siebenzwerg
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martedì 7 marzo 2017
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idiocracy all'italiana
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Non ricordo da quanto tempo non ridevo al cinema così fino alle lacrime. Forse complice il contagio di risate della sala. Ammetto che questa commedia potrebbe non piacere, infatti nei primi dieci minuti sembra una vera cretinata fine a se stessa, con i personaggi farseschi e caricaturali al massimo. Ma la commedia non consiste certo in questo, ma nei contrasti assurdi che si creano lungo la trama, tra situazioni e personaggi di diversa natura, grotteschi e "normali". Prevale un umorismo demenziale, ad es. l'ipnosi, l'idolatria universale per il reality show (di una fantastica Sabrina Ferilli) o la fede cieca nella verità "virtuale" anche di fronte all'evidenza della verità reale (il navigatore vale più dei propri occhi).
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Non ricordo da quanto tempo non ridevo al cinema così fino alle lacrime. Forse complice il contagio di risate della sala. Ammetto che questa commedia potrebbe non piacere, infatti nei primi dieci minuti sembra una vera cretinata fine a se stessa, con i personaggi farseschi e caricaturali al massimo. Ma la commedia non consiste certo in questo, ma nei contrasti assurdi che si creano lungo la trama, tra situazioni e personaggi di diversa natura, grotteschi e "normali". Prevale un umorismo demenziale, ad es. l'ipnosi, l'idolatria universale per il reality show (di una fantastica Sabrina Ferilli) o la fede cieca nella verità "virtuale" anche di fronte all'evidenza della verità reale (il navigatore vale più dei propri occhi). E poi c'è una comicità semplicemente "demente", alla Stanlio e Ollio. Da tempo non riuscivo ad assistere a un umorismo ben fatto basato sulla stupidità dei "nostri eroi" che non smettono con questo di essere i nostri eroi, non perdono di simpatia né di interesse. Di fondo c'è un discorso che si estende alla stupidità, all'ottundimento mentale di tutta una popolazione dal momento in cui si affida ai valori della nostra cultura attuale. È una specie di Idiocracy all'italiana (per chi ha visto il film di Luke Wilson), una idiocracy meno surreale-fantascientifica e più scaciata, che si perpetra nel comune di Acitrullo ma poi dilaga per tutta la nazione.
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woody62
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domenica 20 maggio 2018
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geniale dileggio della tv del dolore
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Capatonda-Ballerina: un duo comico irresistibile per una commedia tra demenziale e surreale che sbertuccia e dissacra i riti quotidiani della “TV del dolore” con la sua corte di esperti, criminologi, avvocati ed opinionisti un tanto al chilo. E che dire del “turismo dell'orrore” più esecrabile delle tragedie di cui si nutre. Il tutto corredato da colpi di genio e battute esilaranti che da tempo mancavano nella nostra “commedia all'italiana”. La storia del sindaco di Acitrullo, minuscolo paese sui monti d'Abruzzo, costretto ad “inventarsi” un omicidio inesistente pur di elevare la sua comunità agli “onori” della cronaca, trae spunto dal circo mediatico inscenato ad Avetrana, a Cogne, a Novi Ligure.
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Capatonda-Ballerina: un duo comico irresistibile per una commedia tra demenziale e surreale che sbertuccia e dissacra i riti quotidiani della “TV del dolore” con la sua corte di esperti, criminologi, avvocati ed opinionisti un tanto al chilo. E che dire del “turismo dell'orrore” più esecrabile delle tragedie di cui si nutre. Il tutto corredato da colpi di genio e battute esilaranti che da tempo mancavano nella nostra “commedia all'italiana”. La storia del sindaco di Acitrullo, minuscolo paese sui monti d'Abruzzo, costretto ad “inventarsi” un omicidio inesistente pur di elevare la sua comunità agli “onori” della cronaca, trae spunto dal circo mediatico inscenato ad Avetrana, a Cogne, a Novi Ligure. L'arrivo della troupe di “Chi l'acciso” , condotta da una perfida ed eccellente Ferilli (la giornalista Spruzzone), porta ad Acitrullo una pletora di giornalisti, curiosi, turisti dell'orrido. La ricerca spasmodica del fantomatico assassino, (grande l'idea del televoto “scegli il killer tra i sospettati”) con gli abitanti del paese che si accusano a vicenda, fa ricredere Capatonda, Perfino suo fratello – complice nell'inscenare il finto omicidio – si fa quasi convincere dalla TV che l'assassino è proprio il sindaco Peluria. Allora forse era meglio prima, quando il borgo di Acitrullo era isolato e fuori dal mondo. Come detto Capatonda e Ballerina sono a loro agio nel rappresentare personaggi al limite dell'idiozia, ma con paradossali momenti di acute invenzioni e lucida comicità (la banda musicale che supporta Internet, “San Ceppato” protettore del paese, gli esempi strampalati di Marino Peluria). Belli i cameo di Nino Frassica, eremita che vive ai bordi del paese e Lorenza Guerrieri, la “contessa” morta che ispira il film. Insomma un B movie – per budget e pretese – migliore di molte commedie di seria A.
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alberto
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lunedì 6 marzo 2017
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la salvezza nella tragedia
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Capatonda si è proprio sbizzarrito a costruire scenette leggere, grottesche ed esilaranti e si conferma un eccellente caratterista facendosi in tre: il sindaco del paesino Acitrullo, con la parlata macchiettistica e che tenta di rilanciare la fama del comune attraverso un finto omicidio, un turista veneto tranquillo che deve fare i conti con il resto napoletano della famiglia e un onorevole in grado solo di pronunciare le solite frasi pseudosolidali. Un impianto demenziale ma contemporaneamente molto critico contro l'estrema influenza dei media nei casi di omicidi, pronti a trasformare agli occhi degli spettatori la realtà in un concetto relativo e regolato in base all'interesse che desta.
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Capatonda si è proprio sbizzarrito a costruire scenette leggere, grottesche ed esilaranti e si conferma un eccellente caratterista facendosi in tre: il sindaco del paesino Acitrullo, con la parlata macchiettistica e che tenta di rilanciare la fama del comune attraverso un finto omicidio, un turista veneto tranquillo che deve fare i conti con il resto napoletano della famiglia e un onorevole in grado solo di pronunciare le solite frasi pseudosolidali. Un impianto demenziale ma contemporaneamente molto critico contro l'estrema influenza dei media nei casi di omicidi, pronti a trasformare agli occhi degli spettatori la realtà in un concetto relativo e regolato in base all'interesse che desta. Cast simpatico e bravo, in particolare la Ferilli e musiche a volte tese a volte fashion. Un'ottima lezione di cinema che non segue le convenzioni.
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scavadentro65
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sabato 25 marzo 2017
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omicidio che sa di cinico tv
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Per recensire correttamente un lungometraggio, a mio modesto avviso, occorre non farsi condizionare dai pregiudizi. Ciò però deve valere sia in positivo che in negativo. Ho sempre seguito con molta attenzione la carriera di Capatonda-Marcello Macchia, non sempre condividendo le sue scelte (soprattutto radiofoniche) ma sempre apprezzando la genuinità delle sue performances sia televisive che nell'opera prima cinematografica. Difficile è però mantenere un livello di satira ed ironia costanti nello spazio e nel tempo, elemento che ha mietuto vittime illustri (vedasi Pieraccioni, Aldo Giovanni e Giacomo, Verdone ecc...) che giocoforza nello sfornare prodotti a scadenza annuale forniscono prove di una calante intensità e di una evidente debolezza.
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Per recensire correttamente un lungometraggio, a mio modesto avviso, occorre non farsi condizionare dai pregiudizi. Ciò però deve valere sia in positivo che in negativo. Ho sempre seguito con molta attenzione la carriera di Capatonda-Marcello Macchia, non sempre condividendo le sue scelte (soprattutto radiofoniche) ma sempre apprezzando la genuinità delle sue performances sia televisive che nell'opera prima cinematografica. Difficile è però mantenere un livello di satira ed ironia costanti nello spazio e nel tempo, elemento che ha mietuto vittime illustri (vedasi Pieraccioni, Aldo Giovanni e Giacomo, Verdone ecc...) che giocoforza nello sfornare prodotti a scadenza annuale forniscono prove di una calante intensità e di una evidente debolezza. Ciò accade anche per questa pellicola, pur non priva di divertenti trovate e buona sceneggiatura, ma rea di richiamare troppo profondamente certi spezzoni di cinico tv (Cipri - Maresco). La critica alla televisone del dolore, incarnata dalla diva Ferilli, si dipana con una certa scontatezza, non supportata da discrete gags che personalmente non hanno colpito o sorpreso. Lodevole il tentativo, come al solito volenterosi gli interpreti che appaiono ormai rodati con un cast di attori che Capatonda recluta da anni per realizzare le sue opere. Forse una maggiore attenzione per la fotografia e i tempi filmici (meno primi piani) avrebbe giovato ad un prodotto certamente basico, ma inferiore alle aspettative di un pubblico preparato e "adulto". Conoscendo comunque la poliedricità di Macchia sfornerà certamente un prossimo terzo film di alto livello, che smetirà la mia tiepida recensione.
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raffo83
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mercoledì 5 aprile 2017
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buona l'idea, bravi gli attori, pessima la regia
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Può una commedia ricca di buone idee risultare nel complesso bruttina e poco godibile? Sì, se a sorreggerla non c'è una regia in grado di organizzarne gli spunti più efficaci in un racconto armonioso e coerente. In questo senso Omicidio all'italiana, "seconda opera prima" del maestro Maccio Capatonda (come forse direbbe lui), potrebbe diventare quasi un caso studio: invenzioni comiche di per sé notevoli, una sceneggiatura ben curata e una recitazione valida si sbriciolano senza il legante di una direzione esperta, dando vita a un impasto poco riuscito, deludente sotto il profilo della resa emozionale a dispetto di una meticolosa rifinitura tecnica che pure va riconosciuta.
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Può una commedia ricca di buone idee risultare nel complesso bruttina e poco godibile? Sì, se a sorreggerla non c'è una regia in grado di organizzarne gli spunti più efficaci in un racconto armonioso e coerente. In questo senso Omicidio all'italiana, "seconda opera prima" del maestro Maccio Capatonda (come forse direbbe lui), potrebbe diventare quasi un caso studio: invenzioni comiche di per sé notevoli, una sceneggiatura ben curata e una recitazione valida si sbriciolano senza il legante di una direzione esperta, dando vita a un impasto poco riuscito, deludente sotto il profilo della resa emozionale a dispetto di una meticolosa rifinitura tecnica che pure va riconosciuta. Diversi critici hanno individuato con precisione i punti deboli del film: la mancanza di ritmo, un didascalismo a tratti esasperato e, non da ultimo, la scelta di un bersaglio – la tv dell'orrore – che, seppur approcciato con irriverenza e originalità, finisce quasi per apparire scontato alla smaliziata platea degli aficionados macciani, dopo anni di dibattito politicamente corretto sulla tv spazzatura e sui mali del barbaradursismo, ormai ridotto a tormentone da social network (i meme su Barbarella riecheggiano prepotenti nei primi piani della Ferilli-Spruzzone).
Le numerose gag del film, che pure potrebbero funzionare se isolate in sketch formato youtube (tanto congeniali a Capatonda) e persino su un palcoscenico, nella pellicola hanno l'effetto di apparire posticce, prevedibili, sempre al servizio di una tesi moraleggiante che annacqua il potenziale comico dell'idea originale, già privata di un adeguato sostegno narrativo. I temi affrontati, pur ambiziosi, sono liquidati con troppa semplicità (la questione del rovesciamento tra realtà e rappresentazione, benché in un contesto comico, meritava forse un po' più di profondità, senza per questo pretendere un nuovo Reality alla Garrone). Ne deriva un racconto abbastanza fiacco e noioso, a tratti stucchevole, che non trova il giusto equilibrio tra commedia e satira sociale e, soprattutto, non si adatta – o lo fa solo occasionalmente – ai ritmi della narrazione cinematografica. Resta la simpatia dei personaggi (Herbert su tutti), troppo poco per un'opera presentata come uno degli eventi cinematografici dell'anno.
Il film non ridimensiona il talento comico di Maccio, ma dimostra che la sua ricerca di una formula per trasferire il suo linguaggio comico sul grande schermo non si è ancora compiuta, al contrario di quanto avvenuto per il collega-rivale Zalone. Può sembrare un paradosso che l'attore pugliese, nato come parodista di un cantante neomelodico, sia riuscito con profitto nell'impresa sin dal primo film, mentre Maccio, consacratosi proprio come canzonatore e fustigatore dei peggiori vizi cinematografici, non riesca a fare breccia sul grande schermo. Ma forse il paradosso è solo apparente: Zalone, proprio perché estraneo al mondo del cinema, ci si è accostato in punta di piedi, affidandosi alla mano sapiente di Gennaro Nunziante per innestare le sue gag e la sua ironia in un racconto fluido e organico, che fosse veramente "cinematografico". Forse anche Capatonda avrebbe bisogno di un regista "terzo" che sappia valorizzare la sua comicità adattandola ai ritmi della pellicola lunga?
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pierdelmonte
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venerdì 31 marzo 2017
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evviva il demenziale
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Film privo di recitazione e trama, pero’ e’ perfetto nella sua prerogativa e cioe’ demenzialità e surrealismo, la carica dei giornalisti e’ sciccheria, il cinismo del turismo dell’orrore esemplare, la pochezza della politica e’ corrosiva. Poi le battute e le trovate praticamente tutte azzeccate. Ottima stramberia cinematografica.
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onufrio
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venerdì 7 giugno 2019
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maronno che film!
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Per gli amanti di Maccio Capatonda questa commedia è una perla da rivedere volentieri, impregnata di comicità demenziale ma al tempo stesso condita da una satira ben calcata sul tema della Tv del Dolore, la caricatura degli eventi tragici ed il bisogno di spettacolarizzazione dell'evento da parte dei Media è purtroppo una verità attualissima, Maccio ci gioca sopra, lo fa con presunta leggerezza, ma il messaggio che lancia, pur nel totale divertimento, è chiarissimo. La commedia riesce a far ridere grazie alla presenza di validi personaggi secondari e ad una sceneggiatura ben architettata e non superficiale. Film da non sottovalutare. Una menzione speciale va a San Ceppato!
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enzo70
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giovedì 3 dicembre 2020
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film picaresco, molto intelligente
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Uno dei migliori film del cinema italiano degli ultimi anni. Fresco, irreverente, intelligente. Un film sicuramente di carattere picaresco, una commedia all’italiana talmente sopra le righe da fare genere a sé. Ma partiamo dalla trama. Il sindaco del piccolo paese di Acitrullo, Piero Peluria, con appena 16 abitanti ha un problema: il paese sta morendo, più della moria delle vacche poté l’esodo degli abitanti. Ma la morte della contessa Ugalda Martiro in Cazzati gli offre l’occasione della vita: simulare un omicidio e trasformare Acitrullo in una meta del turismo dell’orrore. E così con la complicità del fratello organizza la truffa e in men che non si dica il piccolo paese riprende vita; ma non l’anima.
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Uno dei migliori film del cinema italiano degli ultimi anni. Fresco, irreverente, intelligente. Un film sicuramente di carattere picaresco, una commedia all’italiana talmente sopra le righe da fare genere a sé. Ma partiamo dalla trama. Il sindaco del piccolo paese di Acitrullo, Piero Peluria, con appena 16 abitanti ha un problema: il paese sta morendo, più della moria delle vacche poté l’esodo degli abitanti. Ma la morte della contessa Ugalda Martiro in Cazzati gli offre l’occasione della vita: simulare un omicidio e trasformare Acitrullo in una meta del turismo dell’orrore. E così con la complicità del fratello organizza la truffa e in men che non si dica il piccolo paese riprende vita; ma non l’anima. La trama è simpatica ma quello che rende questo film davvero molto ma molto gradevole sono le invenzioni cinematografiche sempre paradossali, ma mai banali o volgari. Sembra una storia della compagnia della forca di Magnus portata sullo schermo. E ottima anche interpretazione degli attori che aiutano a dare questo bel film una dimensione quasi artigianale. Non so come è il vino, ma ad Acitrullo c’è un buon cinema. Consigliatissimo.
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ninopellino
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domenica 5 marzo 2017
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commedia genuina dal finale a sorpresa
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Il film del regista Marcello Macchia è ambientato ad Acitrullo, paesino abruzzese in provincia di Campobasso, costituito da una popolazione di appena 16 abitanti e con un'età media superiore i 60 anni. Il sindaco Piero Peluria e suo fratello sono scoraggiati in quanto in tale paese non succede mai niente, finché la nobildonna, contessa Martiro in Cazzati non si strozza mentre è intenta ad assaggiare un dolce e ciò spinge il sindaco all'idea di accentuare la causa della morte della donna, facendola apparire nei confronti dei mass media e soprattutto di un famoso programma televisivo a livello nazionale, come un omicidio determinato da ben 12 coltellate.
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Il film del regista Marcello Macchia è ambientato ad Acitrullo, paesino abruzzese in provincia di Campobasso, costituito da una popolazione di appena 16 abitanti e con un'età media superiore i 60 anni. Il sindaco Piero Peluria e suo fratello sono scoraggiati in quanto in tale paese non succede mai niente, finché la nobildonna, contessa Martiro in Cazzati non si strozza mentre è intenta ad assaggiare un dolce e ciò spinge il sindaco all'idea di accentuare la causa della morte della donna, facendola apparire nei confronti dei mass media e soprattutto di un famoso programma televisivo a livello nazionale, come un omicidio determinato da ben 12 coltellate. Tale sceneggiata ha l'obiettivo di attirare verso Acitrullo molti turisti, proprio come è successo in passato con altri piccoli paesi nei quali si sono avuti casi di omicidi molto particolari che hanno destato l'attenzione pubblica. Il film mi ha trasmesso una buona sensazione di gradimento grazie ad un tipo di commedia artigianale, supportata da un' ambientazione efficacemente rurale, sia nella scenografia dei paesaggi che nel tipo di intepretazione che esalta in modo particolare aspetti tipici di un paese, come il dialetto e le usanze locali. Non ci troviamo di fronte ad un grande film italiano, ma perlomeno si ride in maniera spontanea e divertita. E poi ciò che più mi ha colpito è il sensazionale finale a sorpresa nel quale si scoprirà la verità sulla vera causa che ha determinato la morte della contessa Martiro in Cazzati e che ovviamente, per il rispetto verso chi non ha visto il film, non sto certo qui a svelare. Infine faccio i miei complimenti all'attore Luigi Luciano che ricordo ancora come semplice spalla al famoso Checco Zalone in occasione della pellicola "Che bella giornata" e che qui invece riesce a cucirsi un ruolo di attore protagonista comprimario insieme a Marcello Macchia, dimostrando di aver acquisito in questi ultimi anni un'esperienza comica che è cresciuta e che ci auguriamo possa, nel prossimo futuro, esserlo sempre di più in termini di orginalità e di freschezza intepretativa.
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martedì 7 marzo 2017
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commento omicidio all'italiana.
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Film geniale, riesce a mettere insieme molti degli aspetti più negativi della società italiana e non solo. Il voler apparire, l'essere determinati dalla TV che spettacolarizza anche i fatti più truci in nome dell'audience (e quindi del profitto), l'abbandono dei paesi, le false illusioni della città e comunque il desiderio di tutti di voler cambiare vita. Tuttavia proprio questo sguardo umoristico è forse un grido e insieme speranza di poter riuscire a ritrovare una dimensione umana di un vivere vero. la poliziotta è il simbolo della ricerca della verità.
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