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Selma ,cittadina dell’Alabama, resa famosa nel 1965 per il raduno di Martin Luther King e la marcia dei negri americani verso Montgomery.
Torna ora la fama a distanza di 50 anni con il film di Ava Duvernay, candidato all’Oscar 2015.
M.L.King organizzò 3 marce pacifiche dei suoi seguaci da Selma a Montgomery, la prima bloccata violentemente dalle forze di polizia. Voleva fosse concesso presto ,senza ulteriori ripensamenti e dilazioni, il diritto di voto ai negri americani, e con il voto l’accesso a tutti i diritti civili. La sua è stata una lotta realizzata con le idee, i raduni, le conferenze, i rapporti con gli alti poteri dello Stato Americano. Ha combattuto la violenza con la non violenza. Inconcepibile e irrazionale che il più potente Stato del mondo mentre compiva missioni di guerra in nome della libertà prima in Corea e poi, in quegli anni , nel Vietnam, inconcepibile che permettesse il razzismo e la discriminazione di una parte della popolazione nel suo stesso territorio.
Non era stato mai realizzato un film completo su Martin Luther King, come ad esempio su Malcolm X. Dai libri e dalla stampa è giunto a noi un personaggio mitico, quasi creato artificialmente.
Il merito della giovane regista afroamericana Ava Duvernay è quello di avere rappresentato un uomo con una missione da compiere e che ha compiuto. Un uomo con le meditazioni e gli slanci, le debolezze, le sconfitte e le vittorie, le piccole bugie nell’ambiente familiare colmate da inesauribili tenerezze. Tutto questo non sminuisce la immagine mitica, ma esalta la qualità dell’uomo. M.L:K ha affermato che gli uomini sono tutti uguali, senza distinzione di razza, di colore della pelle, di casta, di religione. Non si può parlare di libertà, democrazia, giustizia se non si afferma questo fondamentale principio.
I discorsi che la Duvernay fa pronunciare al suo protagonista sono quelli realmente ascoltati e trascritti. Prima delle battaglie (sempre verbali) decisive King ascolta spirituals negri.Tutta la colonna sonora ha il merito di includere musicalità di questo tipo. La canzone Glory ha conseguito già da sola un enorme successo.
Anche il Presidente degli USA Johnson è rappresentato non come una granitica massa di potere, ma come un uomo che deve conciliare tante diverse opinioni, ha dubbi, esprime dinieghi. ma alla fine, ragionevolmente, risponde in modo positivo alle richieste di King.
Alcuni accusano il film di piattezza, di adeguarsi al metodo agiografico della grandezza della Nazione Americana, spesso riscontrata nel Cinema.
Pur senza volerne fare un documentario Duvernay si è attenuta,in verità, ai dati della storia dimostrandone la realtà attraverso i veri discorsi di M.L.K.
Neppure un racconto tanto piatto. Basta pensare alle scene della strage di un gruppo di bambine, alla selvaggia e brutale aggressione dei dimostranti sul ponte di Selma, ai filmati di repertorio, in bianco e nero, riportati nella parte finale. Di alto profilo la interpretazione di David Oyelowo.
Non si può neppure concludere che il tema sia datato. King ha trasmesso un messaggio di pace e di fratellanza, che non è tuttora accettato compiutamente. Non si può dimenticare che 4 anni dopo quel 1965 King è stato ucciso e che ancora esiste emarginazione in diversi paesi nel mondo. Né dimenticare la tesi che a me sembra la più importante. Responsabili diceva fortemente King non sono soltanto i razzisti e i massacratori ma anche i (in quel caso negri) passivi: la vita non è degna di essere vissuta se non si è disposti a sacrificarsi per un ideale. Tema quindi attualissimo nei nostri tempi. Film di rilievo che rievoca una parte di storia,non da tutti conosciuta, ma richiama idee fondamentali valide in tutti i tempi e in tutti i luoghi.
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