ashtray_bliss
|
lunedì 20 gennaio 2020
|
immersione nell'abisso della psiche umana.
|
|
|
|
Cupo e volutamente ermetico, affascinante e disturbante, The Lighthouse conquista subito per la sua peculiarità e non tanto per la storia messa in scena quanto per la potenza visiva, la capacità espressiva della fotografia e l'indubbia e magnetica bravura interpretativa del duo Dafoe/ Pattinson. Opera altamente allegorica, quasi mistica e prettamente simbolica, dove ogni scena e ogni sequenza è un codice da interpretare e da decifrare, ma la sua anima e il suo cuore pulsante ruotano attorno a quel eterno fascino misterioso e incomprensibile esercitato dalla psiche e dalla mente umana.
Ambientato in una remota e piccolissima isola sulle coste del New England alla fine del 19o secolo, il Faro di Eggers segue le traccie del precedente e strabiliante capolavoro gotico di The Witch, proponendo ancora una volta una fiaba oscura ma distaccandosi nettamente dal precedente lavoro.
[+]
Cupo e volutamente ermetico, affascinante e disturbante, The Lighthouse conquista subito per la sua peculiarità e non tanto per la storia messa in scena quanto per la potenza visiva, la capacità espressiva della fotografia e l'indubbia e magnetica bravura interpretativa del duo Dafoe/ Pattinson. Opera altamente allegorica, quasi mistica e prettamente simbolica, dove ogni scena e ogni sequenza è un codice da interpretare e da decifrare, ma la sua anima e il suo cuore pulsante ruotano attorno a quel eterno fascino misterioso e incomprensibile esercitato dalla psiche e dalla mente umana.
Ambientato in una remota e piccolissima isola sulle coste del New England alla fine del 19o secolo, il Faro di Eggers segue le traccie del precedente e strabiliante capolavoro gotico di The Witch, proponendo ancora una volta una fiaba oscura ma distaccandosi nettamente dal precedente lavoro. Una fiaba nera e intensa in cui si respira il sapore amaro della salsedine e dove ci si abbandona al rumore delle onde che si infrangono sulle rocce e ci si lascia accompagnare dall'ossessivo suono del nautofono, intervallato dalle grida dei gabbiani, gli unici elementi che compongono la colonna sonora di questa sinistra e allucinante storia. Una storia dove si parla di maledizioni, solitudine, sensi di colpa e di lotte intestine, ma sopratutto di quella linea sottile che separa la sanità mentale dalla follia, le allucinazioni dalla realtà, mentre gli squilibri si fanno sempre più manifesti minacciando il debole equilibrio. Un equilibrio destinato a incrinarsi profondamente e irreparabilmente quando i protagonisti, e guardiani del faro, capiscono di essere soli e abbandonati, isolati dal mondo su un'isola metaforicamente e concretamente maledetta, costretti a combattere contro l'isolamento forzato, le intemperie e la loro stessa mente.
E se la convivenza forzata e difficile tra i due uomini apparentemente distanti l'uno dall'altro si alimenterà di tensioni e rivalità man mano sempre più violente, la vera sfida consisterà nel mantenere salda la ragione, senza perdere la propria integrità mentale e lasciarsi andare alle allucinazioni, via via più intense e livide che li consumano.
A questo tetro scenario, reso ancora più vivido grazie alle immagini suggestive di cui si avvale la pellicola, si aggiunge un ulteriore elemento di fascino e mistero; la luce del faro, gelosamente custodita dal più anziano, Thomas Wake. Questi pare essere morbosamente legato alla luce, che reclama quasi come una proprietà suscitando la curiosità del giovane e introverso aiutante, Ephraim Winslow. Una curiosità acuita anche dal isolamento forzato dal resto del mondo, dalla frustrazione sessuale repressa e dalle ingenti quantità di alcol consumato si trasforma in morbosa ossessione e desiderio pulsante che scatena la violenza del giovane nei confronti del suo superiore anziano. La convivenza si tramuta così in un morboso gioco del gatto col topo, con lo stoico e mefistofelico Thomas che beffeggia il suo secondo Winslow, sfruttandolo, confondendolo e consumandolo psicologicamente fino all'apice di questa atipica versione di tragedia greca.
The Lighthouse è dunque la materializzazione di un incubo dal colore nero, fitto e denso esattamente come il bianco e nero utilizzato per realizzare il film. Una brillante e intelligente antitesi narrativa con la luce rappresentata dal faro, una luce simbolo di salvezza e speranza per coloro che si trovano in mare e al contempo una condanna per i due guardiani del faro, divenendone l'oggetto della loro ossessione.
Simbolo archetipico di illuminazione ed elevazione morale, di conoscenza, salvezza e ascesa, il faro di Eggers trova moltissimi riscontri con la simbologia mitologica greca i quali si esplicano soprattutto nella scena conclusiva, fortemente allegorica, del film.
Opera finemente strutturata, si traduce in un incandescente affresco sui limiti della resistenza umana, psicologica e fisica, sulla solitudine prolungata e ineluttabile e sul richiamo del mare. Il mare, affascinante e misterioso, profondo e insondabile, violento oppure sereno è l'elemento portante della pellicola, il rimando ricorrente all'eterna coesistenza tra equilbrio e caos, tra vita e morte. Perfetto in quest'ottica il connubio con la luce del faro, catartica e salvifica oppure devastante e schiacciante.
La visione di questo film, chiaramente di non facile accesso, diventa così una discesa in un incubo lugubre e soffocante, un'atmosfera tetra permeata di malignità e cattivi presagi i quali non tarderanno a manifestarsi e abbattersi sui malcapitati protagonisti trascinando altresì gli spettatori in questo crescendo di paranoia e follia, illusione e realtà con continui rimandi mitologici e allegorie in atto.
Artisticamente parlando, The Lighthouse si eleva e si distingue con i suoi 35mm di pellicola, un bianco e nero scurissimo in perfetta sintonia con le atmosfere evocate dalla storia proposta, e sorretto da una fotografia eccezionale e suggestiva. Le immagini del faro, il mare in burrasca, i gabbiani, le sirene. Tutto magistralmente coreografato e immortalato, a servizio di un film ossessivo e inquietante. Infine, come non soffermarsi sulle eccellenti interpretazioni di Dafoe e Pattinson. Il primo, con lo sguardo penetrante e il carattere stoico, il secondo taciturno e misterioso, come un vulcano pronto a esplodere ma costretto a reprimere i suoi istinti, a nascondersi dai sensi di colpa e convivere con la crescente psicosi. Immenso Dafoe nel suo monologo, impeccabile la messa in scena dall'impostazione teatrale che dona ulteriormente un tocco autoriale in una pellicola sui generis.
The Lighthouse, è sicuramente un love it or hate it, un film che fa parlare di se nel bene e nel male, ma resta, in qualsiasi modo lo si voglia vedere, un prodotto in grado di conturbare e impressionare lo spettatore. Ottimo cinema: 4.5/5.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ashtray_bliss »
[ - ] lascia un commento a ashtray_bliss »
|
|
d'accordo? |
|
matteo_moscarda
|
domenica 26 marzo 2023
|
raccontino gotico tutto estetica e attorialità
|
|
|
|
“The Lighthouse” (2019) è un gioiellino visivo, con un bianco e nero finalmente riuscito (rispetto ad altri esperimenti recenti), forse perché in perfetto accordo con le atmosfere da racconto gotico di Poe o Lovecraft, con l’estetica da cinema espressionista tedesco, con le logiche da cortometraggio sperimentale. Willem Dafoe e Robert Pattinson sono superlativi, nei limiti della caratterizzazione di due personaggi letterari e strampalati, un po’ da letteratura russa di fine Ottocento, un po’ conradiani, in ogni caso colmi di comicità indiretta (non manifesta, non espressa) rispetto a qualsiasi drammaturgia più seriosa. “The Lighthouse” non si prende sul serio, e fa bene, ed è per questo che risulta inattaccabile.
[+]
“The Lighthouse” (2019) è un gioiellino visivo, con un bianco e nero finalmente riuscito (rispetto ad altri esperimenti recenti), forse perché in perfetto accordo con le atmosfere da racconto gotico di Poe o Lovecraft, con l’estetica da cinema espressionista tedesco, con le logiche da cortometraggio sperimentale. Willem Dafoe e Robert Pattinson sono superlativi, nei limiti della caratterizzazione di due personaggi letterari e strampalati, un po’ da letteratura russa di fine Ottocento, un po’ conradiani, in ogni caso colmi di comicità indiretta (non manifesta, non espressa) rispetto a qualsiasi drammaturgia più seriosa. “The Lighthouse” non si prende sul serio, e fa bene, ed è per questo che risulta inattaccabile. Peccato che non ci sia una trama, e che tutto si limiti all’idea iniziale, riassumibile in troppe poche parole: “Due marinai, intrappolati su un’isola deserta per sorvegliare un faro, bevono fino a impazzire”. Tutta la componente fantastica, horror, allegorica, psicologica, tutta quella parte lì, resa visivamente in modo persino elegante e suggestivo, non aggiunge niente: il film sarebbe stato infinitamente più inquietante senza sequenze oniriche, allucinazioni o tentacoli giganti, come dimostra il fatto che la scena in assoluto più memorabile è quella dell’uccisione del gabbiano, un evento crudo e reale. Il film è tutto un climax, basato su una costante disattesa: in ogni scena i personaggi hanno cambiato umore, personalità e modo di rapportarsi l’un l’altro – prima Dafoe è un despota e Pattinson un agnellino, poi Pattinson potrebbe essere un serial killer e Dafoe un povero anziano, poi sembra che stiano per baciarsi, poi sono entrambi due innocui disperati, poi uno è un manipolatore e l’altro pure, insomma, un mutamento continuo che è in realtà una ripetizione dello stesso espediente. Eppure il film diverte, è consigliabile (al detto di un paio di scene inadatte agli stomaci deboli), e che ben vengano cose a conti fatti diverse dalla produzione dominante a tutti i livelli.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a matteo_moscarda »
[ - ] lascia un commento a matteo_moscarda »
|
|
d'accordo? |
|
ennio
|
venerdì 10 luglio 2020
|
(s)piacevole abisso di claustrofobofollia
|
|
|
|
"the lighthouse" è un film da vedere, se non altro per l'atipicità della trama, o meglio dell'ambientazione. Due uomini, uno giovane e uno anziano e burbero, chiusi in un faro di guardia all'oceano, fanno di tutto per rendere più triste e complicata la loro solitaria permanenza in questo confino del mondo. A parte i momenti onirici ben poco originali, è un'opera ben realizzata e godibile, per chi non soffra di claustrofobia e per chi ama indagare la follia umana.
Peccato per la scelta del bianco e nero, che purtroppo ancora oggi qualche regista si ostina a proporre in nome di chissà quale presunto effetto scenico/psicologico.
[+]
"the lighthouse" è un film da vedere, se non altro per l'atipicità della trama, o meglio dell'ambientazione. Due uomini, uno giovane e uno anziano e burbero, chiusi in un faro di guardia all'oceano, fanno di tutto per rendere più triste e complicata la loro solitaria permanenza in questo confino del mondo. A parte i momenti onirici ben poco originali, è un'opera ben realizzata e godibile, per chi non soffra di claustrofobia e per chi ama indagare la follia umana.
Peccato per la scelta del bianco e nero, che purtroppo ancora oggi qualche regista si ostina a proporre in nome di chissà quale presunto effetto scenico/psicologico. Il b/n non aggiunge MAI nulla, l'assenza del colore naturale toglie sempre qualcosa.
Da segnalare l'ottima performance di Willem Dafoe, ben coadiuvato dall'altro (unico) protagonista Robert Pattinson
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ennio »
[ - ] lascia un commento a ennio »
|
|
d'accordo? |
|
|