flyanto
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lunedì 21 novembre 2016
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la ricerca disperata della vendetta
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Quando capita una tragedia come quella della morte di un figlio è sempre molto difficile metabolizzarla e rassegnarsi alla dura realtà all'insegna della sua mancanza. E' quello che, in pratica, vive di personalmente la protagonista del film "Per Mio Figlio" alla quale è stato ucciso il figlio adolescente poichè investito da una macchina "pirata" che non si è fermata nemmeno a prestargli soccorso. Non accettando questa terribile realtà, la donna, dopo aver trascorso un certo periodo in una clinica per il conseguente esaurimento nervoso, decide di andare alla ricerca del/i responsabile/i assumendo un investigatore privato.
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Quando capita una tragedia come quella della morte di un figlio è sempre molto difficile metabolizzarla e rassegnarsi alla dura realtà all'insegna della sua mancanza. E' quello che, in pratica, vive di personalmente la protagonista del film "Per Mio Figlio" alla quale è stato ucciso il figlio adolescente poichè investito da una macchina "pirata" che non si è fermata nemmeno a prestargli soccorso. Non accettando questa terribile realtà, la donna, dopo aver trascorso un certo periodo in una clinica per il conseguente esaurimento nervoso, decide di andare alla ricerca del/i responsabile/i assumendo un investigatore privato. Dopo svariate indagini, ella riesce a scoprire una coppia di persone con cui attraverso dei pretesti entra direttamente in contatto al fine di guadagnarsi la loro fiducia e poi uccidere colui/colei che era al volante e dunque responsabile quel fatidico giorno dell'omicidio del figlio. Giungerà ad un'inaspettata verità sul reale andamento dell'accaduto.....
Frédéric Mermoud dirige molto bene la sua pellicola, in maniera, cioè, lineare e chiara per quanto riguarda lo svolgersi e l' evolversi sino alla fine della vicenda. Anche la storia in sè risulta del tutto credibile e pertanto accettabile, oltre al fatto di essere di per sè avvincente per lo spettatore che la segue e che è sempre maggiormente incuriosito della sua risoluzione finale che, peraltro, giunge improvvisa ed inaspettata. Ma ciò che rende quest'opera veramente pregevole è soprattutto la descrizione che viene presentata del rapporto tra le due donne interpreti principali del film: la madre protagonista privata del figlio (Emmanuelle Devos) e colei che viene ritenuta la responsabile dell'omicidio del ragazzo (Nathalie Baye). Due donne a confronto, di circa dieci anni di differenza per ciò che concerne l'età, entrambe madri e, sia pure per motivi differenti, sofferenti, od anche solo preoccupate, per i propri figli, due donne con una personalità ed un carattere completamente diversi ma in quanto donne e, soprattutto madri, unite nel comune sentire ed affetto. Emmanuelle Devos e Nathalie Baye, bravissime attrici da sempre, confermano le proprie innate doti artistiche consegnando al pubblico due immagini di donne vere ed in cui sicuramente la parte femminile di esso si rispecchierà facilmente.
Un piccolo gioiello di film.
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elgatoloco
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mercoledì 7 marzo 2018
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efficace rappresentazione di un'"ossessione"
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Questo"Moka"(2016)di Frédéric Mermoud, con Emmanuelle Devos, protagonista"onnivora"(altri/e interpreti, certo, ma la presenza della Devos è assolutamente centrale e "dirompente")è film psicologico, che guarda, da un lato, alla tradizione"noir"di certa filmografia made en France(ma non è un noir, quasi invece, volendo proprio trovare una definizione, una sorta di"cripto-noir", semmai), , dall'altro, appunto, invece, al film psicologico, con tutte le sue nuances incredibilmente ricche, qui declinate attorno a un''"ossessione", che però qui nasce da un evento reale, non è frutto di mania persecutoria-ossessiva. Molto efficaci le"sospensioni"tra una sequenza e l'altra, tra una situazione e l'altra, quasi dando il tempo a chi guarda il film di ricostruire il puzzle, efficaci i dialoghi, molto brevi e stringati, soprattutto(ma non solo, in realtà)nella prima parte del film stesso.
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Questo"Moka"(2016)di Frédéric Mermoud, con Emmanuelle Devos, protagonista"onnivora"(altri/e interpreti, certo, ma la presenza della Devos è assolutamente centrale e "dirompente")è film psicologico, che guarda, da un lato, alla tradizione"noir"di certa filmografia made en France(ma non è un noir, quasi invece, volendo proprio trovare una definizione, una sorta di"cripto-noir", semmai), , dall'altro, appunto, invece, al film psicologico, con tutte le sue nuances incredibilmente ricche, qui declinate attorno a un''"ossessione", che però qui nasce da un evento reale, non è frutto di mania persecutoria-ossessiva. Molto efficaci le"sospensioni"tra una sequenza e l'altra, tra una situazione e l'altra, quasi dando il tempo a chi guarda il film di ricostruire il puzzle, efficaci i dialoghi, molto brevi e stringati, soprattutto(ma non solo, in realtà)nella prima parte del film stesso. Film intelligente, produzione svizzero-francese, che guarda ben oltre la banalità di certe produzioni corrive. La Devos è protagonista decisamente convincente, anche nel suo recitare en souplesse, per così dire, in certe parti(capitoli, quasi)del film. El Gato
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