francesco maraghini
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giovedì 31 ottobre 2013
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gloria: una metafora della societa' cilena
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A mio giudizio la travagliata storia d'amore tra Gloria e Rodolfo narrata in questo film rappresenta una metafora dei contrasti attualmente esistenti all'interno della società cilena tra i settori che cercano di superare definitivamente il passato della dittatura di Pinochet -che a più di 20 anni dal ritorno della democrazia influenza ancora la società con la Costituzione del 1980 e strutture economiche neoliberiste, come ad esempio il sistema dell'istruzione totalmente privatizzato contro il quale negli ultimi anni ci sono state oceaniche manifestazioni degli studenti- e quelli che invece vi rimangono ancora legati.
Rodolfo, uomo d'affari ed ex militare, rappresenta perfettamente quest'ultimo settore; vorrebbe rifarsi una nuova vita con Gloria ma i legami con la sua vecchia famiglia (le figlie e la ex-moglie) per tutto il film contrastono questi suoi tentativi.
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A mio giudizio la travagliata storia d'amore tra Gloria e Rodolfo narrata in questo film rappresenta una metafora dei contrasti attualmente esistenti all'interno della società cilena tra i settori che cercano di superare definitivamente il passato della dittatura di Pinochet -che a più di 20 anni dal ritorno della democrazia influenza ancora la società con la Costituzione del 1980 e strutture economiche neoliberiste, come ad esempio il sistema dell'istruzione totalmente privatizzato contro il quale negli ultimi anni ci sono state oceaniche manifestazioni degli studenti- e quelli che invece vi rimangono ancora legati.
Rodolfo, uomo d'affari ed ex militare, rappresenta perfettamente quest'ultimo settore; vorrebbe rifarsi una nuova vita con Gloria ma i legami con la sua vecchia famiglia (le figlie e la ex-moglie) per tutto il film contrastono questi suoi tentativi.
Stesso discorso vale per Gloria che, sia per le sue amicizie che per il suo entourage familiare, rappresenta chiaramente il settore più progressista. Le fasi alterne della sua relazione con Rodolfo rappresentano gli inevitabili contrasti esistenti tra i diversi settori della società, ma nel suo caso la decisione finale di interrompere la relazione rappresenta la presa di coscienza da parte dei settori più progressisti dell'indispensabilità del superamento di quelle strutture eredità del passato (la costituzione, il sistema previdenziale, quello educativo e più in generale quello economico neo-liberista) che impediscono un vero progresso del paese.
Ancora più bella a mio giudizio un'altra metafora presente nel film. Le gocce contro il glaucoma che l'oculista prescrive a Gloria per evitare di diventare cieca (cioè letteralmente di perdere la vista) e che lei mette scrupolosamente in varie scene del film, non rappresentano altro che gli sforzi costanti che la società deve fare per evitare di perdere la memoria.
E la società cilena ha già fatto importanti passi in questa direzione. Il Cile è stato il primo paese in cui, per evitare che i reati connessi ai casi scomparse forzate (desapariciones) non potessero essere più giudicati in quanto coperti della legge di amnistia che i militari si erano auto-concessi prima di lasciare il potere, tali reati sono stati considerati a livello giuridico dei sequestri di persona continuati, reati quindi i cui autori possono continuare ad essere perseguiti fino all'eventuale ritrovamento dei corpi dei desaparecidos.
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[+] non è la divina commedia!
(di ludwigzaller)
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[+] un film intimista
(di portnoy)
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ebru erel
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martedì 15 ottobre 2013
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un sorriso è già tutto
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E in mezzo a tanta gente che balla vedi subito Gloria: una cinquantottenne con gli occhiali grandi quanto il suo sorriso. Una di quelle di cui, se sei donna, vorresti avere il numero per chiamarla di notte, quando sei triste, per farti ridare il tuo di sorriso. E allora ti leghi subito a lei, come a un'amica, e vuoi che trovi un uomo che la ami perché pensi che sia facile innamorarsene. E speri che Rodolfo sia quello giusto, quello che la rispetti, che la renda felice, e se lo vedi insicuro non lo accetti perché credi che sia semplice rinunciare a tutto per lei. Interpretata dalla cilena Paulina García, Gloria è la luce abbagliante di questo, già luminoso, bel film.
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E in mezzo a tanta gente che balla vedi subito Gloria: una cinquantottenne con gli occhiali grandi quanto il suo sorriso. Una di quelle di cui, se sei donna, vorresti avere il numero per chiamarla di notte, quando sei triste, per farti ridare il tuo di sorriso. E allora ti leghi subito a lei, come a un'amica, e vuoi che trovi un uomo che la ami perché pensi che sia facile innamorarsene. E speri che Rodolfo sia quello giusto, quello che la rispetti, che la renda felice, e se lo vedi insicuro non lo accetti perché credi che sia semplice rinunciare a tutto per lei. Interpretata dalla cilena Paulina García, Gloria è la luce abbagliante di questo, già luminoso, bel film. La storia di una donna alla quale figli e amici non bastano più, una donna che si vuole concedere all'amore e che spera ancora di essere travolta dalla passione. La vita, però, a volte è dura e ti mette alla prova, ti dà agitazione, sofferenza, solitudine, ma una donna matura sa che la felicità non deve dipendere da nessuno, se non da se stessi. E allora c'è reazione e rinascita e Gloria, che prende ispirazione da un pavone, fa grandi le sue ali e, mostrate le sue piume, esibisce la sua eterna grazia che, inondata dalle scintille di una luce fortissima, divampa come un fuoco sul suo bel volto.
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(di francesca50)
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(di giacaug.)
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fabiana dantinelli
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mercoledì 6 novembre 2013
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gloria, la dolce teen-over
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Di solito la cinquantenne tipo ha un marito (morto o vegeto spesso non fa granché differenza), vive una vita ordinaria in attesa della pensione, i figli grandi le telefonano a mesi alterni e ogni tanto si ritaglia qualche ora di svago con le amiche e/o la cognata. Questa sarebbe una bella storia da docu-fiction con qualche risvolto magari inatteso, o anche no, magari dove tutto scorre semplicemente così com’è, perché passati agli “anta” sembra che tutto debba un po’ appassire “naturalmente”. Eppure ogni tanto sboccia “una chiesa di campagna, un’acqua nel deserto” da cui “l’odio sgorga in amore”, tanto per parafrasare il buon Tozzi che qui ci accompagna nella colonna sonora versione “Espanol”.
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Di solito la cinquantenne tipo ha un marito (morto o vegeto spesso non fa granché differenza), vive una vita ordinaria in attesa della pensione, i figli grandi le telefonano a mesi alterni e ogni tanto si ritaglia qualche ora di svago con le amiche e/o la cognata. Questa sarebbe una bella storia da docu-fiction con qualche risvolto magari inatteso, o anche no, magari dove tutto scorre semplicemente così com’è, perché passati agli “anta” sembra che tutto debba un po’ appassire “naturalmente”. Eppure ogni tanto sboccia “una chiesa di campagna, un’acqua nel deserto” da cui “l’odio sgorga in amore”, tanto per parafrasare il buon Tozzi che qui ci accompagna nella colonna sonora versione “Espanol”. Eccola è lei, la nostra Gloria, radiosa protagonista di questa pellicola di Sebastian Lelio per la quale Paulina Garcia si è fregiata di un meritatissimo orso d’argento alla berlinale, una dolce signora separata, nel Cile dei giorni nostri, madre e nonna attenta, ma ancora alla ricerca di emozioni con lo stesso spirito di un’adolescente. E’ tutta sua questa parabola moderna sulla solitudine femminile, tanto ostile e parassita da esplodere sovente nel più diffuso male del secolo, quella depressione tormentosa che accompagna anche molti personaggi filmici. Ma lei no, Gloria ha un animo puro, si annoia sì, a volte è infelice, ma il suo fuoco non è spento, ha ancora voglia lei di conquistarsi brividi e carezze come è gusto che sia. La incontriamo così nel rituale della preparazione serale, quando col suo vestitino da balera e le calze un po’ contenitive, scruta fra la folla un potenziale fidanzato e lo trova perfino, Rodolfo, sessantenne ancora non del tutto libero dall’ex, col quale incomincia una focosa relazione. E ci si vergogna anche un po’ dello stupore di questi incontri carnali di una coppia non più “green”, che strappano qui e lì anche sorrisini imbarazzati fra gli spettatori troppo avvezzi al “sesso giovane”. Ma la voglia di amarsi c’è anche quando le rughe cominciano a segnare i visi, gloria lo sa, lo sente e lo comunica senza pudore, con semplicità, ironia, dolcezza, perfino quando cerca di scacciare il gatto-pipistrello del suo vicino e fuma qualche canna per ammazzare il tempo. Quanto è bella questa Gloria ragazzina nel corpo di una cinquantenne, per altro fantastico anche nella sua più cruda nudità, sfrontato in faccia al tempo che passa. Ci piace e tanto la creatura di Lelio, giovanissimo e già pluripremiato regista argentino naturalizzato cileno, misurata in ogni passo, mai eccentrica o ridicola, merito anche dell’espressività estrema della Garcia, istrione di teatro di marca, già ricchissima del suo personaggio alla prima battuta: E tu come ti chiami? Gloria…” Por supuesto!
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carlosantoni
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lunedì 14 ottobre 2013
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storia di vita in frammenti
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Il film è talmente sincero da risultare a volte imbarazzante, tanto per la meticolosità con cui il regista analizza la psicologia ed il comportamento concreto, spicciolo, della protagonista, quanto per la naturalezza con cui Paulina Garcia sa dar volto (e corpo) al suo personaggio. Il film parla della sua solitudine di donna cinquantenne da tempo separata, della sua timida e un po’ troppo ingenua speranza di rifarsi una vita frequentando locali dove ci s’incontra fra tardoni; parla anche dei suoi molteplici rapporti coi familiari, troppo spesso distratti e poco partecipativi, e con un vicino assai fuori di testa, oltre che col suo nuovo “fidanzato” (Sergio Hernandez, molto bravo), così evidentemente ambiguo: rapporti dai quali il maschio esce quasi sempre male, molto male, soprattutto per infantilismo e/o vigliacca inaffidabilità.
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Il film è talmente sincero da risultare a volte imbarazzante, tanto per la meticolosità con cui il regista analizza la psicologia ed il comportamento concreto, spicciolo, della protagonista, quanto per la naturalezza con cui Paulina Garcia sa dar volto (e corpo) al suo personaggio. Il film parla della sua solitudine di donna cinquantenne da tempo separata, della sua timida e un po’ troppo ingenua speranza di rifarsi una vita frequentando locali dove ci s’incontra fra tardoni; parla anche dei suoi molteplici rapporti coi familiari, troppo spesso distratti e poco partecipativi, e con un vicino assai fuori di testa, oltre che col suo nuovo “fidanzato” (Sergio Hernandez, molto bravo), così evidentemente ambiguo: rapporti dai quali il maschio esce quasi sempre male, molto male, soprattutto per infantilismo e/o vigliacca inaffidabilità. Un pregio del film sta per me nel montaggio, un montaggio che letteralmente frantuma le scene: non mi pare ce ne sia una in tutto il film che si concluda; ne risulta una specie di mosaico, dove da una tessera si passa immediatamente alla successiva senz’alcuna sfumatura, bensì frattura dopo frattura. Credo che simbolizzi le stesse esperienza di vita di Gloria, fatte di piccoli frammenti spezzati irregolarmente e poco adatti a produrre qualcosa che, nella vita della protagonista, possa valere come unico filo conduttore: non è un caso che il film cominci e finisca con una scena analoga, e cioè con Gloria che balla… da sola, in mezzo ad una moltitudine di coppie; con la differenza che, alla fine del suo percorso (e del film), Gloria sembra aver acquisito una consapevolezza che forse sgombra il campo da ingenue aspettative, ma al tempo stesso la carica di energia vitale. Aspetti del film che non mi sono piaciuti: il suo essere un po’ troppo prolisso, con certi episodi troppo insistiti, e l’inutile (a mio parere) voler sovrapporre ad una storia squisitamente esperienziale una pennellata di sociologismo sul Cile attuale: ecco, di questo almeno il regista avrebbe potuto fare a meno.
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[+] disordine e rivoluzione dentro e fuori
(di siebenzwerg)
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flyanto
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martedì 15 ottobre 2013
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in ritratto di una donna dignitosamente sola
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Film in cui si racconta di una donna sulla sessantina d'anni di età che, sentendosi sola in quanto ha divorziato anni prima dal proprio marito ed i figli ormai sono cresciuti e vivono per conto loro, frequenta sale da ballo, feste e riunioni varie al fine di trovare un compagno con cui passare il tempo e, forse, gli anni futuri della vecchiaia. Nel corso di questa sua vita sociale ella fa la conoscenza di vari uomini più o meno suoi coetanei, ed alla fine rimane colpita da un signore appena separato di nome Rodolfo. Con lui Gloria, questo è il nome della protagonista, inizia una storia sentimentale e trascorre ore piacevoli nel corso delle giornate ma, man mano che il tempo passa, la situazione però non si evolve e non prende affatto una piega seria.
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Film in cui si racconta di una donna sulla sessantina d'anni di età che, sentendosi sola in quanto ha divorziato anni prima dal proprio marito ed i figli ormai sono cresciuti e vivono per conto loro, frequenta sale da ballo, feste e riunioni varie al fine di trovare un compagno con cui passare il tempo e, forse, gli anni futuri della vecchiaia. Nel corso di questa sua vita sociale ella fa la conoscenza di vari uomini più o meno suoi coetanei, ed alla fine rimane colpita da un signore appena separato di nome Rodolfo. Con lui Gloria, questo è il nome della protagonista, inizia una storia sentimentale e trascorre ore piacevoli nel corso delle giornate ma, man mano che il tempo passa, la situazione però non si evolve e non prende affatto una piega seria. L'uomo, si capisce chiaramente che non vuole impegnarsi in quanto in realtà è ancora molto legato alla sua ex famiglia, figlie e soprattutto moglie compresa con cui condivide ancora la propria abitazione. Tutto ciò porterà Gloria a rinunciare definitivamente a questo legame e, probabilmente ad altri futuri (almeno per il momento) ed a prendere la decisione di rimanere sola piuttosto che rinunciare alla propria dignità di donna e di intrecciare relazioni sentimentali poco soddisfacenti. Questo film del piuttosto giovane regista cileno Sebastian Lelio, poco conosciuto qui in Italia, almeno alla sottoscritta, presenta un ritratto delicato di una donna di mezz'età, ancora però in ottimo stato e con tanta voglia di vivere ed agire, e molto realistico e, purtroppo, anche molto amaro. Il tema principale di quest'opera è quello della solitudine, una condizione assai frequente al giorno d'oggi per come è strutturata la società contemporanea: Gloria, come tante donne ha acquisito, grazie, ad un impiego, la propria indipendenza economica e la propria libertà grazie alle quali ha potuto decidere di interrompere il proprio matrimonio ormai finito, ma il prezzo da pagare, sembra far fare riflettere allo spettatore questa pellicola, è molto alto. Tale condizione di solitudine infatti costituisce il denominatore comune degli individui dell' era attuale ed infatti essa si riflette e viene vissuta anche dagli esponenti del genere maschile, in cerca pure loro di compagnia dopo l' "affrancamento" delle proprie mogli o compagne di vita. Ma non sempre si ottiene ciò che viene cercato ed il film pone l'accento proprio su questo. Se sia meglio o peggio la condizione umana della società d'oggi rispetto a quella passata, intrisa il più delle volte di ipocrisie e di mancanza di mezzi pratici, non viene espresso: soltanto una rappresentazione lineare ed esplicita la cui crudezza della realtà viene, in alcuni momenti del film, però moderata da sagaci battute o situazioni, ma di brevissima durata. Insomma, un'opera altamente profonda e delicata da costituire un piccolo gioiello del mondo del cinema. Da sottolineare anche l'ottima ed intensa interpretazione di Paulina Garcia nel ruolo della simpatica Gloria
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goldy
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domenica 13 ottobre 2013
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amor maturo
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Cupo, ossessivo, girato con macchina da presa a mano per accentuare il senso di oppressione ma con buon ritmo narrativo.
Lei è credibile nel suo desiderio di tornare a far esultare corpo e sensi i ma lo ottiene con modfalit programmatiche eccessivamente sbrigative. La storia diventa un po' greve.Come non condividere il disagio di Rodolfo quando viene invitato a festeggiare il compleanno del figlio di lei assieme al'ex marito? . Lui scappa e lei non vuole capire e lo respinge. Mah!. Eccessivo e quasi impossibiole mi pare rivendicare il diritto di ricostruirsi una vita pretendendo di cancellare i condizionamenti di quella passata.
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Cupo, ossessivo, girato con macchina da presa a mano per accentuare il senso di oppressione ma con buon ritmo narrativo.
Lei è credibile nel suo desiderio di tornare a far esultare corpo e sensi i ma lo ottiene con modfalit programmatiche eccessivamente sbrigative. La storia diventa un po' greve.Come non condividere il disagio di Rodolfo quando viene invitato a festeggiare il compleanno del figlio di lei assieme al'ex marito? . Lui scappa e lei non vuole capire e lo respinge. Mah!. Eccessivo e quasi impossibiole mi pare rivendicare il diritto di ricostruirsi una vita pretendendo di cancellare i condizionamenti di quella passata. un passato di figli ex mariti, mogli e quant'altro. Qui la storia perde di credibilità e di coinvolgimento. Troppo cruda, troppo schematica e gli uomini intesi come maschi , ancora una volta ne escono con le ossa rotte e lei preferisce "Ballare da sola".
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filippo catani
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lunedì 4 novembre 2013
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vita e opere di una cinquantenne cilena
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Una cinquantenne cilena è ormai da tempo separata e come distrazione dal lavoro si concede delle serate in locali da ballo in cui cerca magari di fare l'incontro giusto. Una sera finalmente pare finalmente aver trovato l'uomo giusto.
La storia è ambientata in Cile ma Gloria potrebbe essere una donna di qualsiasi latitudine: i figli ormai sono grandi e lei li vede raramente (nonostante lasci spesso dei messaggi in segreteria), vive sola in quanto separata e perdipiù ha un vicino difficile e la donna non disdegna affatto le serate mondane e incontrare uomini. Purtroppo per lei, come capita a tutti, l'uomo in cui si imbatte è quanto di peggio ci possa essere e cioè un adolescente in un corpo da uomo adulto.
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Una cinquantenne cilena è ormai da tempo separata e come distrazione dal lavoro si concede delle serate in locali da ballo in cui cerca magari di fare l'incontro giusto. Una sera finalmente pare finalmente aver trovato l'uomo giusto.
La storia è ambientata in Cile ma Gloria potrebbe essere una donna di qualsiasi latitudine: i figli ormai sono grandi e lei li vede raramente (nonostante lasci spesso dei messaggi in segreteria), vive sola in quanto separata e perdipiù ha un vicino difficile e la donna non disdegna affatto le serate mondane e incontrare uomini. Purtroppo per lei, come capita a tutti, l'uomo in cui si imbatte è quanto di peggio ci possa essere e cioè un adolescente in un corpo da uomo adulto. Questo infatti è ancora tormentato dalla moglie, deve mantenere le figlie ed è perennemente fragile e insicuro ma allo stesso tempo vorrebbe cambiare vita ma non ne ha il coraggio. La nostra Gloria è invece una donna fiera della propria indipendenza che però vorrebbe un po' di compagnia. Ecco durante tutto l'arco del film lo spettatore finisce un po' per identificarsi in Gloria provando a vedere come possa essere la vita di una donna cinquantenne. Davvero pregevole l'interpretazione di Paulina Garcia e ottima anche la scelta della colonna sonora che fa da indicatore dei diversi stati d'animo della donna con l'omonima canzone di Tozzi in spagnolo che chiude il cerchio. Un film che si iscrive di diritto nei buoni film che negli ultimi anni hanno ricominciato a puntare lo sguardo anche sulla vita degli "anta" dal punto di vista sentimentale e non solo.
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nanni
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lunedì 7 agosto 2017
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gloria
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Siamo in Cile. Il paese oggi è moderno, libero e democratico. Gloria è una donna adulta, "emancipata", divorziata con due figli. Trascorre le giornate tra il lavoro e qualche svago. La sera bazzica balere frequentate da un'umanità attempata, con la quale condivide solitudini abissali truccate da socialità facile e divertente. Attraverso questo vagare smaschererà un mondo maschile ancora più che arretrato di quello che forse immaginava, con il quale sarà costretta a fare, suo malgrado, i conti; il suo vicino, che non riesce a gestire il dolore per una separazione, la tormenta con continue crisi isteriche; l'uomo a lei interessato in quel momento, non sa prendersi la responsabilità di una scelta matura; peggio ancora l'occasionale stupratore.
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Siamo in Cile. Il paese oggi è moderno, libero e democratico. Gloria è una donna adulta, "emancipata", divorziata con due figli. Trascorre le giornate tra il lavoro e qualche svago. La sera bazzica balere frequentate da un'umanità attempata, con la quale condivide solitudini abissali truccate da socialità facile e divertente. Attraverso questo vagare smaschererà un mondo maschile ancora più che arretrato di quello che forse immaginava, con il quale sarà costretta a fare, suo malgrado, i conti; il suo vicino, che non riesce a gestire il dolore per una separazione, la tormenta con continue crisi isteriche; l'uomo a lei interessato in quel momento, non sa prendersi la responsabilità di una scelta matura; peggio ancora l'occasionale stupratore. La delusione per quelle relazioni e la responsabilità personale per la contiguità e la complicità con quella realtà sarà il punto d'arrivo e di partenza per una nuova e davvero profonda revisione di se.....imparerà che il mero passare da un uomo ad un altro non è mai fonte di autostima.......e che, finalmente, si può provare a ballare anche da soli.......Film minimalista....diretto da Sebastian Lelio con stile asciutto, è interpretato magistralmente da Pauline Garcia (Orso d'Oro come migliore attrice a Berlino)......... ....una piccola ma potente storia per donne ed uomini pensanti.....da vedere. Ciaonanni
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pacana'
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sabato 2 novembre 2013
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“la stagione dell’amore – viene e va ….”
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Sono sorpreso dal giudizio negativo dato, su “Gloria”, da alcuni (sia miei conoscenti, sia “forumisti” di qui): faccio fatica, infatti, a capire come si faccia a trovarlo “brutto” o (molto) “triste”!
Trovo che il racconto sia condotto, dall’inizio alla fine, con assoluta finezza, intelligenza, misura, senza eccessi, senza compiacimenti, senza ambizioni smodate. Le situazioni sono credibili: anzi, sono “reali”. Mai una volta si pigia troppo forte sul tasto del patetico o del drammatico.
Chissà se il bravo autore cileno conosce la canzone di Battiato che ho citato nel “titolo”, di cui questo “Gloria” sembra la trasposizione filmica (“i desideri non invecchiano, quasi mai, con l’età ….
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Sono sorpreso dal giudizio negativo dato, su “Gloria”, da alcuni (sia miei conoscenti, sia “forumisti” di qui): faccio fatica, infatti, a capire come si faccia a trovarlo “brutto” o (molto) “triste”!
Trovo che il racconto sia condotto, dall’inizio alla fine, con assoluta finezza, intelligenza, misura, senza eccessi, senza compiacimenti, senza ambizioni smodate. Le situazioni sono credibili: anzi, sono “reali”. Mai una volta si pigia troppo forte sul tasto del patetico o del drammatico.
Chissà se il bravo autore cileno conosce la canzone di Battiato che ho citato nel “titolo”, di cui questo “Gloria” sembra la trasposizione filmica (“i desideri non invecchiano, quasi mai, con l’età ….”)!
Il messaggio, tirate le somme, è quello dell’ottimismo. Certo, non è un film allegro e spensierato (non è “Mama Mia”…); certo, la vita non è rappresentata come un tappeto di mughetti. Ma la vita NON E’ un tappeto di mughetti, e Gloria ci trasmette un messaggio altamente positivo: e cioè che la vita va affrontata, non schivata, e quando inciampi e cadi devi rialzarti e continuare a guardare avanti (“ancora un altro entusiasmo ci farà pulsare il cuore – nuove possibilità per conoscersi….”).
Un plauso per la protagonista (anche per la scelta: finalmente, per interpretare una cinquantottene, si è scelta un’attrice di quell’età, e la si è mostrata così com’è, al naturale, né sfatta né rifatta, né patinatamente abbellita …).
Forse è proprio il “realismo” della vicenda quello che colpisce, e rende inclini al pessimismo e alla malinconia quegli spettatori che, nella propria esistenza, non riescono ad avere lo stesso atteggiamento di Gloria davanti alle difficoltà del vivere (“Se penso a come ho speso male – il mio tempo – che non tornerà, non ritornerà - più”)…
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vanessa zarastro
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lunedì 4 novembre 2013
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la solitudine della mezza età
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Il film presenta un Chile inedito, poco noto e poco caratterizzato. Una fascia sociale media e benestante – lo si intravede dal portiere del condominio – senza particolari lussi – forse solo l’hotel in riva al mare - né particolari gusti - i vestiti e gli interni sono modesti. Paulina Garcìa è una bravissima attrice che riesce a trasmettere tutta l’inquietudine di una donna di un’età in cui si diventa demotivati cercando di riempire i vuoti della solitudine. I figli, ormai cresciuti, fanno le loro scelte – come la figlia Ana che se ne va a vivere in Svezia – e il lavoro costituisce una routine di scarso interesse.
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Il film presenta un Chile inedito, poco noto e poco caratterizzato. Una fascia sociale media e benestante – lo si intravede dal portiere del condominio – senza particolari lussi – forse solo l’hotel in riva al mare - né particolari gusti - i vestiti e gli interni sono modesti. Paulina Garcìa è una bravissima attrice che riesce a trasmettere tutta l’inquietudine di una donna di un’età in cui si diventa demotivati cercando di riempire i vuoti della solitudine. I figli, ormai cresciuti, fanno le loro scelte – come la figlia Ana che se ne va a vivere in Svezia – e il lavoro costituisce una routine di scarso interesse. Fra le varie attività che colleziona nel tempo libero, la danza è quella che privilegia frequentando i luoghi di ballo come luoghi d’incontro tra singles. Lo spettatore segue il film con un’angoscia profonda partecipando a tutte le sue scelte sbagliate che Pauline recita con estrema naturalezza.
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