kondor17
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domenica 23 agosto 2015
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il lupo perde il pelo...
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Ottimo thriller dai macabri retroscena, questo della Puenzo, scrittrice e regista da tenere d'occhio. Una tranquilla famiglia argentina, all'inizio degli anni 60,è in procinto di riaprire un albergo in Patagonia, di fronte a un bellissimo lago. Aiutato da un'efficace organizzazione, un veterinario tedesco si unisce alla famiglia con una scusa banale, per non uscirne più. Pian piano l'interesse dell'uomo per la giovane Lilith e per la madre Eva, in cinta di due gemelli, si fa sempre più insistente, morboso e ossessivo. Il sospetto si insinua presto nel padre, che però non riesce a impedire la sperimentazione genetica sulla figlia, che ben presto si ammala.
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Ottimo thriller dai macabri retroscena, questo della Puenzo, scrittrice e regista da tenere d'occhio. Una tranquilla famiglia argentina, all'inizio degli anni 60,è in procinto di riaprire un albergo in Patagonia, di fronte a un bellissimo lago. Aiutato da un'efficace organizzazione, un veterinario tedesco si unisce alla famiglia con una scusa banale, per non uscirne più. Pian piano l'interesse dell'uomo per la giovane Lilith e per la madre Eva, in cinta di due gemelli, si fa sempre più insistente, morboso e ossessivo. Il sospetto si insinua presto nel padre, che però non riesce a impedire la sperimentazione genetica sulla figlia, che ben presto si ammala. Nel mentre, all'improvviso, la madre partorisce al sesto mese. I gemelli sono a rischio, ma il medico riesce a rimediare grazie all'aiuto dei vicini, suoi complici, probabilmente membri di O.D.E.SS.A, l'organizzazione che permise la fuga in Sud America di molti ufficiali nazisti, prima del processo di Norimberga.
Film pieno di riferimenti mistici ed esoterici propri del nazismo, dai Sonnenmenschen agli Angeli del male. Ben diretto e splendidamente recitato. Inizia come un road movie e finisce quasi come Rosemarie's Baby. Inquietante e macabro, ma delicato allo stesso tempo e mai cruento. voto 8
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the thin red line
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martedì 27 gennaio 2015
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e' mengele ma l'interesse latita presto
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Dopo la caduta del Reich, il terribile medico di Auschwitz, nella parentesi Argentina della sua fuga, non frena la sua curiosità e il suo interesse per la sperimentazione scientifica sul nanismo e sui fratelli gemelli.
Lucia Puenzo racconta la storia di Mengele in modo raffinato, dipingendo un uomo dalla insanabile curiosità e meticolosità. Il dottor morte si ambienta a meraviglia nella silenziosa patagonia colpevole di girarsi dall'altra parte all'arrivo degli ufficiali della shoa venuti a nascondersi come topi. La scelta della regista di optare per un film ad alto contenuto medico si rivela ben presto priva di interesse, pur regalando momenti di tensione palpabile.
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Dopo la caduta del Reich, il terribile medico di Auschwitz, nella parentesi Argentina della sua fuga, non frena la sua curiosità e il suo interesse per la sperimentazione scientifica sul nanismo e sui fratelli gemelli.
Lucia Puenzo racconta la storia di Mengele in modo raffinato, dipingendo un uomo dalla insanabile curiosità e meticolosità. Il dottor morte si ambienta a meraviglia nella silenziosa patagonia colpevole di girarsi dall'altra parte all'arrivo degli ufficiali della shoa venuti a nascondersi come topi. La scelta della regista di optare per un film ad alto contenuto medico si rivela ben presto priva di interesse, pur regalando momenti di tensione palpabile. Interessante la vicenda vista dagli occhi della bambina curata dalla sperimentazione folle del medico seppur con risultato, ma man mano che sale la tensione e l'attesa per un epilogo infuocato il tutto viene trocato dai titoli di coda descrivendo episodi alquanto salienti con una manciata di righe lasciando lo spettatore interdetto. Va premiata l'intenzione, per una volta, di eliminare la violenza e la morte stessa in un film evocante nazismo e suoi principi nella figura gelida del dottore che inneggiava al Sonnenmenschen, ma non sono bastati per farne un gioiellino di genere in un panorama pieno zeppo di pellicole di altissimo livello. Nonostante gli ambiente meravigliosi della Patagonia la confenzione risulta freddina all'occhio e la breve durata non soddisfa le innumerevoli curiosità che un dramma di questa portata suscita. Le pur buone interpretazioni dei protagonisti non eccellono e nell'insieme il film si ferma alla sufficienza. Comunque da vedere, almeno a scopo didattico, per conoscere una malvagità realmente esistita che ancora oggi fa rabbrividire.
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alex2044
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mercoledì 4 giugno 2014
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chi dimentica non vuol capire
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Un bel film ma forse mi apettavo di più . La storia è interessante , gli attori sono bravi , I posti meravigliosi , la regia ottima ma le cose terribili che vengono raccontate non sempre provocano la giusta tensione . In ogni modo da vedere non fosse altro per non dimenticare .
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linodig
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lunedì 2 giugno 2014
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la banalità del mostro
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Un film che si vede con trepidazione, sperando che
la regista eviti scene truculente che risalgono
aal passato delle opere nei campi di sterminio
di Mengele, dottore nazista, scappato in Agentina
E in effetti dopo aver scritto il libro, la regista
è riuscita a fare un'opera di cinema tenenedo
insieme con maestria parti diverse e contrastanti
Consigliato, mio voto 8
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veritasxxx
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venerdì 16 maggio 2014
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è pieno di brutta gente in patagonia...
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Se vi capita di trovarvi dalle parti della Patagonia, in un hotel tra le montagne con una vista mozzafiato e vi imbattete in un medico con accento da nazista, occhi di ghiaccio da nazista, baffetto da nazista, vestito da fuggiasco nazista, che casualmente sembra molto interessato a vostra figlia e vostra moglie incinta di due gemelli e che si offre di aiutarvi con il vostro lavoro, fategli una foto e controllate su google di chi si tratta perchè...potrebbe essere un nazista! E se il suo taccuino è pieno di disegni di anatomia tanto belli da far impallidire pure Leonardo da Vinci, non fidatevi: è pieno di brutta gente là fuori.
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Se vi capita di trovarvi dalle parti della Patagonia, in un hotel tra le montagne con una vista mozzafiato e vi imbattete in un medico con accento da nazista, occhi di ghiaccio da nazista, baffetto da nazista, vestito da fuggiasco nazista, che casualmente sembra molto interessato a vostra figlia e vostra moglie incinta di due gemelli e che si offre di aiutarvi con il vostro lavoro, fategli una foto e controllate su google di chi si tratta perchè...potrebbe essere un nazista! E se il suo taccuino è pieno di disegni di anatomia tanto belli da far impallidire pure Leonardo da Vinci, non fidatevi: è pieno di brutta gente là fuori. Il film ha una buona tensione, ma finisce proprio nel momento in cui ci si aspetta cominci l'azione, gli inseguimenti e l'arrivo dei cavalleggeri israeliani. Buono, ma poteva essere ancora più avvincente romanzando meglio la storia.
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pepito1948
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giovedì 15 maggio 2014
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l'angelo sterminatore
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L’angelo della morte dott. Mengele, antropologo e medico, orientò i suoi interessi verso le sperimentazioni nel campo della genetica, soprattutto gemellare, e del nanismo per scopi di selezione razziale, ambito in cui ad Auschwitz ebbe praticamente carta bianca, avendo a disposizione un materiale umano illimitato. Da quanto si sa, fu forse l'unico dei gerarchi nazisti -fuggiti grazie alla complicità di comunità e governi stranieri come quelli sudamericani- che continuò ad approfondire ed applicare i suoi studi anche in clandestinità, laddove se ne verificasse l'occasione, e questo fino alla morte avvenuta, con tutta probabilità, nel 1979 per infarto mentre era intento a farsi una tranquilla nuotata.
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L’angelo della morte dott. Mengele, antropologo e medico, orientò i suoi interessi verso le sperimentazioni nel campo della genetica, soprattutto gemellare, e del nanismo per scopi di selezione razziale, ambito in cui ad Auschwitz ebbe praticamente carta bianca, avendo a disposizione un materiale umano illimitato. Da quanto si sa, fu forse l'unico dei gerarchi nazisti -fuggiti grazie alla complicità di comunità e governi stranieri come quelli sudamericani- che continuò ad approfondire ed applicare i suoi studi anche in clandestinità, laddove se ne verificasse l'occasione, e questo fino alla morte avvenuta, con tutta probabilità, nel 1979 per infarto mentre era intento a farsi una tranquilla nuotata.
In un segmento della sua lunga peregrinazione nell'America latina Lucia Puenzo ambienta il racconto (letterario e cinematografico), prendendo spunto da una storia vera. Era il 1960, anno in cui la grande caccia degli israeliani mise a segno il primo sensazionale colpo con la cattura di Eichmann. Mengele è in Patagonia e si accosta casualmente ad una famiglia (padre, madre incinta e figlia dodicenne) che vorrebbe aprire in quella zona un albergo. Attiva immediatamente un piano di “avvolgimento mentale” delle vittime designate per rendersi ben accetto e poi indispensabile come medico: occupandosi della crescita della figlia gracile e sotto misura per la sua età e soprattutto prendendo di mira i futuri gemelli nel grembo della madre, oltre ad entrare in un affare commerciale vantaggioso con il padre (sembra che Mengele fosse davvero un esperto nella fabbricazione di bambole). La sua freddezza, l'audacia delle cure e la pervicace ostinazione da scienziato più che da medico creano sospetto, e la storia prende una piega da thriller, anche per l'intervento di una ricercatrice in incognito di criminali nazisti. Ma l'organizzazione segreta che spalleggia questi fuggitivi è forte e potente (tanto che Mengele morirà parecchi anni dopo per cause naturali). Ormai scoperto, viene prelevato in extremis e portato via lontano, grazie alle solite complicità che gli permetteranno fino alla fine continui spostamenti sotto diverse identità.
Tutto è ambientato in un contesto geografico come la Patagonia aspro, un po' cupo ed inquietante ma con una natura –splendidamente descritta dalla fotografia- dura ma ammaliante come la personalità ambivalente del protagonista. Il film è interessante in quanto consente di darci un minimo di conoscenza, sia pure in forma di docu-fiction, su un frammento di vita di uno dei più efferati criminali hitleriani, che continuò imperterrito a vivere nell'ossessione di migliorare la razza attraverso la scienza. L'argentina Puenzo, nel descrivere un personaggio gelido ma elegante, spietato nel perseguire le sue maniache ricerche ma dotato di forte presa psicologica sui propri interlocutori (o potenziali vittime), ci dà un’idea del perchè un tale irriducibile criminale sia riuscito a vivere e lavorare per tanti anni in ambienti ostili e in costante fuga, senza nascondere le sue critiche sulle responsabilità del suo Paese, e quelle di altri, nell’assicurare protezione e mezzi a lui e a numerosi componenti della diaspora nazista per un lungo periodo dopo la guerra.
Il film ha il limite di sbatterci in faccia un simile personaggio, sorvolandone e dandone per scontato il vissuto di perverso aguzzino, visto che di lui e di chi fosse realmente non c’è traccia nel racconto, ma comunque merita di essere visto per la sua valenza informativa e per la carica ammonitrice, affinchè nella coscienza collettiva ciò che Mengele rappresentò nella storia recente, da uomo di potere così come da fuggitivo, non inquini la storia futura.
In tale ottica una certa rigidità del cast è un elemento di giudizio perdonabile.
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francesco monteleone
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martedì 13 maggio 2014
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la crudeltà resa indimenticabile
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I gerarchi nazisti, nei documentari in bianco e nero, sembrano tutti uguali. Goebbels, Hess, Himmler, Eichmann ecc. hanno un aspetto confondibile, un comportamento idiota e clownesco, tutti posseduti dalla paranoia in quelli divise criminali che nessuno deve dimenticare. È pazzesco pensare come quegli esaltati abbiano potuto manipolare il popolo tedesco e determinare più di 70 milioni di morti nella seconda guerra mondiale. Ma siamo certi che chi guarderà questo film non potrà più confondere Joseph Mengele, l’‘Angelo della Morte’ di Auschwitz, con nessun altro demone del passato. Ci sono due ragioni: la prima è la straordinaria somiglianza fisica tra il vero medico e Alex Brendemühl, l’attore spagnolo di origini tedesche scelto dalla regista Lucia Puenzo.
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I gerarchi nazisti, nei documentari in bianco e nero, sembrano tutti uguali. Goebbels, Hess, Himmler, Eichmann ecc. hanno un aspetto confondibile, un comportamento idiota e clownesco, tutti posseduti dalla paranoia in quelli divise criminali che nessuno deve dimenticare. È pazzesco pensare come quegli esaltati abbiano potuto manipolare il popolo tedesco e determinare più di 70 milioni di morti nella seconda guerra mondiale. Ma siamo certi che chi guarderà questo film non potrà più confondere Joseph Mengele, l’‘Angelo della Morte’ di Auschwitz, con nessun altro demone del passato. Ci sono due ragioni: la prima è la straordinaria somiglianza fisica tra il vero medico e Alex Brendemühl, l’attore spagnolo di origini tedesche scelto dalla regista Lucia Puenzo. La seconda è che noi anime storte siamo impressionate più dal male che dal bene e pochi uomini al mondo hanno usato la crudeltà sul corpo altrui, come Mengele. Ma spieghiamo meglio, riassumendo l’opera: La tredicenne Lilith (Florencia Bado) in un angolo della Patagonia viene conquistata dalla magnetica gentilezza di un cinquantenne che si intrufola nella sua famiglia presentandosi come veterinario. Il dottore accresce con gli ormoni le qualità fisiche degli animali e quando si accorge che l’adolescente ha un ritardo nello sviluppo dell’altezza, le offre una soluzione ‘scientifica’. Con l’assenso della madre che vuole evitare alla figlioletta i dolorosi complessi psicologici, il dottore inizia una cura che dà risultati positivi per la statura, ma effetti lesivi ad altri organi. Il responsabile della sperimentazione eugenetica incontrollata è Josep Mengele, il criminale sfuggito al processo di Norimberga e mai catturato dal Mossad, purtroppo.
Lucia Puenzo ha scritto un romanzo e in seguito la sceneggiatura di questo incredibile thriller con il quale ha esposto, con giudiziosa immaginazione, la seconda parte dell’orrida vita di un essere umano repellente. La storia è ambientata nella minuscola comunità di tedeschi avanzati al nazismo e rifugiati in sud America, in uno scenario naturale che lascia a bocca aperta per la sua intoccabile bellezza. Il film conferma che sono state gravissime le complicità degli stati sudamericani con il nazismo. L’Argentina e il Paraguay hanno nascosto decine di criminali e collaborazionisti. Il Brasile, se leggerete bene le didascalie finali, ha avuto un disonore in più con questo mostro maledetto del quale vi stiamo scrivendo. Dal punto di vista filosofico ancora una volta si dimostra che la scienza va ‘sorvegliata’ eticamente, altrimenti invece che allungare e migliorare la vita può distruggerla. L’uomo sta riuscendo a manipolare la natura, ma la morte è più vorace e si nutre dei suoi errori. Josef Mengele non ha patito le pene che meritava. Avremmo voluto dargli una minestra dei suoi ormoni preferiti, per fargli crescere la coscienza morale; ma se quel pasto da lui considerato ‘salutare’ lo avesse ammazzato noi non lo avremmo pianto.
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francesco monteleone
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martedì 13 maggio 2014
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una crudeltà resa indimenticabile
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I gerarchi nazisti, nei documentari in bianco e nero, sembrano tutti uguali. Goebbels, Hess, Himmler, Eichmann ecc. hanno un aspetto confondibile, un comportamento idiota e clownesco, tutti posseduti dalla paranoia in quelli divise criminali che nessuno deve dimenticare. È pazzesco pensare come quegli esaltati abbiano potuto manipolare il popolo tedesco e determinare più di 70 milioni di morti nella seconda guerra mondiale. Ma siamo certi che chi guarderà questo film non potrà più confondere Joseph Mengele, l’‘Angelo della Morte’ di Auschwitz, con nessun altro demone del passato. Ci sono due ragioni: la prima è la straordinaria somiglianza fisica tra il vero medico e Alex Brendemühl, l’attore spagnolo di origini tedesche scelto dalla regista Lucia Puenzo.
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I gerarchi nazisti, nei documentari in bianco e nero, sembrano tutti uguali. Goebbels, Hess, Himmler, Eichmann ecc. hanno un aspetto confondibile, un comportamento idiota e clownesco, tutti posseduti dalla paranoia in quelli divise criminali che nessuno deve dimenticare. È pazzesco pensare come quegli esaltati abbiano potuto manipolare il popolo tedesco e determinare più di 70 milioni di morti nella seconda guerra mondiale. Ma siamo certi che chi guarderà questo film non potrà più confondere Joseph Mengele, l’‘Angelo della Morte’ di Auschwitz, con nessun altro demone del passato. Ci sono due ragioni: la prima è la straordinaria somiglianza fisica tra il vero medico e Alex Brendemühl, l’attore spagnolo di origini tedesche scelto dalla regista Lucia Puenzo. La seconda è che noi anime storte siamo impressionate più dal male che dal bene e pochi uomini al mondo hanno usato la crudeltà sul corpo altrui, come Mengele. Ma spieghiamo meglio, riassumendo l’opera: La tredicenne Lilith (Florencia Bado) in un angolo della Patagonia viene conquistata dalla magnetica gentilezza di un cinquantenne che si intrufola nella sua famiglia presentandosi come veterinario. Il dottore accresce con gli ormoni le qualità fisiche degli animali e quando si accorge che l’adolescente ha un ritardo nello sviluppo dell’altezza, le offre una soluzione ‘scientifica’. Con l’assenso della madre che vuole evitare alla figlioletta i dolorosi complessi psicologici, il dottore inizia una cura che dà risultati positivi per la statura, ma effetti lesivi ad altri organi. Il responsabile della sperimentazione eugenetica incontrollata è Josep Mengele, il criminale sfuggito al processo di Norimberga e mai catturato dal Mossad, purtroppo.
Lucia Puenzo ha scritto un romanzo e in seguito la sceneggiatura di questo incredibile thriller con il quale ha esposto, con giudiziosa immaginazione, la seconda parte dell’orrida vita di un essere umano repellente. La storia è ambientata nella minuscola comunità di tedeschi avanzati al nazismo e rifugiati in sud America, in uno scenario naturale che lascia a bocca aperta per la sua intoccabile bellezza. Il film conferma che sono state gravissime le complicità degli stati sudamericani con il nazismo. L’Argentina e il Paraguay hanno nascosto decine di criminali e collaborazionisti. Il Brasile, se leggerete bene le didascalie finali, ha avuto un disonore in più con questo mostro maledetto del quale vi stiamo scrivendo. Dal punto di vista filosofico ancora una volta si dimostra che la scienza va ‘sorvegliata’ eticamente, altrimenti invece che allungare e migliorare la vita può distruggerla. L’uomo sta riuscendo a manipolare la natura, ma la morte è più vorace e si nutre dei suoi errori. Josef Mengele non ha patito le pene che meritava. Avremmo voluto dargli una minestra dei suoi ormoni preferiti, per fargli crescere la coscienza morale; ma se quel pasto da lui considerato ‘salutare’ lo avesse ammazzato noi non lo avremmo pianto.
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flyanto
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martedì 13 maggio 2014
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il soggiorno argentino di colui che seguì sempre l
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Film che racconta la vera storia di una famiglia argentina che nell'anno 1960 ospitò nella propria casa, senza sapere chi realmente fosse, Josef Mengele, il dottore tedesco che operò al servizio di Hitler nei campi di sterminio durante la Seconda Guerra Mondiale. Durante questo suo breve soggiorno in Argentina, prima di scappare verso altre terre dell'America del Sud da coloro che lo stavano cercando al fine di ottenere giustizia, egli continuò la propria ricerca medica sugli esseri umani e sugli sviluppi della loro crescita, e precisamente si concentrò sulla figlia della famiglia ospite, secondo lui con problemi legati allo sviluppo fisico. Riuscì a guadagnarsi la simpatia e la fiducia sia della ragazzina che della madre, ma la diffidenza del padre, iniziando così i suoi esperimenti finchè, quasi scoperta la propria identità da altri esponenti contrari all'ex movimento nazista, fuggì all' improvviso lasciando nelle varie persone venute a contatto con lui, meraviglia o dispiacere od un senso di sollievo e finalmente di liberazione, a seconda dei casi, quasi come si fosse verificata la fine di un male oscuro insidioso e penetrante.
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Film che racconta la vera storia di una famiglia argentina che nell'anno 1960 ospitò nella propria casa, senza sapere chi realmente fosse, Josef Mengele, il dottore tedesco che operò al servizio di Hitler nei campi di sterminio durante la Seconda Guerra Mondiale. Durante questo suo breve soggiorno in Argentina, prima di scappare verso altre terre dell'America del Sud da coloro che lo stavano cercando al fine di ottenere giustizia, egli continuò la propria ricerca medica sugli esseri umani e sugli sviluppi della loro crescita, e precisamente si concentrò sulla figlia della famiglia ospite, secondo lui con problemi legati allo sviluppo fisico. Riuscì a guadagnarsi la simpatia e la fiducia sia della ragazzina che della madre, ma la diffidenza del padre, iniziando così i suoi esperimenti finchè, quasi scoperta la propria identità da altri esponenti contrari all'ex movimento nazista, fuggì all' improvviso lasciando nelle varie persone venute a contatto con lui, meraviglia o dispiacere od un senso di sollievo e finalmente di liberazione, a seconda dei casi, quasi come si fosse verificata la fine di un male oscuro insidioso e penetrante.
La regista argentina Lucia Puenzo, figlia del grande Luis, firma questa pellicola che si distingue in particolare per la sobrietà con cui è stata girata, per l'alone di mistero che aleggia nel corso di tutta la vicenda narrata, per i forti e contrapposti sentimenti che animano gli svariati personaggi che hanno avuto a che fare con l' ex dottore al servizio delle SS, insomma riporta una storia in maniera alquanto obiettiva e scevra da ogni giudizio morale e non. E proprio qui, appunto, a mio parere, risiede il pregio di quest'opera, e cioè nel presentare in maniera obiettiva, fredda e lineare un uomo ed il suo operare e la sua spasmodica ricerca verso l'eugenetica, non profferendo apertamente alcun giudizio ma di indurre conseguentemente nello spettatore la domanda o, meglio, il dubbio se effettivamente il dottor Mengele fosse stata una brava persona al servizio della medicina e del suo sviluppo oppure un artefice del male che si divertiva, ricorrendo indistintamente a cavie animali ed umane, a portare avanti i propri esperimenti, molto poco ortodossi, per non dire affatto. Chissà?!? In ogni caso il film risulta molto ben girato ed interpretato, insomma un noir all'insegna di un perfetto equilibrio concernente tutti gli aspetti.
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melania
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lunedì 12 maggio 2014
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il male che è in noi
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Il film è molto ben fatto,lo spettatore sente serpeggiare dentro di se' un senso di continua inquietudine perché i fatti raccontati sono accaduti e potrebbero ancora accadere.Serpeggia la paura del Male ,il male che si presenta come Bene,e,quindi inganna.Ottimo film,meravigliose le immagini paesaggistiche.
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