passionale
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mercoledì 14 maggio 2014
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ci vuole un nuovo buon coraggio
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film avvolte avvincente ma di non profonda capacità intarpetatriva
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theophilus
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lunedì 10 febbraio 2014
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la vendetta è l'ultima a morire
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LA TOURNEUSE DE PAGES
Film cupo, percorso da un’ira tutta interiore, tanto da farne una storia intimista. La voltapagine, presentato nella sezione Un certain regard a Cannes 2006, scorre tagliente, asciutto, lineare sul solco della poetica noir di Chabrol. Non solo per il tema trattato, ma soprattutto per il cinismo e la durezza quasi nichilista che si respirano nel film, il regista Denis Dercourt ci sembra anche essersi in parte ispirato a La pianiste, diretto da Michael Haneke nel 2001.
Nei titoli di testa, le immagini di una ragazzina che si esercita al pianoforte si alternano a quelle di carni meticolosamente tagliate, con fredda e precisa violenza, all’interno di una macelleria.
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LA TOURNEUSE DE PAGES
Film cupo, percorso da un’ira tutta interiore, tanto da farne una storia intimista. La voltapagine, presentato nella sezione Un certain regard a Cannes 2006, scorre tagliente, asciutto, lineare sul solco della poetica noir di Chabrol. Non solo per il tema trattato, ma soprattutto per il cinismo e la durezza quasi nichilista che si respirano nel film, il regista Denis Dercourt ci sembra anche essersi in parte ispirato a La pianiste, diretto da Michael Haneke nel 2001.
Nei titoli di testa, le immagini di una ragazzina che si esercita al pianoforte si alternano a quelle di carni meticolosamente tagliate, con fredda e precisa violenza, all’interno di una macelleria. È da subito espresso un dualismo che percorrerà tutto il film, quasi che il regista voglia indicarci come chiave interpretativa la strada di una doppia personalità della principale protagonista da ricercare nel DNA familiare.
La bambina si presenta davanti ad una commissione presieduta da una nota concertista. Poco dopo esce dall’aula in cui ha svolto la sua prova, le lacrime che le bagnano appena un viso duro e sconfortato. Poco oltre vediamo una giovane donna partecipare ad uno stage in uno studio di avvocatura. Cerca di farsi benvolere e si offre di prendersi cura del figlio del titolare per un periodo di alcuni giorni in cui entrambi i genitori dovranno assentarsi.
Il destino dei protagonisti corre verso un esito inesorabile di cui si è subito coscienti. Ma la prevedibilità dell’evoluzione della storia non ne pregiudica per nulla l’interesse. La tensione rimane stabile perché non emana dall’intreccio, ma è costruita sul rapporto di sudditanza psicologica che s’instaura fra le due interpreti del film. Il perverso rincorrere una sorta di risarcimento morale, di cui una delle due ha fatto una ragione di vita, viene perseguito con spietata e calma determinazione. La fragilità dell’altra si presenta allo spettatore come concausa di un qualcosa già scritto, perché sembra voler spianare alla prima l’accesso ad una nemesi a cui abbia diritto. Più che ad una rappresentazione sadica ci pare di assistere al sacrificio di una vittima designata che non può sfuggire al suo destino. La tensione nasce proprio dallo stentare a credere che si possa andare così avanti nel voler perseguire i propri scopi. Il carnefice della storia è una sfinge con il volto di un angelo, quasi lo strumento di una volontà altrui. Tutto si attua perfettamente, infatti, in questo thriller psicologico. Non c’è posto per l’errore. Lo svolgimento lineare, la logica interna stringente sembrano non potersi conciliare con la suspence. È allora il senso di pietas che nasce nei confronti di una persona indifesa che può far scattare la molla della partecipazione emotiva. La vendetta è un piatto che va consumato freddo. Non ricordiamo di avere visto rappresentata così compiutamente tale massima in altra occasione: proprio per questo vi abbiamo scorto la volontà del regista di mettere in scena un dramma che intenda sfidare il concetto di libero arbitrio.
Maiuscola l’interpretazione di Catherine Frot nel ruolo della pianista. Efficacissima la maschera imperturbabile di Déborah François a rendere un personaggio quasi sulfureo. Interessante anche la prova di Pascal Greggory, che aveva già sostenuto un ruolo simile – anche se di gran lunga più importante in quella circostanza – in Gabrielle, diretto da Patrice Chéreau nel 2005.
Enzo Vignoli,
20 febbraio 2007.
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paperino
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lunedì 31 ottobre 2011
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film algido..
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Stilisticamente fin troppo " perfetto", misurato e lineare non riesce però a suscitare emozioni nel pubblico. A volte alcuni sprazzi eccessivi di rancore che la protagonista non riesce a controllare ( la stilettata sul piede del malcapitato corteggiatore e la testa tenuta sott'acqua del bimbo ) fanno pensare che la vendetta possa consumarsi in maniera più violenta. Invece è semplicemente l' assenza, del tutto giustificabile in vari modi del resto, della Voltapagine che produce il crollo della concertista , esattamente come una distrazione ( voluta o no, non lo sapremo mai ) della stessa nella parte dell'esaminatrice aveva determinato l'interrompersi di una carriera sul nascere.
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Stilisticamente fin troppo " perfetto", misurato e lineare non riesce però a suscitare emozioni nel pubblico. A volte alcuni sprazzi eccessivi di rancore che la protagonista non riesce a controllare ( la stilettata sul piede del malcapitato corteggiatore e la testa tenuta sott'acqua del bimbo ) fanno pensare che la vendetta possa consumarsi in maniera più violenta. Invece è semplicemente l' assenza, del tutto giustificabile in vari modi del resto, della Voltapagine che produce il crollo della concertista , esattamente come una distrazione ( voluta o no, non lo sapremo mai ) della stessa nella parte dell'esaminatrice aveva determinato l'interrompersi di una carriera sul nascere.
Il rapporto sentimentale e quasi di dipendenza che si viene a creare non penso fosse prevedibile ma viene diabolicamente sfruttato per portare a termine la distruzione psicologica e morale della " nemica". Indimenticabili lo sguardo smarrito del marito e il sorriso della voltapagine che ha portato a termine il suo obiettivo. Assente ogni giudizio morale sull' opportunità o meno di una vendetta che non restituisce quanto è stato tolto ( come sempre ) e anche un giudizio sulla psicologia contorta di una ragazza che riesce a covare rancore per più di un decennio e ad ordire una simile trappola...Questo è lasciato allo spettatore. Non è il genere di film che prediligo ma non posso che ammirare la pulizia di stile della regista.
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21thcentury schizoid man
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mercoledì 12 ottobre 2011
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un thriller psicologico raffinato
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(Attenzione, contiene spoiler) Il sogno di una vita andato in frantumi per colpe altrui: la rabbia repressa che si accumula e la vendetta come unica ragione di vita. In poche parole, si potrebbe riassumere così questo film, che tratta, appunto, di una vendetta. Una vendetta, però, che parte da molto lontano. Talmente lontano che dobbiamo tornare indietro nel tempo di una decina d’anni, quando Mélanie, la protagonista di questa storia, era una bambina. Il suo sogno era quello di diventare una grande pianista. E forse ce l’avrebbe fatta, perché la musica per lei era tutto e il talento non le mancava affatto. Quando, però, a dodici anni affrontò l’esame di ammissione al conservatorio, durante la sua esibizione successe una cosa che le fece perdere la concentrazione: la donna che presiedeva la commissione giudicante, una famosa pianista concertista, si mise a firmare un autografo proprio mentre Mélanie stava suonando.
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(Attenzione, contiene spoiler) Il sogno di una vita andato in frantumi per colpe altrui: la rabbia repressa che si accumula e la vendetta come unica ragione di vita. In poche parole, si potrebbe riassumere così questo film, che tratta, appunto, di una vendetta. Una vendetta, però, che parte da molto lontano. Talmente lontano che dobbiamo tornare indietro nel tempo di una decina d’anni, quando Mélanie, la protagonista di questa storia, era una bambina. Il suo sogno era quello di diventare una grande pianista. E forse ce l’avrebbe fatta, perché la musica per lei era tutto e il talento non le mancava affatto. Quando, però, a dodici anni affrontò l’esame di ammissione al conservatorio, durante la sua esibizione successe una cosa che le fece perdere la concentrazione: la donna che presiedeva la commissione giudicante, una famosa pianista concertista, si mise a firmare un autografo proprio mentre Mélanie stava suonando. Irritata, sconcertata e arrabbiata dall’atteggiamento superficiale della donna, Mélanie interruppe l’esecuzione del brano che stava eseguendo, compromettendo, di fatto, l’esito finale dell’esame. Puntuale, infatti, arrivò la bocciatura. La delusione che provò Mélanie fu così forte che decise che non avrebbe mai più suonato. Però da quel momento in lei scattò qualcosa: la rabbia e l’amarezza derivate dall’ingiusta bocciatura erano infatti così forti che finirono per consumarla dentro. In lei maturò la convinzione che Ariane, la donna che aveva distrutto il suo sogno di diventare una grande pianista, non poteva passarla liscia così facilmente. In qualche modo avrebbe dovuto pagarla.
Dieci anni dopo quell’episodio, Mélanie deve svolgere uno stage come segretaria; ad assumerla in prova è lo studio legale dell’avvocato Fouchécourt. Questi, guarda caso, è il marito di Ariane, proprio la donna verso la quale Mélanie nutre un odio feroce da due lustri a questa parte. Poco alla volta, Mélanie si insinua nella vita della coppia prima come babysitter del loro figlio, Tristan, poi diventando la voltapagine di Ariane. Lentamente, con estrema pazienza nonché con una notevole dose di perfidia, Mélanie avrà modo di mettere in atto la propria crudele vendetta nei confronti della donna che lei considera responsabile di averle rovinato la vita.
Nel raccontare la storia di una vendetta atroce compiuta da una ragazza nei confronti di una donna matura, Denis Dercourt dimostra di possedere un bel talento sia per la narrazione che per la messa in scena; il regista francese, grazie ad uno stile di regia raffinato, fatto di eleganti inquadrature precise al millimetro, riesce ad offrirci, con una lucidità notevole oltre che con una sensibilità eccezionale, un bellissimo ed inquietante ritratto di due donne, Mélanie e Ariane, così diverse l’una dall’altra, che si troveranno – a causa del destino che ha voluto metterle contro – a dare vita ad un autentico gioco al massacro dal quale però soltanto una delle due ne uscirà a pezzi, mentre l’altra, forse, riuscirà finalmente a tornare in pace con se stessa.
Oltre alla regia perfetta, sono da ricordare le splendide interpretazioni delle due protagoniste: Deborah François, la giovane Mélanie, è una ragazza all’apparenza dolce ma che in realtà dentro di sé nasconde una cattiveria insospettabile, tant’è vero che è disposta a tutto pur di consumare la propria vendetta; Catherine Frot, la matura Ariane, ovvero la donna che ha contribuito, seppur inconsapevolmente, a rovinare il sogno di una vita a Mélanie, è magnifica per come riesce a rendere il senso di smarrimento progressivo di cui rimane vittima il suo personaggio. “La voltapagine” è un thriller psicologico raffinato, gelido e inquietante che sembra diretto dal miglior Chabrol.
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kronos
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lunedì 8 marzo 2010
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vendetta: piatto freddo ... forse troppo
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Definire "La voltapagine" film Thriller è forse eccessivo, mi pare più congrua la definizione di "metafisica della vendetta".
E' un bel film, assai professionale e controllato nella realizzazione e impreziosito da un cast perfetto. La sceneggiatura appare forzata, un pò improbabile in alcuni passaggi chiave, ma nell'insieme regge bene allo scopo.
Certo, una vendetta ricercata e pianificata con tanta perseveranza richiederebbe un maggior approfondimento sulle motivazioni della protagonista, cosa in cui il film latita. E nell'insieme si avverte la sensazione di una narrazione algida, fredda, forse un pò troppo.
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ilaria b.
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domenica 16 agosto 2009
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un film sulla vendetta che sembra una partitura
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Un film piccolo (nel senso di: breve e poco costoso) che è intelligente, lucido, sottile, elegante, ambiguo e cattivo.
Chabrol, specialmente l’ultimo (deludente) Chabrol, c’entra niente. A meno che non lo si debba tirare in ballo ogni volta che c’è un’esplosione di follia (qui metodica e scaltra) e uno scontro (peraltro, parecchio sottotraccia) tra alta e piccola borghesia.
E’ un film sulla vendetta che sembra una partitura. Per via della musica che si porta molto (eccellente il lavoro del compositore Jérôme Lemonnier e la scelta di Bach, Schubert, Chostakovitch) e per l’andamento contrappuntistico della storia.
Attrici in stato di grazia. Non si sa chi sia la migliore. Di un soffio la mia preferita è Catherine Frot, la pianista in crisi, che finisce manipolata dalla più giovane.
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Un film piccolo (nel senso di: breve e poco costoso) che è intelligente, lucido, sottile, elegante, ambiguo e cattivo.
Chabrol, specialmente l’ultimo (deludente) Chabrol, c’entra niente. A meno che non lo si debba tirare in ballo ogni volta che c’è un’esplosione di follia (qui metodica e scaltra) e uno scontro (peraltro, parecchio sottotraccia) tra alta e piccola borghesia.
E’ un film sulla vendetta che sembra una partitura. Per via della musica che si porta molto (eccellente il lavoro del compositore Jérôme Lemonnier e la scelta di Bach, Schubert, Chostakovitch) e per l’andamento contrappuntistico della storia.
Attrici in stato di grazia. Non si sa chi sia la migliore. Di un soffio la mia preferita è Catherine Frot, la pianista in crisi, che finisce manipolata dalla più giovane.
Da prendere a noleggio al volo.
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dony64
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venerdì 29 maggio 2009
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film.....intenso
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Film drammatico ben interpretato da attrici note e meno .Mi ha colpito l'interpretazione della giovane attrice molto espressiva.Il film e' interessante e intenso nel complesso prendendo l'attenzione dello spettatore.L'ambiguita' e' la cosa che emerge verso la fine del film che nel complesso e' simpatico e particolare.Voto 7
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carlo - 34anni
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venerdì 28 novembre 2008
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deluso
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Insensato. E' lento, ma non e' questo il problema. E' la trama di base, le scelte, i comportamenti, che sono eccessivi e sbagliati e il film non cattura ( anche se un po' incuriosisce nel sapere la fine, oltretutto nulla di particolare )
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paride86
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sabato 27 settembre 2008
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buon film
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Questo film si distingue per eleganza e classe, per come è stato girato e soprattutto per come è stato interpretato. La storia non è poi così originale: di vendette tramate in questo modo la storia del cinema ne è piena. In questo caso, però, lo spettatore attende con ansia la fine per sapere non cosa succederà, ma come.
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sandra
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giovedì 14 agosto 2008
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un film stupendo
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Non è un film che vuole essere realistico,secondo me è la descrizione di un disagio mentale.La disattenzione dell'insegnante che porta alla fine della carriera sognata dalla bambina è solo un pretesto,un innesco per la sua patologia.Ci sono persone che da cocenti delusioni si riprendono,altre no.Bellissimo il gioco di sguardi e non detti
tra le due donne nella seconda parte del film.In Italia non si riesce a fare un film così...spudoratamente vero.
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