Black Tide |
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Un film di Erick Zonca.
Con Vincent Cassel, Romain Duris, Sandrine Kiberlain, Élodie Bouchez.
continua»
Titolo originale Fleuve noir.
Thriller,
Ratings: Kids+13,
durata 113 min.
- Francia, Belgio 2018.
- Sun Film Group
uscita giovedì 22 novembre 2018.
MYMONETRO
Black Tide ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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istrionico Cassel
di carloalbertoFeedback: 52711 | altri commenti e recensioni di carloalberto |
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sabato 13 giugno 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Gli elementi drammatici per fare qualcosa di interessante c’erano probabilmente tutti nella storia, tratta da un romanzo di Dror Mishani, ma si sono persi nella trasposizione di Érick Zonca, sono rimasti sullo sfondo, dimenticati o banalizzati dalla sceneggiatura incentrata totalmente sulla caratterizzazione estrema e quasi caricaturale del protagonista, peraltro bene interpretato da Cassel, fino a farne un personaggio da fumetto, trasandato come un barbone, alcolista cronico, che beve davanti ai suoi colleghi ed interroga i testimoni ubriaco fradicio. L’ennesimo poliziotto riprodotto in celluloide con un matrimonio fallito alle spalle che vive in solitudine, beve, fuma e va a prostitute. Consequenziale la scelta di un tratteggio marcato degli altri protagonisti, fino a renderli macchiettisticamente buffi come il nevrotico professore di francese che si crede uno scrittore rappresentato come un maniaco psicopatico con una cantina da serial killer, o inverosimili come la madre del ragazzo scomparso perennemente allucinata e in stato di catalessi. Stereotipati risultano anche i comprimari. Il figlio ribelle è un piccolo spacciatore per reazione al padre poliziotto, la moglie del professore è una scialba casalinga, affannata tra la madre al telefono e le cure del figlioletto, che non s’accorge delle frustrazioni del marito, il padre dello scomparso è un marinaio mercantile corpulento e col barbone rosso, come lo avrebbe raffigurato un pubblicitario sulla scatola di un surgelato di merluzzo. Il doppio colpo di scena nel finale naufraga nella banalità dei dialoghi e nelle inquadrature televisive che ostinatamente il regista ripropone fin dall’inizio ed in ogni sequenza, distratto forse dall’uso eccessivo di toni scuri, per ottenere un’ambientazione più cupa e tetra, che si sforza di rendere nelle penombre delle stanze, nelle tenebre degli scantinati, nel buio del parco, che nelle intenzioni dovrebbe racchiudere, come fosse un fitto bosco impenetrabile, il mistero della scomparsa ed invece risulta poco più di un giardinetto pubblico dove la sera si incontrano uomini e ragazzi in cerca di avventure. Nonostante tutto, il film si lascia vedere, anche grazie all’istrionismo di Cassel e al fascino del genere noir, in cui si cimentano ancora i francesi, e che risulta raro o addirittura assente in Italia.
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