trffoli
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mercoledì 12 settembre 2018
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mancante qualche congegno di progresso.
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un sacco di docufilm e film si sono inerpicati nel
descrivere una sdituazione surreale, che pottesse far
fronte allla disgrazia, presupposizioni senza arte ne parte,
gettandosi illazioni di ogni genere, e senza neanche prenderne parte,
non sembrerebbe una mancanza delle struttture militari, degli apparati
di sorveglianza e sicurezza, per
quanto sia mastodontico e efficiente l'apparato
difese e attacchi, i controlli delle azioni sui criminali, anche se
schedati, e gli effetti amplifoni delle cronache in tali eventi, non
sarebbe stato possibile forse come ora, preventivare in modo efficace,
cose del genere, azioni improvvise nele intenzioni
distruttorie, e le spese e risorse e ogni cosa non sarebbe sufficiente, la
mancanza forse probabile è la ricerca e il progresso annesso,
ngli e in quei mezzi di trasporto, diventati per
tali mancanze armi d'efficienza non convenzionale,
le strutture, le competenze, le forze di ogni genere
non preparate per un combattimento
loro interno, l'intercettazione e l'intervento di un apparecchio.
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un sacco di docufilm e film si sono inerpicati nel
descrivere una sdituazione surreale, che pottesse far
fronte allla disgrazia, presupposizioni senza arte ne parte,
gettandosi illazioni di ogni genere, e senza neanche prenderne parte,
non sembrerebbe una mancanza delle struttture militari, degli apparati
di sorveglianza e sicurezza, per
quanto sia mastodontico e efficiente l'apparato
difese e attacchi, i controlli delle azioni sui criminali, anche se
schedati, e gli effetti amplifoni delle cronache in tali eventi, non
sarebbe stato possibile forse come ora, preventivare in modo efficace,
cose del genere, azioni improvvise nele intenzioni
distruttorie, e le spese e risorse e ogni cosa non sarebbe sufficiente, la
mancanza forse probabile è la ricerca e il progresso annesso,
ngli e in quei mezzi di trasporto, diventati per
tali mancanze armi d'efficienza non convenzionale,
le strutture, le competenze, le forze di ogni genere
non preparate per un combattimento
loro interno, l'intercettazione e l'intervento di un apparecchio... militare su
uno di linea, ecc ecc, nel preventivare e combattere così
tali forme di imprevisti, si sarebbe dovuto sviluppare con
spese e risorse minori e un più mirato esito, l'efficacia dei sistemi
nei mezzi aerei, non soltanto le cabine blindate,
ma qualsiasi congegno sia col pilota automatico e non preventivante
e funzionante non portante su
zone, e in tali corcostanze, permettendo al veivolo di
atterrare soltanto nell'aereoprto, e/o altre misure efficenti
di prevenzione e sicurezza, forse ora vi sono
tali precauzioni e funzionalità di progresso per un settore allora
poco sviluppato e rivelatosi per
tal caso di importanza come l'apparato bellegerate americano,
tipo le altre storie e film, non vi sono
narrazioni del genere, presenti forse in un prossimo film.
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filippo catani
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mercoledì 17 settembre 2014
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11 punti di vista
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11 registi realizzano ognuno un corto di 11 minuti per riflettere a modo loro sulla strage delle Torri Gemelle di New York.
Innanzitutto bisogna dire che è bella e originale l'idea di offrire a undici persone diverse la possibilità di offrire il proprio punto di vista su un evento che ha drammaticamente cambiato il corso della storia. Venendo al sodo l'episodio che più colpisce è senza dubbio quello di Inarritu con lo schermo nero e le voci in sottofondo e ogni tanto un frammento di immagini di persone che cercarono di scampare all'inferno di fuoco gettandosi nel vuoto. Molto forte anche il finale con la domanda se la luce di Dio ci guida o ci acceca.
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11 registi realizzano ognuno un corto di 11 minuti per riflettere a modo loro sulla strage delle Torri Gemelle di New York.
Innanzitutto bisogna dire che è bella e originale l'idea di offrire a undici persone diverse la possibilità di offrire il proprio punto di vista su un evento che ha drammaticamente cambiato il corso della storia. Venendo al sodo l'episodio che più colpisce è senza dubbio quello di Inarritu con lo schermo nero e le voci in sottofondo e ogni tanto un frammento di immagini di persone che cercarono di scampare all'inferno di fuoco gettandosi nel vuoto. Molto forte anche il finale con la domanda se la luce di Dio ci guida o ci acceca. Senza dubbio l'episodio più squisitamente politico (e non c'erano dubbi in merito) è quello di Loach e il suo parallelismo con un altro tragico 11 settembre e cioè quello che portò in Cile all'instaurazione della terribile dittatura di Pinochet. Quello invece tragicomico è senza dubbio quello dei bimbi africani che cercano di catturare Bin Laden per poter intascarnme la taglia e pagare le medicine alla mamma di uno di loro. Ecco in questo caso si ride amaro in quanto si affronta il dramma africano con però la leggerezza dei bambini (magnifici mentre guardando l'aereo che porta via l'uomo gli urlano di tornare). L'episodio di Sean Penn è invece senza dubbio quello che potremmo definire più poetico. Fra gli altri episodi certamente toccanti quello di Sebrenica e della ragazza sordomuta mentre l'unico un po' deludente è quello del regista che vede il fantasma del marine. Molto tosti infine sono sia il corto giapponese e quello sul Medio Oriente. Un'opera davvero ben fatta.
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tizianastanzani
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domenica 15 luglio 2012
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il crollo del sogno americano
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Primo film dedicato alla tragedia dell'11 settembre di New York, annunciato e presentato al festival di Cannes, in arrivo a Venezia e indicato dal presidente della Biennale Franco Bernabè come un film da non perdere, “11-09-01” è firmato da 11 registi di diversi paesi e culture: è c'è già chi parla di film anti-americano. Negli «undici minuti, nove secondi e un frame» (durata simbolica degli 11 cortometraggi che i registi si sono dati per raccontare a modo loro e in piena libertà l’evento) ci sono opere con diversa ispirazione e scelte creative. E sembra che tutti, in qualche modo, abbiano voluto prendere le distanze da un sentimento acriticamente filo-americano; a qualcuno, questo film non piacerà.
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Primo film dedicato alla tragedia dell'11 settembre di New York, annunciato e presentato al festival di Cannes, in arrivo a Venezia e indicato dal presidente della Biennale Franco Bernabè come un film da non perdere, “11-09-01” è firmato da 11 registi di diversi paesi e culture: è c'è già chi parla di film anti-americano. Negli «undici minuti, nove secondi e un frame» (durata simbolica degli 11 cortometraggi che i registi si sono dati per raccontare a modo loro e in piena libertà l’evento) ci sono opere con diversa ispirazione e scelte creative. E sembra che tutti, in qualche modo, abbiano voluto prendere le distanze da un sentimento acriticamente filo-americano; a qualcuno, questo film non piacerà. Non piacerà a coloro i quali si sono svegliati l'11/09/01 e si sono accorti che il sogno americano non esiste, che la felicità non sta nel consumare come cavallette tutte le risorse planetarie, che il mondo non è quello della pubblicità ingannatrice, che i vecchi esistono e devono essere tenuti nell'ombra (ottimo il cortometraggio di Sean Penn in merito). Questo film cerca di fare qualcosa di più che una commemorazione, e gli episodi che lo compongono - alcuni dei quali sono più belli e più riusciti, altri, forse, un po' più prevedibili - ci ricordano che a forza di dare per scontate le nostre certezze, rischiamo di dimenticarci che la vita non è sempre quella dipinta al cinema. Tiziana Stanzani
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alex poggioni
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mercoledì 4 novembre 2009
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penn e la psicosi della tragedia umana
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Cortometraggio USA, di Sean Penn.
Il cortometraggio di Penn presenta un punto di vista caro al cineasta, quello dell’analisi delle psicosi che seguono una tragedia familiare. Per descrivere queste psicosi Penn ricorre alla quotidianità, innalzando i piccoli gesti di tutti i giorni a frammenti esplicativi di un’esistenza. Il sentimento generale che aleggia dall’inizio alla fine è quello di una acuta, pregnante solitudine. Tuttavia, la solitudine è proprio ciò a cui l’uomo (l'ottimo Ernest Borgnine) si ribella con più forza, costruendo dentro di sé l’immagine irreale di una vita ancora condivisa con la moglie. L’universo conchiuso (e oppressivo) dell’appartamento è descritto grazie ai particolari, spesso accostati con un ritmo lento e musicale.
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Cortometraggio USA, di Sean Penn.
Il cortometraggio di Penn presenta un punto di vista caro al cineasta, quello dell’analisi delle psicosi che seguono una tragedia familiare. Per descrivere queste psicosi Penn ricorre alla quotidianità, innalzando i piccoli gesti di tutti i giorni a frammenti esplicativi di un’esistenza. Il sentimento generale che aleggia dall’inizio alla fine è quello di una acuta, pregnante solitudine. Tuttavia, la solitudine è proprio ciò a cui l’uomo (l'ottimo Ernest Borgnine) si ribella con più forza, costruendo dentro di sé l’immagine irreale di una vita ancora condivisa con la moglie. L’universo conchiuso (e oppressivo) dell’appartamento è descritto grazie ai particolari, spesso accostati con un ritmo lento e musicale. E' interessante notare come tali particolari (la tv, il rubinetto, il vaso di fiori, le lamette da barba, l’orologio, le fotografie, ecc.), siano i segni primari del film: essi non sono inseriti nel quadro della narrazione per dare spessore alle inquadrature principali, piuttosto essi sono le inquadrature principali. Addirittura, la stessa narrazione è affidata alla forza espressiva dei particolari. Sono loro che comunicano con l’uomo e dunque con noi: il rubinetto che perde indica l’unico rumore che il vecchio sentirebbe se non parlasse con la moglie, un rumore costante, ineluttabile, come la follia che avanza inesorabilmente; la televisione muta è l’oggettivazione della critica ai media e all’informazione, che pur trasmettendo senza sosta 24 ore su 24, in realtà non dice niente; le lamette da barba che si consumano giorno dopo giorno, sono la vita del vecchio che trascorre, così come l’orologio, mentre le fotografie rappresentano il suo passato, e il vaso, ovviamente, l’anima della moglie defunta. A creare l’atmosfera di prigionia e di segregazione, la voce amichevole dell’uomo che noi (e solo noi!) sappiamo essere sintomo della psicosi: siamo noi spettatori a dover valutare a che punto l’uomo sia soffocato dai propri ricordi, siamo noi i giudici della sua follia.
La relazione tra il film e gli avvenimenti dell’11 Settembre diviene chiara solo ad una manciata di secondi dalla fine: la distruzione del grattacielo è ciò che permette al sole di illuminare i fiori e dunque di far rivivere l’anima della moglie. Penn associa ad un evento catastrofico un risvolto positivo, alla morte di centinaia di persone la rinascita di un’anima. Il disequilibrio tra una tragedia di così grande portata ed una rinascita effimera è bilanciata dall’utilizzo del miracolo, il rifiorire istantaneo della pianta, che dona al momento una componente meravigliosa, ultraterrena, divina. Tuttavia, al nuovo sbocciare dei fiori, segue automaticamente la comprensione dell’uomo, che realizza la falsità della propria fantasia, della menzogna che egli stesso ha creato per sé, e l’uomo finisce per piangere sul vestito della moglie.
In conclusione, se il film di Penn può sembrare totalmente negativo, soprattutto in base al tema della raccolta nella quale è inserito, in realtà il messaggio è fortemente ottimistico. Alla morte è accostata la vita, e in qualche modo il risanamento, la sconfitta dell’alienazione. L’uomo è comunque solo e disperato, ma torna ad essere un'entità sincera, pura. Penn non propone soluzioni al dramma della solitudine, ma incarna nell’uomo anziano i propri sentimenti di affetto familiare, di carità e di attaccamento alla vita, uniche armi capaci di combattere la vera follia, quella del terrorismo e della guerra.
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learmidiaiace
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sabato 12 settembre 2009
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Il Farinotti, forte del proprio ruolo redazionale, partorisce neo-definizioni liberal-catto-israelo-filoamericane, lasciando intendere che la sola maniera corretta di ricordare l'undici settembre sia quella celebrativa di stelle e strisce.
Non coglie, il Farinotti, un contenuto forse troppo "speciale": quello del 2001 non è il solo 11/9 da ricordare. Non coglie neppure la presenza di un americano: Sean Penn, non certo un vetero-comunista. Non coglie, nel senso che "non vuole cogliere", lo zampino dei suoi beniamini: nell'episodio cileno e nei confronti del giovane pakistano.
Attendiamo imparzialità.
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r o s e l l o
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lunedì 19 gennaio 2009
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se ci fosse stato spazio ...
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11 settembre 2001. SE CI FOSSE STATO SPAZIO PER PIU' DI 11 AUTORI CHISSA' QUANTI ALTRI PICCOLI O GRANDI MOMENTI SI SAREBBERO AGGIUNTI ... SENZA DARCI COMUNQUE RISPOSTE O VERSIONI, LASCIANDO A OGNUNO LA SUA ...
GRANDE IDEA QUELLA DEL TEMA DA SVOLGERE ...
19/1/2009 - rosello.biondi@intesasanpaolo.com
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accendete il cervello
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martedì 15 aprile 2008
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grazie a voi comunisti!
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Gia perchè voi comunisti di guerre e di sfruttamento non ne sapete niente vero???
La Cina ti dice qualcosa????Negli anni 60 idolatravate tutti Mao e guardate cos'ha fatto la rivoluzione culturale a milioni e milioni di persone!Tutti poverissimi,lobotomizzati e felici di vivere nella merda e lavorare in miniera!!!!!!CHE BRAVI.....e poi sono gli altri ad avere il paraocchi!
P.S.
E non venirmi neanche a dare del fascista perchè chiunque segua un ideologia e un movimento estremista è solo un pecorone che non sa ragionare.Ogni estremismo ha portato al mondo solo odio e miseria.Ogni uomo ha un cervello e deve usarlo non seguire il cervello di altro!SVEGLIATEVI TUTTI
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(di etabeta)
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sensbachtal
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mercoledì 27 febbraio 2008
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hello all i'm new here !
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Just wanted to say Hello to everyone.
Much to read and learn here, I'm sure I will enjoy !
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patello
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lunedì 10 settembre 2007
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precisazioni a margine
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Come al solito in italia la percezione dell'orientamento politico è del tutto particolare. Tra i registi che hanno realizzato questi cortometraggi, nessuno è comunista. Questo penso sia chiaro a migliaia di persone che in tutto il mondo, fuorchè in Italia hanno visto e d apprezzato queste produzioni. E' davvero triste notare come l'incultura generalizzata che ristagna nel nostro paese produca così viscidi immaginari ideologici tali da bollare i registi come "comunisti", termine che ovviamente perde completamente di significato in quanto l'ignoranza sottesa all'utilizzo insensato del termine basta ed avanza per affermare che queste persone non conoscono il suo significato. E' davvero paradossale: basterebbe conoscere la storia; non per forza quella che in italia viene bollata come di "sinistra", se credete a queste ricostruzioni andate a leggervi libri di storici americani ed inglesi, liberali, democratici.
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Come al solito in italia la percezione dell'orientamento politico è del tutto particolare. Tra i registi che hanno realizzato questi cortometraggi, nessuno è comunista. Questo penso sia chiaro a migliaia di persone che in tutto il mondo, fuorchè in Italia hanno visto e d apprezzato queste produzioni. E' davvero triste notare come l'incultura generalizzata che ristagna nel nostro paese produca così viscidi immaginari ideologici tali da bollare i registi come "comunisti", termine che ovviamente perde completamente di significato in quanto l'ignoranza sottesa all'utilizzo insensato del termine basta ed avanza per affermare che queste persone non conoscono il suo significato. E' davvero paradossale: basterebbe conoscere la storia; non per forza quella che in italia viene bollata come di "sinistra", se credete a queste ricostruzioni andate a leggervi libri di storici americani ed inglesi, liberali, democratici. Vi apprenderete senza fatica tutto ciò che vi serve per giustificare ampiamente lo sguardo critico -semmai esso nell'arte abbia bisogno di un giustificazione per essere valida- di questi registi. Bin Laden, indiretto rivendicatore dell'attentato, è stato ingaggiato dalla CIA per organizzare la guerriglia talebana dagli anni ottanta fino ai primi novanta. L'america ha finanziato i talebani, li ha armati, addestrati, ha dato loro una piattaforma organizzativa che li ha trasformati da accozzaglia di estremisti radunatisi dopo anni di sconfitte nei loro paesi d'origine a rete terroristica organizzata. La famiglia Bush ha fatto affari con membri della famiglia di Bin Laden fino al 12 settembre 2001 all'interno del CDA del gruppo finanziario Carlyle. Nell'agosto 2001 fu consegnato un rapporto dei servizi segreti che metteva in guardia il governo contro possibili attacchi terroristici della rete di Al Qaeda, e Bush lo ignorò in quanto -lui disse- impreciso e poco affidabile. Anzi lo fece Condoleeza Rice per lui, lui era in vacanza. Quel che è stato dopo si sa, forse non in Italia dove l'establishment politico organizza la distribuzione massificata di ignoranza da più o meno sempre, dove una maggioranza silenziosa e qualunquista di persone crede ancora che il maggior pericolo per la democrazia siano i comunisti. Intanto l'america invade l'afghanistan cercando il suo ex alleato, facendo migliaia di morti civili, instaurando un governo fantoccio comandato da un ex consulente della compagnia petrolifera che tratto coi talebani il passaggio di un oleodotto americano. Bin Laden tutt'oggi non è stato preso e i morti civili aumentano di mese in mese. Chiaro che condensare in un corto una critica a queste oscenità commesse in nome dell'undici settembre è cosa lecita se non necessaria. In italia invece è da comunisti. Perchè l'italiano medio, nel cui ruolo possiamo ritrovare parecchi autori dei commenti precedenti, è fondamente un ignorante, si ciba di letteratura storia di seconda mano, è tradizionalista, poco atto al rigore scientifico, è incolto e pettegolo, adito ai lussi che ostenta e alle frivolezze che lo fanno sentire emancipato, imita spocchiosi modelli sociali e non ha mai elaborato una coscienza critica. In politica assorbe passivamente ciò che i politici a cui inevitabilmente fa riferimento, ovvero imprenditori mafiosi o ex fascisti e ultracattolici aggiornatisi in paladini dell'occidentalismo e della cristianità, gli inculcano. Chiaro che da uno sgorbio del genere non può che uscire un commento tipo "è un film da comunisti".
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io
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martedì 5 giugno 2007
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ideologicamente sgradevole sei tu!
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ecco chi non ha capito nulla del cortometraggio di Ken Loach!..ideologicamente sgradevole è chi ha scritto questa recensione senza capire il significato del cortometraggio.
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