stefanocapasso
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venerdì 8 dicembre 2017
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l'altro come speranza di cambiamento
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Quando Gino, vagabondo arrivato con un camion, entra nell’osteria del Bragana e incrocia lo sguardo con Giovanna, moglie dell’oste, la molla della passione trai due scatta immediatamente. Divisi tra il desiderio di lui di lasciare la locanda insieme, e il bisogno di lei di avere qualcosa di certo, il rapporto tra i due vive momenti di alti e bassi fino all’evento tragico della morte del Bragana. Le cose continueranno a procedere in modo sempre più drammatico.
Ossessione di Luchino Visconti è un bellissimo film considerato capostipite del neorealismo, e tra i più importanti in assoluto del cinema Italiano. Ispirandosi ai noir americani e alle tendenze del realismo poetico francese, Visconti tratteggia una storia esemplare della condizione di vita delle persone comuni a quel tempo.
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Quando Gino, vagabondo arrivato con un camion, entra nell’osteria del Bragana e incrocia lo sguardo con Giovanna, moglie dell’oste, la molla della passione trai due scatta immediatamente. Divisi tra il desiderio di lui di lasciare la locanda insieme, e il bisogno di lei di avere qualcosa di certo, il rapporto tra i due vive momenti di alti e bassi fino all’evento tragico della morte del Bragana. Le cose continueranno a procedere in modo sempre più drammatico.
Ossessione di Luchino Visconti è un bellissimo film considerato capostipite del neorealismo, e tra i più importanti in assoluto del cinema Italiano. Ispirandosi ai noir americani e alle tendenze del realismo poetico francese, Visconti tratteggia una storia esemplare della condizione di vita delle persone comuni a quel tempo. I protagonisti, tutti, vivono sperando in una vita migliore, senza avere la forza di fare realmente qualcosa per cambiarla. E allora per tutti la soluzione sembra venire dall’incontro con l’altro, dalla storia d’amore che potrebbe possedere la magia del cambiamento. L’altro diviene perciò un’entità assolutamente irrinunciabile, e la dipendenza ossessiva che lega gli amanti non può che produrre risultati negativi. La metafora di un popolo in via di sviluppo che cerca la soluzione ai propri guai confidando nell’altro è ancora oggi applicabile agli individui che cercano nell’incontro con l’altro per risolvere le difficoltà della vita
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catcarlo
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venerdì 15 aprile 2016
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ossessione
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Per il suo esordio, Visconti mette mano per secondo (dopo una non fondamentale versione francese) alla riduzione de ‘Il postino suona sempre due volte’ che ancor oggi resta la migliore: una fregatura per gli statunitensi che, per una questione di diritti con l’editore, non hanno potuto vedere per oltre trent’anni un film memorabile, realizzato da un uomo non ancora quarantenne che già dimostra la capacità di racconto e di visione che si esplicherà nel resto della sua carriera. Non ci fosse qualche lungaggine di troppo nella seconda parte – quasi due ore e mezza complessive sono eccessive – staremmo qui a parlare di un capolavoro assoluto, ma anche così il risultato raggiunge livelli altissimi riambientando il romanzo di Cain in un assolato delta ferrarese e dando l’impressione che si tratti della sua collocazione naturale.
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Per il suo esordio, Visconti mette mano per secondo (dopo una non fondamentale versione francese) alla riduzione de ‘Il postino suona sempre due volte’ che ancor oggi resta la migliore: una fregatura per gli statunitensi che, per una questione di diritti con l’editore, non hanno potuto vedere per oltre trent’anni un film memorabile, realizzato da un uomo non ancora quarantenne che già dimostra la capacità di racconto e di visione che si esplicherà nel resto della sua carriera. Non ci fosse qualche lungaggine di troppo nella seconda parte – quasi due ore e mezza complessive sono eccessive – staremmo qui a parlare di un capolavoro assoluto, ma anche così il risultato raggiunge livelli altissimi riambientando il romanzo di Cain in un assolato delta ferrarese e dando l’impressione che si tratti della sua collocazione naturale. Alla sceneggiatura collaborano Mario Alicata, Giuseppe De Santis, Gianni Puccini e, non accreditati, Antonio Pietrangeli e Alberto Moravia, quest’ultimo per problemi razziali: uno dei motivi di frizione con il regime, che arriva persino a distruggere i negativi. Per fortuna il regista riesce a salvare una copia di un lavoro che, tra le altre cose e in maniera involontaria, si pone come uno dei primi vagiti del neorealismo: al genere che dominò il secondo dopoguerra si avvicinano i volti, i comportamenti e le ambientazioni (la scenografia è di Gino Franzi) ricalcate per quanto possibile sull’universo della gente comune, ma bisogna ammettere che ciò che il fascino profondo si sprigiona dal destino di amore e morte che coinvolge i protagonisti senza scampo, marciando implacabile come il camion dei titoli di testa. La storia è stata narrata più volte: il vagabondo Gino giunge alla locanda dove Giovanna è malmaritata al vecchio Giuseppe e l’attrazione scocca inesorabile trascinando gli amanti – che, malgrado i tentativi e complice il caso, non riescono a star lontani - sulla via del delitto e dell’inevitabile tragedia. Di sorprendente modernità risulta l’interpretazione degli ruoli principali, con Clara Calamai, vera stella all’epoca, che si cala con bravura nei panni di una donna del popolo che si gioca tutto per amore e un Massimo Girotti al culmine dello splendore che rende con finezza l’aura in fondo sgradevole che circonda molti aspetti di Gino. Assieme a loro vanno però citati almeno l’ottuso Giuseppe impersonato da Juan de Landa, l’altra figura vagabonda (con una vaga implicazione omosessuale) dello Spagnolo di Elio Marcuzzo e, tra tutte più toccante, quella davvero vinta dalla vita di Anita (Dhia Cristiani): una resa efficace a cui non è certo estranea l’abilità del regista di ottenere il massimo da espressioni e atteggiamenti attraverso una scelta dell’inquadratura che in certi momenti sa da sola emozionare. Grazie alla fotografia di Domenico Scala e Aldo Tonti, Visconti può inoltre giocare di contrasto tra i chiaroscuri (in prevalenza scuri, a dire il vero) degli interni e la luce che disegna contorni netti nelle scene all’aria aperta combinando gli elementi a sua disposizione per creare come meglio non si potrebbe quel senso di ineluttabilità che è il tratto distintivo di ogni noir che si rispetti.
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dario
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domenica 19 aprile 2015
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squilibrato
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E' una modesta imitazione del noir americano, girata bene - un ottimo bianco e nero - quanto priva di concretezza e di credibilità. All'epoca una novità per il cinema italiano, ma il risultato è parodistico e provinciale. Girotti è inadatto al ruolo, la Calamai fa del suo meglio. Non ci sono le facce adatte, le espressioni sono pesantemente teatrali e fisse, la regia barocca, con tanti svolazzi e poca sostanza. Le scene sono prevedibili e la vicenda soffre di fatalismo di maniera. Enormemente sopravvalutato, oggi non regge.
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luca scial�
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sabato 23 febbraio 2013
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una fuga finita in tragedia
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Dietro a un furgone si nasconde un vagabondo, che s'intrufola in uno spaccio consumando senza pagare. Il proprietario lo insegue per farsi pagare ma non avendo soldi decide di fargli fare qualche lavoretto per farlo sdebitare. Ma il vagabondo è attratto da sua moglie e non appena il padrone di casa si allontana per qualche ora, consuma il tradimento con lei. I due provano attrazione ma le loro strade si dividono, per poi ritrovarsi e imboccare un tunnel che li porta a commettere peccati sempre più gravi fino al tragico epilogo.
Strepitoso esordio per Luchino Visconti, che traspone Il postino suona sempre due volte, di James Cain. Due gli elementi innovativi che apporta nel cinema: il tema del tradimento e l'ambientazione in una piccola città: Ferrara.
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Dietro a un furgone si nasconde un vagabondo, che s'intrufola in uno spaccio consumando senza pagare. Il proprietario lo insegue per farsi pagare ma non avendo soldi decide di fargli fare qualche lavoretto per farlo sdebitare. Ma il vagabondo è attratto da sua moglie e non appena il padrone di casa si allontana per qualche ora, consuma il tradimento con lei. I due provano attrazione ma le loro strade si dividono, per poi ritrovarsi e imboccare un tunnel che li porta a commettere peccati sempre più gravi fino al tragico epilogo.
Strepitoso esordio per Luchino Visconti, che traspone Il postino suona sempre due volte, di James Cain. Due gli elementi innovativi che apporta nel cinema: il tema del tradimento e l'ambientazione in una piccola città: Ferrara. Unica pecca l'eccessiva lunghezza, con qualche sequenza superflua.
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albydrummer
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martedì 24 gennaio 2012
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delusione totale!!!
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Scarso,mediocre..da evitare!!!
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mondolariano
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lunedì 4 aprile 2011
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un affresco dell'italia rurale
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“Ossessione” propone per la prima volta l’idea dell’uomo traviato dalla donna, pronto a commettere un omicidio per amor suo. E’ un’idea che il cinema americano riprenderà nel ’44 con “La fiamma del peccato” e “Il postino suona sempre due volte”. Se la “fiamma” può definirsi il miglior film noir in assoluto, “Ossessione” si colloca a pari merito in quanto anticamera del Neorealismo. Ciò che maggiormente colpisce è lo straordinario affresco dell’Italia negli anni ’40, uno spaccato di vita rurale nella bassa padana, con le autostrade semideserte e gli “autogrill” come bettole di campagna. Sembra di sentire il profumo dei tini salire dalla cantina, mentre l’odore della benzina si mescola con l’afa agostana che aleggia sul Po.
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“Ossessione” propone per la prima volta l’idea dell’uomo traviato dalla donna, pronto a commettere un omicidio per amor suo. E’ un’idea che il cinema americano riprenderà nel ’44 con “La fiamma del peccato” e “Il postino suona sempre due volte”. Se la “fiamma” può definirsi il miglior film noir in assoluto, “Ossessione” si colloca a pari merito in quanto anticamera del Neorealismo. Ciò che maggiormente colpisce è lo straordinario affresco dell’Italia negli anni ’40, uno spaccato di vita rurale nella bassa padana, con le autostrade semideserte e gli “autogrill” come bettole di campagna. Sembra di sentire il profumo dei tini salire dalla cantina, mentre l’odore della benzina si mescola con l’afa agostana che aleggia sul Po. Le feste cittadine coi canti nazional-popolari desunti dalle arie d’opera tradiscono la cultura fascista da strapaese, per quanto la fuga dei due amanti verso l’ignoto dovrebbe significare la fuga dal regime (le autorità concessero la diffusione della pellicola prima di ripensarci ritirandola dalle sale).
Da notare gli ambienti angusti durante il primo tempo, in alternanza ai campi lunghi della seconda parte. Del tutto assente ogni accenno di violenza, sostituita da una robusta dose di sensualità, talmente intensa da risultare anche maggiore dei successivi film americani.
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il cinefilo
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domenica 2 gennaio 2011
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dramma di impressionante intensità
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Era difficile pensare un titolo migliore per la vicenda raccontata(il regista si è ispirato al romanzo IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE di James Cain e,pare,anche al modello cinematografico del francese Jean Renoir)in cui una coppia di amanti(la moglie del gestore di una locanda e un vagabondo)vedono la loro vita frantumarsi dopo aver commesso un omicidio che avrebbe dovuto,secondo la loro illusoria visione delle cose,garantirgli una"serenità"e una stabilità per gli anni a venire.
La passione che lega i due amanti è attraversata da una profonda(persino eccessiva)linea di malinconia che degenera ulteriormente col passare del tempo e che Visconti riesce ad inquadrare con una maestria tale da renderlo pienamente degno della fama che si è portato dietro come uno dei"grandi"del cinema italiano.
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Era difficile pensare un titolo migliore per la vicenda raccontata(il regista si è ispirato al romanzo IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE di James Cain e,pare,anche al modello cinematografico del francese Jean Renoir)in cui una coppia di amanti(la moglie del gestore di una locanda e un vagabondo)vedono la loro vita frantumarsi dopo aver commesso un omicidio che avrebbe dovuto,secondo la loro illusoria visione delle cose,garantirgli una"serenità"e una stabilità per gli anni a venire.
La passione che lega i due amanti è attraversata da una profonda(persino eccessiva)linea di malinconia che degenera ulteriormente col passare del tempo e che Visconti riesce ad inquadrare con una maestria tale da renderlo pienamente degno della fama che si è portato dietro come uno dei"grandi"del cinema italiano.
Si tratta di un dramma all'insegna dell'"eccesso":il regista ha esagerato in ogni ingrediente utilizzato per"fabbricare"il film(soprattutto la colonna sonora di Giuseppe Rosati e l'intensità melodrammatica quasi insostenibile)ma forse una parte del suo grande fascino si può inquadrare proprio su questi dettagli.
Il principale merito della pellicola,si dice,è stato quello di aver"spianato la strada"alla stagione neorealista(di cui V.D.Sica e R.Rossellini saranno i maggiori esponenti)che ha segnato uno dei periodi più noti della storia italiana del 20°secolo.
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il caimano
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lunedì 29 novembre 2010
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sensuale
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Si tratta dell'adattamento in salsa italiota del romanzo "The postman always rings twice", che di lì a poco sarebbe stato portato sugli schermi hollywoodiani da Lana Turner e Glenn Ford. Qui i due protagonisti possono rivaleggiare e a ddirittura superare i due attori americani quanto a fascino e sensualità, che Visconti riesce grazie al suo occhio generoso e vorace, ad esaltare. I corpi sembrano palpitare, sudati nell'afa di una torrida estate nella bassa padana. Giovanna è volgare e famelica allo stesso tempo, Gino semplicemente bellissimo nella sua canotta bianca madida. Il gusto visivo di Visconti è insuperabile. La costruzione narrativa un crescendo di ansia, in cui lo spettatore si immerge completamente nelle torbide atmosfere, e presto inizia a parteggiare per le due incolpevoli vittime della situazione.
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Si tratta dell'adattamento in salsa italiota del romanzo "The postman always rings twice", che di lì a poco sarebbe stato portato sugli schermi hollywoodiani da Lana Turner e Glenn Ford. Qui i due protagonisti possono rivaleggiare e a ddirittura superare i due attori americani quanto a fascino e sensualità, che Visconti riesce grazie al suo occhio generoso e vorace, ad esaltare. I corpi sembrano palpitare, sudati nell'afa di una torrida estate nella bassa padana. Giovanna è volgare e famelica allo stesso tempo, Gino semplicemente bellissimo nella sua canotta bianca madida. Il gusto visivo di Visconti è insuperabile. La costruzione narrativa un crescendo di ansia, in cui lo spettatore si immerge completamente nelle torbide atmosfere, e presto inizia a parteggiare per le due incolpevoli vittime della situazione. Forse giusto qualche ingenuità narrativa nella costruzione della sottotrama poliziesca, ma è un limite che possiamo tranquillamente comprendere. Il bianco e nero esalta il viso bianco e liscio della Calamai, ed il personaggio dello Spagnolo, seppur velato e non esplicito, rappresenta una delle prime incursioni nel terreno del cinema omosessuale (ricordare la scena in cui lo spagnolo con un cerino ammira il corpo riverso sul letto di Gino, addormentato).
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[+] errore su glenn ford....e...
(di maria cristina nascosi sandri)
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germi86
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venerdì 25 giugno 2010
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neorealismo
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capolavoro di luchino visconti,tratto dal romanzo"il postino suona sempre due volte" storia di un amore,storia di un ossessione,un film coraggiso all'epoca..grandi i tre protagonisti,massimo girotti clara calamai e anche juan de landa,ottima interpretazione. Capolavoro neorealista.
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g. romagna
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martedì 9 febbraio 2010
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ossessione
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Gino Costa (Massimo Girotti), giovane bello e vagabondo, si innamora di Giuliana (Clara Calamai), moglie -pur non essendone certo mai stata innamorata- del più anziano e pingue locandiere Giuseppe (Juan De Landa). La passione tra i due è fortissima, ma anche il vincolo matrimoniale che forzatamente lega lei al marito. Per riuscire a vincere questo ostacolo, i due decidono di mettere in atto un folle gesto che condizionerà, da lì in poi, le loro vite a venire. Magnifico e coroposo dramma sentimentale dalla trama semplice, nonchè ispirato al romanzo Il Postino Suona Sempre Due Volte di James McCain, Ossessione è un film che dipinge in maniera mirabile il sentimento passionale imprigionato dalle ferree catene del senso di colpa, che si impadronisce prima dell'uno, poi dell'altro protagonista.
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Gino Costa (Massimo Girotti), giovane bello e vagabondo, si innamora di Giuliana (Clara Calamai), moglie -pur non essendone certo mai stata innamorata- del più anziano e pingue locandiere Giuseppe (Juan De Landa). La passione tra i due è fortissima, ma anche il vincolo matrimoniale che forzatamente lega lei al marito. Per riuscire a vincere questo ostacolo, i due decidono di mettere in atto un folle gesto che condizionerà, da lì in poi, le loro vite a venire. Magnifico e coroposo dramma sentimentale dalla trama semplice, nonchè ispirato al romanzo Il Postino Suona Sempre Due Volte di James McCain, Ossessione è un film che dipinge in maniera mirabile il sentimento passionale imprigionato dalle ferree catene del senso di colpa, che si impadronisce prima dell'uno, poi dell'altro protagonista. In alcuni tratti lo sviluppo della vicenda sembra ricordare il Dies Irae di Dreyer (laddove la fine di una vita può trovare redenzione nel principio di un'altra). Ottime le interpretazioni, sincere, genuine, mai sopra le righe. Senza dubbio questo lavoro di esordio di Luchino Visconti merita di essere annoverato tra i classici del cinema italiano, nonchè di essere ricordato come uno degli impulsi fondamentali all'avvio della fulgida corrente neorealista.
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