La versione filmica presente di"Madame Bovary"dal capolavoro di Gustave Flaubert, firmata da Sophie Barthes nel 2015, dove la regista ha co-scritto anche la sceneggiatura, lascia abbastanza perplessi, per non dire altro(La regista si chiama Barthes, di nome Sophie, ma, sia permesso dirlo, con Roland non ha nulla a che vedere):ricostruzione perfetta, sul piano scenografico , architettonico-urbanistico(ricordo che l'ambiente è la Normandia, la regione "meno francese", insieme alla Bretagne, nell'Ottocento, dove tale macro-regione sarà"cantata"criticamente anche da Guy de Maupassant), ma manca ciò che in Flaubert è invece assolutamente centrale-fondamentale, ossia la sensualità tragica di questa donna che, sposata a un medico di campagna, diviene vittima di amori sporadici, non trovando alcuna soddisfazione nell'amore coniugale e finendo con l'autodistruzione che culmina nella"tragedia"finale, pur se è vero che, con l'avvento della borghesia, come si suol dire, non si ha pià tragedia ma solo dramma.
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La versione filmica presente di"Madame Bovary"dal capolavoro di Gustave Flaubert, firmata da Sophie Barthes nel 2015, dove la regista ha co-scritto anche la sceneggiatura, lascia abbastanza perplessi, per non dire altro(La regista si chiama Barthes, di nome Sophie, ma, sia permesso dirlo, con Roland non ha nulla a che vedere):ricostruzione perfetta, sul piano scenografico , architettonico-urbanistico(ricordo che l'ambiente è la Normandia, la regione "meno francese", insieme alla Bretagne, nell'Ottocento, dove tale macro-regione sarà"cantata"criticamente anche da Guy de Maupassant), ma manca ciò che in Flaubert è invece assolutamente centrale-fondamentale, ossia la sensualità tragica di questa donna che, sposata a un medico di campagna, diviene vittima di amori sporadici, non trovando alcuna soddisfazione nell'amore coniugale e finendo con l'autodistruzione che culmina nella"tragedia"finale, pur se è vero che, con l'avvento della borghesia, come si suol dire, non si ha pià tragedia ma solo dramma... Manca la sensualità non per l'assenza di scene"compromettenti", ma per il fatto che esse sono insipide, prive di"carne e sangue"per dilra con Feuerbach, decisamente"atarattiche", quasi"neutre", anche se mi rifiuto di credere che la regista-autrice abbia concepito la trasposzione filmica di un tale classico della letteratura universale in questo modo. Diciamo anche che l'intepretazione di Mia Wasikowska nel ruolo del titolo, di Paul GiamattiLogan Marshall-Green(amanti), di Henry Lloyd-Hughes(il dr.Bovary, marito)non sono all'altezza, quasi avessero"mascherato"la loro partecipazione, precipitandosi in una sorta di"atarassia"voluta, decisamente lontana da quanto è(era ma tuttora è, ovviamente) nelle intenzioni di Flaubert. D'accordo respingere l'idea di "immedesimazione"nel personaggio, ma da qui a negare la credibilità ce ne corre. Quasi ci fosse un velo(o una colonna di vetro)tra quanto avviene nella vicenda e chi vede/guarda il film, potremmo dire, anche se tale rappresentazione metaforica può apparire eccessiva e forzata... Rimane l'accuratezza nella ricostruzioone, come già detto, ma sembra quasi che vi sia uno stacco tra il testo letterario e quello filmico che, giustamente sa di essere"aaltro"dal romanzo, d'accordo; ma spingere tale"estraneità"al punto che ci troviamo di fronte a due testi reciprocamente alieni, staccati, ciò appare francamente eccessivo. El Gato
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