La regola del silenzio - The Company You Keep |
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Un film di Robert Redford.
Con Robert Redford, Shia LaBeouf, Julie Christie, Sam Elliott.
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Titolo originale The Company You Keep.
Thriller,
durata 117 min.
- USA 2012.
- 01 Distribution
uscita giovedì 20 dicembre 2012.
MYMONETRO
La regola del silenzio - The Company You Keep
valutazione media:
3,11
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un film riuscito solo a metà.di Ameliepoulain.Feedback: 203 | altri commenti e recensioni di Ameliepoulain. |
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giovedì 3 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Se dovessi dare un giudizio a questo film, direi sicuramente che si tratta di un'opera incompleta, o meglio di un film che parte con intenzioni più che buone, che sembrano però dissolversi mano mano che la trama inizia a svolgersi. Dico che si tratta di un film riuscito per metà non per demeriti recitativi, anzi, a partire da Shia La Boeuf, per passare da Susan Sarandon fino a Julie Christie e a Redford stesso, tutti hanno saputo essere all'altezza del personaggio che interpretavano. Ciò a cui mi riferisco, invece, è il messaggio che il regista – da sempre simpatizzante dell'ala democratica e di quella controcultura americana di cui il movimento pacifista contro la guerra in Vietnam costituisce l'apice – ha voluto comunicare. A mio avviso la scelta non ricadeva tanto sul se simpatizzare o meno per gli appartenenti al movimento Weather Underground, ma nell'analizzare in maniera più profonda i fatti storici sottesi a questo movimento e, di conseguenza, gli ideali che hanno portato al compimento di determinate azioni. Il grande limite di questo film sta nel fatto di aver messo lo spettatore di fronte ad un bivio consistente nella scelta tra la lotta rivoluzionaria dura e pura e l'essere padri e madri di famiglia, come se le due cose non potessero coesistere e come se la voglia di cambiare il mondo dovesse intendersi solo ed esclusivamente come frattura sanguinosa nel sistema di cui si fa parte. La conseguenza di questa lettura è, dunque, il voler ricondurre ad una scala gerarchica di valori degli ideali che, in realtà, dovrebbero andare di pari passo, senza dover sacrificare l'uno per l'altro, comportando, dunque, una rinuncia e delegittimazione di qualsiasi spinta verso il cambiamento.
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