samanta
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domenica 9 dicembre 2018
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la vita è bella ...
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Il protagonista è William (Aneurin Barnard Legend, Dunkirk) è un giovane depresso che perde il lavoro, che aspira a diventare scrittore ma il suo primo romanzo è respinto dalla casa editrice, senza una ragazza, decide quindi di suicidarsi ma i suoi maldestri tentativi vanno a vuoto. Mentre tenta di buttarsi da un ponte lo avvicina Leslie (Tom Wilkinson attore che ha una prestigiosa carriera televisiva e cinematografica) un killer che fa parte di una società di assassini che aiutano coloro che vogliono mettere fina alla vita con "un suicidio assistito" a detta di Leslie più economico e funzionale delle cliniche svizzere, fabbriche di eutanasia.
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Il protagonista è William (Aneurin Barnard Legend, Dunkirk) è un giovane depresso che perde il lavoro, che aspira a diventare scrittore ma il suo primo romanzo è respinto dalla casa editrice, senza una ragazza, decide quindi di suicidarsi ma i suoi maldestri tentativi vanno a vuoto. Mentre tenta di buttarsi da un ponte lo avvicina Leslie (Tom Wilkinson attore che ha una prestigiosa carriera televisiva e cinematografica) un killer che fa parte di una società di assassini che aiutano coloro che vogliono mettere fina alla vita con "un suicidio assistito" a detta di Leslie più economico e funzionale delle cliniche svizzere, fabbriche di eutanasia.
William accetta, firma il contratto e versa 2000 sterline, in cambio avrà risolto il suo problema entro una settimana, per morire ha scelto un colpo di pistola alla testa (il metodo meno caro), però non sa quando succederà nel corso della settimana.
Ma la vita riserva sorprese, la casa editrice ci ripensa e vuole lanciare il suo libro, incontra una bella ragazza Ellie (Freya Mavor) e si innamorano, per cui ci ripensa ma purtroppo il contratto non è rescindibile e Leslie che è anche lui un pò "sfigato", ha bisogno di quel contratto per andare in pensione e fare la crociera intorno al mondo promessa alla moglie (!)..
Non dico il seguito per mantenere la suspence e non rivelare il finale a sorpresa a chi vuole vedere il film.
Morto tra una settimana appartiene al filone tipico dell'umorismo britannico che scherza sul morto o sulla morte che ha dato luogo a tante pellicole (ad esempio La signora omicidi, Sangue Blu, il Caro estinto tratto da un romanzo di Evelyn Waugh, ed anche in fondo un Pesce di nome Wanda) , qui non siamo alle vette dell'umorismo, ma la regia di Tom Edmunds (al suo primo lungometraggio) è abile, svelta (forse fin tropppo...) ci son numerosi dialoghi brillanti e divertenti, il film dura neanche un'ora e mezza, il che è un bene perché si nota un certo affaticamento finale, l'interpretazione dei due protagonisti è ottima e buona anche quella dei comprimari in specie quella di Christopher Ecclestone (noto attore, tra gli altri The Others).
A mio avviso è anche un film che fa pensare e non solo ridere, la morale è che la vita comunque merita di essere vissuta, che il suicidio non è una soluzione, perché la vita Ti può riservare tante sorprese e che la fuga da se stessi è spesso un atto di viltà e che è più eroico affrontare ogni giorno anche le pene e i dolori che Ti colpiscono.
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flyanto
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mercoledì 28 novembre 2018
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come commissionare la propria morte
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“Morto tra una Settimana (o Ti Ridiamo i Soldi)” del regista Tom Edmunds è da annoverarsi tra le commedie provviste del tipico ‘black humour’ inglese ed infatti il film si concentra principalmente sul tema della morte che viene affrontato in maniera ironica, battute di spirito che rasentano l’assurdità o, a seconda del caso, di una certa dose di cinismo, ma esilaranti ed in perfetta sintonia con l’atmosfera ‘macabra’ generale della vicenda.
La storia è incentrata su di un giovane ed aspirante scrittore, profondamente depresso perché gli viene costantemente rifiutato il proprio romanzo dalle case editrici, il quale una sera (dopo innumerevoli tentativi precedenti falliti) decide di suicidarsi gettandosi da un ponte sul Tamigi.
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“Morto tra una Settimana (o Ti Ridiamo i Soldi)” del regista Tom Edmunds è da annoverarsi tra le commedie provviste del tipico ‘black humour’ inglese ed infatti il film si concentra principalmente sul tema della morte che viene affrontato in maniera ironica, battute di spirito che rasentano l’assurdità o, a seconda del caso, di una certa dose di cinismo, ma esilaranti ed in perfetta sintonia con l’atmosfera ‘macabra’ generale della vicenda.
La storia è incentrata su di un giovane ed aspirante scrittore, profondamente depresso perché gli viene costantemente rifiutato il proprio romanzo dalle case editrici, il quale una sera (dopo innumerevoli tentativi precedenti falliti) decide di suicidarsi gettandosi da un ponte sul Tamigi. Qui incontra uno strano signore anziano che gli propone, qualora non trovasse il coraggio definitivo per attuare il proprio piano, di contattarlo in quanto egli è un killer a pagamento che procura, a coloro che glielo chiedono, una morte sicura, in base, ovviamente, al budget disponibile dalla persona. Il giovane, avendo poco denaro, si accorda nei giorni seguenti col suddetto signore per una morte veloce a mezzo di uno sparo di fucile da attuarsi entro i sette giorni dal pagamento ma, poiché nel frattempo il suo manoscritto sembrerebbe interessare inaspettatamente una casa editrice, il protagonista intende a questo punto desistere dal suo funereo progetto. Da questo momento in poi egli verrà costantemente ‘inseguito’ dall’anziano killer che a tutti i costi vuole portare a termine il proprio compito al fine anche di guadagnare un punteggio più alto nella graduatoria dei killers appartenenti all’agenzia per cui lavora. Ne seguiranno svariate avventure, anche piuttosto pericolose….
Non è bene rivelare il finale a sorpresa per non togliere l’effetto allo spettatore, in ogni caso, “Morto tra una Settimana”, per quanto sia una commedia in sè leggera, è molto divertente e ben congegnata nonostante, ovviamente, l’assurdità e la poca aderenza alla realtà della storia presentata. In ogni caso, molte delle commedie inglesi sono solite affrontare l’argomento della morte con spirito faceto, nonché una certa dose di cinismo che però risulta sempre misurata e mai offensiva. Quello su cui più punta quest’opera cinematografica, che peraltro si configura come la riuscita opera prima del regista Edmunds, è proprio l’andamento sempre crescente di situazioni assurde, sarcastiche od al limite del norma e le battute (Edmunds, peraltro, ne ha scritto anche la sceneggiatura) che infarciscono i dialoghi pronunciate quasi con serietà e convinzione, nonché acuta intelligenza, sono atte a stemperare argomenti e contesti seri, quando non addirittura altamente drammatici.
Insomma, al fine di trascorrere circa 90 minuti spensierati, “Morto tra una Settimana” è senz’altro una pellicola consigliabile.
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cardclau
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giovedì 22 novembre 2018
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insufficientemente british
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Sono andato a vedere il film di Tom Edmunds, Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) incuriosito dalla critica: “… scorretta, cinica, esilarante … È una piccola, inattesa, imprevedibile, e pertanto preziosa, lezione di cinema, l'opera prima di …”. Si tratta di una black comedy, che cerca di conciliare morte, suicidio (quindi intollerabilità della vita perché “nonsense”), con amore e senso per la vita. Tema oltremodo difficile che puoi cercare di affrontare solo se sei dotato di uno humor britannico ad alto livello, risplendende, cosa di cui Tom Edmunds sembra sia, pero’, un po’ sguarnito. Ho fatto in verità qualche buona risata, ma solo grazie a Leslie (Tom Wilkinson) il cui tocco british è sempre innegabile, e che ha salvato il film dal disastro.
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Sono andato a vedere il film di Tom Edmunds, Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi) incuriosito dalla critica: “… scorretta, cinica, esilarante … È una piccola, inattesa, imprevedibile, e pertanto preziosa, lezione di cinema, l'opera prima di …”. Si tratta di una black comedy, che cerca di conciliare morte, suicidio (quindi intollerabilità della vita perché “nonsense”), con amore e senso per la vita. Tema oltremodo difficile che puoi cercare di affrontare solo se sei dotato di uno humor britannico ad alto livello, risplendende, cosa di cui Tom Edmunds sembra sia, pero’, un po’ sguarnito. Ho fatto in verità qualche buona risata, ma solo grazie a Leslie (Tom Wilkinson) il cui tocco british è sempre innegabile, e che ha salvato il film dal disastro. Ma per la maggior parte del tempo l’ho trovato noioso e sufficientemente un po’ volgare. Non so se sia colpa del doppiaggio italiano, ma l’esclamazione che rimanda agli attributi maschili viene continuamente reiterata. Assolutamente poco “british”, rimanda piuttosto all’osteria sotto casa. La moglie di Leslie, Penny (Marion Bailey) è solo una macchietta da avanspettacolo. E i due attori la cui storia d’amore dovrebbe ribaltare potentemente la prospettiva vita, dal nonsense al sense, William (Aneurin Barnard) ed Ellie (Freya Maver), sono decisamente poco consistenti, sicuramente alle prese con qualcosa di più grande di loro. O forse, per dirla in veneto, “ghe vole il manego” (ci vuole il manico). Aggiungo, a meno che Tom Edmunds non mi dica che si erano preventivamente messi d’accordo (magari per tirare su un po’ di soldi): ho trovato il rimando (che pretendeva essere divertente) a Michel J Fox, e alla sua grave e disabilitante malattia, sconcertante, irrispettoso, e poco elegante. Il resto è silenzio.
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corazzatapotiomkin
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lunedì 26 novembre 2018
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non si ride e non si piange, solo sbadigli
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Non che io sia un nostalgico della censura, però credo che un minimo di "controllo di qualità" prima di fare uscire nelle sale certi prodotti, sarebbe necessario. Voglio dire che i consumatori hanno diritto di essere tutelati da certe fregature: non è possibile pagare 8 / 9 euro per assistere a uno "spettacolo" del genere. Insomma, ci fosse una soglia minima di accettabilità, questo film non la raggiungerebbe sicuramente: io qui do "1" punto perché "0" non si può.
Diciamo subito che le uniche due, diconsi 2!, battute/situazioni semi-divertenti hanno pensato bene di infilarle nei trailers: 1) l'aspirante suicida che si lancia da un ponte, ma sfonda la plancia di una nave di passaggio e atterra nella sala discoteca 2) il killer che compila il modulo contrattuale e chiede il motivo per cui il ragazzo vuole morire, il ragazzo che si dilunga troppo e il killer che taglia corto " non c'è spazio, io scrivo cancro".
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Non che io sia un nostalgico della censura, però credo che un minimo di "controllo di qualità" prima di fare uscire nelle sale certi prodotti, sarebbe necessario. Voglio dire che i consumatori hanno diritto di essere tutelati da certe fregature: non è possibile pagare 8 / 9 euro per assistere a uno "spettacolo" del genere. Insomma, ci fosse una soglia minima di accettabilità, questo film non la raggiungerebbe sicuramente: io qui do "1" punto perché "0" non si può.
Diciamo subito che le uniche due, diconsi 2!, battute/situazioni semi-divertenti hanno pensato bene di infilarle nei trailers: 1) l'aspirante suicida che si lancia da un ponte, ma sfonda la plancia di una nave di passaggio e atterra nella sala discoteca 2) il killer che compila il modulo contrattuale e chiede il motivo per cui il ragazzo vuole morire, il ragazzo che si dilunga troppo e il killer che taglia corto " non c'è spazio, io scrivo cancro". Fine delle risate, come direbbe Franco Califano "tutto il resto è noia". Il film si trascina stancamente fra le paturnie esistenziali di un giovane scrittore che non riesce a trovare uno scopo nella vita e quelle di un anziano killer che non si sente pronto per la pensione. Alla fine il ragazzo troverà l'amore e il vecchio killer si rassegnerà: nel mezzo un'ora e rotti di nulla.
Scusatemi per lo sfogo, ma ci vuole davvero del coraggio per produrre e distribuire una cosa del genere, mi fermo qui.
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fabiosistemi
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martedì 18 luglio 2023
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surrealismo all'' inglese, con tocchi di tarantino.
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Assolutamente da vedere: tempi a orologeria, battute a raffica, cinismo politically uncorret, assassini romantici, umorismo nero di altissimo livello.
Quasi perfetto, manca la lode solo perché, in una girandola di sorprese, lascia intuire il finale.
Un peccato veniale, comunque, una svista in un' opera prima di assoluto valore e di grande godibilità.
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