11 settembre 2001

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Un film di Youssef Chahine, Amos Gitai, Samira Makhmalbaf, Mira Nair, Idrissa Ouedraogo, Shôhei Imamura, Sean Penn, Ken Loach, Danis Tanovic, Alejandro G. Iñárritu, Claude Lelouch. Con Maryam Karimi, Emmanuelle Laborit, Nour El-Sherif, Dzana Pinjo, Lionel Zizréel Guire.
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Titolo originale 11´09´´01 - September 11. Documentario, Ratings: Kids+16, durata 122 min. - Francia, Gran Bretagna 2002. - Bim Distribuzione MYMONETRO 11 settembre 2001 * * 1/2 - - valutazione media: 2,80 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Penn e la psicosi della tragedia umana Valutazione 4 stelle su cinque

di Alex Poggioni


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mercoledì 4 novembre 2009

Cortometraggio USA, di Sean Penn. Il cortometraggio di Penn presenta un punto di vista caro al cineasta, quello dell’analisi delle psicosi che seguono una tragedia familiare. Per descrivere queste psicosi Penn ricorre alla quotidianità, innalzando i piccoli gesti di tutti i giorni a frammenti esplicativi di un’esistenza. Il sentimento generale che aleggia dall’inizio alla fine è quello di una acuta, pregnante solitudine. Tuttavia, la solitudine è proprio ciò a cui l’uomo (l'ottimo Ernest Borgnine) si ribella con più forza, costruendo dentro di sé l’immagine irreale di una vita ancora condivisa con la moglie. L’universo conchiuso (e oppressivo) dell’appartamento è descritto grazie ai particolari, spesso accostati con un ritmo lento e musicale. E' interessante notare come tali particolari (la tv, il rubinetto, il vaso di fiori, le lamette da barba, l’orologio, le fotografie, ecc.), siano i segni primari del film: essi non sono inseriti nel quadro della narrazione per dare spessore alle inquadrature principali, piuttosto essi sono le inquadrature principali. Addirittura, la stessa narrazione è affidata alla forza espressiva dei particolari. Sono loro che comunicano con l’uomo e dunque con noi: il rubinetto che perde indica l’unico rumore che il vecchio sentirebbe se non parlasse con la moglie, un rumore costante, ineluttabile, come la follia che avanza inesorabilmente; la televisione muta è l’oggettivazione della critica ai media e all’informazione, che pur trasmettendo senza sosta 24 ore su 24, in realtà non dice niente; le lamette da barba che si consumano giorno dopo giorno, sono la vita del vecchio che trascorre, così come l’orologio, mentre le fotografie rappresentano il suo passato, e il vaso, ovviamente, l’anima della moglie defunta. A creare l’atmosfera di prigionia e di segregazione, la voce amichevole dell’uomo che noi (e solo noi!) sappiamo essere sintomo della psicosi: siamo noi spettatori a dover valutare a che punto l’uomo sia soffocato dai propri ricordi, siamo noi i giudici della sua follia. La relazione tra il film e gli avvenimenti dell’11 Settembre diviene chiara solo ad una manciata di secondi dalla fine: la distruzione del grattacielo è ciò che permette al sole di illuminare i fiori e dunque di far rivivere l’anima della moglie. Penn associa ad un evento catastrofico un risvolto positivo, alla morte di centinaia di persone la rinascita di un’anima. Il disequilibrio tra una tragedia di così grande portata ed una rinascita effimera è bilanciata dall’utilizzo del miracolo, il rifiorire istantaneo della pianta, che dona al momento una componente meravigliosa, ultraterrena, divina. Tuttavia, al nuovo sbocciare dei fiori, segue automaticamente la comprensione dell’uomo, che realizza la falsità della propria fantasia, della menzogna che egli stesso ha creato per sé, e l’uomo finisce per piangere sul vestito della moglie. In conclusione, se il film di Penn può sembrare totalmente negativo, soprattutto in base al tema della raccolta nella quale è inserito, in realtà il messaggio è fortemente ottimistico. Alla morte è accostata la vita, e in qualche modo il risanamento, la sconfitta dell’alienazione. L’uomo è comunque solo e disperato, ma torna ad essere un'entità sincera, pura. Penn non propone soluzioni al dramma della solitudine, ma incarna nell’uomo anziano i propri sentimenti di affetto familiare, di carità e di attaccamento alla vita, uniche armi capaci di combattere la vera follia, quella del terrorismo e della guerra.

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