Sherlock - L'abominevole sposa |
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Un film di Douglas Mackinnon.
Con Benedict Cumberbatch, Martin Freeman, Amanda Abbington, Rupert Graves.
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Titolo originale Sherlock.
Thriller,
Ratings: Kids+13,
durata 90 min.
- Gran Bretagna 2015.
- Nexo Digital
uscita martedì 12 gennaio 2016.
MYMONETRO
Sherlock - L'abominevole sposa
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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complessivamente efficace, good sherlockdi elgatolocoFeedback: 257557 | altri commenti e recensioni di elgatoloco |
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giovedì 29 settembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Modernizzare"mister Sherlock Holmes è sempre rischioso e talora viene fatto con risultati penosi; qui, invece, lavorando sul doppio binario, sul parallelismo(come metafora, dato che in senso propriamente geometrico, come noto, le rette parallele non s'incontrano mai, qui invece i piani, molto sfasati, tuttavia si incontrano, convergono a tratti), sull'allucinazione(molto accentuata la componente, in sir Arthur Conan Doyle, solo accennata, della"mitica"soluzione 7%), il regista Douglas Mackinnon, con dialoghi metaletterari, con la diègesi marcata, anzi marcatissima-cioè l'esibizione, l'esplicitazione della storia, della narrazione-recupera comunque sempre molto fortemente i dualismi comunque presenti nella scrittura conan-doyliana, ossia il contrasto Holmes(il"bene", pur se positivisticamente inteso)versus Moriarty, morto ma sempre vivo e fatto rivivere-evocato nella mente di Holmes, quello tra positivismo(il canone scientifico inteso come assoluto, versus filosofemi e credenze religiose)e "superstizione metafisica", dove bisognerà pur ricordare che anche nello scrittore-medico sir Conan Doyle il dualismo è sempre presente, non tanto perché sir Arthur scriveva su e di tutto, ma perché , se in"Sherlock Holmes"è razionalista, altrove crede a fantasmi e "superstizioni" varie, dunque la dicotomia magari permane, ma si attenua nella scrittura, dove non sappiamo più dove trovare la vera essenza dell'autore, se in"Sherlock Holmes"o nel resto della sua opera. Psicologismi esasperati a parte, il tutto filmico qui regge, anche nel rapporto conflittuale tra i due piani, facendo comunque emergere fortemente uno Holmes che oggi verrebbe"curato a forza"(anche senza virgolette relativizzanti, però)e un tempo"altro", passato(la fine del 1800), invece, nel quale Holmes appare(meglio: può apparire)un corifeo delle età che vengono, che si annunciano, di un postmoderno e "postecnotronico"allora impensabile, quasi una sorta di Prometeo che strappa il fuoco ai detentori del potere, gelosi di loro segreti da non gettare(nella loro concezione)come"perle ai porci". Teatralità scenica, riferimenti storici(le suffragettes, il"femminismo"nelle sue varie declinazioni, allora anche"settarie") che poi proseguono nel presente(e nel lontano futuro, per chi guarda dal punto di vista del tardo Ottocento), efficacia narrativa. bravura interpretativa, con un ritmo che può essere fuorviante solo per chi non sia convintamente"sherlockiano"anche nel leggere le implicazioni varie e iper-polisemiche del personaggio inteso come simbolo, diremmo anzi proprio quale archetipo. El Gato.
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