The Lighthouse

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Un film di Robert Eggers. Con Willem Dafoe, Robert Pattinson, Valeriia Karaman, Logan Hawkes.
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Titolo originale The Lighthouse. Thriller, - USA 2019. - Universal Pictures MYMONETRO The Lighthouse * * * - - valutazione media: 3,03 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Immersione nell'abisso della psiche umana. Valutazione 5 stelle su cinque

di Ashtray_Bliss


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lunedì 20 gennaio 2020

Cupo e volutamente ermetico, affascinante e disturbante, The Lighthouse conquista subito per la sua peculiarità e non tanto per la storia messa in scena quanto per la potenza visiva, la capacità espressiva della fotografia e l'indubbia e magnetica bravura interpretativa del duo Dafoe/ Pattinson. Opera altamente allegorica, quasi mistica e prettamente simbolica, dove ogni scena e ogni sequenza è un codice da interpretare e da decifrare, ma la sua anima e il suo cuore pulsante ruotano attorno a quel eterno fascino misterioso e incomprensibile esercitato dalla psiche e dalla mente umana.

Ambientato in una remota e piccolissima isola sulle coste del New England alla fine del 19o secolo, il Faro di Eggers segue le traccie del precedente e strabiliante capolavoro gotico di The Witch, proponendo ancora una volta una fiaba oscura ma distaccandosi nettamente dal precedente lavoro. Una fiaba nera e intensa in cui si respira il sapore amaro della salsedine e dove ci si abbandona al rumore delle onde che si infrangono sulle rocce e ci si lascia accompagnare dall'ossessivo suono del nautofono, intervallato dalle grida dei gabbiani, gli unici elementi che compongono la colonna sonora di questa sinistra e allucinante storia. Una storia dove si parla di maledizioni, solitudine, sensi di colpa e di lotte intestine, ma sopratutto di quella linea sottile che separa la sanità mentale dalla follia, le allucinazioni dalla realtà, mentre gli squilibri si fanno sempre più manifesti minacciando il debole equilibrio. Un equilibrio destinato a incrinarsi profondamente e irreparabilmente quando i protagonisti, e guardiani del faro, capiscono di essere soli e abbandonati, isolati dal mondo su un'isola metaforicamente e concretamente maledetta, costretti a combattere contro l'isolamento forzato, le intemperie e la loro stessa mente.
E se la convivenza forzata e difficile tra i due uomini apparentemente distanti l'uno dall'altro si alimenterà di tensioni e rivalità man mano sempre più violente, la vera sfida consisterà nel mantenere salda la ragione, senza perdere la propria integrità mentale e lasciarsi andare alle allucinazioni, via via più intense e livide che li consumano.
A questo tetro scenario, reso ancora più vivido grazie alle immagini suggestive di cui si avvale la pellicola, si aggiunge un ulteriore elemento di fascino e mistero; la luce del faro, gelosamente custodita dal più anziano, Thomas Wake. Questi pare essere morbosamente legato alla luce, che reclama quasi come una proprietà suscitando la curiosità del giovane e introverso aiutante, Ephraim Winslow. Una curiosità acuita anche dal isolamento forzato dal resto del mondo, dalla frustrazione sessuale repressa e dalle ingenti quantità di alcol consumato si trasforma in morbosa ossessione e desiderio pulsante che scatena la violenza del giovane nei confronti del suo superiore anziano. La convivenza si tramuta così in un morboso gioco del gatto col topo, con lo stoico e mefistofelico Thomas che beffeggia il suo secondo Winslow, sfruttandolo, confondendolo e consumandolo psicologicamente fino all'apice di questa atipica versione di tragedia greca. 

The Lighthouse è dunque la materializzazione di un incubo dal colore nero, fitto e denso esattamente come il bianco e nero utilizzato per realizzare il film. Una brillante e intelligente antitesi narrativa con la luce rappresentata dal faro, una luce simbolo di salvezza e speranza per coloro che si trovano in mare e al contempo una condanna per i due guardiani del faro, divenendone l'oggetto della loro ossessione.
Simbolo archetipico di illuminazione ed elevazione morale, di conoscenza, salvezza e ascesa, il faro di Eggers trova moltissimi riscontri con la simbologia mitologica greca i quali si esplicano soprattutto nella scena conclusiva, fortemente allegorica, del film. 
Opera finemente strutturata, si traduce in un incandescente affresco sui limiti della resistenza umana, psicologica e fisica, sulla solitudine prolungata e ineluttabile e sul richiamo del mare. Il mare, affascinante e misterioso, profondo e insondabile, violento oppure sereno è l'elemento portante della pellicola, il rimando ricorrente all'eterna coesistenza tra equilbrio e caos, tra vita e morte. Perfetto in quest'ottica il connubio con la luce del faro, catartica e salvifica oppure devastante e schiacciante.

La visione di questo film, chiaramente di non facile accesso, diventa così una discesa in un incubo lugubre e soffocante, un'atmosfera tetra permeata di malignità e cattivi presagi i quali non tarderanno a manifestarsi e abbattersi sui malcapitati protagonisti trascinando altresì gli spettatori in questo crescendo di paranoia e follia, illusione e realtà con continui rimandi mitologici e allegorie in atto.
Artisticamente parlando, The Lighthouse si eleva e si distingue con i suoi 35mm di pellicola, un bianco e nero scurissimo in perfetta sintonia con le atmosfere evocate dalla storia proposta, e sorretto da una fotografia eccezionale e suggestiva. Le immagini del faro, il mare in burrasca, i gabbiani, le sirene. Tutto magistralmente coreografato e immortalato, a servizio di un film ossessivo e inquietante. Infine, come non soffermarsi sulle eccellenti interpretazioni di Dafoe e Pattinson. Il primo, con lo sguardo penetrante e il carattere stoico, il secondo taciturno e misterioso, come un vulcano pronto a esplodere ma costretto a reprimere i suoi istinti, a nascondersi dai sensi di colpa e convivere con la crescente psicosi. Immenso Dafoe nel suo monologo, impeccabile la messa in scena dall'impostazione teatrale che dona ulteriormente un tocco autoriale in una pellicola sui generis
The Lighthouse, è sicuramente un love it or hate it, un film che fa parlare di se nel bene e nel male, ma resta, in qualsiasi modo lo si voglia vedere, un prodotto in grado di conturbare e impressionare lo spettatore. Ottimo cinema: 4.5/5.

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