Siamo negli anni 50. Il cinema patinato di Cinecittà che tanto appassiona Mimosa, per una casualità, diventa per una notte il suo "set". Da ragazza di umile estrazione, affronta questa esperienza con il suo dolcissimo sorriso e la fanciullesca meraviglia di chi vedeva questo mondo magico, molto lontano dal suo. L'essenza e la bellezza di questo film sta nel "viaggio" che percorre Mimosa, in una sola nottata, in questo territorio affascinante (anche se alla fine risulterà meno incantato del previsto). La ragazza si addentra con grande ammirazione nei meandri di questo variegato ambiente, dove incontrerà una galleria di personaggi e figure di ogni genere, in prevalenza negative. Talentuose, ma smisuratamemte egocentriche; inette e incapaci, ma bramose di visibilità e successo; ciniche e opportuniste; grette, squallide e meschine. Un paio di persone fanno eccezione, dimostrando simpatia verso questa ragazza dolce e ingenua, anche se meno sprovveduta di quanto potesse sembrare inizialmente, visto che non si farà irretire dal contesto. Saverio Costanzo, ci insegna che il vero fascino sta nel lasciare sul piedistallo i nostri miti per ammirarli dalla giusta distanza, per evitare che questo mondo patinato faccia cadere il suo velo di incanto. Mimosa, interpretata da Rebecca Antonaci con naturalezza e credibilità, non a caso, più volte chiede di essere riaccompagnata a casa, perché in poche ore ha rivalutato la sua vita e il suo quotidiano. Ed il titolo del film riassume il suo pensiero: Finalmente l'alba. Questa nottata è stato bella, a suo modo; forse è valsa la pena viverla; sicuramente non la dimenticherò mai, ma adesso basta così. È bello tornare a casa!
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