cristian
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mercoledì 15 marzo 2017
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un piccolo gioiello.
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Autopsy, del semi-sconosciuto regista norvegese André Øvredal (Troll hunter), è un buon prodotto fondamentalmente horror ma con una trama che gli fa assumere, con buoni risultati, i connotati di un thriller che non rinuncia a strizzare l’occhio ai cliché di genere, molto spesso apprezzati da un ampio pubblico. Sufficiente la sceneggiatura affidata a Ian Goldberg e Richard Naing. Oltre ai dialoghi di carattere scientifico, ma comprensibili, non c’è altro da segnalare in un copione abbastanza povero di significatività. L’alone di mistero viene, invece, ben mantenuto fino allo svelamento, preceduto da momenti di tensione prevedibili.
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Autopsy, del semi-sconosciuto regista norvegese André Øvredal (Troll hunter), è un buon prodotto fondamentalmente horror ma con una trama che gli fa assumere, con buoni risultati, i connotati di un thriller che non rinuncia a strizzare l’occhio ai cliché di genere, molto spesso apprezzati da un ampio pubblico. Sufficiente la sceneggiatura affidata a Ian Goldberg e Richard Naing. Oltre ai dialoghi di carattere scientifico, ma comprensibili, non c’è altro da segnalare in un copione abbastanza povero di significatività. L’alone di mistero viene, invece, ben mantenuto fino allo svelamento, preceduto da momenti di tensione prevedibili. Fotografia di Roman Osin (Orgoglio e pregiudizio [2005]; Il labirinto del silenzio). Musiche di Danny Bensi e Saunder Jurrians (A Good Marriage; Franny; Regali da uno sconosciuto - The Gift). Promosse a pieni voti le prestazioni degli attori Brian Cox e Emil Hirsch.
Una casa, un misterioso pluri-omicidio e l’ancor più misterioso cadavere di una giovane donna senza identità trovato semi-sepolto nel seminterrato dell’abitazione. Gli indizi non sembrano avere logica e la polizia brancola nel buio. Una risposta decisiva potrebbe darla il corpo, stranamente intatto, della donna che viene affidato alla perizia del medico legale Tommy Tilden (Brian Cox) e di suo figlio Austin (Emil Hirsch). I due gestiscono l’obitorio-crematorio costruito sotto la casa di famiglia. Lo sceriffo della cittadina di Grantham, in Virginia, cerca risposte sulle cause della morte della ragazza. Inutile dire che i risultati saranno sconcertanti.
Si rivela una piccola, piacevole e inaspettata sorpresa il nuovo film di Øvredal, Autopsy, che fa del mistero la sua arma principale (o meglio, l’unica). Il regista riesce a costruire fin dall’inizio la giusta atmosfera, tesa e impenetrabile. Come detto sopra, il film è un misto di generi diversi che vengono amalgamati abbastanza bene: di base si tratta di un horror, la trama aggiunge un carattere thriller e non manca il tono splatter, seppur pacato. Diciamo, fin da subito, che la parte horror è quella che meno funziona nel complesso, fatta di jump scare piuttosto prevedibili, visti e rivisti migliaia di volte e privi, dunque, dell’effetto sorpresa. Non si può però generalizzare, in quanto essi riescono comunque a fare presa su buona parte degli spettatori. La fortuna della pellicola risulta essere la storia che nasconde il corpo senza vita dell’anonima donna, ben costruita e imperscrutabile. Per quanto ci si possa sforzare durante la visione sul perché la giovane donna, attorno alla cui autopsia ruota l’intero film, sia morta o sulle cause scatenanti la terribile situazione in cui Tommy e Austin Tilden vengono a trovarsi a seguito del contatto con il cadavere, nulla aiuta a predire in qualche modo la verità dietro al mistero. Lo spettatore partecipa all’autopsia in corso e alle scoperte che mano a mano vengono fuori, le quali, con grande abilità del regista, non aiutano però ad avvicinarlo alla soluzione dell’enigma quanto, piuttosto, a porsi ancora più domande e, nel più apprezzabile dei casi, a non sapere cosa domandarsi. Lo svelamento del mistero, quindi, avviene per gradi ed è ben gestito per tutto il film e quello che si scoprirà risulterà tutt’altro che scontato. I due protagonisti, interpretati da Brian Cox ed Emil Hirsch, così come il pubblico, sono soltanto delle incoscienti vittime di un gioco oscuro e maligno che li porta ad avere a che fare con un mondo ignoto, pervaso da un male che illude, inganna, che giostra a suo piacimento l’animo umano e che infine, stanco di giocare per netta superiorità, decide di colpire con estrema brutalità. Nonostante la presenza dei due ottimi attori non credo che la qualità del prodotto sarebbe cambiata se al loro posto ci fossero stati altri due interpreti, magari meno quotati. Questa considerazione va, ancora una volta, a premiare il regista e la sua creazione. La regia risulta abbastanza fluida, mentre il ripetuto indugiare della cinepresa sugli occhi senz’anima della donna riesce a creare nella mente dello spettatore l’attesa di un minimo e impercettibile movimento da parte di quel corpo che però opera per vie diverse e ignote alla semplice percezione umana. Se il nucleo della pellicola è, dunque, forte e compatto, quello che forse manca è l’attenzione a ciò che c’è o che dovrebbe esserci intorno. Øvredal fa ‘all in’ sulla storia che si cela dietro all’enigmatica donna e non si cura d’altro. Appena sufficiente risulta l’ambientazione, fatta di spazi abbastanza stretti ma non proprio claustrofobici come ci si sarebbe potuti aspettare da un film che avrebbe dovuto fare del motto “non hai via di scampo” il suo cavallo di battaglia. Rilevanza maggiore poteva essere data alle musiche che, quando ci sono, sono inquietanti ma, purtroppo, appena abbozzate. Si è già detto dei classicissimi jump scare che, a mio parere, hanno floppato. Ma, in definitiva, non possiamo che congratularci con Mr. André Øvredal per averci regalato un piccolo diamante grezzo su cui pochi avrebbero scommesso.
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andrew82
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mercoledì 15 marzo 2017
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quando i cadaveri nascondono mille segreti
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Autopsy riprende il tema delle maledizioni, malvagità a carattere religioso che spesso sono in voga negli ultimi anni e lo fa con una buona originalità. Il film nella prima parte merita 4 stelle la storia scorre fluida senza intoppi con un buon ritmo, ottimo il contenuto e ottimi i dialoghi che quasi appassionano lo spettatore al mestiere di chi fa le autopsie. Buonissima anche l'introduzione della protagonista cadavere con tutti gli indizi sul suo corpo che mano a mano vengono scopertie descritti minuziosamente che prendono davvero la curiosità dello spettatore. Nella seconda parte darei 2 stelle perchè il film, nel suo prevedibile stravolgimento horror non ci offre nulla di nuovo ma una serie di scene un po' scontate e prevedibili che lasciano poco alla suspance.
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Autopsy riprende il tema delle maledizioni, malvagità a carattere religioso che spesso sono in voga negli ultimi anni e lo fa con una buona originalità. Il film nella prima parte merita 4 stelle la storia scorre fluida senza intoppi con un buon ritmo, ottimo il contenuto e ottimi i dialoghi che quasi appassionano lo spettatore al mestiere di chi fa le autopsie. Buonissima anche l'introduzione della protagonista cadavere con tutti gli indizi sul suo corpo che mano a mano vengono scopertie descritti minuziosamente che prendono davvero la curiosità dello spettatore. Nella seconda parte darei 2 stelle perchè il film, nel suo prevedibile stravolgimento horror non ci offre nulla di nuovo ma una serie di scene un po' scontate e prevedibili che lasciano poco alla suspance. Il finale anch'esso un po' banale. Da segnalare gli occhi blu della cadavere donna che lasciano in tutto il film un senso di inquietudine.
Insomma il mio giudizio globale è 3 stelle buon film a tutti
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alberto
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giovedì 9 marzo 2017
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segreti portati nella tomba
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Un horror atipico e un crescendo di tensione e mistero che non può lasciare indifferenti. Una discesa nel baratro che parte con la solita scena del crimine e una spensieratezza di fondo dei protagonisti, un medico legale e suo figlio, per l'abitudine del macabro lavoro, che declina in un horror privo di veri mostri e ricco di sana ansia e di un'atmosfera di totale disagio, nonché di un insieme di incisioni, organi fuori sede, ma soprattutto inquietanti primi piani sul viso della fanciulla che metteranno a dura prova lo stomaco dello spettatore. Tuttavia il vero punto forte della scenggiatura di Goldberg e Naing messa in scena dal solido director norvegese André Ovredal, è il realismo e la verosimiglianza, sia delle reazioni, sia di questa circostanza.
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Un horror atipico e un crescendo di tensione e mistero che non può lasciare indifferenti. Una discesa nel baratro che parte con la solita scena del crimine e una spensieratezza di fondo dei protagonisti, un medico legale e suo figlio, per l'abitudine del macabro lavoro, che declina in un horror privo di veri mostri e ricco di sana ansia e di un'atmosfera di totale disagio, nonché di un insieme di incisioni, organi fuori sede, ma soprattutto inquietanti primi piani sul viso della fanciulla che metteranno a dura prova lo stomaco dello spettatore. Tuttavia il vero punto forte della scenggiatura di Goldberg e Naing messa in scena dal solido director norvegese André Ovredal, è il realismo e la verosimiglianza, sia delle reazioni, sia di questa circostanza. Appropriate le musiche di Bensi e Jurriaans, che conferiscono ancora più ritmo, e bravi gli attori Hirsch e Cox. Sarà dura quest'anno per la concorrenza orrorifica superare in tensione e paura questa pellicola. Fatevi coraggio e cimentatevi in quest'incubo originale. Inoltre può essere utile per chi studia medicina.
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francismetal
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giovedì 20 luglio 2017
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uno splatter sensato
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il film è pienissimo di scene splatter molto crude e realistiche, ma questo è necessario, è un film su un'autopsia. Io odio lo splatter ma questa volta ha un senso ed era inevitabile, non è un espediente per fare orrore o per colmare una trama vuota.
Io non capisco guardando i protagonisti se sono medici legali o macellai.
Comunque il cadavere della ragazza si vede che è fin troppo vivo e perfetto e si capisce che c'è veramente qualcosa che non va.
Anche se l'idea del film è un po' diversa da quelle a cui sono abituato, nella seconda parte ci sono delle cose già viste, come jumpscare (che sono delle cadute in basso intollerabili),
E' bella la teoria sulle streghe di Salem fornita dal medico, ma caspita è un tema trito e ritrito.
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il film è pienissimo di scene splatter molto crude e realistiche, ma questo è necessario, è un film su un'autopsia. Io odio lo splatter ma questa volta ha un senso ed era inevitabile, non è un espediente per fare orrore o per colmare una trama vuota.
Io non capisco guardando i protagonisti se sono medici legali o macellai.
Comunque il cadavere della ragazza si vede che è fin troppo vivo e perfetto e si capisce che c'è veramente qualcosa che non va.
Anche se l'idea del film è un po' diversa da quelle a cui sono abituato, nella seconda parte ci sono delle cose già viste, come jumpscare (che sono delle cadute in basso intollerabili),
E' bella la teoria sulle streghe di Salem fornita dal medico, ma caspita è un tema trito e ritrito...
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mercoledì 25 ottobre 2017
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e ora ci tocca vedere autopsy 2.
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Il film è indubbiamente originale. In una sala mortuaria, padre e figlio esaminano il cadavere di una donna misteriosa. E come Mary Poppins dalla sua borsa vi estraggono oggetti vari con simultanei effetti collaterali paranormali di natura intuitiva (cioè scordatevi di vedere scene esplicite horror ma vedrete fumo, colpi, urla, cadute, ombre, campanellii e basta). I due dottori faranno tante supposizioni e zero conclusioni. Tant'è che per saperne di più di questa donna non ci resta che vedere Autopsy 2 (se mai lo faranno). Si può vedere, ma l'idea poteva essere sfruttata meglio.
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carloalberto
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mercoledì 11 novembre 2020
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paranormale ma forse no
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Sulla scena per quasi due ore, senza soluzione di continuità, come in una piece teatrale, due soli attori protagonisti, Brian Cox e Emile Hirsch, più il cadavere di una inquietante e quasi aliena Kelly Olwen, in un horror psicologico di un talentuoso regista norvegese, André Øvredal, in cui all’orrore verosimile provocato dalle immagini realistiche di una normale autopsia, condotta in uno scantinato di una villa adibito a obitorio per esami anatomopatologici, si aggiunge gradualmente, con suspense crescente, il mistero del paranormale, senza mai scadere, tuttavia, e nonostante il pericolo fosse incombente ad ogni scena, nel banale e nel ridicolo con effetti speciali eccessivi o trucchi alla zombies che avrebbero mutato in farsa il dramma.
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Sulla scena per quasi due ore, senza soluzione di continuità, come in una piece teatrale, due soli attori protagonisti, Brian Cox e Emile Hirsch, più il cadavere di una inquietante e quasi aliena Kelly Olwen, in un horror psicologico di un talentuoso regista norvegese, André Øvredal, in cui all’orrore verosimile provocato dalle immagini realistiche di una normale autopsia, condotta in uno scantinato di una villa adibito a obitorio per esami anatomopatologici, si aggiunge gradualmente, con suspense crescente, il mistero del paranormale, senza mai scadere, tuttavia, e nonostante il pericolo fosse incombente ad ogni scena, nel banale e nel ridicolo con effetti speciali eccessivi o trucchi alla zombies che avrebbero mutato in farsa il dramma.
Spoilerando…
Il film lascia, nel finale, il dubbio che tutto ciò cui si è assistito sia stato il frutto di un’allucinazione plurisoggettiva, indotta dalla misteriosa creatura, che ha coinvolto unicamente padre e figlio, rosi entrambi dal senso di colpa, l’uno per aver trascurato la moglie da poco scomparsa e l’altro perché si appresta ad abbandonare il padre. Del resto come essere sicuri che la realtà non sia proprio questo.
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gianleo67
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sabato 11 marzo 2017
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tremate, tremate, le streghe son tornate!
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Ritrovata semisepolta nella cantina di una misteriosa scena del crimine in cui le altre vittime sono state orribilmente trucidate, il corpo intonso di una bella ragazza viene condotto nel vicino obitorio gestito dall'anziano Tommy Tilden e dal figlio Austin. Già dopo una sommaria ispezione cadaverica però, compaiono gli ispiegabili segni interni di traumi imputabili a quelle che a prima vista sembrano atroci torture medievali. Un terribile sospetto comincia lentamente a farsi strada nella loro mente e ad alimentare i loro più reconditi timori. Dalla Norvegia...con paura: André Øvredal (Troll Hunter) sbarca come i suoi avi dall'elmo cornuto sulle sponde più occidentali del grande mare, quando ormai gli abitanti del luogo hanno esportato la loro insana cultura cinematografica nel resto del mondo civilizzato, finendo per infondere anche a questa storia de paura l'inconfondibile imprinting del morgue-horror da esportazione.
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Ritrovata semisepolta nella cantina di una misteriosa scena del crimine in cui le altre vittime sono state orribilmente trucidate, il corpo intonso di una bella ragazza viene condotto nel vicino obitorio gestito dall'anziano Tommy Tilden e dal figlio Austin. Già dopo una sommaria ispezione cadaverica però, compaiono gli ispiegabili segni interni di traumi imputabili a quelle che a prima vista sembrano atroci torture medievali. Un terribile sospetto comincia lentamente a farsi strada nella loro mente e ad alimentare i loro più reconditi timori. Dalla Norvegia...con paura: André Øvredal (Troll Hunter) sbarca come i suoi avi dall'elmo cornuto sulle sponde più occidentali del grande mare, quando ormai gli abitanti del luogo hanno esportato la loro insana cultura cinematografica nel resto del mondo civilizzato, finendo per infondere anche a questa storia de paura l'inconfondibile imprinting del morgue-horror da esportazione. Niente di nuovo quindi sotto il cielo plumbeo della Virginia, se dopo mezzora abbondante di quello che sembra un promettente mistery thriller dal forte odore di formalina (Nightwatch - 1997 remake americano di un film dell'assonante 'dirimpettaio' danese Ole Bornedal, diretto dallo stesso regista: la strada, quella è!), si vira improvvisamente sul dozzinale e scontato repertorio orrifico di un assedio malefico fatto di apparizioni fantasmatiche e rituali apotropaici, abusate teorie antropologiche (le rigazzette di Salem) e abbozzate tare familiari (la mamma morta), per conclusersi con la inevitabile mattanza di un involontario auto-da-fe che riporta logicamente all'antefatto della scena del crimine che apre il film, e concettualmente alla tragicomica mattanza del cult d'esordio di quel diavolo sumero dello Zio Sam (Raimi). E dire che tra ben dosati movimanti di macchina, twist ottimamente sottolineati dal commento musicale a tema e qualche buona intuizione della messa in scena, la tensione ed il ritmo della prima parte avevano fatto sperare in un soggetto originale foriero di insospettabili sviluppi della detection in esterni cui la sconosciuta Jane Doe cara all'Associazione Penelope ci avrebbe sicuramente condotti. Il film invece finisce per rinchiudersi nella solita gabbia scenografica di una ambientazione claustrofobica da horror da camera in mezzo alle temperie cui nemmeno la bella morta in casa d'una vegliarda dal sembiante di silfide (Vij - 1967) riesce a dare lustro, esaurendo presto le cartucce nelle banali soluzioni di spauracchi telefonati, incresciosi affettamenti di persona e prevedibili dipartite familiari. Brian Cox e Emile Hirsch fanno la loro porca figura, reggendo quasi da soli l'intero peso della pellicola, meglio adatta all'episodio deluxe di una serie televisiva a tema piuttosto che ad un lungometraggio degno di una distribuzione in sala. Tra gli altri: Secondo posto del premio del pubblico al Toronto International Film Festival 2016 (sezione dedicata) e Premio speciale della Giuria al Sitges - Catalonian International Film Festival 2016. La programmazione nostrana cade proprio per la Festa delle Donne: "Tremate, tremate, le streghe son tornate!".
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