gianleo67
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giovedì 25 giugno 2015
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triste elegia della fondazione
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Giovane e nubile, la tenace pioniera Mary Bee Cuddy decide di intraprendere un lungo e pericoloso viaggio, dal remoto avamposto del Nebraska in cui si è stabilita fino al lontano stato orientale dello Iowa, per ricondurre tre giovani mogli cadute in un grave stato di esaurimento nervoso alle rispettive famiglie di appartenenza. Si unisce a loro un anziano vagabondo che Mary Bee salva dall'impiccagione e che viene lusingato dalla promessa di una ricca ricompensa in denaro. Tra insidiose minacce esterne ed insanabili dissidi interni, questa bizzarra carovana di solitudini male assortite scoprirà il sacro valore della solidarietà umana e del rispetto verso l'altro.
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Giovane e nubile, la tenace pioniera Mary Bee Cuddy decide di intraprendere un lungo e pericoloso viaggio, dal remoto avamposto del Nebraska in cui si è stabilita fino al lontano stato orientale dello Iowa, per ricondurre tre giovani mogli cadute in un grave stato di esaurimento nervoso alle rispettive famiglie di appartenenza. Si unisce a loro un anziano vagabondo che Mary Bee salva dall'impiccagione e che viene lusingato dalla promessa di una ricca ricompensa in denaro. Tra insidiose minacce esterne ed insanabili dissidi interni, questa bizzarra carovana di solitudini male assortite scoprirà il sacro valore della solidarietà umana e del rispetto verso l'altro.
Già autore di un western anomalo ('Le Tre Sepolture' - 2005) che riecheggiava del pessimismo crepuscolare dello zio Sam ('Bring me the Head of Alfredo Garcia - 1974) e del cinismo senza redenzione dei Fratelli Coen ('Blood Simple' 1984 - 'No Country for Old Men' 2007), il saggio ed incartapecorito Tommy Lee Jones trae dall'omonimo romanzo di Glendon Swarthout una dolente ballata macabra che ci mostra il lato più squallido e disperato di un mito della frontiera abitato dai reietti che dalle civilizzate e ricche città dell'East si trasferivano nella brulla desolazione degli Stati ad Ovest del fiume Arkansas, vero e proprio esilio sociale di una umanità che non ha saputo adattarsi alle contraddizioni morali ed economiche di un paese giovane e turbolento come l'America di fine ottocento. Con lo sguardo asciutto ed il crudele disincanto di una rivisitazione senza fronzoli della Storia e dei suoi personaggi, Tommy Lee gioca a fare John Ford della situazione, imbastendo una dialettica per immagini tra la speranza degli sconfinati spazi della frontiera (meravigliosa e abbacinante la fotografia di Rodrigo Prieto) e gli abissi indicibili dell'abiezione umana, imbastendo il cammino morale di un viaggio della speranza che segua il percorso a ritroso di quegli stessi pionieri alla ricerca di una più accettabile condizione sociale (la zitella in cerca di marito), economica (il vagabondo diseredato e male in arnese) ed umana (tre donne che hanno perso il lume della ragione) e finendo per ricavarne solo l'ulteriore discesa negli inferi per chi ha ormai smarrito il senso delle proprie radici e con essa la impraticabile strada del ritorno. Attraversato dal rigore impeccabile di uno sguardo allo stesso tempo freddo e compassionevole, realistico e poetico, morale e dissacratorio, Tommy Lee Jones imbastisce l'epica senza speranza di una fondazione che reclama il suo necessario tributo di vittime umane, del bieco commercio di un baratto dove i soldi di una banca fallita possono non valere più nulla e della spietata legge di una ritorsione biblica che ti fa dare alle fiamme una cattedrale nel deserto abitata dalla superbia e dall'ingordigia umane. Solo chi ha il cuore più duro della roccia può sopravvivere e comprendere come l'unica strada che si possa intraprendere resta quella da cui si è venuti e che l'unica eredità che conti resta quella che si è guadagnata strada facendo, dove la solidarietà umana e gli slanci incondizionati ci restituiscano il senso di quell'essere uomini che la vita ci aveva insegnato dolorosamente a dimenticare. Attori in stato di grazia tra cui la maschera imbruttita e bellissima di una superlativa Hilary Swank e quella raddolcita e devastata di un monumentale Tommy Lee Jones. Nomination Palma d'oro al Festival di Cannes 2014 e miglior colonna sonora agli IFMCA 2014 per il nostro Marco Beltrami.
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tomdoniphon
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mercoledì 17 dicembre 2014
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tommy lee jones tiene in vita il genere western
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Nebraska, 1855. Tre donne malate di mente vengono affidate ad una pioniera forte ed indipendente, Mary Bee Cuddy (Hilary Swank), che si impegna ad accompagnarle fino in Iowa, dove potranno essere curate. Mary verrà aiutata da uno strano personaggio Briggs (Tommy Lee Jones), che la stessa Mary aveva salvato dall'impiccagione. Ma il desiderio di Mary di trovare un marito complicherà tutto. Il secondo western di Tommy Lee Jones come regista è assai diverso dal primo (Le tre sepolture): se quest'ultimo era ispirato al cinema di Peckinpah, "The Homesman" guarda ai western "revisionisti" degli anni '60-'70. Ciò emerge in particolare dalla tematica centrale del film: il terribile trattamento riservato alle donne nella America dei pionieri, rappresentata in tutta la sua desolazione.
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Nebraska, 1855. Tre donne malate di mente vengono affidate ad una pioniera forte ed indipendente, Mary Bee Cuddy (Hilary Swank), che si impegna ad accompagnarle fino in Iowa, dove potranno essere curate. Mary verrà aiutata da uno strano personaggio Briggs (Tommy Lee Jones), che la stessa Mary aveva salvato dall'impiccagione. Ma il desiderio di Mary di trovare un marito complicherà tutto. Il secondo western di Tommy Lee Jones come regista è assai diverso dal primo (Le tre sepolture): se quest'ultimo era ispirato al cinema di Peckinpah, "The Homesman" guarda ai western "revisionisti" degli anni '60-'70. Ciò emerge in particolare dalla tematica centrale del film: il terribile trattamento riservato alle donne nella America dei pionieri, rappresentata in tutta la sua desolazione. Ed è curioso che un tema così "moderno" sia affrontato invece con uno stile di regia classico, che non a caso è debitore del cinema di Clint Eastwood. Un altro aspetto di assoluto interesse del film è costituito dal personaggio interpretato da Tommy Lee Jones: un vagabondo stralunato che tuttavia è molto più profondo e sincero del mondo in cui vive e in cui non a caso non riuscirà ad integrarsi, come suggerisce il bellissimo finale (che non sveliamo). Il genere western non è morto. E per questo dobbiamo ringraziare Tommy Lee Jones.
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annalisa
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martedì 24 novembre 2020
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quasi un capolavoro
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Homesman dal romanzo omonimo di Glendon Swarthout.
Anno in cui si svolge la storia: 1854. Dal Nebraska all'Iowa.
Sono i personaggi che fanno di questo film un capolavoro:
Mary Bee Cuddy ha 31 anni, non è sposata. Scartata da tutti gli uomini rudi della zona. Autosufficiente, dotata artisticamente. In una scena del film suona su un tappetino che riproduce una tastiera di un pianoforte. La tristezza di questa scena evoca il carattere romantico di questa donna.
Sembra una donna forte, tenace ma durante il difficile viaggio verso l'Iowa la depressione prende il sopravvento. Senza amore non si può vivere: così pare.
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Homesman dal romanzo omonimo di Glendon Swarthout.
Anno in cui si svolge la storia: 1854. Dal Nebraska all'Iowa.
Sono i personaggi che fanno di questo film un capolavoro:
Mary Bee Cuddy ha 31 anni, non è sposata. Scartata da tutti gli uomini rudi della zona. Autosufficiente, dotata artisticamente. In una scena del film suona su un tappetino che riproduce una tastiera di un pianoforte. La tristezza di questa scena evoca il carattere romantico di questa donna.
Sembra una donna forte, tenace ma durante il difficile viaggio verso l'Iowa la depressione prende il sopravvento. Senza amore non si può vivere: così pare. L'importanza di sentirsi amata appare di vitale importanza. Così quando Mary elemosina amore a George Briggs, perché è troppo grande il vuoto che sente dentro, lei è già andata oltre la linea di sicurezza che ogni donna dovrebbe rispettare. Il glaciale rapporto carnale che consuma con George Briggs porterà la povera Mary Bee verso il baratro.
George Briggs è un uomo rozzo. Un vagabondo che fino a quel momento ha vissuto secondo le leggi di frontiera: giorno per giorno, senza scrupoli, senza affezionarsi a nessuno. Salvato dall'impiccagione da Mary Bee, accetta di scortare lei e altre tre donne malate di mente nello Iowa dove verranno curate. Un viaggio che a tratti sembra modificare il carattere anafettivo di George. Un bagliore di luce in quel che è stato il suo cammino oscuro. E che però alla fine del viaggio prevale l'ebbrezza della vita vagabonda.
Le tre donne pazze, spezzate, interrotte.
Le tre donne sembrano sacchi vuoti. La follia per interrompere il disagio della vita domestica in un luogo non abitato, nelle aride pianure del Nebraska, battute dal vento.
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filippo catani
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giovedì 28 luglio 2016
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un buon western atipico
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Territori del Nebraska. Una donna è incaricata di trasferire tre donne con problemi mentali presso una diversa parrocchia. Partita sola intraprenderà poi il viaggio con un personaggio molto particolare.
Dopo il bellissimo Le tre sepolture, Tommy Lee Jones torna dietro la macchina da presa e ci regala un western atipico ma molto interessante a partire dalle belle fotografie. La storia è tostissima anche perchè mette insieme diversi elementi potenzialmente esplosivi. Una donna dal tragico passato che l'ha resa dura di carattere ma desiderosa di trovare marito. Un uomo ricercato per diversi fatti. Tre donne con problemi mentali e tutto quello che ne poteva seguire.
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Territori del Nebraska. Una donna è incaricata di trasferire tre donne con problemi mentali presso una diversa parrocchia. Partita sola intraprenderà poi il viaggio con un personaggio molto particolare.
Dopo il bellissimo Le tre sepolture, Tommy Lee Jones torna dietro la macchina da presa e ci regala un western atipico ma molto interessante a partire dalle belle fotografie. La storia è tostissima anche perchè mette insieme diversi elementi potenzialmente esplosivi. Una donna dal tragico passato che l'ha resa dura di carattere ma desiderosa di trovare marito. Un uomo ricercato per diversi fatti. Tre donne con problemi mentali e tutto quello che ne poteva seguire. Il tutto calato nei territori sconfinati e pericolosi della neonata America. Detto di Tommy Lee Jones, una menzione la merita anche la Swank che si conferma a suo agio in parti particolarmente dure e con personaggi non affatto facili.
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wolvie
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sabato 29 febbraio 2020
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capolavoro
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Secondo film da regista per Lee Jones, che affina le sue doti di narratore con una precisa nota stilistica, che risulta riduttivo etichettare come western. L' affinità che affiora è sicuramente quella con lo scrittore Cormac McCarthy, con cui si ricalca il profondo cinismo verso qualsiasi costruzione sociale, basata in questo caso, anche su miti fondativi che poco hanno a che fare con la realtà storica. Qui lo spartiacque delle esistenze è il fiume, che divide due territori antitetici tra di loro, anche geograficamente: una terra incolta, arida, violentata continuamente dal vento e dalla polvere, dove non cresce nulla, neppure i figli, dove le donne impazziscono e sfioriscono per mancanza di terreno fertile.
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Secondo film da regista per Lee Jones, che affina le sue doti di narratore con una precisa nota stilistica, che risulta riduttivo etichettare come western. L' affinità che affiora è sicuramente quella con lo scrittore Cormac McCarthy, con cui si ricalca il profondo cinismo verso qualsiasi costruzione sociale, basata in questo caso, anche su miti fondativi che poco hanno a che fare con la realtà storica. Qui lo spartiacque delle esistenze è il fiume, che divide due territori antitetici tra di loro, anche geograficamente: una terra incolta, arida, violentata continuamente dal vento e dalla polvere, dove non cresce nulla, neppure i figli, dove le donne impazziscono e sfioriscono per mancanza di terreno fertile. L' altro territorio invece, verde, rigoglioso,con una comunità florida e fiorente. Mary Bee vive nel primo, all' opposto delle altre donne,non si arrende e con estrema durezza costruisce un' esistenza scandita da doveri e fatiche, spara e cavalca meglio di un uomo, forse per questo viene respinta da maschi che di virile hanno ben poco, non appartiene a nessuno dei due mondi. Quando deve trasportare tre donne malate oltre i confini, trova l' aiuto insperato in un outsider, un individuo che non vuole appartenere a nessuna società, che rifugge dai doveri morali di una comunità. Il colpo di scena è forte, cambia visione al film e allo stesso protagonista, che per un attimo pensa di poter far parte di un qualcosa, invece la coscienza svanisce, lo stato ferino riprende il sopravvento. Grande storia che abbisogna di grandi spazi e tempi per essere narrata , fotografia e inquadrature perfette. A suo modo un classico.
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alex62
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martedì 2 giugno 2015
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la giustizia del più debole
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Solo un regista-autore (uomo intendo) avrebbe potuto disegnare un ritratto tanto struggente ed efficace della donna umiliata, vilipesa, usata, trattata come bestiame da monta; quasi come si trattasse finalmente di un'auto-accusa spietata. Somiglia a un auto-da-fé nella piazza della cattedrale di Siviglia, sembra un redde rationem senza compromessi della durezza senza pietà del forte sul più debole.
Ma poi, riflettendoci, a questa piccola pellicola con grandissimi attori (in una parte minima perfino Meryl Streep!) non basta portare sul banco degl'imputati - finalmente - l'intero sesso maschile, pretende di più...proprio come nel celeberrimo racconto dei Fratelli Karamazov, quello del Grande Inquisitore, pretende -dicevo- parlare dell'eterno sopruso sul debole, non solo donna.
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Solo un regista-autore (uomo intendo) avrebbe potuto disegnare un ritratto tanto struggente ed efficace della donna umiliata, vilipesa, usata, trattata come bestiame da monta; quasi come si trattasse finalmente di un'auto-accusa spietata. Somiglia a un auto-da-fé nella piazza della cattedrale di Siviglia, sembra un redde rationem senza compromessi della durezza senza pietà del forte sul più debole.
Ma poi, riflettendoci, a questa piccola pellicola con grandissimi attori (in una parte minima perfino Meryl Streep!) non basta portare sul banco degl'imputati - finalmente - l'intero sesso maschile, pretende di più...proprio come nel celeberrimo racconto dei Fratelli Karamazov, quello del Grande Inquisitore, pretende -dicevo- parlare dell'eterno sopruso sul debole, non solo donna...e non si perita di mostrare un poppante finito in una latrina, grazie a Dio non nascondendo che si tratta solo di un bambolotto... Non si trincera con alcuna facile scappatoia dall'irridente, sarcastica messa alla berlina di tutti i vizi e le mostruosità di cui il forte è capace.
È sempre e solo l'innocente a pagarla, spesso con la vita. Ci fa vedere come, fino all'altro ieri - ma siamo sicuri che si tratti di un tempo relegato nel XIX secolo?!? - la privazione sistematica anche delle più ovvie, piccole libertà conduceva alla pazzia.
Defilato, sporco e dannato, quasi vergognandosi di mostrarsi alla macchina da presa, Tommy Lee Jones, ci regala l'unico possibile "giudice" implacabile in questa macabra ballata, irridendo tutti i valori di pietra della protagonista, che immancabilmente la condurranno alla morte, nonostante si fosse guadagnata tutto ciò che potesse desiderare.
Su tutto, vento e polvere, solo vento e polvere per ricordarci che tutto è vano ed è inutile e sterile dannarsi perché abbia un senso.
Ma il colpo di scena finale, il "deus ex machina" riequilibrerà e tirerà le fila del presunto niente che tutto governa e conduce e rivelerà la Giustizia che resiste a tutte le violenze del prepotente di turno e...ricompone un ordine e una bellezza che l'uomo da solo non potrà mai conquistare.
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francesco2
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martedì 28 aprile 2015
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cinema grande e grandi film
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Vi sono grandi film, come "Le tre sepolture", sottovalutato anche da chi scrive in un primo momento. Cinema da assaporare, come le sigarette che la donna grande e quella giovane fumano a tavola.
Ma vi sono film grandi, grandi(os)i come quelle praterie americane che vorrebbero raccontare. Capaci di essere provocatori -Quando descrvono le "Altre tre" donne, per
esempio, ma rischiano di (non) risolversi in una tensione tra archetipi. Il cowboy, personaggio per la verità non sempre setereotipato, ma che assolve la funzione di allenare alle difficoltà la giovane -Emblematica è a questo proposito la scena in cui la Swank si perde; dal canto suo anche lei è tutt'altro che una macchietta, ma finisce per diventare un'"
Insolita", e neanche tanto, eroina: quanti di noi, credo, non partegeranno per lei?
Se si aggiunge il colpo di scena giustamente non svelato dalla Casella, è lecito trarre la conclusione che si tratta di cinema epico, ma non di un grande film; nulla di male, per carità, ma io spero di rivedere il Jones delle "Tre sepolture".
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