Le canzonette provvedono ad una buona parte della nostra educazione sentimentale: nessun dubbio. È a questo che servono, e ad un bel po’ di altre cose: ci raccontano di noi; ciò che siamo, ciò che vorremmo essere. E poi sono i segnalibro della nostra esistenza, fissano, segnano i nostri momenti. Poi ognuno ha le sue canzonette, nessun dubbio nemmeno su questo. E naturalmente ci sono canzonette e cantanti che significano più di altre e altri per un bel po’ più di gente; niente di strano.
Senza le canzonette le nostre vite sarebbero ben più povere, come lo sarebbero senza i romanzi, senza i film, e magari senza i quadri; è un fatto. Solo che spesso ce ne dimentichiamo, o semplicemente sottovalutiamo la questione, dandola per scontata.
Ma mettiamo, per assurdo, che le canzonette sparissero, che non siano mai esistiti certi autori: che ne sarebbe delle nostre esistenze? Metti che non siano mai esistiti i Beatles: chi avrebbe cantato in modo tanto mirabile certe situazioni, certi sentimenti? Dovremmo immaginare un mondo distopico, apparentemente uguale a quel che conosciamo: sarebbe DAVVERO uguale?
Ecco, è quel che fa questo delizioso film: racconta il mondo senza i Beatles. Una idea a suo modo geniale, pure se non molto lontana a quella che ha ispirato Ritorno al futuro e La vita è meravigliosa; sarà un caso, due capolavori che hanno fatto riflettere intere generazioni… Per funzionare, per farci render conto di cosa sarebbe, serve naturalmente un protagonista la cui agnizione del prima/dopo/invece guidi la nostra, facendo accadere nel mondo dell’“invece” ciò che non è mai accaduto, ossia cantando quelle canzoni che nessuno ha mai scritto e cantato. Ad essere interessante non è ciò che accade nel mondo “diverso”, ma è ciò che accade a noi, perché è di noi (e A noi) che il film parla.
Così, come il protagonista intona “per la prima volta” “Yesterday” o “Eleanor Rigby” è davvero come se le sentissimo per la prima volta, o meglio, come se ci sentissimo raccontare qualcosa di noi che abbiamo dimenticato di sapere. “Ostrananie” è il termine usato dai formalisti russi, gente che sapeva il fatto suo: straniamento, il guardarsi dal di fuori, come protagonisti di una storia che è sì la nostra, ma non ci appartiene. Ed allora è impossibile non commuoversi.
Perché sì, paradossi, equivoci, “false” citazioni fanno divertire, ma la sostanza è ben altrimenti drammatica. Semplicemente, senza i Beatles (e magari senza Harry Potter, la Coca Cola e le sigarette), non saremmo ciò che siamo, e questo è a suo modo angosciante. Chi, e cosa siamo noi davvero? E allora, quando il pubblico acclama Jack, il protagonista, e le sue “nuove” canzoni sentiamo che ad essere acclamati sono i nostri sentimenti, le nostre emozioni, e insomma tutto ciò che PER NOI quelle canzoni rappresentano; e questo è a suo modo molto consolatorio.
Ed è il senso profondo e nascosto della storia: qualcuno DEVE cantarci, perché se spariscono i Beatles, o chiunque altro abbia cantato le NOSTRE canzonette, a sparire è anche una parte di noi.
E la fine di tutto non può essere che la più liberatoria e strepitosa versione di “Ob-la-di Ob-la-da” mai sentita: cantata da un coro scolastico, come ha da essere, perché, come ben ci insegnò Eraclito, la vita è un fanciullo che gioca, spostando i pezzi sulla scacchiera; la nostra esistenza è guidata dal gioco di un bambino.
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antonio montefalcone
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lunedì 21 ottobre 2019
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che mondo sarebbe senza i beatles?
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Il regista Danny Boyle e lo sceneggiatore Richard Curtis, autore di svariate sceneggiature di successo ('Quattro matrimoni e un funerale', 'Il diario di Bridget Jones', 'Notting Hill'), si uniscono in questa pellicola per tracciare i contorni della fantasiosa trama di 'Yesterday', che immagina la scomparsa dei Beatles dal nostro pianeta e realizza il sogno del regista di girare una sorta di 'musical' o finto bio-pic (nel film ci sono varie canzoni dal vivo). L'opera è colma di divertimento intelligente e richiede un pizzico di sforzo nel sospendere l'incredulità. Le gag si sprecano e sono bene incastrate in un mix di musica e sentimenti. E' un'opera godibile e piacevole, che coinvolge per il ritmo e l'atmosfera nostalgica, romantica e lirica.
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Il regista Danny Boyle e lo sceneggiatore Richard Curtis, autore di svariate sceneggiature di successo ('Quattro matrimoni e un funerale', 'Il diario di Bridget Jones', 'Notting Hill'), si uniscono in questa pellicola per tracciare i contorni della fantasiosa trama di 'Yesterday', che immagina la scomparsa dei Beatles dal nostro pianeta e realizza il sogno del regista di girare una sorta di 'musical' o finto bio-pic (nel film ci sono varie canzoni dal vivo). L'opera è colma di divertimento intelligente e richiede un pizzico di sforzo nel sospendere l'incredulità. Le gag si sprecano e sono bene incastrate in un mix di musica e sentimenti. E' un'opera godibile e piacevole, che coinvolge per il ritmo e l'atmosfera nostalgica, romantica e lirica. Con brio e leggerezza, il film induce lo spettatore soprattutto a soffermarsi sul repertorio di John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Star con occhi inediti e meravigliati per farlo riflettere sul nostro attuale problematico mondo. L'interpretazione dei protagonisti è credibile, con Himesh Patel in parte e Lily James al meglio. C'è un bel ruolo anche per Ed Sheeran e una colonna sonora trascinante e significativa. Non un capolavoro, ma un'opera dignitosa, a tratti sorprendente ed efficace e nel complesso che funziona.
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sergiofi
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domenica 29 dicembre 2019
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yesterday, non solo beatles
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Di sicuro 'Yesterday' è un'elegia dei Beatles, anche se non c'era bisogno di questo film per confermarne la magia e l'ineludibilità della loro presenza nel panorama della scena musicale globale. Che senso potrebbe avere un mondo senza i Fab Four? Le loro canzoni ci accompagnano per quasi due ore. Impossibile annoiarsi, solo per questo.
Ma 'Yesterday' è anche altro da un film sui Beatles. È la storia di un insuccesso cronico che, per uno strano caso del destino, si trasforma in un (avariato) successo cosmico. Di un marketing aggressivo e spersonalizzante. Di un'amicizia che, come spesso accade, era già amore. Il risultato finale è più che buono. 'Yesterday' è divertente, cinico, empatico, coinvolgente, appagante.
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Di sicuro 'Yesterday' è un'elegia dei Beatles, anche se non c'era bisogno di questo film per confermarne la magia e l'ineludibilità della loro presenza nel panorama della scena musicale globale. Che senso potrebbe avere un mondo senza i Fab Four? Le loro canzoni ci accompagnano per quasi due ore. Impossibile annoiarsi, solo per questo.
Ma 'Yesterday' è anche altro da un film sui Beatles. È la storia di un insuccesso cronico che, per uno strano caso del destino, si trasforma in un (avariato) successo cosmico. Di un marketing aggressivo e spersonalizzante. Di un'amicizia che, come spesso accade, era già amore. Il risultato finale è più che buono. 'Yesterday' è divertente, cinico, empatico, coinvolgente, appagante. Non un capolavoro, forse, ma certo un prodotto di ottima confezione. Il successo non sempre è un mostro sacro che spazza via tutto. Vale la pena metterlo da parte, se la vita potrà diventare di gran lunga migliore di quella che la notorietà (per di più immeritata) avrebbe potuyo regalare.
Himesh Patel (al suo debutto cinematografico) e la deliziosa Lily James riempiono lo schermo con impeccabile bravura. Si calano nelle parti con naturalezza disarmante. Kate Mc Kinnon, manager d'assalto, offre un cameo imperdibile. Ed Sheeran, con qualche impaccio, impersona se stesso. L'accoppiata Boyle-Curtis avrebbe potuto fare di meglio? Forse si. Ma i tempi del cinema non sono quelli della tv. Il tempo può essere tiranno se, dentro due ore, vanno incastrate tematiche tra loro così diverse. Alcuni lati restano oscuri, ma 'Yesterday' non sembra soffrirne più di tanto. Si lascia ricordare con piacevolezza e con tenerezza. Tanto basta, quando si parla di film.
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