
durata 104 min.
- Italia 2007.
- L'Altrofilm
uscita venerdì 29febbraio 2008.
MYMONETROLa rabbia
valutazione media:
2,29
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Il protagonista de La Rabbia è un giovane sognatore che ambisce a lasciare un segno tangibile del suo passaggio nel mondo, ma che inevitabilmente si vedrà sbattere molte porte in faccia. La sua è la situazione di molti artisti che, di fronte alla repressione del proprio genio, diventano disillusi, sprezzanti e autodistruttivi. In una parola, arrabbiati.
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Il film è un atto d'accusa al business che ormai circonda la settima arte del cinema. Una coraggiosa denuncia che viene raccontata nel film attraverso i tentativi di un giovane regista di trovare un produttore per il suo lavoro.
Fa comprendere quando ormai in Italia sia diventato difficile o quasi impossibile fare questo mestiere, quanto sia difficile portare al cinema film indipendenti semplicemente perchè il sistema dell'industria cinematografica non vuole osare.
Un cast importante con star anche internazianali come Faye Dunaway
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Con La Rabbia, il regista Louis Nero racconta la situazione cinematografica italiana attuale, delineando un quadro desolante. Nero mostra un sistema in crisi, debole, timoroso di osare, che limita l’espressione artistica in favore delle leggi del mercato, preferendo puntare su prodotti dal successo sicuro ma di dubbia qualità. Realizzando forse il suo film più avanguardastico (le vicende sono immerse in un'atmosfera onirica), Nero lancia dunque una feroce critica nei confronti di un cinema sempre più industrializzato, che ha dimenticato la sua missione artistica.
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Con La Rabbia, il regista Louis Nero racconta la situazione cinematografica italiana attuale, delineando un quadro desolante. Nero mostra un sistema in crisi, debole, timoroso di osare, che limita l’espressione artistica in favore delle leggi del mercato, preferendo puntare su prodotti dal successo sicuro ma di dubbia qualità. Realizzando forse il suo film più avanguardastico (le vicende sono immerse in un'atmosfera onirica), Nero lancia dunque una feroce critica nei confronti di un cinema sempre più industrializzato, che ha dimenticato la sua missione artistica.[-]
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Il film è molto interessante, vuole rappresentare un lavoro di denuncia nei confronti di un cinema sempre più industrializzato, che ha dimenticato la sua missione iniziale: smuovere ed elevare l’animo umano.
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Il film è molto interessante, vuole rappresentare un lavoro di denuncia nei confronti di un cinema sempre più industrializzato, che ha dimenticato la sua missione iniziale: smuovere ed elevare l’animo umano.
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Un regista vuole realizzare a tutti i costi il suo film, senza venire a compromessi, senza operare modifiche. Il suo film, che è questo stesso, è troppo lontano da ciò che chiede il mercato del cinema, troppo "diverso", non rientra nei canoni. Allora rapina una banca e finanzia lui stesso il film. Pur essendo un buon soggetto, il film si perde in lunghe dissertazioni filosofiche, in atmosfere surreali estremamente fittizie, in una rappresentazione di tipo Brechiano più adatta al teatro che al cinema. Così il film diviene estremamente noioso, ridondante di tanti monologhi ed effetti e inquadrature particolari che si rivelano sempre uguali. Non è così che si fa cinema! E' chiaro che il regista ha talento, ma lo usa male.
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Un regista vuole realizzare a tutti i costi il suo film, senza venire a compromessi, senza operare modifiche. Il suo film, che è questo stesso, è troppo lontano da ciò che chiede il mercato del cinema, troppo "diverso", non rientra nei canoni. Allora rapina una banca e finanzia lui stesso il film. Pur essendo un buon soggetto, il film si perde in lunghe dissertazioni filosofiche, in atmosfere surreali estremamente fittizie, in una rappresentazione di tipo Brechiano più adatta al teatro che al cinema. Così il film diviene estremamente noioso, ridondante di tanti monologhi ed effetti e inquadrature particolari che si rivelano sempre uguali. Non è così che si fa cinema! E' chiaro che il regista ha talento, ma lo usa male. Forse per cercare di realizzare qualcosa di diverso e originale... perde il contatto con il mondo e costruisce un'opera completamente "senza senso". E' difficile da vedere... è noioso da morire!
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Non sono abituato a questo genere di films, l'ho visto per curiosità dopo aver conosciuto il regista su un set. Non sarei capace di fare un decimo di quanto ha fatto Louis Nero, certo che il cinema (impegnato), come dicono i produttori al giovane regista, devono avere un po' di azione, nel senso che devono essere più mossi. Tanto varrebbe leggersi la sceneggiatura come un libro, alla pari di certi drammi teatrali che vanno bene solo se letti o ascoltati per radio. Se il tema era il degrado del cinema italiano, beh se ne dicono e scrivono in proposito, ma farlo capire a livello cinematografico in questo modo diventa troppo greve, iper recitato, innaturale. Faccio un esempio spero non fuori luogo: un regista come Sorrentino ha fatto un capolavoro di serietà e ironia amara allo stesso tempo con Il Divo.
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Non sono abituato a questo genere di films, l'ho visto per curiosità dopo aver conosciuto il regista su un set. Non sarei capace di fare un decimo di quanto ha fatto Louis Nero, certo che il cinema (impegnato), come dicono i produttori al giovane regista, devono avere un po' di azione, nel senso che devono essere più mossi. Tanto varrebbe leggersi la sceneggiatura come un libro, alla pari di certi drammi teatrali che vanno bene solo se letti o ascoltati per radio. Se il tema era il degrado del cinema italiano, beh se ne dicono e scrivono in proposito, ma farlo capire a livello cinematografico in questo modo diventa troppo greve, iper recitato, innaturale. Faccio un esempio spero non fuori luogo: un regista come Sorrentino ha fatto un capolavoro di serietà e ironia amara allo stesso tempo con Il Divo. Questo film di Nero è una lunga cerimonia funebre sulla morte del cinema italico: andava bene per un altro tema. [-]
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Ogni allievo artisticamente pusillanime ha un triste maestro. Il mondo del cinema non ricorda gli sceneggiatori deboli, al massimo celebra i registi catalogati come trash. Louis Nero è vittima di una struttura creata dal Prof. Andrea Giaime Alonge del Dipartimento delle Discipline artistiche, musicali e dello spettacolo (6° piano, stanza 24, Palazzo Nuovo), via Sant'Ottavio 20, Torino , ma può superare i confini della cultura sabauda e della fuffa insegnata al DAMS.
Forse, un seminario su Nando Cicero e Mariano Laurenti potrebbe dare un po' di coraggio al giovane cinema torinese.
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Un giovane cineasta cerca disperatamente i soldi per il suo film ma nessun produttore sembra intenzionato a finanziarlo. "Carmina non dant panem" suggeriscono al regista in erba, dopo aver visionato il copione, interessante ma senza tette e culi, con troppa cultura e poco mordente "questi film non si vendono in questo paese". La feroce delusione trasforma lo stato d’animo del regista spingendolo a casa del suo Mentore (Franco Nero), ma le sue rivelazioni non sono confortanti. Ormai alcolista e fallito, lamenta la crisi del cinema contemporaneo e la fine della ricerca artistica. Ma il giovane non si arrende e lentamente prende corpo l'idea di rapinare una banca per rimediare i suoi fondi. Film parzialmente autobiografico che lamenta un disagio nei confronti del cinema italiano.
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Un giovane cineasta cerca disperatamente i soldi per il suo film ma nessun produttore sembra intenzionato a finanziarlo. "Carmina non dant panem" suggeriscono al regista in erba, dopo aver visionato il copione, interessante ma senza tette e culi, con troppa cultura e poco mordente "questi film non si vendono in questo paese". La feroce delusione trasforma lo stato d’animo del regista spingendolo a casa del suo Mentore (Franco Nero), ma le sue rivelazioni non sono confortanti. Ormai alcolista e fallito, lamenta la crisi del cinema contemporaneo e la fine della ricerca artistica. Ma il giovane non si arrende e lentamente prende corpo l'idea di rapinare una banca per rimediare i suoi fondi. Film parzialmente autobiografico che lamenta un disagio nei confronti del cinema italiano. Ambientato in una città senza tempo nè riferimenti, dai contorni fantasmagorici che fa da sfondo al viaggio allegorico di Nico Rogner,la Rabbia ci vorrebbe spingere, scuotere, stimolare la riflessione. Peccato che le cose non funzionino in questo modo. La poesia sopravvive tra le righe, è il non detto in cui sfocia il significato. Dire troppo per far capire il senso in un film che si vorrebbe onirico sembra una grande contraddzione. Molto buona la colonna sonora di Bacalov, interessante la fotografia e le inquadrature (sono tanti i registi citati; da Greenaway a Lynch per l'atmosfera, Antonioni per i tempi dilatati, Fellini per la trama!) ma il problema di Nero sussiste. Lui non trova il giusto ritmo e gli sfugge il registro narrativo. La sua mancanza principale poi resta quella di non sapere come utilizzare gli attori, che divengono automi, macchiette oniriche, patetiche anche per un gruppo di avanguardia teatrale degli anni 60. Capisco e condivido la rabbia del regista nei confronti della situazione cinematografica nostrana, ma non apprezzo il suo elevarsi a giudice. Il suo pontificare dal monte. Il continuo uso del voi (noi chi?), la sua presunzione. Detto questo La Rabbia è certo il miglior film del regista, quello con più coerenza e stile, un contenitore di grandi attori che forse lascia l'amaro in bocca proprio per l'operazione non del tutto riuscita.
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Purtroppo le tue impressioni sono il simbolo di ciò che abbiamo visto accadere in questi giorni. Il fatto che tu l'abbia trovato curato, interessante, particolare è l'amaro frutto della decadenza culturale che investe questo paese e dalla quale non c'è scampo. Un paese che permette una produzione di questo tipo, nonostante le raccomandazioni e le conoscenze è un paese che permette ad un mafioso di governare. Non se ne esce. Sono tanti i bravi registi a spasso. Personalmente trovo fenomenali quelli che si occupano delle pubblicità. Luis Nero era preistoria e "italietta" già dal suo primo lavoro.
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